Colpo al cuore di Cosa nostra

Spike V

Forumer storico
PALERMO - Maxi operazione contro Cosa nostra. I magistrati della Dda di Palermo hanno emesso 52 ordini di arresto per associazione mafiosa ed estorsione. Ne sono stati eseguiti 45, mentre la polizia sta ancora cercando altre sette persone. Un'operazione, chiamata 'Gotha', in cui sono stati impegnati più di 500 poliziotti.

In manette anche i capi del "dopo-Provenzano", una triade composta dai pregiudicati Nino Rotolo, Antonino Cinà e Franco Bonura. Dall'indagine condotta dalla squadra mobile emerge la nuova mappa della mafia che ha messo le mani sulla città. Gli arresti disposti stamani dai pm hanno "decapitato gli attuali capi di Cosa nostra" che erano in contatto, attraverso i "pizzini", con Bernardo Provenzano. I boss progettavano attentati e omicidi e ordinavano estorsioni a imprese e grosse attività commerciali.

Una "triade" sotto Provenzano. Alla base dell'inchiesta non c'è nessun pentito ma solo migliaia di ore di intercettazioni ambientali, osservazioni e i 'pizzini' recuperati nel covo di Provenzano. Un'indagine che ha permesso di ricostruire la struttura dell'organizzazione. A capo della mafia - subito sotto Bernardo Provenzano, considerato il capo assoluto - c'era una "triade", una sorta di organismo ristretto, quasi commissariale, composta da Nino Rotolo, boss di Pagliarelli, dall'analista Antonino Cinà, ex medico di Provenzano e di Totò Riina, e dal costruttore mafioso dell'Uditore Franco Bonura. Questi tre uomini hanno retto la mafia fino a questa notte dopo l'arresto di Provenzano l'11 aprile.

Gli incontri fra Cinà, Bonura e Rotolo si svolgevano in un box in lamiera, situato a una decina di metri dalla villa in cui Antonino Rotolo, condannato all'ergastolo, trascorreva gli arresti domiciliari. Si trova nei pressi di viale Michelangelo, alla periferia della città. Un posto considerato segreto, ma gli incontri che vi avvenivano sono stati spesso filmati dalla polizia. Un luogo spartano: otto sedie di plastica attorno ad un piccolo tavolo. Lì i capimafia hanno discusso per due anni delle strategie criminali di cosa nostra. A nulla sono valse le tante precauzioni prese, dalla bonifica prima di ogni incontro alle sentinelle messe di guardia.

L'inchiesta, che ha pure portato a decrittare i "pizzini" trovati nel covo di Provenzano dopo il suo arresto, e scoprire l'identità di alcuni favoreggiatori i cui nomi erano nascosti da numeri, è coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone e dai pm Maurizio De Lucia, Michele Prestipino, Roberta Buzzolani, Nino Di Matteo e Domenico Gozzo, e si basa in gran parte su intercettazioni effettuate per due anni in un box in lamiera in cui si svolgevano i summit dei capimafia, che si trova nei pressi di viale Michelangelo, alla periferia della città.

I Pm: "Contatti fra mafia e politica". "Sono stati acquisiti elementi significativi sui rapporti degli esponenti di vertice dell'organizzazione, in particolare Antonino Rotolo, Antonino Cinà e Francesco Bonura, con esponenti del mondo politico". Lo scrivono i pm nel provvedimento con il quale è stato disposto stamani il fermo di decine di persone per associazione mafiosa e estorsione.

Ci sono elementi, secondo i magistrati, per provare "il perseguimento di una strategia" da parte di Cosa nostra "volta non solo ad appoggiare nelle competizioni elettorali candidati ritenuti di assoluta fiducia ma ad ottenere anche l'inserimento nelle liste dei candidati di persone ancora più affidabili perchè legati agli stessi 'uomini d'onore' da vincoli di parentela o da rapporti ritenuti di uguale valore". Sembra inoltre, come riporta l'Ansa, che i boss arrestati avessero già trovato gli uomini da inserire nelle liste elettorali di due partiti che fanno parte della Cdl e che dovranno concorrere per le elezioni amministrative di Palermo del prossimo anno.

Estorsioni per le famiglie dei mafiosi. Numerosi gli episodi di intimidazione venuti fuori nel corso delle indagini e documentati anche con intercettazioni ambientali e riprese video dagli investigatori. I proventi delle estorsioni, secondo quanto emerso, servivano soprattutto per le esigenze dei mafiosi in carcere e per le loro famiglie.

Nel mirino del racket finivano talvolta intere categorie di esercenti: è il caso ad esempio dei commercianti di origine cinese della zona della stazione centrale di Palermo, che furono destinatari di un "avvertimento" di massa, quando, in una sola notte, le serrature di tutti i loro negozi vennero messe fuori uso con la colla dagli uomini dei clan.

Grasso: "Era vicina nuova guerra di mafia". "Dopo gli arresti di questa mattina e la cattura di Bernardo Provenzano, possiamo affermare che l'organizzazione mafiosa, in questo momento, è in ginocchio". Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso: "E' l'operazione più importante degli ultimi anni".

Poi, Grasso ha ribadito che "si è dovuto agire con celerità perchè era in procinto una nuova guerra di mafia", soprattutto dopo l'arresto di Bernardo Provenzano "che riusciva a tenera la situazione in equilibrio".

"Sono stati arrestati - ha spiegato Piero Grasso - i reggenti di 13 famiglie mafiose e di sei mandamenti. La caratteristica particolare è che questi capimafia arrestati sono stati in passato quasi tutti condannati per mafia ed hanno già scontato la pena. Una volta pagato il loro debito con la giustizia, sono però ritornati a delinquere, prendendo in mano le redini delle cosche".

(20 giugno 2006)
 
Spike V ha scritto:
Grasso: "Era vicina nuova guerra di mafia". "Dopo gli arresti di questa mattina e la cattura di Bernardo Provenzano, possiamo affermare che l'organizzazione mafiosa, in questo momento, è in ginocchio".
che Dio protegga le belle persone come lui e vi cammini sempre accanto.
 
Quale Cosa Nostra? Quella agli ordini della Massoneria inglese? Quella capeggiata dalla Regina d'Inghilterra?
 
Grasso è un personaggio dubbio, IMO, soprattutto se penso che hanno fatto lo sgambetto a Caselli che probabilmente avrebbe ricoperto la carica al posto suo.
 

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