Dai bond brasiliani alla rupia, è fuga dai mercati emergenti
11 giugno 2013
Allarme sui mercati per la fuga dai mercati emergenti. Gli investitori stanno scaricando tutto, che si tratti di bond brasiliani, del rand sudafricano o delle azioni della Thai, la compagnia aerea thailandese. La Borsa turca è crollata di circa il 20% in tre settimane, più del doppio rispetto all'indice dei mercati emergenti, con i bond sovrani "puniti" con un aumento di 200 punti base. Ma è da un'altra area del mondo che arrivano gli scricchiolii più sinistri.
Si tratta dell'India, dove continua a calare la rupia, schiacciata dall'effetto combinato del rallentamento della terza economia dell'Asia, del crescente disordine delle sue finanze pubbliche e di un quadro politico interno sempre più teso in vista delle elezioni generali che si terranno il prossimo anno. Nel solo mese di maggio la rupia ha ceduto un 7 per cento sul dollaro americano. E secondo gli analisti non è finita. La divisa del subcontinente potrebbe cadere ancora pesantemente, con il dollaro a quota 5-60 rupie entro fine anno, secondo la società di ricerche Goenka, specialmente se la Federal Reserve americana avvierà un ciclo restrittivo prima del previsto. La Banca centrale indiana sta valutando una serie di interventi prima che si atroppo tardi.
Ma cosa c'è dietro alla fuga dai Paesi emergenti? Tre le cause. La prima è il fatto che i tassi reali del decennale Usa siano tornati positivi, contribuendo a calamitare verso gli States i capitali in fuga dagli emergenti. Poi il rallentamento della crescita cinese e, di conseguenza, terza causa, la frenata delle materie prime.