commenti vari su tutto nessuno escluso

La foto di Vendola, come mai il fotografo gli ha tagliato mezza faccia? :mumble:

Fmmi capire: quoti na cosa che parla d' altro attendendo che io intuitivamente capisca che mi volevi parlar di questo (o perlomeno d' altro) che è su un' altro treddo?! nn male ... :up:

Perchè sia a metà, questo lo devi chiedere al fotografo. Quello che io dico e sostengo è:

1) la foto è ampia - usando il grandangolo di una reflex già è facile mandare fuori fuoco ai lati con relative aberrazioni cromatiche se nn adotti particolari accorgimenti
2) se usi una macchinetta compatta no way: appena sali di ingradimento saltano all' occhio tutti i problemi.
3) se si parla di tarocco, e nn lo escludo a priori anzi ... Ciò che invece non accetto è "perchè lo dico io..."

:)
 
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, recita un vecchio detto. E mai motto è più azzeccato nel caso di Gianroberto Casaleggio, il guro del Movimento Cinque Stelle, pizzicato ieri a bordo del Freccia Rossa, in business class, mentre attraversava l'Italia a trecento chilometri orari. Eppure nero su bianco del programma del M5S viene promesso il "blocco immediato dell'Alta Velocità in Val di Susa" e al posto della Tav lo "sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo". Un passeggero, racconta il Giornale, lo ha riconosciuto e non ha potuto fare a meno di dirgli: "Che tristezza". Anche perché pare che durante il viaggio Casaleggio, parlando con un suo collaboratore, si lamentasse che "a conti fatti ogni voto valeva solo 5 centesimi". Gira voce che anche Grillo sia venuto a Roma con la Tav. Chissà che ne pensano gli attivisti e i solidali della Val di Susa a cui il comico e il guru chiedono il voto. Promesse da marinaio.

Grillo chiede il voto dei NoTav Casaleggio viaggia in Freccia Rossa - QuotidianoLibero - Libero 24x7
 
occorre un treddo sul fischial kompact, ne leggo di tutti i colori ..... :rolleyes:

Fiscal Compact, entra in vigore il sistema di controllo europeo


Lo strumento di controllo ritenuto fondamentale dal Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha preso l’avvio con l’inizio del nuovo anno. Il Fiscal Compact, racchiude in se regole più severe e sanzioni per chi non rispetta il trattato. Regole per potenziare la sorveglianza sui conti pubblici degli Stati.
Accordo siglato lo scorso marzo da venticinque Capi di Stato e governo (non dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca) che prevede l’obbligo del pareggio di bilancio - inserito nella Costituzione - e stabilisce multe severe per chi non lo rispetta. Inoltre disegna un percorso a tappe forzate per la diminuzione del debito pubblico che dovrà scendere di un ventesimo l’anno.
Fino ad oggi sono solo dodici gli Stati che hanno ratificato il patto (fra cui l’Italia, l’ultima a farlo è stata la Finalndia), numero sufficiente a farne scattare l’entrata in vigore fin da adesso. Nei fatti, quindi, il Fiscal compact è un possente steccato formato da rigidi paletti con il quale qualsiasi coalizione si candidi a governare l’Italia dopo le elezioni dovrà fare i conti. Rigore e austerity sono praticamente obbligatorie, se si vuol continuare a far parte dell’Unione. Il «contratto» introduce infatti la «regola d'oro» del pareggio nelle Costituzioni nazionali o in legislazioni equivalenti e prevede «sanzioni semiautomatiche» contro ogni «violazione del criterio dell'avanzo».
L'equilibrio da rispettare è fissato in questi termini: il deficit strutturale del Paese (al di fuori degli elementi eccezionali e del pagamento degli interessi sul debito) non potrà superare lo 0,5 per cento del Pil valutato a prezzi di mercato. Per i Paesi che hanno un debito al di sotto del tetto del 60 per cento del Pil il margine di tolleranza raddoppia e sale all’1 per cento.
Se questi limiti non saranno rispettati scatterà una correzione automatica, definita dagli Stati sulla base delle raccomandazioni della Commissione Ue.
Le procedure potranno essere bloccate solo con una maggioranza qualificata contraria (serve l’85 per cento). Ora i governi che hanno accettato queste regole hanno un anno di tempo a partire dall'entrata in vigore del trattato per mettere in atto le nuove norme sul pareggio. Per chi non introdurrà l'obbligo del pareggio, la Corte di giustizia Ue - le cui decisioni sono vincolanti - potrà imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1 per cento del Pil. Le multe, in questo caso «dovranno essere versate all'Esm, il fondo salva-Stati permanente.
Questo per i conti dell’anno, ma non basta. Il Fiscal compact prevede infatti l'obbligo di rientrare verso il tetto del 60 per cento del rapporto debito/Pil al ritmo di un ventesimo l'anno per la parte eccedente. Il testo fa riferimento al «six pack» votato dal Parlamento europeo nel 2011, in cui si menzionano gli altri «fattori rilevanti» che concorrono a determinare la sostenibilità di medio periodo: indebitamento privato, spesa pensionistica, attivo patrimoniale. Repubblica
E’ chiaro che la stretta e il percorso di controllo e sorveglianza così rigido si è prestato a diverse polemiche ( prima fra tutte - in Italia - quella del giurista ed ex ministro Guarino che ha definito il trattato illegale). Per la Germania di Angela Merkel invece la sua attivazione è una «buona notizia», una pietra miliare «per la risoluzione della crisi dei debiti sovrani perché induce gli Stati a mantenersi sul cammino del consolidamento delle finanze pubbliche». Per Monti e un cavallo di battaglia, per Bersani un testo di fronte al quale bisogna «saper andare oltre». «Non voglio rinegoziare il Fiscal compact nè nessuno degli accordi raggiunti nell'ultimo anno, ma è necessario guardare avanti» ha commentato nei giorni scorsi.
 
Fiscal Compact, entra in vigore il sistema di controllo europeo


Lo strumento di controllo ritenuto fondamentale dal Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha preso l’avvio con l’inizio del nuovo anno. Il Fiscal Compact, racchiude in se regole più severe e sanzioni per chi non rispetta il trattato. Regole per potenziare la sorveglianza sui conti pubblici degli Stati.
Accordo siglato lo scorso marzo da venticinque Capi di Stato e governo (non dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca) che prevede l’obbligo del pareggio di bilancio - inserito nella Costituzione - e stabilisce multe severe per chi non lo rispetta. Inoltre disegna un percorso a tappe forzate per la diminuzione del debito pubblico che dovrà scendere di un ventesimo l’anno.
Fino ad oggi sono solo dodici gli Stati che hanno ratificato il patto (fra cui l’Italia, l’ultima a farlo è stata la Finalndia), numero sufficiente a farne scattare l’entrata in vigore fin da adesso. Nei fatti, quindi, il Fiscal compact è un possente steccato formato da rigidi paletti con il quale qualsiasi coalizione si candidi a governare l’Italia dopo le elezioni dovrà fare i conti. Rigore e austerity sono praticamente obbligatorie, se si vuol continuare a far parte dell’Unione. Il «contratto» introduce infatti la «regola d'oro» del pareggio nelle Costituzioni nazionali o in legislazioni equivalenti e prevede «sanzioni semiautomatiche» contro ogni «violazione del criterio dell'avanzo».
L'equilibrio da rispettare è fissato in questi termini: il deficit strutturale del Paese (al di fuori degli elementi eccezionali e del pagamento degli interessi sul debito) non potrà superare lo 0,5 per cento del Pil valutato a prezzi di mercato. Per i Paesi che hanno un debito al di sotto del tetto del 60 per cento del Pil il margine di tolleranza raddoppia e sale all’1 per cento.
Se questi limiti non saranno rispettati scatterà una correzione automatica, definita dagli Stati sulla base delle raccomandazioni della Commissione Ue.
Le procedure potranno essere bloccate solo con una maggioranza qualificata contraria (serve l’85 per cento). Ora i governi che hanno accettato queste regole hanno un anno di tempo a partire dall'entrata in vigore del trattato per mettere in atto le nuove norme sul pareggio. Per chi non introdurrà l'obbligo del pareggio, la Corte di giustizia Ue - le cui decisioni sono vincolanti - potrà imporre sanzioni fino a un massimo dello 0,1 per cento del Pil. Le multe, in questo caso «dovranno essere versate all'Esm, il fondo salva-Stati permanente.
Questo per i conti dell’anno, ma non basta. Il Fiscal compact prevede infatti l'obbligo di rientrare verso il tetto del 60 per cento del rapporto debito/Pil al ritmo di un ventesimo l'anno per la parte eccedente. Il testo fa riferimento al «six pack» votato dal Parlamento europeo nel 2011, in cui si menzionano gli altri «fattori rilevanti» che concorrono a determinare la sostenibilità di medio periodo: indebitamento privato, spesa pensionistica, attivo patrimoniale. Repubblica
E’ chiaro che la stretta e il percorso di controllo e sorveglianza così rigido si è prestato a diverse polemiche ( prima fra tutte - in Italia - quella del giurista ed ex ministro Guarino che ha definito il trattato illegale). Per la Germania di Angela Merkel invece la sua attivazione è una «buona notizia», una pietra miliare «per la risoluzione della crisi dei debiti sovrani perché induce gli Stati a mantenersi sul cammino del consolidamento delle finanze pubbliche». Per Monti e un cavallo di battaglia, per Bersani un testo di fronte al quale bisogna «saper andare oltre». «Non voglio rinegoziare il Fiscal compact nè nessuno degli accordi raggiunti nell'ultimo anno, ma è necessario guardare avanti» ha commentato nei giorni scorsi.


dunque il FC è una serie di regole sulla gestione del bilancio pubblico
interessante che sia Draghi a ritenerlo fondamentale:
perchè Draghi ?
 
dunque il FC è una serie di regole sulla gestione del bilancio pubblico
interessante che sia Draghi a ritenerlo fondamentale:
perchè Draghi ?


draghi e' il presidente della bce ma sono stati gli stati europei a fare questo fiscal compact ossia massacro ai cittadini dei paesi piu' indebbitati come l'italia.
non so che dire speriamo bene
ciao e buona domenica
 
draghi e' il presidente della bce ma sono stati gli stati europei a fare questo fiscal compact ossia massacro ai cittadini dei paesi piu' indebbitati come l'italia.
non so che dire speriamo bene
ciao e buona domenica


la BCE ha il 6% dei BTP italiani: ecco perchè Draghi è interessato
il presidente BCE decide ma solo come membro di un board: deve convincere gli altri membri ( le banche centrali europee)
semplificando, il fischial kompact è il prerequisito per accedere agli aiuti BCE e quindi alla europa
ovviamente, a chiedere gli aiuti sono i più indebitati
ovviamente, chi presta i soldi vuole che non ci siano sprechi nell'utilizzarli




speriamo bene
ciao e buona domenica :):) e in bocca al lupo :rolleyes:
 
lampedusa batte caraibi forza italiaaa

spiaggia-conigli-lampedusa-f.pg.jpg
Le spiagge più belle del mondo - FOTOGALLERY
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La Spiaggia dei Conigli di Lampedusa, in provincia di Agrigento, in Sicilia, domina la classifica delle migliori spiagge del mondo. E' quanto emerge dall'annuale Travellers' Choice Beaches Awards, un premio indetto da TripAdvisor che elegge le spiagge più belle di tutto il mondo. Lo scorso anno al primo posto c'era un'altra spiaggia italiana, quella di San Vito Lo Capo.
Nella top ten delle spiagge più belle ci sono soprattutto lidi caraibici, ma spunta anche qualche luogo insolito, come Rhossili Bay, nel Galles, che più che altro è bella da vedere, in quanto non è molto adatta per prendere il sole per via delle basse temperature anche d'estate.

La top 10 mondiale
1. Spiaggia dei Conigli, Lampedusa, Agrigento
2. Grace Bay, Providenciales, Turks and Caicos
3. Whitehaven Beach, Airlie Beach, Australia
4. Baia do Sancho, Fernando de Noronha, Brasile
5. Flamenco Beach (Playa Flamenco), Culebra, Porto Rico
6. Playa de las Catedrales, Ribadeo, Spagna
7. Lopes Mendes Beach, Ilha Grande, Brasile
8. Horseshoe Bay Beach, Southampton Parish, Bermuda
9. Eagle Beach, Aruba
10. Rhossili Bay, Swansea, Galles4

ho girato alcune spiaggie caraibiche da scapolo con i miei amici ma la belezza di lampedusa e ' qualcosa di straordinario come la sicilia la sardegna parte della calabria e anche della puglia e le spiaggie della maremma toscana
 
Ultima modifica:
Meno votanti (ma non troppo). Nord, Lazio e Lombardia in controtendenza

Disaffezione della politica e maltempo hanno inciso come prevedibile sull'affluenza al voto, ma non in misura eclatante stando ai primi dati diffusi dal Viminale. Il dato nazionale sull'affluenza (per la Camera dei deputati) alle ore 12 era del 14,94%, quasi due punti in meno rispetto al dato rilevato alla stessa ora nelle elezioni politiche del 2008 (16,51%). Ma a colpire sono due elementi: il calo della partecipazione molto più marcato nelle regioni del Sud rispetto alle regioni del Nord (l'affluenza tiene soprattutto in Veneto e Friuli Venezia Giulia) e a quelle "rosse", e di contro un aumento considerevole della partecipazione al voto per le Regionali in Lombardia e Lazio, probabilmente dovuto all'effetto "Election day".

Il record negativo della Campania
Il calo più netto si è registrato in Campania, dove l'affluenza è scesa di 4 punti: dal 14,84 del 2008 al 10,80 di oggi. Circa due punti invece - in linea con la media nazionale - in Trentino Alto Adige (16,46 contro 18,37), in Emilia Romagna (20,4 contro 22,46) e al Sud con la Puglia all'11,62% (era il 13,21 nel 2008), la Basilicata al 9,71% (era all'11,53%) e la Calabria al 7,96% (era al 10.26). Tra le grandi città, il calo maggiore si registra a Napoli, dove sono andati a votare l'11,75% degli aventi diritto contro il 14,84% del 2008. In controtendenza, invece, Milano dove si registra un più tre con l'affluenza che
passa dal 14,84% al 17.38. Va segnalato il dato complessivo dell'affluenza in Lombardia e Sicilia, Regioni chiave per l'assegnazione del premio di maggioranza per il Senato (il premio del 55% scatta su base regionale e non nazionale come alla Camera. In Lombardia il calo è in linea con la media nazionale (nel collegio Lombardia 1, dove è Milano, hanno votato alle 12 il 17,76% contro il 18,60% del 2008). E anche la Sicilia tiene, unica delle Regioni del Sud: in Sicilia 1 9,26% (10,95% nel 2008) e in Sicilia 2 10,61% (11,78 nel 2008).
Segno, forse, che i cittadini lombardi e siciliani hanno ben compreso l'importanza del loro voto per gli equilibri del futuro Parlamento. A chi possa giovare questa tenuta della partecipazione nelle due regioni chiave è difficile dirlo, di certo molti elettori delusi e incerti - che i sondaggisti accreditano in prevalenza all'area di centrodestra - sembra abbiano deciso comunque di esprimere il loro voto.

Effetto "Election day" sulle Regionali
In controtendenza i numeri che riguardano le consultazioni regionali dove, a differenza delle Politiche ma probabilmente grazie alla contestualità delle votazioni per il Parlamento nazionale e per il Consiglio regionale, c'è stato un netto aumento della percentuale degli elettori che si sono recati alle urne: in Lombardia, Lazio e Molise, infatti, alle 12.00 sono andati a votare il 15,69% contro il 9,87% delle precedenti elezioni, dunque quasi sei punti in più.
L'incremento maggiore c'è stato in Lombardia, dove si è passati dal 10,72% al 17,06% mentre Milano ha fatto registrare un aumento di oltre 7 punti passando dal 9.14% al 16.59 per cento. Nel Lazio l'aumento è stato di oltre cinque punti: sono infatti andati a votare il 13,89% dei cittadini contro l'8,60% della precedente tornata elettorale. Più contenuto, invece, l'aumento dell'affluenza nel piccolo Molise, dove ha votato il 9,71% contro l'8,35% dell'ultima volta.
 
Elezioni. Per gli osservatori esteri l’Italia è a rischio caos

-Redazione- -24 febbraio 2013- Le elezioni di oggi e di domani hanno fatto discutere a lungo gli analisti e gli economisti stranieri; gli osservatori di tutto il mondo, nei giorni scorsi, si sono catapultati nella politica italiana, tentando di delineare i diversi scenari che potrebbero profilarsi all'orizzonte.
L'ipotesi più probabile, secondo gli esperti, è una vittoria di Bersani, che comporterebbe, però, un contesto di grave fragilità politica.
Il timore più diffuso, nonché più quotato, è infatti quello dell'instabilità post-elettorale. Secondo gli osservatori, l'Italia si sta per giocare il tutto per tutto, rischiando il caos. Si è trattata, questa, più che mai, della campagna elettorale degli indecisi, degli italiani stanchi dei soliti volti, delle promesse che forse verranno mantenute forse no, della totale anarchia nella ricerca di alleanze, dell'incognita Grillo.
A detta dei gruppi finanziari Credit Suisse, Mediobanca e Morgan Stanley, l'esito più incerto sarà quello del Senato. Ammettendo una probabile vittoria del centrosinistra, gli occhi sono puntati sulla tanto vociferata alleanza Bersani-Monti. Un asse più che probabile, ma che non rappresenterebbe una garanzia: la presenza di Monti darebbe certo un senso di continuità per gli investitori stranieri, ma la coalizione di maggioranza si configurerebbe fin troppo eterogenea e ampia, dunque instabile. Il Wolfgang Mϋnchau non la pensa moltodiversamente: secondo i suoi esperti,in caso di pareggio al Senato, si verificherebbe una situazione non dissimile a quella del governo Prodi del biennio 2006-2008, con un Bersani divorato da una maggioranza cucita alla bell'e meglio. L'Economist segue la corrente e appura il rischio di instabilità, prevedendo nuove elezioni o un Senato a maggioranza risicata.
Ciò che però spaventa più di tutto gli osservatori è il fattore Grillo e l'astensionismo, che quest'anno pare aggirarsi attorno al 30%. Secondo Weisenthal, il comico-politico genovese sarebbe considerato un pericolo per le banche internazionali e per i mercati.
La banca JP Morgan paragona il Movimento Cinque Stelle a Syriza, la coalizione greca che avrebbe, secondo gli esperti, causato danni enormi alle elezioni elleniche e alla situazione finanziaria dello stato balcanico. Il Wall Street Journal tende a rimarcarlo, sottolineando come l'ascesa di Grillo terrorizzi i mercati e non solo. Non considerando più Berlusconi come nemico numero uno della finanza, vedono nel leader del Movimento Cinque Stelle colui che farebbe crollare inevitabilmente l'Italia nel caos. E la “minaccia” secondo loro è grande e motivata: la maggior parte degli elettori del nostro paese manifesta insofferenza verso la classe politica, trovando in Grillo un leader adeguato al clima di rabbia.
Anche le riforme diventano tema caldo per le analisi degli economisti: l'agenzia di rating Standard & Poor's prospetta il rischio che le elezioni vadano ad incidere negativamente sull'attuazione delle riforme, necessarie invece per sconfiggere la recessione e uscire dalla crisi. Alla stessa conclusione è giunto anche Bloomberg, il quale teme in un governo incapace di mantenere l'austerità delle riforme, andando così a vanificare gli sforzi fatti negli ultimi anni.
 
Il fiscal compact ê impossibile da rispettare per noi e per la grecia ; ê come imporre a qualcuno di correre i 100 metri a piedi in 9 secondi.
 

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