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It's time to play the game
(Reuters) - L'ammontare delle somme accantonate dagli istituti di credito italiani a fronte di possibili perdite su crediti potrebbe raddoppiare nel 2023-2024 rispetto al 2022, ha detto Banca d'Italia, aggiungendo di aspettarsi ancora che il settore mostri una "redditività adeguata".
L'aumento delle perdite sui crediti sarebbe causato per circa la metà dall'aumento dei costi di finanziamento per famiglie e imprese, mentre il resto deriverebbe dall'attuale rallentamento economico.
"Sebbene l'aumento non sia trascurabile, dato il livello di partenza molto contenuto esso lascerebbe il livello delle rettifiche su valori ancora ben lontani dai picchi raggiunti dopo la crisi finanziaria [del 2008-2009] e quella dei debiti sovrani [del 2011-2012]", ha detto il direttore generale della Banca d'Italia Luigi Federico Signorini, come si legge nel testo dell'intervento alla 54esima Giornata del credito.
Le banche italiane hanno ridotto i crediti deteriorati a meno del 4% dei prestiti totali, rispetto ai picchi di quasi il 20% del 2015-2016.
Pur pesando sulle finanze di imprese e famiglie, l'aumento dei tassi d'interesse favorirà i ricavi che le banche hanno dall'attività bancaria tradizionale, ha affermato Signorini, aggiungendo che il margine d'interesse netto dovrebbe aumentare in media di un quinto all'anno nel periodo 2022-2024.
La spinta diminuirà nel tempo, soprattutto quando le banche inizieranno a rifinanziare il proprio debito a tassi più elevati. Signorini ha segnalato che l'anno prossimo le banche dovranno affrontare scadenze per un quinto del loro debito totale.
Dovranno inoltre raccogliere denaro per compensare il rimborso dei fondi a lungo termine della Banca centrale europea e per conformarsi alle regole europee sull'emissione di debito il cui valore può essere svalutato per assorbire le perdite.
La Banca d'Italia ha avvertito che l'aumento dei tassi incide anche sui conti delle banche, riducendo il valore del debito sovrano che hanno in mano.
Tuttavia, ha aggiunto, l'impatto è limitato vista la quota non molto elevata dei titoli detenuti dalle banche nel portafoglio di negoziazione.
"L'impatto sul patrimonio del calo del valore dei titoli di Stato valutati al fair value appare gestibile: nostre stime indicano che un aumento parallelo di un punto percentuale dei rendimenti di questi titoli comporterebbe una riduzione del CET1 ratio di circa 20 punti base".
L'aumento delle perdite sui crediti sarebbe causato per circa la metà dall'aumento dei costi di finanziamento per famiglie e imprese, mentre il resto deriverebbe dall'attuale rallentamento economico.
"Sebbene l'aumento non sia trascurabile, dato il livello di partenza molto contenuto esso lascerebbe il livello delle rettifiche su valori ancora ben lontani dai picchi raggiunti dopo la crisi finanziaria [del 2008-2009] e quella dei debiti sovrani [del 2011-2012]", ha detto il direttore generale della Banca d'Italia Luigi Federico Signorini, come si legge nel testo dell'intervento alla 54esima Giornata del credito.
Le banche italiane hanno ridotto i crediti deteriorati a meno del 4% dei prestiti totali, rispetto ai picchi di quasi il 20% del 2015-2016.
Pur pesando sulle finanze di imprese e famiglie, l'aumento dei tassi d'interesse favorirà i ricavi che le banche hanno dall'attività bancaria tradizionale, ha affermato Signorini, aggiungendo che il margine d'interesse netto dovrebbe aumentare in media di un quinto all'anno nel periodo 2022-2024.
La spinta diminuirà nel tempo, soprattutto quando le banche inizieranno a rifinanziare il proprio debito a tassi più elevati. Signorini ha segnalato che l'anno prossimo le banche dovranno affrontare scadenze per un quinto del loro debito totale.
Dovranno inoltre raccogliere denaro per compensare il rimborso dei fondi a lungo termine della Banca centrale europea e per conformarsi alle regole europee sull'emissione di debito il cui valore può essere svalutato per assorbire le perdite.
La Banca d'Italia ha avvertito che l'aumento dei tassi incide anche sui conti delle banche, riducendo il valore del debito sovrano che hanno in mano.
Tuttavia, ha aggiunto, l'impatto è limitato vista la quota non molto elevata dei titoli detenuti dalle banche nel portafoglio di negoziazione.
"L'impatto sul patrimonio del calo del valore dei titoli di Stato valutati al fair value appare gestibile: nostre stime indicano che un aumento parallelo di un punto percentuale dei rendimenti di questi titoli comporterebbe una riduzione del CET1 ratio di circa 20 punti base".