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L’ARROGANZA: VELENO PER IL PROGETTO COEMM.
Author
nicolettapoliPosted on
14 settembre 2017
Date l’impudenza e la stupida arroganza della maggior parte degli uomini, chiunque possiede dei meriti farà bene a metterli in mostra se non vorrà lasciare che cadano in un completo oblio.
Gli uomini non possono assolutamente reggere soprattutto al pensiero che si abbia bisogno di loro: l’arroganza e la presunzione ne sono l’inevitabile conseguenza.
(Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851)
In queste due frasi il filosofo polacco invita anzitutto ad essere coraggiosi nel mostrare i propri talenti anche in un ambiente ostile ed a riconoscere certi esseri umani arroganti e presuntuosi che sopravalutano la loro condizione a scapito degli altri. Personalmente credo che l’arroganza sia uno dei mali più recidivi della storia dell’umanità, che spesso si accompagna all’ignoranza, alla superficialità e alla collera. Ma vediamone il significato nel dettaglio: con arroganza (dal latino
arrogantia) si definisce un senso di superiorità nei confronti di un altro soggetto, manifestato attraverso un costante disdegno. Il termine ha origine giuridica: nel diritto romano
arrogare aveva invece il significato di “domandare al popolo”. Strano se pensiamo all’arrogante come a colui che non domanda e fa senza chiedere consulenza a niuno… Ma l’evoluzione della semantica insieme al mutamento del linguaggio e dei costumi fa sì che accada anche questo. Nel significato comune, le persone arroganti si aspettano di essere considerate superiori senza una legittima motivazione. Nelle relazioni con gli altri spesso tendono a sfruttare e manipolare chi hanno di fronte e, a turno, lo idealizzano finche’ soddisfa i propri bisogni, per svalutarlo nel momento in cui non svolge più tale funzione. Peraltro, credo che il concetto di arroganza sia strettamente connesso al concetto di debolezza: l’individuo debole si consola con l’illusoria idea di essere, comunque, sempre superiore a qualcun altro. Non imparano mai, ma insegnano sempre.
Il desiderio di imparare dagli altri e con gli altri, nonché la capacità di pensiero sono alcune delle qualità che ci caratterizzano come esseri umani e grazie ai quali evolviamo e, possibilmente, diventiamo più saggi e felici. Ma cosa accade quando perdiamo o trascuriamo di coltivare tali qualità? Alcuni maestri buddisti sostengono che l’arrogante proviene dal mondo di Collera. Cosa vuol dire? La parola “collera” ci fa venire in mente una persona che perde il controllo, si infuria, ma questa può essere la reazione naturale e talora necessaria davanti a palesi ingiustizie, irresponsabilità, crimini. Ma ecco che, in questi casi, si potrebbe parlare più correttamente di indignazione e questa indignazione ci sta col Progetto Coemm. C’è infatti una bella differenza tra arroganza e indignazione. Mentre l’indignazione può avere una finalità altruistica, l’arroganza ha una sua sgradevole specificità: quella di essere caratterizzata dall’ossessione verso il proprio ego. Un ego smisurato ed infallibile. Qui gli psicologi ci vengono in aiuto trovando parecchie similitudini tra arroganza e narcisismo. I narcisisti si percepiscono come persone speciali, dotate di caratteristiche uniche ed insostituibili, pensando che gli altri non possano vivere senza il loro aiuto, pensando di essere loro i soli salvatori dell’umanità.
L’arrogante ha una personalità complessa. Pur sentendosi insostituibile, pur pascendosi della propria grandezza, è insicuro e nutre frequentemente un sentimento come l’invidia. La caratteristica principale del mondo di Collera è, infatti, l’invidia, cioè il non poter tollerare l’idea che qualcuno sia, in qualche modo, superiore a noi: è il maniacale bisogno di essere i migliori, i più grandi. Come si asserisce in un testo buddista: «
Dal momento che coloro i quali sono nel mondo di Collera desiderano sempre essere superiori a chiunque altro e non possono sopportare di essere inferiori ad alcuno, essi sminuiscono e disprezzano gli altri ed esaltano se stessi, come un falco che vola e guarda il mondo dall’alto. Allo stesso tempo, apparentemente, cercano di mostrare le virtù di benevolenza, giustizia, correttezza, saggezza e lealtà». Anche la simulazione, infatti, sarebbe una caratteristica dell’arrogante, il quale, così facendo ed a riprova di quanto già affermato, nasconderebbe una profonda insicurezza. La simulazione legittima la sua arroganza e svuota di contenuto le virtù degli altri, mai all’altezza delle sue, messe in campo infingardamente in assenza totale di etica. Proprio l’esatto contrario dell’uomo virtuoso del Coemm.
Spesso la parola arroganza è avvicinata al potere. Guardate ad alcuni protagonisti attuali dell’arena politica: anche loro spesso simulano competenze e/o virtù che non hanno, cercando goffamente di sostituirle e/o sublimarle con l’improvvisazione e l’arroganza. Fattori, questi ultimi, molto vicini alla stupidità, dai quali si genera il distacco tra Popolo e Stato. Proprio come sostiene Nietzsche: “
Si paga caro l’acquisto della potenza; la potenza instupidisce”. E così la società si fa gradualmente prevaricatrice e, mano a mano, corrotta. Così come esiste l’arroganza del ricco che, vanesio e indifferente alla miseria che lo circonda, acquista beni o servizi impossibili ai comuni mortali, parimenti esiste l’arroganza dello Stato esattore e delle Istituzioni a disservizio dei cittadini. La situazione precipita quando il Potere dei ricchi viene sostenuto dalla Politica e dalle Istituzioni: allora finisce qualsiasi dialogo, confronto e tutto diventa “
razionalizzato” in forme rigide, dalle quali non si può prescindere, per esempio lo strapotere delle banche. Il binomio Ricchezza- Politica e l’arroganza rampante e, purtroppo trendy, di una certa categoria di politici e finanzieri ha governato l’Italia creando ricchezza e agio per pochissimi e miseria per la maggioranza. Ecco dove porta l’arroganza ecco dove porta il sonno della ragione che produce mostri, attribuita al Goya: ad una sorta di criminalità organizzata. Le conseguenze possono essere disastrose, se nelle spire dell’arroganza e del sono della ragione, vengono attratte persone di potere e quando il mondo della collera predomina nella società. Per gli arroganti “di potere” l’umanità non è in quanto esserci nel mondo con dignità, al contrario l’umanità è in quanto “serve”: mero strumento per realizzare il proprio tornaconto. L’esistenza degli altri così viene continuamente svalutata: non ne gustano mai il sapore, i colori, il senso, la ricchezza.. L’arrogante offende la vita. Perciò far del male o persino uccidere gli altri, considerati privi di ogni valore, diventa una questione di fatto irrilevante. È questo stato mentale che approverebbe l’uso delle armi nucleari… Le persone così sono come cieche. Al contrario il Coemm si propone di cambiare la società attraverso la trasformazione del cuore dell’individuo, la consapevolezza di sé e dell’importanza della vita, la comprensione delle dinamiche attuali, mettendo in campo profonde, compassionevoli, etiche interazioni fra le persone, la società e il mondo intero. E tutto questo per comprendere il valore di ogni vita, nonché per condividere insieme un’esistenza felice in questo mondo. In fondo tutta la filosofia del Progetto ci offre la chiave per trasformare il mondo di Collera e di Arroganza. Come? Rivolgendo la nostra energia, un tempo rivolta a lamentarci o a a vincere sugli altri, a vincere su noi stessi, migliorandoci. Si comincia avendo l’umiltà di rispettare e ammirare ciò che è degno di lode negli altri, come dice sempre il nostro Primo Capitano. E dialogando.
Con l’arrogante non si dialoga, l’arrogante compete solo per avere ragione. Proprio il contrario di quello che fa il filosofo. Dice il filosofo francese P. Hadot, parlando del vero dialogo, ossia del dialogo filosofico.” ……
e’ possibile stabilire un vero dialogo soltanto se si intende dialogare. Grazie a questo accordo tra interlocutori..non sarà’ uno degli interlocutori ad imporre la tesi dell’altro; al contrario il dialogo insegna loro a mettersi uno al posto dell’altro superando i propri punti di vista. Con il loro sforzo sincero, gli interlocutori scoprono grazie a se stessi e in se stessi, una verità indipendente da se stessi: questo,in quanto si sottopongono ad un’autorità superiore, il logos“. Senza questo tipo di lavoro, si crea vuoto e distanza. L’arrogante non è disposto a mollare non l’osso del
logos, ma quello del potere a tutti i costi. Voltaire che sosteneva “Non condivido ciò che dici, ma sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo”, ne sarebbe inorridito!Non c’è libertà nell’arrogante e, quindi non c’è alcun tentativo di concederla, anche se solo nella parola. E non si vive senza libertà. Come affermò Don Luigi Sturzo, sacerdote e politico italiano del secolo scorso: “I popoli che tendono a progredire,
si affermano nella
libertà e per la
libertà”.