come iniziare

Ciao a tutti,
mi sono iscritto oggi ad investireoggi, il mercato del trading mi ha sempre affascinato solo che non ho mai avuto il tempo di applicarmi veramente.
Sono totalmente privo di ogni conoscenza finanziaria anche se la matematica non è un problema, sono un Ingegnere. Vorrei iniziare a studiare qualcosa. Sono consapevole che giocare in borsa richiede tempo, applicazione e dedizione ma vorrei iniziare, così magari mi diverto un pò.
Mi potreste consigliare un sito, libro ecc. per neofiti di questa materia che sia semplice e intuitivo?

Grazie
 
La lezione degli outsider nel risparmio gestito
di Paolo Sassetti
24 luglio 2006 09.50


L'interessante caso di Jacques Chahine e della sua Digital Funds, che scala le classifiche di performance non grazie a un solido background di analista-gestore, ma dopo aver fornito per anni le Società di Gestione con i potenti database di JCF. Molto interessante...

http://www.soldionline.it/SOL_Editoriale.nsf/alldocs/34EA4EBFDB0265B2C12571B5002A9749/


Se andate sul sito francese di Morningstar (www.morningstar.fr) e fate un’interrogazione sui fondi Small Cap Europe, scoprite che la società di gestione seconda classificata nei rendimenti 2006 year-to-date e a un anno, quarta nei rendimenti a tre anni e prima nei rendimenti a cinque anni è la società Digital Funds (www.digital.lu) col fondo Digital Stars Europe. In un universo di 73 fondi, molti dei quali gestiti da nomi assai blasonati dell’asset management mondiale.

Se si studia il background del fondatore della Digital Funds, la sorpresa, apparentemente, non può che aumentare. Prima di fondare la Digital nel 1998, il sig. Jacques Chahine aveva gestito la società JCF, una società che gestisce e commercializza alcuni data base sulle società quotate europee. Prima ancora aveva lavorato alla Nielsen Research. In altri termini, il sig. Chahine non aveva fatto la gavetta in una società di asset management di grido: gestore di un data base commerciale, smesso l’abito del fornitore di servizi alle società di asset management, si è messo in concorrenza con queste e le ha quasi tutte surclassate.

Com’è stato possibile che questo semisconosciuto outsider del settore oggi sia in testa alle classifiche nella categoria Azioni Europa Small Cap di Morningstar? Davanti a grandi nomi mondiali dell'asset management, e con un buon controllo del rischio, per giunta? Ho già affrontato il tema degli outsider nell’asset management nell’articolo “Quei dilettanti così professionali”, reperibile su Soldionline al link http://urlin.it/a68, dove ho descritto il caso fenomenale del fondo Marketocracy Master 100. Questo secondo caso aiuta a fare ulteriori riflessioni. Ma ciò che accomuna i due casi è che, così come in qualsiasi altro settore, nel risparmio gestito gli outsider riescono ad interpretare e ad affrontare i mercati finanziari in maniera originale, in quanto, non avendo l’imprinting di alcuna scuola di formazione, non hanno sedimentato modelli operativi dai quali non riescono a svincolarsi.

Il background del sig. Chahine offre ulteriori indizi: è laureato in statistica matematica. Ma questo, da solo, non basta a spiegare i suoi risultati. La maggior parte dei laureati in statistica non fonda società di asset management. In realtà, l’aspetto chiave del suo successo è che il sig. Chahine gestisce i suoi fondi con metodologie quantitative e sistematiche. Quantitative nel senso che i numeri prevalgono su tutto ed estromettono i giudizi qualitativi dalla selezione dei titoli, sistematiche nel senso che, una volta decise le regole di selezione dei titoli, il computer decide per l’uomo senza che questo possa metterci becco, se non in casi eccezionali, così eliminando il principale fattore d’errore: l’uomo.

Il fondo Digital Stars Europe non rinuncia alla diversificazione di portafoglio per brillare nelle classifiche: mantiene costantemente in portafoglio ben 84 diversi titoli europei.

Come ho già dimostrato in passato, l’esistenza di “relazioni statistiche deboli” tra variabili fondamentali delle società quotate e relative sovraperformance sul benchmark rende l’ampia diversificazione di portafoglio una condizione necessaria per il successo delle strategie quantitative. Il sig. Chahine ci era arrivato prima di me ed ha applicato diligentemente la lezione.

Credo che interrogarsi sulle ragioni del successo degli outsider sia sempre oltremodo istruttivo. Non ci garantisce il successo, ma ci indica la strada per perseguirlo.

A meno che tutto non voglia ridursi al mero “fattore C”. Ma, attenzione, bisogna poi essere coerenti con le conclusioni: se la spiegazione di una extra performance risiedesse solo nel “fattore C”, ciò significherebbe – come conclude il premio Nobel per l’economia William Sharpe – che non vale la pena cercare i gestori migliori (in quanto non è possibile identificarli ex ante) e che bisogna sottoscrivere solo Etf.

Se, invece, il “fattore C” non c’entra nulla, una spiegazione ci dovrà pur essere e, di certo, non risiede nella superiore capacità d’intuizione del sig. Chahine, perché egli non è un gestore discrezionale.

E, se non è quella che vi ho esposto, trovatene voi una migliore …




Post scriptum – I fondi Digital saranno presto disponibili anche in Italia, state in campana …



Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente, socio Aiaf



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Nuovi minimi e massimi (30/06/2006 - 11:33)

Interessante, per valutare la qualità o spessore del mercato, risulta l’analisi dei nuovi minimi/massimi.
Si tratta di vedere quanti e quali titoli toccano il massimo o il minimo di periodo (generalmente l’ultimo anno).
L’andamento di questi valori (numero dei nuovi massimi giornalieri e numero dei nuovi minimi) può essere rappresentato graficamente, eventualmente smorzato con l’uso di medie mobili.
Ma anche senza rappresentazione grafica, l’analisi di questi titoli può offrire interessanti indicazioni.
E’ intuitivo che, in un mercato al ribasso, ogni giorno un certo numero di titoli segnerà nuovi minimi. Analogamente, in un mercato al rialzo, ogni giorno un certo numero di titoli segnerà nuovi massimi.
Se l’andamento della quantità dei nuovi minimi o massimi tende stabilmente a diminuire, questo significa che anche la pressione sul mercato tende a diminuire e che il bottom o il top rispettivamente potrebbe essere vicino.
In particolare, nelle fasi di rialzo, la scarsità dei nuovi massimi potrebbe significare che la tendenza è determinata solo da pochi titoli a grande capitalizzazione.
Analogamente, l’incremento costante dei nuovi massimi, potrebbe significare che il rialzo, in precedenza determinato da buoni titoli scelti da poche mani buone, tenderebbe ad estendersi anche ai titolini, senza che si badi troppo alla qualità: insomma si compra a piene mani ed è questa fase che, di solito, precede quei violenti ribassi che lasciano il cosiddetto parco buoi col cerino in mano.
Si capisce bene che solo in determinate circostanze l’esame dei nuovi massimi e minimi fornisce indicazioni interessanti; tuttavia, un’occhiata costante non guasta.
Per fornire questo tipo di aiuto, nella home page di BorsAnalisi è adesso presente la tabella con i titoli che segnano nuovi massimi e minimi nell’arco della seduta. Non si tiene conto della chiusura; così, può essere che un titolo con variazione giornaliera positiva abbia toccato un nuovo minimo, oppure può essere che un titolo con variazione giornaliera negativa abbia toccato un nuovo massimo.

Natale Lanza

http://www.borsanalisi.com/news/11.html
 
» Anticipare o assecondare? «

a cura di NATALE LANZA
Una delle questioni che si sentono porre spesso tra gli operatori di Borsa è quella relativa al timing dell'intervento: alcuni sostengono che è meglio anticipare il mercato, altri che è meglio attendere chiari segnali prima di assecondarlo.
Il problema, così come è stato enunciato, e come ricorre effettivamente nella realtà, è mal posto e si presta a una serie di equivoci.
Anzitutto la visione stessa della questione, prima ancora che delle soluzioni, appare abbastanza confusa.
Molti, infatti, tendono a identificare l'atteggiamento di chi si sente propenso a seguire i segnali con quello di un trend follower, e l'atteggiamento di chi tende ad anticipare il mercato con quello di chi opera controtendenza.
Spesso, in fase di forte rialzo, ricorrono affermazioni del tipo "il mercato è salito troppo, deve stornare; mi posiziono al ribasso". Eccolo l'equivoco: si identifica l'anticipazione di un movimento con il posizionamento controtendenza.
Similmente, l'intervento successivo alla manifestazione di un segnale tecnico porta erroneamente ad identificare l'atteggiamento di chi asseconda il mercato con quello di chi segue (e insegue) le tendenze.
L'errore è macroscopico e, portando ad una visione distorta delle dinamiche operative, non resta senza conseguenze.
Intanto, anticipare il mercato vuol dire semplicemente anticiparne i movimenti prima che essi ne presentino i sintomi; non esiste, quindi, alcuna identificazione con l'atteggiamento controtendenza, in quanto si può anticipare anche un proseguimento della tendenza in corso, con l'assunzione di posizioni operative coerenti, solo perché lo si prevede e non perché esistano degli elementi oggettivi scaturenti da una attenta analisi.
Allo stesso modo, assecondare un mercato non significa necessariamente intervenire solo nelle fasi di tendenza definita, ma significa assumere delle posizioni, anche controtendenza, dopo, e non prima, che si siano manifestati dei segnali tecnici ritenuti indicativi di futuri sviluppi.
Chiarita questa distinzione, si pone un'altra questione: la previsione. Non è vero, come alcuni sostengono, che un intervento operativo è sempre fondato su una previsione. La verità è che tale intervento è realmente fondato su una previsione solo se non ci sono segnali che lo sostengono (anticipazione del mercato in senso proprio), altrimenti c'è una aspettativa che i segnali rilevati continuino a persistere. Faccio qualche esempio a chiarimento.

1° esempio
Il mercato sale di un bel po' e io assumo una posizione al ribasso perché ritengo, soggettivamente, che debba correggere; in sostanza, faccio una previsione: prevedo che ci sarà un ripiegamento basandomi sull'opinione che il rialzo non potrà proseguire; non c'è nulla che giustifichi tale opinione se non la "palla di vetro" mentale. Ma ecco quello che succede in realtà: il mercato sale di un altro 3% e io mi convinco sempre più che, prima o poi, dovrà flettere; il mercato scende del 3-4% in un paio di sedute e io mi convinco di essere un mago; il mercato si riprende di un 2% e io non so più che fare. Chi non si è mai trovato in questa situazione scagli la prima pietra! Morale? La previsione non richiede solo che vengano correttamente anticipati i movimenti futuri, ma esige un timing notevolmente più tempestivo di quello richiesto a chi opera sui segnali già emersi.

2° esempio
Intervengo al ribasso in presenza di un mercato che, oscillando con movimento laterale, tocca la parallela superiore di un canale orizzontale in presenza di segnali di ipercomprato; non faccio, quindi, alcuna previsione, ma "confido" solo nella continuazione del movimento laterale; e, poiché i punti di persistenza di direzione (intesa come insieme di oscillazioni a cavallo di una retta orientata obbliquamente verso l'alto, obbliquamente verso il basso, o lateralmente) sono tanti, mentre quello di cambiamento è uno solo, le probabilità giocano a mio favore (trend is your friend, intendendo per trend qualsiasi movimento, anche laterale). Anche in questo caso il timing gioca un ruolo importante, anche se meno essenziale dell'esempio precedente, ma ne parliamo più sotto.

In sintesi, le questioni prospettate si ripercuotono pesantemente sulle probabilità di successo del trader.
Un atteggiamento "realmente" previsivo è inesorabilmente destinato al fallimento; può anche andare bene occasionalmente, ma all'uomo non è data la facoltà di prevedere.
Al contrario, un atteggiamento di sfruttamento dei segnali già emersi, quindi a posteriori, presenta maggiori probabilità di successo per il principio della persistenza dei movimenti: normalmente, e l'osservazione di qualunque grafico lo conferma, un movimento, sia esso tendenziale o laterale, presenta una durata nel tempo: l'assunzione di una posizione coerente con tale movimento è destinata all'insuccesso solo ed esclusivamente nel caso in cui essa avvenga nella fase finale... e se noi interveniamo solo e sempre nelle fasi finali, allora è meglio che ci asteniamo dal fare trading.
Il movimento può essere riscontrato sui valori mensili, settimanali, giornalieri, infragiornalieri, ma questo rileva solo ai fini dei sistemi operativi del trader.
Un'ultima precisazione, a questo punto, è necessaria: la tempestività dell'intervento; quando bisogna intervenire rispetto al momento della rilevazione di un segnale operativo? Attendere successive conferme può condurre a ritardi dannosi; agire immediatamente può significare l'adesione a falsi segnali.
La soluzione è molto semplice, anche se spesso difficile da accettare: i segnali vanno rispettati senza esitazioni non potendo sapere, a priori, quali si dimostreranno giusti e quali sbagliati. Poi, nel caso di un errato ingresso nel mercato, un predefinito criterio di uscita dalle posizioni perdenti (stop loss) permetterà di limitare i danni. Invece, nel caso di uscita prematura da posizione vincente potrebbe risultare possibile, in alcuni casi, rientrare a condizioni non eccessivamente svantaggiose o addirittura vantaggiose, ma, se così non dovesse essere, ci si potrà sempre consolare col detto "vendi, guadagna e pentiti"... e, badate bene, in questo caso stiamo parlando di guadagno e non di perdita.


http://www.borsanalisi.com/rubr2.shtml
 

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