ottimista 2011
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Gubbio non ci sta: dopo nove anni di onorata presenza, e dopo aver presentato la propria (vantaggiosa, a di loro) offerta economica per poter ospitare il set di Don Matteo anche per la nona serie, sembra che La Lux Vide abbia invece deciso di spostare la canonica a Spoleto. Respingendo cortesemente, via posta elettronica, l’offerta economica dell’ente locale.
Apriti cielo. La paura di perdere il fiorente turismo indotto dal prete più famoso del piccolo schermo, interpretato da Terence Hill, e di esser liquidati con una semplice mail, ha mobilitato sindaco, vescovo, Confindustria, Confindustria Alberghi, Federalberghi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani e operatori del centro storico che hanno inviato una lunga e accorata lettera al produttore della fiction Luca Bernabei (leggibile per intero sul sito dell’Ente).
In sintesi, si dicono “sconcertati dalla missiva", che parrebbe "chiudere una storia comune lunga più di 10 anni in sole poche righe” nonostante Gubbio abbia saputo “comporre in tre settimane un’offerta tecnico-economica a dir poco stupefacente, non inferiore a quella offerta dalla città di Spoleto”. E rinnovano il proprio interesse a ospitare la produzione di Don Matteo: “Rinnoviamo la piena disponibilità ad un incontro per scongiurare soluzioni imbarazzanti per tutti e trovarne di nuove e meno incomprensibili, dichiarandoci pronti ad altre iniziative di diverso genere in caso contrario".
Ma la Lux Vide conferma la decisione presa con una nota ufficiale, precisando che la fiction continuerà ad essere girata in Umbria, anche se non a Gubbio (senza però nominare espressamente Spoleto) per ragioni economiche : “Noi siamo profondamente grati alla città di Gubbio che in questi anni ci ha accolto ma vogliamo rassicurare tutti che Don Matteo non lascerà l’Umbria, si è solo spostata qualche chilometro più in là..La scelta di non girare a Gubbio è in linea con la necessità del periodo, la crisi internazionale ha toccato tutti i settori dell’economia italiana e ha colpito duramente anche il comparto audiovisivo".
In extremis, nel tentativo di indorare la pillola, aggiungono: "E comunque anche con Gubbio non è un addio, ma un arrivederci". Basterà a placare gli animi offesi degli eugubini?
Apriti cielo. La paura di perdere il fiorente turismo indotto dal prete più famoso del piccolo schermo, interpretato da Terence Hill, e di esser liquidati con una semplice mail, ha mobilitato sindaco, vescovo, Confindustria, Confindustria Alberghi, Federalberghi, Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna, Casartigiani e operatori del centro storico che hanno inviato una lunga e accorata lettera al produttore della fiction Luca Bernabei (leggibile per intero sul sito dell’Ente).
In sintesi, si dicono “sconcertati dalla missiva", che parrebbe "chiudere una storia comune lunga più di 10 anni in sole poche righe” nonostante Gubbio abbia saputo “comporre in tre settimane un’offerta tecnico-economica a dir poco stupefacente, non inferiore a quella offerta dalla città di Spoleto”. E rinnovano il proprio interesse a ospitare la produzione di Don Matteo: “Rinnoviamo la piena disponibilità ad un incontro per scongiurare soluzioni imbarazzanti per tutti e trovarne di nuove e meno incomprensibili, dichiarandoci pronti ad altre iniziative di diverso genere in caso contrario".
Ma la Lux Vide conferma la decisione presa con una nota ufficiale, precisando che la fiction continuerà ad essere girata in Umbria, anche se non a Gubbio (senza però nominare espressamente Spoleto) per ragioni economiche : “Noi siamo profondamente grati alla città di Gubbio che in questi anni ci ha accolto ma vogliamo rassicurare tutti che Don Matteo non lascerà l’Umbria, si è solo spostata qualche chilometro più in là..La scelta di non girare a Gubbio è in linea con la necessità del periodo, la crisi internazionale ha toccato tutti i settori dell’economia italiana e ha colpito duramente anche il comparto audiovisivo".
In extremis, nel tentativo di indorare la pillola, aggiungono: "E comunque anche con Gubbio non è un addio, ma un arrivederci". Basterà a placare gli animi offesi degli eugubini?