INIZIA IL PROCESSO DEL DOTT. FERRARESI
Tentata estorsione ad Alessandria: il saldo della parcella pagato a schiaffoni
Pubblicato il 12/04/2019
Ultima modifica il 12/04/2019 alle ore 07:00
silvana mossano
alessandria
La parcella da 135 mila euro fu saldata con spintoni e schiaffi: questo il tema della denuncia presentata, in questura ad Alessandria da due professionisti. «Ingegneri del Pavese» si disse quando fu annunciato l’arresto di cinque persone per il tentativo di estorsione. In realtà, soltanto uno lo è, l’altro ha dovuto ammettere al processo che non è neppure geometra.
Comunque, entrambi riferirono di aver svolto lavori di consulenza per conto dell’immobiliarista Claudio Ferraresi, 53 anni, con agenzia a Voghera e abitazione ad Alessandria.
La presentazione della parcella, però, innescò una trattativa minacciosa e manesca discussa in un paio di appuntamenti al bar, uno pomeridiano e uno serale che, alla fine, convinse i due professionisti – un ingegnere sì e uno no – a varcare la porta della squadra Mobile di Alessandria.
Per il tentativo di estorsione aggravata furono incriminati in cinque dal pubblico ministero Andrea Padalino: oltre a Ferraresi, anche l’imprenditore edile Vincenzo Aliano, 59 anni, abitante nel Valenzano, i nipoti Michele e Giulio Aliani, alessandrini di 39 e 29 anni, e Luciano Rabita, 63, suocero di Michele Aliani.
Si trattava di una parcella pesante, ma ancor più pesanti gli schiaffi che i professionisti dissero di aver ricevuto per non essersi piegati al ricatto di accettare un saldo d’opera pari alla metà del conto presentato.
La vicenda si è frammentata in tre filoni. Ferraresi e Rabita vengono processati con rito ordinario (prossima udienza il 22 maggio) in cui i fatti potranno essere ricostruiti nei dettagli, ascoltando testimonianze. Aliano avrebbe voluto essere giudicato con rito abbreviato condizionato all’ascolto dei due professionisti, ma, essendogli stato negato, si sottoporrà anche lui a processo ordinario, indipendente dal precedente (inizia il 15 maggio). Infine, i fratelli Aliani hanno optato per l’abbreviato senza condizioni che è stato discusso ieri davanti al gup Giorgia De Palma.
Uno dei due imputati fino all’ultimo si è proclamato innocente: si è alzato in piedi per dire al giudice che non intendeva estorcere denaro a nessuno, manco li aveva mai visti prima i professionisti della parcella, ma intervenne perché non voleva che lo zio si facesse abbindolare.
Secondo i difensori – Daniela Sogliani, Aldo Mirate e Maria Lourdes Delfino – non c’è stato nessun tentativo di estorsione perché, è la tesi sostenuta nelle arringhe, i professionisti esigevano un credito non dovuto: si era concordato un compenso solo a patto che l’affare fosse andato a buon fine, così non è stato, quindi la pretesa era infondata. Al più, è la linea di difesa, potrebbe stare in piedi la contestazione di violenza privata, meno grave della tentata estorsione.
Il pm Elisa Frus, invece, non ha ceduto di un millimetro: per lei la responsabilità c’è, da sanzionare con 3 anni e 6 mesi per ciascuno dei due imputati. Il verdetto è atteso il 23 aprile.