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L’utente
@Oscar2 , già presente nel blog “Ho sconfitto la crisi”, per rispondere alle accuse rivolte al COEMM, fornisce particolareggiate spiegazioni, con toni garbati fra l’altro.
Credo meriti una risposta altrettanto garbata e puntuale.
Almeno una, dopodiché, onde evitare una prolissa discussione sul sesso degli angeli, tasto ignora.
Il progetto COEMM, al fine di creare un mondo migliore, vorrebbe attuare una rivoluzione culturale e finanziaria, una nuova politica che metta al centro la persona.
Mi sembra che nei soliloqui di Sarlo questo sia più che chiaro. Ma ovviamente Oscar può smentirmi se così non fosse.
Per fare ciò si deve munire di alcuni strumenti.
Il più importante, evidentemente, è un numero X di persone, dislocate in tutto il territorio nazionale in un certo modo (almeno un CLEMM per comune, con 11 persone dentro), fidelizzate e partecipi del progetto.
Questo perché innanzitutto attraverso il passaparola fra amici e parenti, si dovrebbero formare gruppi più coesi (rispetto al pubblicizzare la cosa in grande stile), inoltre il passaparola permette quel minimo di discrezione necessaria alla buon riuscita del progetto (non può rivelarsi anzitempo, anche e soprattutto per non far “scappare” gli investitori internazionali).
Questo numero X di persone poi sarebbero la sufficiente massa critica che permetterebbe, da una parte di essere “di peso” e d’esempio, dall’altra parte rappresenterebbe la base di partenza per un’eventuale investimento, da parte di gruppi economico finanziari, sulle persone. Con, evidentemente, ricavi per tutti: una sorta di reddito per quelle persone e un ritorno - attraverso operazioni (speculazioni?) finanziarie di questi gruppi.
Il progetto economico sociale prevederebbe anche un cambiamento radicale nel modo di produrre e di consumare cibo, energia, prevenzione sanitaria, etc… in ultima istanza un cambiamento radicale della cosiddetta “coscienza collettiva”, che porterebbe anche, fra l’altro, ad una maggiore collettivizzazione (è in questo senso che andrebbe letto il messaggio di Sarlo sulla scuola gratuita, la casa allo stato etc..), ad una maggiore importanza della piccola economia locale (teoricamente il “quid” dovrebbe essere destinato esclusivamente a quello).
Anche se riassunto in breve, ho detto bene Oscar?
Ok. Diamo per buono che in linea del tutto teorica il discorso fili.
Dove sarebbero allora i problemi e le incongruenze?
Io direi che ci sono diverse “prove” e parecchi indizi.
Ma andiamo con ordine.
La prima incongruenza è di ordine logico:
Sarlo ha sempre millantato conoscenze a grandi livelli, tipo le famose (fantomatiche?) 13 famiglie che governano il mondo, nei circuiti delle quali sarebbe stato introdotto dal suo mentore. Mentore che, par di capire, sarebbe stato l’avvocato Agnelli in persona.
Ora, facciamo finta che sia così, che il mondo è regolato da 13 famiglie che fanno il buono e il cattivo tempo, riunendosi in una sorta di circolo Pickwick, sorseggiando thè progettando tutte le pantomime che vediamo sui giornali.
Tralasciamo il fatto che, si presuppone, gente in grado di dare del tu ai vari Rothschild e Rockfeller, dovrebbe avere almeno una proprietà di linguaggio, nella propria lingua madre e nell’inglese, ben superiore a quella che sembra dimostrare Maurizio Sarlo.
Facciamo pure finta che a certi incontri non si partecipi su invito esplicito, ma ci si possa, in qualche modo, “imbucare”, pur non essendo dei magnati o non ricoprendo ruoli chiave.
E sorvoliamo pure sul fatto che per muoverti in certi circuiti, si dovrebbe essere più o meno parigrado agli altri.
La domanda riguarda direttamente la questione del quid. Per quale motivo uno di questi grandi gruppi dovrebbe finanziare un progetto simile? anche ammettendo un ritorno economico sul piano finanziario, perderebbero tantissimo su quello dell’economia reale. Non solo e non tanto perché il quid è li che andrebbe speso, ma proprio per la portata culturale (e poi economica) che un meccanismo così virtuoso innescherebbe. Effettivamente, cosa succederebbe se la società fosse decisamente meno globalizzata? (perché è di questo che si parla quando si dice di incentivare le piccole economie locali) Che la gente non comprerebbe più le cipolle che vengono dall’iran, il peperonicino cinese, ma cercherebbe di rifornirsi da produttori locali. In un mondo in cui i cittadini fanno davvero caso alla provenienza della merce (e magari pure al suo “indice di eticità” in fase produttiva), le merce viaggerebbero di meno, la globalizzazione economica e l’omologazione, in primis quella culturale, tenderebbero a venir meno. Con questa verrebbe meno il controllo di questi grandi gruppi che necessariamente operano a livello globale ed attuano strategie globalizzate per avere sempre maggior controllo. Perché il controllo è potere. Non è tanto convincere le persone a comprare il prodotto A rispetto al B, ma è molto più utile non fargli porre nemmeno la domanda.
In soldoni, per quanto per eventuali investitori possa esserci un ritorno con l’erogazione del quid, quello che perderebbero con la riuscita del progetto COEMM è molto maggiore.
In secondo luogo: l’attuazione di un progetto del genere necessiterebbe, per forza, di un team di lavoro di un certo tipo. E con tutta la buona volontà, non credo che questo possa essere rappresentato dai vertici COEMM, né tantomeno dal solo Maurizio Sarlo.
In terzo luogo: un operazione del genere, siamo sicuri di poterla definire (davvero) etica?
N.B. In realtà la globalizzazione è un fenomeno molto più complesso di come l’ho descritto, così come decisamente diversa e più complessa è la situazione in merito ai grandi gruppi. Ma qui semplifichiamo un po’
Ci sono poi altri aspetti, in questo forum sviscerati anche molto bene, che fanno pensare che il progetto non sia quello descritto dai referenti COEMM.
La sede legale del COEMM, quella della WT… è normale che “enti” deputati a gestire un progetto di questa portata, e gestire un tale traffico di denaro non abbiamo delle vere e proprie sedie?
La conferenza stampa: quando ho collaborato alla realizzazione di piccoli eventi nel mio piccolo paesello di provincia erano presenti più testate giornalistiche (giuro!), seppur locali.
I trascorsi, quantomeno meno dubbi, di una bella fetta dei vertici. A partire da Sarlo, per finire al fuoriuscito Magistro, passando per Ricciardelli.
Le opere, a cui sarebbero destinate le donazioni dei CLEMM, sempre e solo millantate da parte COEMM: l’unica di cui si è a conoscenza è l’auto per disabili, salvo che poi si è scoperto che a finanziare la gran parte dell’acquisto è stato il comune e non il COEMM.
Se la White Tiger era un partner del progetto (ricavandone quindi comunque dei benefici), Ricciardelli non avrebbe dovuto emettere fatture al COEMM per le consulenze, come invece ha dichiarato, perché la consulenza sull’attuazione del progetto è parte integrante dello stesso.
Il “regolamento” (poi fatto sparire ma postato qui più volte) dove nelle linee guida del progetto si “promettevano” compensi ai vari RR, RP, RC e capitani, come fossero impiegati, odora molto di schema piramidale. Poi il “libera tutti” dato da poco, per la formazione di nuovi CLEMM, il fregasse della presenza di diverse persone dello stesso nucleo dfmigliare all’interno di uno o più CLEMM, non fanno che avvalorare questo sospetto.
“Noi del progetto siamo gli unici ad aver detto le verità che provocano ogni crisi”, e ancora “altre soluzioni non ce ne sono” etc… sono toni che oserei definire ultimativi, quasi millenaristici, che uniti ai “fidatevi di me” e “vi chiedo un anno del vostro tempo” fanno pensare si ad una sorta di guru spirituale più che ad un abile benefattore, quindi, seppur in maniera del tutto particolare, si delineano i contorni tipici dell’associazione settaria (solo qui è la salvezza, fuori c’è il nulla).
Tutto questo, unito al pressapochismo con cui sono state comunicate date di avvio (e di conseguenza il continuo procrastinare), aì discorsi confusi e alle evidenti fandonie (manco con una fervida fantasia sarebbe possibile definire - come invece è stato fatto - Maurizio Ricciardelli e la sua White Tiger, dei numeri 1 della finanza mondiale), non depone certamente a favore della credibilità del progetto.
P.S.
Parentesi semantico-etimologico-filosofica: etico/a non è sinonimo di morale. E la differenza fra i due concetti, seppur presumibilmente ignorata dai vertici Coemm, è, almeno a mio avviso, sostanziale