Questa sembra abbia le palle. Certo però che fare utili, tagliando, è facile. Anche se è pur vero che molte volte - spesso - il personale è in esubero e .......
ROMA – “Fin troppo facile chiamarla the iron lady – scrive Luisa Grion di Repubblica – la signora di ferro: Lucia Morselli,
amministratrice delegata dell’Ast di Terni è considerata una dura. Capace – se il mandato glielo chiede – di andar giù con l’accetta su bilanci e organico. Lo sapevano tutti a Terni, lo scorso luglio, quando la videro prendere possesso degli uffici di viale Brin”.
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Arrivava dalla Berco di Copparo, un altro stabilimento della Thyssen Krupp dove aveva pareggiato i conti grazie a 438 esuberi. Passando all’Ast, aveva detto ai sindacati che il suo lavoro lì sarebbe stato diverso.
Non le avevano creduto e avevano visto giusto: poco dopo la Morselli presentò quel piano da 537 tagli sul quale ora si sta trattando.
Di lei si sa poco più di quanto scritto nel curriculum ufficiale. Nata a Modena, classe 1956, sposata, senza figli. Laureata in Fisica, dopo un master approda all’Olivetti, segue curriculum di tutto rispetto: passa da Finmeccanica a Telepiù, da Stream alla Newcorporation di Murdoch; è fra i soci fondatori della Franco Tatò e partners, arriva alla Thyssen. Parla pochissimo con i giornali, ma anche con sindaci e prefetti. Gli operai di Terni la considerano «più tedesca dei tedeschi». Non la amano, ma a modo loro la rispettano. «E’ una pazza, ma ha coraggio» dicevano di lei le tute blu radunate, l’altro giorno, in piazza poco prima delle manganellate. E i racconti sul personaggio si sprecano.
Una settimana fa, accompagnata dal solo autista, è arrivata all’1 e mezza del mattino ai cancelli della fabbrica presidiata dagli operai (primo giorno dello sciopero in corso). «Soffiava vento di tramontana, ci ha chiesto: cosa fate con questo freddo? – racconta chi era di turno alla guardia – ci ha proposto aggiustamenti, ci ha detto di non dar retta ai sindacati. Una provocazione che non abbiamo colto, perché siamo signori, noi, e non picchiamo nessuno». Sono arrivati prefetto e dirigente Digos e l’hanno convinta ad andarsene. Un’altra prova di carattere era stata data ai primi d’agosto. Un centinaio di operai, conosciuto il piano aziendale, aveva occupato i piani dell’amministrazione chiedendole un incontro. Negato. E’ stata «sequestrata» per 14 ore di fila. Dicono che quando il prefetto di Terni è entrato nel suo studio si sia fatta trovare con i piedi sul tavolo dicendo «questo è territorio tedesco». Solo alle cinque del mattino l’hanno convinta ad uscire dal retro.