FTSE Mib Dispersi,sfollati....ed anche un po' malati...

0,3% pil Matteo

facciamo un po' pena, ma e' meglio dello 0,2% preventivato

se la borsa vende speranza, oggi e' il giorno giusto, perche' ci sono state anche delle verifiche...ora bisogna vedere se questi target vengano ritenuti buoni o se si ha in potenziale quei 24600 che tutti pensano..

a me sembra che qui siamo gia' messi bene..e che il periodo possa remare contro..penso piu' ad un trading range che ad un balzo

qui ci vogliono altre conferme

nota dei crucchi : siamo cresciuti meno perche' e' cresciuta di piu' la Francia

come dire : la torta e' quella e se uno prende una fetta piu' grande gli altri mangiano di meno...
 
Tanto i drogati guardano solo i QE.

ECCO IL 118° SEGNALE DELLA RIPRESA: RECORD DI BOLLETTE E RATE MUTUI NON PAGATI - Rischio Calcolato

Va talmente bene l’economia che le famiglie che non riescono a pagare le bollette han fatto segnare record su record di insoluti.
Riporta il sito SOS Tariffe: “L’ammontare di bollette e rate non pagate nel 2014 è comparabile a quello di una manovra economica, affermano sul giornale. E’ una cifra record di 56,2 miliardi, che è quasi quadruplicata dal 2007 al 2014 e aumentata del 16% rispetto al 2013. Complessivamente si tratta di 40,6 milioni di pratiche affidate alle società di recupero, in crescita del 4% rispetto al 2013.
Sono dati Unirec (Unione nazionale delle imprese a tutela del credito) che in collaborazione con IlSole24Ore verranno presentati il prossimo giovedì a Roma.
Ogni anno recuperare quelle somme è più difficile: l’anno scorso soltanto il 17,2% dei debiti arretrati, che equivalgono a 9,6 miliardi, è stato saldato, con un tasso medio di successo in diminuzione di 14 punti rispetto al 2007.
«Ancora una volta – afferma Gianni Amprino, presidente di Unirec – i dati sono lo specchio dell’economia del Paese: raccontano la difficoltà delle famiglie a onorare gli impegni e delle aziende a corto di liquidità. Recuperando quelle somme il nostro settore contribuisce alla tenuta del sistema-Italia e impedisce che il costo del mancato incasso si trasferisca sui consumatori con un aumento delle tariffe o dei costi».
Ma c’è una buona notizia, per la ripresa: le morosità in aumento anche nel 2015. Secondo gli specialisti Unirec nel 2015 la morosità continuerà ad aumentare, con una crescita delle masse gestite stimata tra il 7 e il 10%, oltre i 60 miliardi e un numero di pratiche intorno ai 44 milioni. A controtendenza invece il tasso di recupero, che dovrebbe aggirarsi intorno al 19%. E’ tanto l’accumulo di debiti che nel 2014 il ticket medio è aumentato dell’11% rispetto al 2013, raggiungendo i 1.385 euro. L’88% delle pratiche riguardano rate e bollette non saldate dalle famiglie, che hanno arretrati ben 44,8 miliardi. L’altro 12% è riconducibile ai debiti aziendale, che l’anno scorso hanno raggiunto gli 11,4 miliardi.
Ci sono poi le rate non saldate di mutui e prestiti che rappresentano il 72% delle somme arretrate, con un importo medio che oltrepassa i 2mila euro”.
Sarà tutto merito degli 80 euro di Renzi? Hanno aumentato i consumi… di carte bollate!
 
+1,6% Romania....speriamo che comincino a riprendersi i Rumeni che abbiamo qui

Tornate a casa...


L’inserimento nella società italiana

Come si starebbe senza i romeni? Meglio o peggio di adesso? Sicuramente peggio, perché ne risentirebbero due settori importanti in cui vengono impiegati i romeni, l’edilizia e la cura della persona. Il lavoro è vissuto dai romeni come un veicolo di integrazione, poiché negli ultimi anni si è assistito a un grande numero di ricongiungimenti familiari e molti bambini nati in Italia, quindi si può notare una stabilizzazione dei flussi migratori. Il processo di integrazione è aiutato anche dalla facilità con cui si apprende la lingua italiana, dovuta probabilmente alle comuni radici latine. È un universo ben diverso da quello che ci hanno offerto i media, soprattutto nel 2007, secondo i quali l’insicurezza sociale avvertita in tutta Italia sarebbe da attribuire a romeni e rom (i termini sono spesso, e in modo sbagliato, interscambiati). I romeni sono propensi all’associazionismo, infatti in molti paesi con forte immigrazione romena, quindi anche in Italia, sono presenti associazioni, istituti culturali, negozi alimentari con prodotti tipici romeni. L’associazionismo intende mantenere vive le radici, a ricordare ed a trasmettere le proprie tradizioni. I romeni sono la prima collettività di immigrati in Italia. All’inizio le migrazioni romene erano caratterizzate da una grande temporaneità e circolarità delle sue presenze e dal protagonismo della sua componente femminile. Adesso invece si assiste ad un bilanciamento del rapporto di genere e la crescita del numero dei bambini nelle scuole e dei ragazzi nelle università testimoniano un inserimento più stabile e di integrazione nelle strutture, non solo lavorative, della società. Secondo alcune ricerche, i romeni, come anche altri migranti dell’Europa Orientale, sono persone con un livello di istruzione piuttosto elevato, quasi tutti possiedono il diploma e molti di loro persino la laurea. Tuttavia questo non trova riscontro in un altrettanto qualificata collocazione nel mercato lavorativo italiano, molti romeni essendo impiegati in lavori più bassi rispetto alla loro istruzione. Oltre al lavoro, un altro fattore importante per l’integrazione è la rete di amicizie. La maggior parte dei romeni ha sia amicizie romene, di vecchia data o acquisite in Italia, sia amicizie italiane. La collettività romena in Italia vive una vita cosiddetta “transnazionale”, cioè una vita nella quale abitudini, usanze e contatti con il paese d’origine coesistono con le pratiche quotidiane volte all’inserimento nel nuovo tessuto sociale. Questa strategia diventa un modo per superare la nostalgia delle cose che mancano di più del proprio paese, come la famiglia e gli amici più cari, la città natale, le tradizioni e un modo di vivere che si è dovuto cambiare una volta arrivati in Italia. Molti romeni continuano ad avere contatti con la Romania, anche grazie alle nuove tecnologie, infatti, oltre al telefono fisso, la maggior parte usa i cellulari e soprattutto gli sms. Un altro fattore a testimonianza della proiezione transnazionale dei romeni verso il paese d’origine, è l’invio delle rimesse alla famiglia rimasta in patria. Inoltre, data la vicinanza dei due paesi, la maggior parte dei romeni effettua almeno una visita all’anno in Romania, specialmente durante le ferie. Si evidenzia quindi un’immagine dei cittadini romeni impegnati in una serie di pratiche transnazionali che consistono nell’alimentare e tenere vivi i legami con la terra d’origine, come viene evidenziato anche dalla presenza in Italia di ristoranti e negozi romeni, di chiese ed associazioni, di giornali romeni venduti anche nelle edicole italiane. Emerge quindi una collettività che vede i propri membri non come migranti sospesi tra due realtà, ma come persone impegnate in pratiche sociali transnazionali, che servono a colmare la distanza tra i due poli della migrazione, senza però cercare di ricreare una nuova Romania nelle città italiane di adozione. La ricchezza dei romeni è proprio questa: essere effettivamente parte di due realtà, quindi poter fare anche un confronto tra Italia e Romania.5 Per quanto riguarda la percezione personale tra italiani e romeni, questa si basa su stereotipi e luoghi comuni, ed è molto superficiale. Gli italiani definiscono i romeni “zingari/rom”, mentre i romeni descrivono gli italiani come “sfruttatori”. Entrambe queste immagini sono state influenzate dai media, dalla letteratura o dalla filmologia.
 
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58
Il folle scambio Italia-Romania A noi i criminali, a loro le imprese

Dalla fine del comunismo un romeno su otto è emigrato. Da noi è la comunità che commette più reati. E a Bucarest 35.000 aziende italiane sfornano il 10% del pil





Fausto BiloslavoGiuseppe Marino - Gio, 11/07/2013 - 08:19









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Dalla caduta del comunismo nell'Europa Orientale tre milioni di romeni hanno lasciato il loro paese, come se da noi si fossero svuotate Sicilia e Campania. Un terzo di questo marea umana ora vive in Italia.
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La stragrande maggioranza è di certo gente onesta, ma con Bucarest in Europa dal 2007, l'Italia è sempre più l'Eldorado dei delinquenti di Bucarest. Secondo i dati della Polizia di stato le segnalazioni di romeni denunciati o arrestati nel 2008 erano 42.177 e l'anno dopo 43.228.
Negli stessi anni, dall'Italia è partito un altro esodo in direzione contraria. Il «cambio» non ci è convenuto: noi abbiamo impiantato da loro 35mila aziende che godono dei privilegi del mercato unico, ma non dei disagi dell'euro, non ancora adottato in Romania. Così loro hanno perso il 13% della popolazione, ma guadagnato un 10% di ricchezza: a tanto ammonta la quota del Pil portata in dote dal «made in Italy» traslocato in Romania.
Uno scambio folle, che come risultato vede i romeni nelle galere italiane come seconda popolazione carceraria fra gli stranieri, con 3661 detenuti in costante crescita. Peggio ancora se si guarda «all'altra metà del crimine»: una detenuta straniera su quattro è romena, un record, legato anche al fatto che la criminalità importata da Bucarest si è specializzata nello sfruttamento della prostituzione e nell'immigrazione clandestina dai paesi dell'Est.
 
Schengen, perché a Berlino non piace il via libera a rumeni e bulgari

di Roberta MiragliaCronologia articoloCommenti (15)
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Argomenti: Immigrazione | Berlino | Polonia | Friedrich Hans-Peter | Bulgaria | Romania


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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2013 alle ore 07:10.



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I ministri dell'Unione europea hanno infine ceduto di fronte alla netta opposizione dei Paesi nordici e non solo. Così giovedì la decisione sulla caduta delle barriere alla libera circolazione di rumeni e bulgari all'interno dello spazio Schengen a partire dal 1°gennaio 2014 è stata rinviata. Come minimo di qualche mese.
Portabandiera di un malumore diffuso sono state Germania, Finlandia e Olanda. La Germania, dove è in corso la campagna elettorale per la Cancelleria e si vota il 22 settembre, non è stata tenera di fronte alla temuta ondata di nuovi immigrati. Nel dibattito è intervenuto anche il ministro dell'Interno, Hans-Peter Friedrich, annunciando – in un'intervista – che Berlino avrebbe detto no, per due ragioni: il rischio che attraverso Romania e Bulgaria possano arrivare cittadini extra Ue senza adeguati controlli, a causa del livello ancora alto di corruzione a Sofia e Bucarest; il timore di un'ondata di migrazione di persone non intenzionate a lavorare ma solo a ricevere i benefici del welfare.

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Immigrazione povera. I tedeschi più critici la chiamano "immigrazione della povertà". E a dar voce alle incognite con cui si confronta lo stato sociale made in Germania è stata l'associazione dei comuni, qualche settimana fa: «Senza aiuti federali non saremo in grado di sostenere le spese legate all'immigrazione».
Eppure già oggi nel Paese possono entrare rumeni e bulgari per svolgere attività libero professionali o avviare piccole imprese. Nel Paese vivono attualmente 200mila rumeni e 120mila bulgari. E il loro tasso di disoccupazione, in un'isola felice per il lavoro, non è superiore alla media. Il vero problema sono i rom e tutti i lavoratori privi di specilalizzazione. A chi tocca sborsare sussidi e spese per scuole e sanità? Finora, rincarano la dose i contrari alla rimozione delle barriere, le autonomie locali sono state lasciate sole.
Il caso polacco. Dall'altra parte, il Governo federale sottolinea che quando un'analoga barriera cadde, nel 2012, per i polacchi non arrivarono di colpo ondate bibliche da Varsavia. Il dibattito, secondo i media tedeschi, rischia di scadere nella propaganda, alimentata da esigenze elettorali. E ricorda, ha notato Der Spiegel, il cliché dell'idraulico polacco del 2004, l'anno dell'allargamento dell'Unione a Est.
In cerca di manodopera. E dire che la Germania, con un tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, tra i più bassi d'Europa per riempire le sue posizioni lavorative vacanti, conta anche sulla manodopera straniera. Le offerte di posti sono sopra quota 800mila, e per compensare l'invecchiamento della popolazione si stima che il motore tedesco avrà bisogno di coprire dall'estero circa mezzo milione di posizioni altamente specializzate dal 2015 in poi. Già oggi l'immigrazione dal Sud dell'Europa in crisi si è intensificata: se nel 2011 il saldo netto migratorio ha registrato +216% dalla Polonia, la Grecia ha messo a segno un impressionante +1.245 per cento. Con l'Italia che ha superato i temuti polacchi (+217%).
Ma si tratta, per lo più, di lavoratori specializzati. Immigrati di cui Berlino ha bisogno, considerando che in cima alle offerte di lavoro nei land spiccano ingegneri e addetti alla raccolta dati.
 
xbear sull'orlo del collasso... :help:
Mi spiace per il Ninjaxx, ma glielo avevo anche segnalato graficamente... :wall:
Purtroppo anch'io in quanto a boiate ne ho fatte a bizzeffe e mi sono costate un bel po' :(

ciao, xbear rischia il collasso????
ma la tecnica non dovrebbe essere quella di aspettare i 24500 in doppio max con il 2009 e li provare lo short con tp a 13000 per il 2016?? Stop loss sopra i 25000 e contestuale reverse per tp a 31000???
Dite che è da sempliciotti quello che ho scritto????
 
L’inserimento nella società italiana

Come si starebbe senza i romeni? Meglio o peggio di adesso? Sicuramente peggio, perché ne risentirebbero due settori importanti in cui vengono impiegati i romeni, l’edilizia e la cura della persona. Il lavoro è vissuto dai romeni come un veicolo di integrazione, poiché negli ultimi anni si è assistito a un grande numero di ricongiungimenti familiari e molti bambini nati in Italia, quindi si può notare una stabilizzazione dei flussi migratori. Il processo di integrazione è aiutato anche dalla facilità con cui si apprende la lingua italiana, dovuta probabilmente alle comuni radici latine. È un universo ben diverso da quello che ci hanno offerto i media, soprattutto nel 2007, secondo i quali l’insicurezza sociale avvertita in tutta Italia sarebbe da attribuire a romeni e rom (i termini sono spesso, e in modo sbagliato, interscambiati). I romeni sono propensi all’associazionismo, infatti in molti paesi con forte immigrazione romena, quindi anche in Italia, sono presenti associazioni, istituti culturali, negozi alimentari con prodotti tipici romeni. L’associazionismo intende mantenere vive le radici, a ricordare ed a trasmettere le proprie tradizioni. I romeni sono la prima collettività di immigrati in Italia. All’inizio le migrazioni romene erano caratterizzate da una grande temporaneità e circolarità delle sue presenze e dal protagonismo della sua componente femminile. Adesso invece si assiste ad un bilanciamento del rapporto di genere e la crescita del numero dei bambini nelle scuole e dei ragazzi nelle università testimoniano un inserimento più stabile e di integrazione nelle strutture, non solo lavorative, della società. Secondo alcune ricerche, i romeni, come anche altri migranti dell’Europa Orientale, sono persone con un livello di istruzione piuttosto elevato, quasi tutti possiedono il diploma e molti di loro persino la laurea. Tuttavia questo non trova riscontro in un altrettanto qualificata collocazione nel mercato lavorativo italiano, molti romeni essendo impiegati in lavori più bassi rispetto alla loro istruzione. Oltre al lavoro, un altro fattore importante per l’integrazione è la rete di amicizie. La maggior parte dei romeni ha sia amicizie romene, di vecchia data o acquisite in Italia, sia amicizie italiane. La collettività romena in Italia vive una vita cosiddetta “transnazionale”, cioè una vita nella quale abitudini, usanze e contatti con il paese d’origine coesistono con le pratiche quotidiane volte all’inserimento nel nuovo tessuto sociale. Questa strategia diventa un modo per superare la nostalgia delle cose che mancano di più del proprio paese, come la famiglia e gli amici più cari, la città natale, le tradizioni e un modo di vivere che si è dovuto cambiare una volta arrivati in Italia. Molti romeni continuano ad avere contatti con la Romania, anche grazie alle nuove tecnologie, infatti, oltre al telefono fisso, la maggior parte usa i cellulari e soprattutto gli sms. Un altro fattore a testimonianza della proiezione transnazionale dei romeni verso il paese d’origine, è l’invio delle rimesse alla famiglia rimasta in patria. Inoltre, data la vicinanza dei due paesi, la maggior parte dei romeni effettua almeno una visita all’anno in Romania, specialmente durante le ferie. Si evidenzia quindi un’immagine dei cittadini romeni impegnati in una serie di pratiche transnazionali che consistono nell’alimentare e tenere vivi i legami con la terra d’origine, come viene evidenziato anche dalla presenza in Italia di ristoranti e negozi romeni, di chiese ed associazioni, di giornali romeni venduti anche nelle edicole italiane. Emerge quindi una collettività che vede i propri membri non come migranti sospesi tra due realtà, ma come persone impegnate in pratiche sociali transnazionali, che servono a colmare la distanza tra i due poli della migrazione, senza però cercare di ricreare una nuova Romania nelle città italiane di adozione. La ricchezza dei romeni è proprio questa: essere effettivamente parte di due realtà, quindi poter fare anche un confronto tra Italia e Romania.5 Per quanto riguarda la percezione personale tra italiani e romeni, questa si basa su stereotipi e luoghi comuni, ed è molto superficiale. Gli italiani definiscono i romeni “zingari/rom”, mentre i romeni descrivono gli italiani come “sfruttatori”. Entrambe queste immagini sono state influenzate dai media, dalla letteratura o dalla filmologia.


https://m.youtube.com/watch?v=bFLqUhtWNc4
 

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