ecco un exempio classico di come il passato determina il presente
Tra il 13 e il 16 ottobre
1984 i
pretori di
Torino,
Pescara e
Roma ingiungono alle tre emittenti televisive del gruppo
Fininvest,
Canale 5,
Italia 1 e
Rete 4, di sospendere l'interconnessione dei loro
ripetitori, almeno limitatamente alle tre regioni d'Italia di loro competenza
[4]. Secondo i tre pretori, che si sono mossi a seguito delle denunce della
RAI e dell'
ANTI (
Associazione Nazionale Teleradio Indipendenti), il sistema d'interconnessione simultanea regionale, attraverso l'utilizzo di
videocassette, viola l'articolo 195 del
Codice delle Poste e Telecomunicazioni, che sancisce il
monopolio della trasmissione televisiva su scala nazionale da parte della sola
TV pubblica. Il sistema della
cassettizzazione utilizzato dalle TV private permette invece d'aggirare questo limite trasmettendo contemporaneamente gli stessi programmi, opportunamente preregistrati su videocassetta, attraverso le
frequenze locali di tutte le venti
regioni italiane.
I decreti
Il primo
decreto Berlusconi è bocciato dalla
camera dei deputati il 28 novembre
1984[5], poiché considerato
incostituzionale. Il
governo non si arrende e qualche giorno dopo la bocciatura del primo decreto presenta il
Berlusconi bis e ponendo su di esso il
voto di fiducia, il 4 febbraio
1985, ottiene la conversione in legge del decreto
[6].
La legge contiene una serie di norme a carattere transitorio, emanate in attesa della stesura di una legge generale di riordino del sistema radiotelevisivo. Prevedendo che la
legge generale non sarà scritta in tempi brevi (difatti solo nel
1990 è emanata la
legge Mammì) e siccome le norme del
decreto Berlusconi bis scadranno sei mesi dopo l'entrata in vigore del decreto, il 1º giugno
1985 viene emanato il
Berlusconi ter per prorogare il regime transitorio fino al 31 dicembre 1985. Il provvedimento è trasformato in legge il 1º agosto 1985
[7]. Attraverso questi decreti il governo
Craxi interviene affinché le tre TV private del gruppo Fininvest possano continuare a trasmettere su tutto il territorio nazionale.
Anni dopo, nel
1990, in concomitanza dell'approvazione di un provvedimento legislativo, la cosiddetta
legge Mammì, teso a riordinare il settore delle trasmissioni radiotelevisive, il giornalista
Vittorio Feltri commenta gli ormai superati decreti con queste parole:
[8]
« Per quattordici anni, diconsi quattordici anni, la Fininvest ha scippato vari privilegi, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi con il suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l'altro la perla denominata 'decreto Berlusconi', cioè la scappatoia che consente all'intestatario di fare provvisoriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente. Decreto elaborato in fretta e furia nel 1984 ad opera di Bettino Craxi in persona, decreto in sospetta posizione di fuorigioco costituzionale, decreto che perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura, in un soprassalto di dignità, e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore senza che i suoi genitori siano morti suicidi per la vergogna » (Vittorio Feltri, L'Europeo del 11 agosto 1990)
senza decreto Berlusconi, niente Berlusconi .... pare poco eh ??
bruscolini, eh ??