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E’ SOLO TUTTA COLPA DEI CINQUE STELLE. INVECE SONO BRAVI! Questa volta dovete aver colpito davvero duro su Bankitalia per far incazzare TUTTI i POTERI FORTI

4 febbraio 2014Di Joe Black
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Nonostante tutto il rumore questa volta i Cittadini del Movimento % Stelle hanno colpito davvero duro rischiando di far saltare il decreto Bankitalia
Per questo il potere affaristico-politico-editoriale per un attimo sguarnito è cosi incaxxato
Laura Boldrini obbligata allo strappo e costretta a ghigliottinare il tempo costituzionalmente garantito all’opposizione (chiunque essa sia) applicato applicando un regolamento previsto per il senato alla Camera. Il presidente, sotto impeachment tace. Grasso solidarizza. Il Pd canta bella ciao

Un mezzo moccolone alle due principali banche italiane che senza il regalo retroattivo per pulire i bilanci 2013 (e non è stato il solo , ma quello piu appariscente, essendosi lo Stato, nello stesso decreto, fattosi garante anche per i derivati emessi sui titoli di Satto in ciò migliorando il loro Rating)
Un terrore , quello dello slittamento del decreto, che deve aver agitato non poco la Finanza, Il Governo, Il Quirinale, forse lo stesso Renzi(e)
Di qui una reazione enorme, mai vista.

Tutti* i partiti, i giornali, i talk show contro , attaccando i singoli parlamentari sui peccati dei genitori (da che pulpito… ) fascisti, gay e ballerine
* Fa a volte eccezione iIl Fatto Q, ma non Il manifesto. Guai a toccare Sel e la Boldrini.
Tutti a parlare degli scontri, delle intemperanze, ad enfatizzare oltremodo eccessi, peraltro a volte comprensibili, non fosse altro per l’enorme pressione a cui sono sottoposti questi parlamentari
Il sistema sta tremando. E si difende rabbioso. Con il decreto bankitalia l’ha scampata per un soffio. sarebbe stato un colpo mortale per le grandi banche e le medie e minori a catena. Ve lo immaginate per un attimo. mentre Draghi sta soffiando diammate di Basilea III, il Grande Drago/i sta arrivando…

Sul tavolo giacciono ancora sporchi i bicchieri di Letta e Saccomanni che brindavamo all’acquisizione “PER AUTOINCORPORAZIONE” della Crisler (Marchionne è stato visto all’aereoporto con un ascco di strani bagagli (marchi, brevetti etc… al terminal per l’Olanda
Letta Enrico, meglio conosciuto come palle d’acciazio, a El Arabya dice che ormai la crisi è finita, andate in pace. Tra i suoi recenti successi i pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni
Infatti l’unione Europea sta per aprire un processo di infrazione in quanto i pagamenti arrivano a 200 giorni contro i 30/60 previsti

Ma torniamo ai nervi scoperti dei poteri forti
Le banche hanno tremato. Altro che Basilea 3, 4 e 5 se saltava. E 7 miliardi fanno gola a tutti in confronto all’obolo (peraltro ridotto) sulle plusvalenze
Chissà l’enorme flusso lobbistico – i fili dei burattinai si saranno mossi nelle segrete stanze. Quasi un corto circuito Finanza-politi asservita-media asserviti
Mentre lo stato PIU’ CORROTTO D’EUROPA (50% DELLA CORRUZIONE EUROPEA) viene bacchettato dall’unione europea ( e dagli) SILENTE RIMANE IL COLLE DAL QUALE AVREI ATTESO ALMENO CON PARI VIRULENZA UN MONITO COME QUELLO CONTRO GLI EVASORINON DEGNI DI ESSERE CHIAMATI ITALIANI (I CORRUTTORI SI?)
Mentre lo stato più corrotto d’europa è messo all’indice e sotto i riflettori la cancellieri si appresta a varare il defnitivo colpo di spugna afficnhè i corrotti, se beccati e condannati, possano rimanere fuori dal carcere con l’ennesima amnistia mascherata. ma naturalmente è colpa di Grillo che lo denuncia. E’ colpa del ditop e non della luna.

Gli evasori per necessità, quantomeno quelli, lo fanno per sopravvivere.
I Corruttori mai.
E via i media a parlare dei marò (l’Ucraina aveva stufato, chissà come sarà finita), Letta a correre a Soci (mentre i pricnipali leader Europei non ci vanno) e a perorare a parole le cause dei gay, omettendo (of course) quella delle minoranze (terribile parola)
Nuovi pipponi di cronaca (Amanda Knox) e naturalmente minuto per minuto i Marò … basta appannare la visuale, distogliere gli sguardi, parlare d’altro, mentre si fissano i destini di una nazione per i prossimi 50 anni. Via il Senato (ma chi l’ha deciso, Renzi e i suoi sostenitori… finanziari. Chi spende 4 Milioni per sosrtenerlo vorra qualcosina in cambio?), togliamo gli equilibri, le riletture dei testi, lasciamo tutto in mano ad un Supergioverno a colpi di fiducia, una repubblica presidenziale, un sistema a puro appannaggio delle segreterie, senza preferenze e pieni di voti di scambio, lobbies, potentati economic e chissa quali altri poteri innobinabili lontanissimi dal pueblo. L’ANTI-antipolitica (scusate il gioco di parole) si sta compiendo. Il messia antigrillo è arrivato. Osannatelo ed egli vi salverà dal populismo (o dall’ultimo tentatvivo legittimo di spazzare via una classe politica indegna e ogni “indicibile accordo” in corso – inciucio in primis?)

Eppure sono ormai pochi i mesi che mancano alle Europee e alle Amministrative e nessuno ne parla…. Grandi giochi sono in corso…
E tutta la politica si riduce ad una rissa e all’approvazione a tappe forzate del Porcellum-Bis con ottimizzazione antivirus Grillo
Unico imperativo: piove, alluvioni, la neve, le frane: la colpa è di Grillo. Dei Grillini di Genova che chedono un’indagine su tutte le pratiche edilizie sopra la ferrovia degli ultimi 10 anni…
A presto- molto presto la legge bavaglio. Per la rete soprattutto, unica arma ancora micidiale di Grillo e M5S. Con la scusa di qualche cretino (peraltro maldestramente evocato da ennesimi errori di Beppe)

Naturalmente con la segiuente scansione amministrativo-temporale:
1) legge porcata anticostuzionale
2) appoggiata dal Pd col silenzio di Renzi (che magari dice che è ora di finirla con gli eccessi) seguito da plausi bipartisan e silenzio acconsento di Berlusconi
3) la fiducia )peraltro giù il 70% del parlamento-Casta è favorevole
4) tagliola congiunta Boldrini-Grasso
5) Silenzio della stampa di regime che questa volta non sbandiererà i post.it (salvo quel rompic… di Travaglio e del Manifesto). Pipponi pro riforma della rete congiunti da Littizzetto-Fazio, Vespa, Scalfari, Pompiere della sera La stampa
6) Silezio e firma del Quirinale
7) pubblicazione in gazzetta ed entrata in vigore della legge bavaglio prima delle Europee e Amministrative
8) Il Pd canta Bella Ciao
9) l’informazione è fottuta. Il regime ha completato le misure antipopolo. Plaude la Ue. L’Italia diventa un caso esemplare nel mondo
10) raddoppiate le partite di calcio- oppio del popolo italiano e le telenovelas – trasmissioni di cuochi e De Filippi x tutti
E tutti vissero (finalmente) felici, contenti e inchiappettati per sempre.
E Casini si Rimette con Berlusconi
e Belusconi non appoggerà più l’impeachment..
… non oso continuare

Forza M5S ! Sei al 23% nei loro sondaggi. Chissà che il bvento dell’Italia che soffre non si levi di nuovo vigoroso, pià Loro si incazzano e pià la gente reagisce in senso opposto (vedasi referendum)…. Chissà
 
E poi ieri sera Mentana lo dava al 24,5%, +05% rispetto a lunedì scorso.

Considerando che alle scorse elezioni lo davano al 15% e ha preso il 25%, si potrebbe puntare tranquillamente al 38,2% e prendere il premio di maggioranza. :)
 
Messaggio di Fine Anno 2013 - Beppe Grillo

di Beppe Grillo
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1 mese fa
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Messaggio di Fine 2013 di Beppe Grill…

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STAMPA LIBERA ha aggiunto M5S in aula al blog
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23/12/2013 Ale Di Battista: "Abbiamo l'esperienza per governare il Paese!" #èsololinizio

di M5sParlamento
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23/12/2013 Alessandro
 
giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare." Albert Einstein

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05 febbraio 2014

"VOGLIONO PREDARE LA BANCA CENTRALE DELL'IRAN"



In una sua interessante analisi, il giornalista Pete Papaherakles dell'American Free Press mette in evidenza come, dietro alle tensioni nel Vicino Oriente, vi sia il tentativo dei Rothschild di mettere le mani sulla Banca Centrale dell'Iran. È interessante notare come, a differenza dell'Italia e degli altri Paesi dell'Unione Europea dove i grandi mass media sono fortemente omologati e controllati dal "sistema", soprattutto quando si parla di questioni economiche, negli Stati Uniti riescano spesso a trovare spazio sui giornali analisi indipendenti ed obiettive sulla politica estera e sull'economia.
In questo contesto merita di essere posto in risalto un recente articolo del giornalista Pete Papaherakles della American Free Press, che denuncia come, dietro alle crescenti tensioni nel Vicino Oriente e all'ostilità nei confronti dell'Iran vi sia la longa mano dei Rothschild, leader indiscussi del potere bancario e finanziario internazionale.


Questa ambizione, del resto mai smentita dai grandi burattinai della finanza mondiale, appare ovvia ed evidente se si considera - come rileva Papaherakles - che l'Iran è al momento uno dei soli tre Paesi rimasti al mondo la cui banca centrale non sia sotto il controllo, diretto o indiretto, dei Rotschild.
Prima dell'11 Settembre 2001, esistevano infatti nel mondo sette Paesi con questa caratteristica: Afghanistan, Cuba, Irak, Iran, Korea del Nord, Libia e Sudan. In realtà questi Paesi erano otto, perché il giornalista dell'American Free Press ha dimenticato, mi auguro per semplice distrazione, di inserire nell'elenco la Siria. E cosa sia successo a partire dallo scatenamento, da parte della presidenza di John Walker Bush, della cosiddetta "guerra al terrorismo" è sotto gli occhi di tutti.



L'Afghanistan e l'Irak sono stati attaccati, devastati militarmente, decapitati delle proprie legittime istituzioni e risultano tutt'ora sotto occupazione militare e pesantemente contaminati dalle armi all'uranio impoverito. E anche le loro economie dipendono allo stato attuale in tutto e per tutto dal controllo statunitense.
Il Sudan di Omar Al Bashir, additato come "stato canaglia" e a lungo destabilizzato dall'esterno con la fomentazione degli scontri nella regione del Darfur, si è dovuto piegare ed accettare la secessione della sua parte meridionale ricca di petrolio, al momento uno stato fantoccio controllato direttamente dai Rothschild, il cui riconoscimento è stato imposto alla "comunità internazionale". Il Nord del Paese, con capitale Khartum, resiste al momento agli attacchi della globalizzazione, ma è stato di fatto strangolato economicamente e privato delle sue principali fonti energetiche.


In Libia è stata scatenata dall'esterno una lunga e sanguinosa guerra civile che, con l'apporto armato degli Stati Uniti, della Francia e della Gran Bretagna, ha portato al rovesciamento del legittimo governo, al barbaro assassinio di Muammar Gheddafi e ha precipitato nel caos un Paese che, per reddito medio, per istruzione e alfabetizzazione, si poneva al vertice degli stati africani. Oggi la Libia è ripiombata nel Medioevo, è di fatto divisa in due entità statali, entrambe destabilizzate dal terrorismo, dai conflitti tribali e dalle bande armate, e l'estrazione e l'esportazione di petrolio è interamente sotto il controllo delle grandi compagnie gestite dai Rothschild. Ci fa notare Papaherakles che, addirittura, che già all'inizio della guerra civile, nella secessionista Bengasi era stata subito aperta dai Rothschild una loro banca.


La Siria, altro Paese che, oltre ad avere una Banca Centrale strettamente sotto il controllo statale, non ha alcun debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale (colpa gravissima agli occhi dell'usurocrazia finanziaria mondialista!), ha visto sulla propria pelle ripetersi il copione della Libia. É stata anch'essa trascinata in una lunga e sanguinosa guerra civile fomentata dall'Occidente, dall'Arabia Saudita e dalle petro-satrapie del Golfo, con l'intento di destabilizzarla e di rovesciarne con la forza le istituzioni. Sta eroicamente resistendo, nonostante i tentativi di demonizzazione di discredito operati dai media occidentali (come nel caso dell'utilizzo delle armi chimiche, che i periti internazionali hanno poi ufficialmente attribuito ai ribelli) e nonostante le ingenti risorse finanziarie e gli armamenti destinati dai Paesi del Golfo a gruppi di fanatici e fondamentalisti che provengono per oltre il 90% dall'estero e vengono addestrati militarmente in campi turchi e sauditi.


La Korea del Nord meriterebbe un discorso a parte, perché si tratta, di fatto, dell'ultimo caposaldo mondiale di socialismo reale. Uno stato quindi a economia rigorosamente centralizzata e pianificata, anche se nei fatti una sorta di monarchia assoluta nelle mani di una dinastia, quella dei Kim, che ne ha decretato l'isolamento internazionale. Ma intorno ad essa ruotano da tempo curiose speculazioni internazionali solitamente taciute dalla stampa occidentale, che si limita a parlare della "minaccia atomica" e del dispotismo dei suoi leader.


È quantomeno curioso, infatti, che buona parte del traffico internazionale di valuta avvenga non in Dollari o in Euro, come molti potrebbero erroneamente pensare, bensì in Won nord-coreani, una moneta che, notoriamente, non risulta neanche convertibile. Sarebbe quindi molto interessante approfondire le ragioni di questa apparentemente insensata, ma estremamente reale anomalia.*
Cuba, altra nazione storicamente dall'economia centralizzata e pianificata, per via delle riforme di Raul Castro tese alla progressiva liberalizzazione economica e all'apertura al commercio privato e in conseguenza dei massicci investimenti del Brasile, che ha ormai tolto al Venezuela lo scettro di primo partner commerciale dell'isola, si sta avviando verso un modello "cinese" in salsa caraibica e tutti gli analisti danno ormai molto vicino il momento in cui la Banca Centrale Cubana scivolerà in maniera "soft" nelle mani speculative dei Rothschild.


L'Iran resta quindi, agli occhi degli speculatori, l'ultima frontiera appetibile. Nonostante le pesanti sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e dall'Occidente, è un Paese molto ricco di risorse e con un'economia forte e vivace che garantisce ai suoi cittadini un medio-alto livello di benessere, anche grazie al suo forte stato sociale che garantisce e tutela le classi sociali più deboli.


Si tratta inoltre dell'unico Stato che, forte della sua struttura teocratica, applica realmente all'economia quei precetti islamici che vietano l'usura e l'addebito di interessi. Una regola che in molti altri Paesi musulmani viene spesso applicata più a livello di facciata che nel concreto, dando in realtà campo libero alle peggiori speculazioni. Una pratica che ovviamente va a a stridere fortemente con le regole del sistema finanziario mondale dettate proprio dai Rotschild.
Come sottolinea sempre Pete Papaherakles, da quando i Rothschild hanno rilevato la Banca d'Inghilterra attorno al 1815, il loro controllo ha cominciato ad espandersi sulle banche di tutto il mondo. E questa folle corsa non si è mai arrestata, seguendo un percorso probabilmente stabilito a tavolino dai grandi gruppi di potere che hanno sempre regolato, a livello globale, le sorti dell'economia e il controllo sugli Stati.


Il metodo più diffusamente praticato da certi gruppi di potere per implementare questo controllo è sempre stato quello di far accettare ad un Paese, spesso fatto precipitare intenzionalmente in difficoltà economiche attraverso deliberate manovre speculative, un grosso prestito che questo non sarà poi in grado di ripagare. Prestito, quindi, che causerà inevitabilmente un forte indebitamento per la risoluzione del quale il Paese di turno dovrà venire a patti e cedere consistenti porzioni di sovranità, fino alla totale perdita di controllo sull'emissione della moneta e sulla propria Banca Centrale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha fino ad oggi rappresentato il braccio operativo di questa criminale operazione finalizzata all'accentramento ed al controllo di tutte le risorse globali da parte dei soliti burattinai.


Dal XIX° secolo ad oggi il copione è sempre stato lo stesso e gli Stati che hanno osato rifiutare certi "prestiti" sono sempre stati puntualmente travolti da destabilizzazioni, da guerre civili o hanno visto morire i propri leader in attentati o in sospetti "incidenti". E, quando queste azioni si sono rivelate insufficienti, si è ricorsi a vere e proprie invasioni militari. La Storia parla chiaro a riguardo. Basta documentarsi.
Ecco perché i Rotschild, secondo l'analisi di Papaherakles, non rinunceranno tanto facilmente a mettere le mani sulla Banca Centrale iraniana, l'ultimo boccone appetitoso che manca nella loro "collezione", anche a costo di scatenare un nuovo conflitto mondiale.


Di Nicola Bizzi
Rinascita.info
 
analisi economica del diritto.

















































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mercoledì 5 febbraio 2014

BANKITALIA: CAPITALISMO FINANZIARIO SENZA INIZIATIVA E RISCHIO. E I RIMEDI DELLA SOVRANITA' MONETARIA (con addendum...indipendenza della vigilanza permettendo)







Cominciamo, visto che siamo in periodo di interviste, da questa qui comparsa sul sussidiario.net (trafiletto in coda all'articolo di Giannino, ma that's life. (Così compariva, nella stessa edizione, anche Claudio Borghi).
Vi ci aggiungo anche questa, rilasciata a inizio dell'anno sulle..."speranze" dei terremotati dell'Aquila.


E visto che siamo in periodo "la qualunque" (parole in libertà ad usum puddini) in tema decreto Bankitalia vorrei svolgere per voi alcune brevi riflessioni:
1) comincerei con un'esortazione a non disperare: la legge fatta, da una certa maggioranza, ha calcolato un "risarcimento" a delle banche che erano, originariamente pubbliche, cioè dello Stato, proprietario anche di Bankitalia (si rassegnassero i suoi vertici: lo Stato-ordinamento-comunità non è cancellabile, nelle sue prerogative costituzionali, da nessuna norma di un trattato di natura economica). E lo erano sicuramente nel periodo tra il 1936, data della disciplina fondamentale della Banca d'Italia, e le privatizzazioni dei primi anni '90, nel quale erano appunto sicuramente di proprietà pubblica: queste, dunque, durante tale periodo, non avevano una natura soggettiva (non erano neanche s.p.a.) in contrasto col carattere di "ente pubblico" della BdI, enunciato dalla legge (e peraltro mai "rinunciato" neppure negli interventi di riforma successivi a Maastricht del 1993 e del 1998);


2) il loro apporto al capitale, dunque, era in definitiva imputabile ad un investimento iniziale di risorse pubbliche, "ope legis" del tempo: dobbiamo allora porci alcune domande:
a) hanno tali banche, una volta "privatizzate", apportato altro capitale attingendo a proprie risorse private?
No.
b) Queste banche hanno in qualche modo "pagato"un compenso per includere tra i propri assets patrimoniali le quote di bankitalia di cui sono entrate in possesso per via di successione ("tra enti": da istituti bancari di diritto pubblico, non universali tra l'altro, e quindi molto meno soggetti a rischi su operazioni, in "proprio" relative e OTC-derivati, sul "libero" mercato dei capitali)?
Non risulta proprio.
c) Lo Stato, nel devolvere a fondazioni e altri operatori privati il patrimonio privatizzato dei suoi istituti bancari, poteva "trattenere" ab origine queste quote nel patrimonio pubblico, reintestandosele, con una precisa clausola, tra l'altro del tutto coerente con la mantenuta natura di "ente pubblico" di BdI, senza che variasse in alcun modo la vantaggiosità dell'operazione di privatizzazione per tali neo-banche private - che oltretutto divenivano le più importanti VIGILATE della stessa Bankitalia?
Si, poteva farlo certamente: e ci sarebbe mancato che i beneficiati della privatizzazione avessero anche rimostranze da fare.
Trattenere in mano pubblica questa parte del patrimonio (trascurabile, nel conto economico dell'operazione) delle ex-BIN e istituti a proprietà pubblica analoghi, avrebbe risolto un problema di indipendenza ancora più importante di quella "dal" governo, che era ed è AUTONOMAMENTE, e più che sufficientemente, garantita dal trattato di Maastricht; cioè con una disciplina che era stata prontamente recepita con la legge del 1993 e nello stesso Statuto BdI.
Il "trattenimento" avrebbe cioè risolto, anche se solo in parte, il principale problema indicato da Stiglitz, come inconveniente delle banche centrali indipendenti: la potenziale, ed anche effettiva, capture da parte dei "vigilati", visto, per di più, che alle funzioni di vigilanza si riduceva essenzialmente la sua mission principale.
d) la ormai abrogata legge del 2005 tendeva a rimediare a questa strana "dimenticanza" nell'assetto razionale del sistema; e, poi, "l'€uropa" vietava questo rimedio? Certamente sì per il primo aspetto; certamente no, per il secondo, nonostante la confuse giustificazioni di tesoro-bankitalia su presunte e inesistenti esigenze di indipendenza ulteriore dal governo, poste a base dell'attuale d.l. 133/2013;


3) fatte queste premesse, non risulta sul piano giuridico alcuna ragione per dover risarcire le banche in questione di un loro presunto danno: esse non hanno apportato, nella loro neo-identità, privata e del tutto "novativa" delle origini di istituti in mano pubblica, quel capitale - che semmai era attribuibile alle banche "prime"capitalizzatrici nel 1893, che non possono giuridicamente in alcun modo essere definite come "danti causa" delle attuali, date le vicende di successive pubblicizzazioni, (a carico pubblico!), poi intervenute dall'inizio del XX secolo.
Mentre nell'acquisizione dello status privato, quel capitale Bankitalia, non lo hanno neppure fatto oggetto di alcun corrispettivo: allo stesso tempo, comunque, la loro presenza nell'azionariato Bankitalia diveniva inopportuna e contraria a regole essenziali di prevenzione del conflitto di interessi tra vigilante e vigilati.


4) ma un "risarcimento" non era dovuto neppure sul piano economico: infatti, non solo il mancato finanziamento della provvista di quel capitale esclude qualsiasi impiego di nuove risorse da parte di questi "privati", (tanto che l'operazione di "trattenimento" e scorporo di queste quote da parte dello Stato "privatizzatore" non avrebbe potuto incontrare alcuna fondata resistenza legale, specie ove stabilito direttamente dalla legge sulle privatizzazioni), ma i dividendi, profitti, o che dir si voglia, che hanno lautamente incassato su questo capitale, che le stesse banche private si sono "ritrovate" gratuitamente, erano, dal punto di vista economico RISK FREE.
Questo è un punto importante: già Bankitalia tende a porre a riserva e a non riversare al bilancio dello Stato quote di profitti molto più alte di quanto non facciano Banque de France e Bundesbank (che "danno" ai rispettivi Stati da 5,6 a 12 volte di più del nostro Istituto), sottraendo all'erario pubblico, e quindi a tutti noi, somme che potrebbero migliorare i conti del bilancio (ed attenuare la pressione fiscale), ma in più, i profitti distribuiti alle banche private - e non considerabili investitrici, come abbiamo visto-, nel corso degli ultimi due decenni:
a) sono stati ben superiori all'allora vigente limite del 3% sul capitale non rivalutato - e non c'era ragione di farlo, visto che era originariamente pubblico e non avevano pagato nulla per acquisirlo-, stornando così, in loro favore, decine di milioni di euro derivanti dalle attività di mero diritto pubblico di BdI, su cui, per legge e per Statuto, tali banche (private) non potevano avere alcuna ingerenza (diritti di signoraggio, operazioni sui titoli pubblici con plusvalenze e percezione dei relativi interessi, acquisti di oro);
b) tale prassi era economicamente del tutto ingiustificata, dato che, appunto, per le banche la variazione di quel capitale (mai investito) era e permane risk free, e le conseguenze dell'esercizio delle funzioni pubblicistiche, per loro, anche: cioè eventuali minusvalenze sui titoli, per fare un esempio, non si potevano riflettere sul valore di quelle quote di capitale e nè lo possono tutt'ora, dato il criterio in concreto prescelto, nonostante l'avvenuta rivalutazione.
Questo criterio, però, coinvolge inevitabilmente, e in modo volutamente non precisato, le variazioni incrementali di valore delle riserve varie, che includono l'oro e gli altri assets, inclusi utili non distribuiti allo Stato - che ne rimane il proprietario, nonostante quello che possono sostenere i vertici dell'Istituto;
c) tale prassi ingiustificata, - ribadiamo, gli utili sono il compenso per un investimento che richiede iniziativa e rischio, caratteri del tutto assenti nella partecipazione di tali banche-, viene ora rafforzata garantendo un profitto "fino al 6%" su quote rivalutate che necessariamente includono il rendimento relativo ad una qualche - misteriosamente determinata e selezionata- quota delle riserve create dall'esercizio di pubbliche funzioni, da svolgere vincolativamente nell'esclusivo interesse generale (e non delle banche stesse).
d) Ma questo emerge in base ad una confusa petizione di principio dell'operazione valutativa: si è prima deciso il livello potenziale di profitti distribuibili a questi "non-investitori", risk-free - 420/450 milioni all'anno, altrimenti attribuibili a riserva o ancor più erogabili al bilancio dello Stato-, e poi in base a tale "livello", col metodo dividend discount, si è proceduto alla rivalutazione delle quote!
Cioè prima si assicura un livello - immeritato sotto il profilo di iniziativa e rischio- di profitto (livello non tanto discrezionale, ma "arbitrario", cioè sine titulo, giuridicamente ed economicamente) e poi, incuranti della provenienza di tale flusso, nelle sue interferenze con l'esercizio di funzioni pubbliche in cui le banche non possono ingerirsi, si è stabilito il valore capitalizzato di cui beneficiarle!
d) E ciò, senza contare che la tassazione della relativa plusvalenza non solo è stata prevista ad una aliquota del 12%, anzichè del "medio" 16%, quale introdotto nell'ultima legge di stabilità come tassazione delle rivalutazioni per il resto delle società, ma è stata anche stimata in circa un miliardo di gettito, sull'ipotesi, del tutto labile, che le banche non avessero già operato un'iscrizione a bilancio di queste stesse quote ampliamente rivalutata (scontando anche le riserve in oro, pare!).
Ne conseguirà che la base di partenza su cui calcolare la rivalutazione si innalza e la plusvalenza risulterà in concreto inferiore e con essa il relativo gettito.
E comunque, azionisti che paghino una plusvalenza che sarà sicuramente inferiore al miliardo sbandierato dal governo, si possono rifare abbondantemente dell'onere in circa due anni di incassi dei profitti "in petizione di principio", stimati in oltre 400 milioni annui (quale che ne sarà poi la distribuzione, a seconda dell'assetto proprietario che verrà dalla cessione o titolo oneroso -naturalmente- delle quote minime a istituti vari, stranieri, per quanto "comunitari", in larga parte).


5) ma fatte queste (per più aspetti) stupefacenti considerazioni, riprendiamo il punto 1): se una legge ha delineato questo capolavoro, una "nuova" legge, in base ad un diverso orientamento politico democratico - necessariamente connesso a un assetto economico nazionale che non debba più farsi carico del credit crunch e delle sofferenze, direttamente conseguenti alla adozione della valuta unica ed alla privazione del cambio flessibile-, potrà mutarlo.
Come?


Di metodi, non necessariamente (molto) costosi per l'Erario, ce ne sarebbero molti.
A cominciare dalla separazione dell'Istituto in due; o meglio dalla ragionevole e legittima ri-qualificazione attribuibile all'ente "Bankitalia" in relazione all'attuale e residua serie di funzioni esercitabili da Bankitalia: cioè, scorporando, o meglio cristallizzando, strutturalmente le attuali funzioni di vigilanza da quelle (riacquisibili in futuro) di tesoriere (che ora non ci possono essere più, a causa dell'art.123 TFUE e che andrebbero perciò ripristinate e non necessariamente nello stesso ente) e dando a queste ultime una nuova e ragionevole configurazione soggettiva, appunto, in forma di Banco italiano monetario di tesoreria nazionale.
Cioè un "nuovo" e costituzionalmente orientato Istituto, capace di stampare moneta su stimolo delle autorità di indirizzo politico-monetario sovrano e, in tale quadro (tra l'altro), quindi, di fornire, eventualmente, all'autorità di mera vigilanza le risorse per ricomprare da vigilati ed estranei non nazionali le quote.
E tali quote, varrebbero oltretutto molto meno, una volta che,com'è del tutto naturale in base al regime della permanente e prioritaria proprietà Statale-ordinamentale delle stesse, a tale nuovo istituto di tesoreria, in base alle nuove competenze legali, fossero (ri)attribuite le preesistenti riserve nate dalle funzioni che Bankitalia non è più, dichiaratamente, interessata a svolgere (titoli di Stato, accumuli precedenti, incluso l'oro e ogni profitto di signoraggio).

Addendum- C'è anche un modo anche per attenuare il malcontento di eventuali (pseudo)investitori bancari, acquirenti successivi delle quote o meno, che siano: le riserve attuali sarebbero conferite al nuovo organismo competente, e quindi gestore in nome e per conto dello Stato-ordinamento democratico (che è sempre rimasto proprietario) per tutta la parte eccedente l'attuale valutazione patrimoniale, (cioè circa 130 miliardi meno i 7,5 attuali) e il vecchio istituto, nelle sue funzioni di vigilanza, potrebbe sempre distribuire gli utili che rivenissero da eventuali entrate derivanti dalle funzioni esercitate (es; diritti per autorizzazioni e sanzioni incassate nell'esercizio della vigilanza, gestione finanziaria di titoli pro-quota conservati in portafoglio).
Ma proprio se ci tenesse a rimanere in conflitto di interesse permanente coi vigilati e, naturalmente, se questi proventi, indubbiamente pubblici, fossero giustificatamente distribuibili e non previsti come finanziamento delle funzioni di istituto.

Per altro verso, l'attribuzione al nuovo istituto della quota delle riserve legittimamente prevalente, in base al nuovo ordine legale necessitato delle competenze, lo renderebbe separato ex novo, come sarebbe doveroso per prevenire la capture indicata da Stiglitz (e non solo), da ogni interferenza privata-proprietaria, che nulla ha a che vedere coi compiti tecnico-ausiliari relativi all'esercizio sovrano della funzione monetaria.
Ed è solo una prima e abbozzabile idea. Tante altre "utili" sono formulabili.
Compresa quella di ricreare un polo bancario nazionalizzato - che potrebbe anche conservare o acquistare, per altra via, quelle stesse quote bankitalia-, e che operi in modo strumentale, anzi "funzionale", alle politiche economico-industriali di un governo-parlamento che sia finalmente capace di rispettare il parametro della utilità sociale e della programmazione, in favore della piena occupazione, quale previsto dall'art.41, in relazione agli artt.1, 4 e 47 Cost. Correttamente intesi, naturalmente. orizzonte 48
 
Eh sì perchè il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: l'attuale quadro delle competenze che Bankitalia si è affrettato a introdurre in Statuto, la taglia fuori dal costituire la BC di emissione in caso di ripristino della sovranità monetaria. Irreversibile per irreversibile, visto che ci tengono tanto, tanto vale ricostituire una nuova banca e riappropriarsi, trasferendogliele, delle riserve afferenti alle funzioni cui bankitalia tiene tanto a rinunziare
 

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