Il patrimonio del comitato è costituito dalle offerte dei terzi per il perseguimento dello scopo annunciato. Dopo essere stato costituito, il comitato deve annunciare al pubblico il suo programma, e rendere nota la sua esistenza, i suoi scopi e come intende raggiungerli, sollecitando i terzi a compiere le donazioni necessarie per finanziarlo. Inoltre, deve sempre mantenere invariato lo scopo per cui raccoglie fondi, e non può mai modificarlo, per evitare un abuso della pubblica fiducia.
Solitamente nell'ambito dell'attività del comitato, si usa distinguere due categorie di persone. 1) i promotori, cioè le persone che l'hanno costituito e lo gestiscono 2) i sottoscrittori, cioè i terzi che ne condividono lo scopo e versano delle oblazioni (donazioni) per finanziarlo. Quest'ultimi non devono necessariamente far parte o essere soci del comitato, ponendosi nei confronti di questo come terzi. Il loro rapporto con il comitato si esaurisce con l'oblazione, con cui perdono definitivamente la disponibilità dei soldi o delle cose donate, senza nessuna possibilità di chiederne la restituzione. Inoltre, i sottoscrittori non hanno alcun potere di controllo sulla gestione del comitato e sulla effettiva realizzazione dello scopo.
Tutti i fondi raccolti per il conseguimento dello scopo del comitato non sono soggetti a tassazione. Tale regime di favore è però subordinato ad una corretta redazione dello statuto, che deve prevedere i requisiti richiesti dalla legislazione tributaria.
Spetta esclusivamente allo stato vigilare mediante i suoi organi, perchè non si verifichino abusi della pubblica fiducia.
Il comitato, al suo interno, funziona come una associazione e ha organi simili a quelli di una associazione: l'assemblea, il consiglio direttivo, il presidente. Per un approfondimento sul tema visita
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A differenza delle associazioni, tutti i componenti del comitato rispondono solidalmente e personalmente delle obbligazione assunte per il conseguimento dello scopo. Questa si chiama responsabilità solidale dei membri del comitato, che tutela gli interessi dei creditori che vantano, nei confronti del comitato, dei crediti che non sono stati pagati.
il coemm se non sbaglio e' un comitato, se il comitato non incassa donazioni perchè i soldini vanno ad altri, saranno questi altri a dover dimostrare al fisco cosa sono queste grosse entrate nei loro conti correnti. supponendo un incameramento in tre anni di circa due milioni di euro, al netto delle tasse gli restano un milioncino pulito.
il problema è che i donatori sapevano di versare al coemm, ma il volpino li fa raccogliere dai capitani che poi li versano ad un conto, quindi i capitani sono i primi a rispondere del raggiro, poi i percettori finali. ci sarebbero vari capi d'imputazione ai fini legali, ma lo scarica barile è evidente.