Un indice rappresenta le società.
Le società non vendono per cui il loro valore scende.
Un indice non puoi portarlo alle stelle artificiosamente, perchè prima o poi scoppierà in maniera devastante
Non sono d'accordo. un po' come il cambio che non e' possibile 1.35 contro dollaro.
Puoi perche' i mercati non servono piu' a una minchia se non a essere uno dei tanti mezzi per farti sentire ricco , ma senza nessuna corrispondeza a nessun fondamentale
tempi nuovi gianni ,poi un giorno faranno booommmm ovviamente , ma intanto
n un’intervista al
Financial Times, Satyajit Das, un ex banchiere di Citigroup ha elencato le sei ragioni per
ipotizzare la fine imminente del mercato azionario, già entrato in crisi, a suo avviso. In primis, i titoli azionari rispecchierebbero poco o nulla i fondamentali delle società quotate, essendo slegati dall’andamento dell’economia reale. Perché? La ragione, Das la indica al secondo punto: i governi utilizzerebbero i mercati azionari come fonte di consumo per le loro economie, grazie all’effetto ricchezza (più alto è il valore di un titolo, più il suo detentore si sente ricco e consuma di più). Per questo, i governi favorirebbero l’impennata delle borse, attraverso politiche monetarie espansive, come le misure dei tassi zero e di “quantitative easing” della Federal Reserve. In altri termini, l’abbondante liquidità assicurata dagli istituti centrali spingerebbe gli investitori a comprare titoli non già sulla previsione di un maggiore utile, quanto per l’attesa di un rialzo dei prezzi dei titoli medesimi.
Terzo punto: le operazioni ad alta frequenza o “high frequency tradings” (HFT), pari al 70% delle negoziazioni complessive di azioni. Il periodo medio di detenzione di un titolo con le HFT è inferiore ai 10 secondi. E Das nota come con i decenni, anche gli investitori a medio termine hanno ridotto l’arco temporale di detenzione di un titolo, passando dai 7 anni del 1940, ai 5 anni del 1960, ai 2 del 1980, ai sette mesi attuali.
Per questo, l’ex banchiere intravede una quarta causa di crisi del mercato azionario, ossia l’eccessiva volatilità dei titoli, che sempre più starebbe scoraggiando gli investitori. Non solo – e siamo alla quinta causa – i costi elevati per quotarsi in borsa e le fonti alternativi dei capitali di rischio disincentiverebbero anche le società ad entrare in borsa. In sostanza, i listini perderebbero appeal e molte potenziali debuttanti rinunciano a farvi parte (per non parlare della crisi di alcune borse, come Piazza Affari, dove si respira da tempo aria di “delisting”. Si pensi al caso Benetton).
Infine, gli scandali frequenti per manipolazione del mercato e per i reati di insider trading creerebbero un clima di sfiducia verso gli investimenti in Borsa.