scusate... sapreste dirmi la casa che produce questa "pillola"?
Ru 486/ Viale: "La decisione di Storace? Sparata politica, noi andiamo avanti, siamo a quota 126 aborti"
Lunedí 30.01.2006 17:39
Storace: "Norme più rigide sull'importazione della pillola abortiva"
Aborto/ Garattini ad Affari: "La 194 non va modificata, è solo un gioco politico". Ru486?"La sperimentazione non serve"
Ru486/ FDA apre un'inchiesta per quattro morti sospette
Pillola abortiva/ Il padre della Ru486 in Italia, Silvio Viale ad Affari: "Storace ha sbagliato ministero. La pillola è sicurissima"
Aborto/ L'inventore della Ru486 difende la sua pillola: "Sicura, anzi miracolosa"
Il provvedimento del ministro della Salute Francesco Storace? "E' una sparata elettorale. Ed è anche un attacco alla 194" da parte di un ministro "che non dice mai nulla ma si pone sempre dei perché, si fa sempre delle domande retoriche. A cui risponde a modo suo, e ha dimostrato più volte di non conoscere le leggi e le normative". E' senza mezzi termini l'opinione del dottor Silvio Viale, 'padre' italiano della pillola abortiva Ru486, il farmaco della discordia che con un provvedimento annunciato oggi e diretto a rivedere il decreto del '97 che regola l'acquisto all'estero di farmaci non registrati in Italia. Il blocco della pillola, insomma. E Viale mette in guardia: "Non è un problema: per la sperimentazione non cambia nulla, perché noi abbiamo importato il farmaco mediante la normativa della sperimentazione che non prevede nessun parere del Ministero della Salute", tant'è vero che "oggi siamo arrivati a 126 donne". 126 aborti farmacologici.
Ecco l'intervista
Il dott. Silvio Viale
Dottor Viale, che cosa pensa del provvedimento annunciato dal ministro Storace?
"Mah, è una sparata elettorale. Difronte alla platea di An, come fa di solito il ministro Storace, ha deciso di vietare la RU486 in Italia come campagna elettorale. E' un attacco alla 194, alla faccia di tutte le cose dichiarate fino all'altro ieri; peraltro questo è un ministro che non dice mai nulla ma si pone sempre dei perché, si fa sempre delle domande retoriche. A cui risponde a modo suo, e ha dimostrato più volte di non conoscere le leggi e le normative".
Ma a questo punto, con questa decisione a parte gli effetti elettorali che cosa accade in Italia?
"Per la sperimentazione, che non è come dice il ministro "si sperimenta per vedere se funziona", il che dimostra ancora una volta quanto sia ignorante in materia, ma è uno studio clinico fra due dosaggi. E' come se al Sant'Anna studiassimo gli effetti dell'aspirina in alcuni campi. Non è una cosa nuova, ecco. A parte questo, per la sperimentazione non cambia nulla, perché noi abbiamo importato il farmaco mediante la normativa della sperimentazione che non prevede nessun parere del Ministero della Salute".
Quindi voi continuerete a importarla...
"Noi l'abbiamo già importato, io ce l'ho in magazzino e continuo a utilizzarlo, e oggi siamo arrivati a 126 donne. Non cambia nulla per noi, cambia per chi come a Pontedera, in Toscana, importava il farmaco paziente per paziente. Con una decisione vergognosa, antieuropea, contro ogni principio sanitario e anticostituzionale, si trova un meccanismo per cui il farmaco arrivi dopo la possibilità di suo utilizzo".
Cioè?
"Viene ritardato l'arrivo del farmaco. Siccome esiste un lasso di tempo tra la richiesta e quando si può utilizzare il farmaco, lasso abbastanza breve, se io pongo degli ostacoli burocratici e tempi morti, il farmaco mi arriverà dopo che la signora ne avrà avuto bisogno, quindi sarà costretta a ricorrere all'aborto chirurgico. Cosa succede? Che nei posti come Pontedera, dove veniva usata questa strada che è un po' una presa in giro, perché bisogna tenere presente che in Italia un farmaco che all'estero è solo sperimentato può essere importato collettivamente, senza indicare in chi lo si somministrerà. Un farmaco invece, come in questo caso, o registrato, e quindi approvato dalle rispettive agenzie farmacologiche (francese, inglese, tedesca e via dicendo), e riconosciuto dalla Comunità Europea, dev'essere importato caso per caso. Ecco perché è proprio un'incongruità, insomma."
E quindi?
"E quindi succedeva che il farmaco già arrivava in ritardo, ma veniva utilizzato per un'altra signora che nel frattempo ne aveva fatto richiesta. Allora, come si vede difronte a leggi inique e un po' ridicole come sono spesso quelle italiane, frutto di normative, circolari, decreti non sempre coerenti tra di loro, la via è una via tortuosa ma legittima, soprattutto sul piano del principio. Adesso il ministro cercherà d'impedire che il farmaco venga importato in questo modo, ma secondo me finirà per avere un effetto opposto, che è quello di far prendere coscienza a più Aziende sanitarie, Regioni, ospedali di questo divieto anacronistico e iniquo, per cui ci si attiverà molto di più per importarlo. Ed essendo un farmaco della Comunità europea, registrato in paesi europei, è praticamente impossibile che un giudice o una persona di buon senso dicano di no".
A questo punto che cosa pensa?
"Penso quello che ho sempre detto in questa vicenda, difronte alle manovre dilatorie di chi ritiene che le donne debbano essere costrette solo all'aborto chirurgico, cioè che è solo una questione di tempo. E l'ultima cosa: quando Storace parla di salute della donna, sono parole stonate e ipocrite".
Come mai?
"Perché la salute della donna si tutela dandole la possibilità di scelta, e soprattutto di poter usare il metodo chirurgico o medico che preferisce. E oggi non c'è nessun pericolo nell'usare il metodo medico. Nel senso che ci sono i normali effetti collaterali o complicazioni di qualsiasi atto medico e chirurgico, insomma. Ma non c'è nessun pericolo, per cui la questione sanitaria a tutela della donna è chiusa con dei documenti dell'Organizzazione mondiale della Sanità e delle principali agenzie e società scientifiche anglosassoni, francesi e via dicendo. Mentre invece il ministro parla di tutela della donna come slogan vuoto per il suo unico obiettivo, che è quello di trasmettere un messaggio rassicurante ai propri elettori, e nemmeno ai suoi elettori, ma ai suoi militanti".
Allora?
"Peraltro la polemica sull'aborto è nata proprio grazie a Storace, perché se non avesse reagito in modo così non documentato e non conoscendo la normativa sul Sant'Anna, "lo blocco, lo fermo, non è autorizzato e non ne so nulla", mentre invece ero in regola, si poteva partire e non competeva a Storace, tant'è vero che continuo a fare la sperimentazione. Da qui dico che il ministro ora cerca di salvare la faccia in un modo vergognoso e codardo. Vergognoso perché impedisce alle donne di poter avere un trattamento sia adesso che in prospettiva futura. E codardo perché da settembre 2005 continua a rifiutare ogni confronto con me, con noi del Sant'Anna. Ogni volta nelle trasmissioni televisive in cui è invitato mi dicono abbia rifiutato l'invito dicendo: "Se c'è lui non ci vado io". Adesso non so se come medico o come esponente della Rosa del Pugno, lascio a lui...".
Dottore, quale sarà il futuro? C'è una possibile via d'uscita alla decisione del ministro?
"Le vie d'uscita sono semplici: uno è permettere alla Ru486 di essere importata come tutti gli altri farmaci. Peraltro per tutti gli altri farmaci vi sono già difficoltà, perché poi bisogna capire che cosa farà Storace: peraltro dal Ministro che sponsorizza la terapia Di Bella, bisogna tenere presente che lui si è schierato e continua a sostenere la terapia Di Bella.
L'altra cosa è che oggi la RU 486, il mifepristone (principio attivo della pillola, N.d.R.) è già autorizzato per essere importato per la sindrome di Cushing di origine paraneoplastica. Quindi è già un farmaco riconosciuto dall'Agenzia italiana per il farmaco che si può importare per quella patologia per la quale non è registrato in Europa. Si tratta di fare richiesta: e la possono fare le Aziende sanitarie, le Regioni, le associazioni dei malati (che da noi non ci sono, ma ci sono quelle dei consumatori), perché venga allargata l'indicazione d'importazione".
E che cosa accadrà, quindi?
"Quello che accadrà tra alcuni mesi è che la ditta francese prenda finalmente coraggio, capisca che in Italia non siamo il Terzo mondo e non c'è un clima culturale soggiogato dalla sudditanza politica al Vaticano, e chieda la registrazione. Nel momento in cui la ditta francese o qualcunaltro chiedesse la registrazione in Italia del farmaco, questa sarebbe automatica, per procedure di mutuo riconoscimento. Potrebbero impiegarci sei mesi oppure due anni, ma alla fine è inevitabile la registrazione. Non si può tornare indietro, la scienza e la medicina vanno avanti: una volta si faceva tutto in chirurgia, oggi si fanno molte cose mediche. E anche per gli aborti, è corretto che oltre al metodo chirurgico ci possa essere anche il metodo medico. Io non dico mai: "è meglio uno piuttosto che un altro": io dico che è ridicolo che uno sia quasi l'aborto 'buono', e l'altro l'aborto 'cattivo'".
Antonino D'Anna
http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/viale.html?pg=1