La vendetta dei Falchi del 13/07/2015
Quel che è successo nel week end a Bruxelles, al di là dei dettagli, che verranno comunicati nel corso della giornata, ha un solo nome: vendetta. Come sanno coloro che hanno letto i miei commenti in queste convulse settimane, proprio il silenzio sornione della Merkel mentre tutti esultavano per l’accordo ormai quasi fatto fin da giovedì, mi induceva a ritenere che la Germania, dopo aver dovuto trangugiare l’invito americano a risolvere la questione senza buttare fuori la Grecia dall’Eurozona, avrebbe preteso altri concreti passi avanti dei greci verso l’austerità prima di mettere la firma sull’accordo europeo.
Ma mai avrei pensato ad una Germania così violenta nel pretendere l’umiliazione dei greci e il personale annientamento di Tsipras, ridotto ad uno straccetto capace solo di assorbire le ripetute vessazioni imposte dai dominatori dell’Eurozona. E meno male che la Francia ed anche un po’ lo stesso Renzi, si sono messi per quanto possibile a mediare, riuscendo almeno a fermare la proposta di Schaeuble di mettere la Grecia fuori dall’Euro per 5 anni.
Alla Grecia verrà data la possibilità di rimanere e poi di iniziare le trattative per ottenere 80 miliardi di aiuti.
Ma a che prezzo! Tsipras dovrà cancellare le sue riforme, fare la riforma delle pensioni e gli aumenti dell’IVA in tre giorni. Solo a queste condizioni giovedì si potrà varare un terzo piano di aiuti, che però sarà garantito da un fondo di 50 miliardi di beni e proventi delle privatizzazioni. Questo fondo, che dovrebbe avere sede e giurisdizione in Lussemburgo, è un vero e proprio esproprio e dà un segnale chiaro del livello a cui è giunta la sfiducia nei greci. Così come ne è un ulteriore segnale l’imposizione della Troika ad Atene, per controllare la corretta applicazione del memorandum che verrà imposto per avere i finanziamenti.
Tutti, nessuno escluso, i feticci di Tsipras, tutte le parole d’ordine con cui ha vinto le elezioni sono state abbattute come birilli. Dietro questo accanimento c’è la volontà di distruggere Tsipras, reo di aver voluto e vinto dell’offensivo referendum.
Tsipras è finito, comunque vada, perché ha sbagliato le ultime giocate e non ha considerato la potenza e la permalosità dei falchi tedeschi.
Mentre scrivo Tsipras non ha ancora accettato l’accordo, in particolare non vuole il fondo di garanzia e il Fondo monetario per non avere la Troika in casa. Non mi stupirei che rompesse le trattative e si dimettesse immediatamente. Sarebbe in fondo la soluzione più dignitosa per lui, che ha sbagliato tanto ed è stato disarcionato dagli impalcabili falchi europei.
Se anche dovesse accettarlo non so poi se le dure condizioni imposte potranno essere soddisfatte in tre giorni. Tsipras non ha più maggioranza e forse oggi dovrà affrontare anche rivolte di piazza di un popolo, prima illuso, poi umiliato e ora forse offeso.
I mercati finanziari dovranno digerire lo sconvolgente spettacolo di un’Europa divisa e rancorosa, tutt’altro che un’Unione. Il futuro dell’Euro non esce rafforzato dallo spettacolo offerto.
Ma se accordo ci sarà, formalmente la Grecia rimarrà nell’Eurozona, almeno fino a giovedì. Questo è l’unico dato positivo, quello che potrebbe consentire forse ai mercati di accontentarsi della parte piena del bicchiere, che non è poi molta.
Di più non mi sento di dire. E’ un giorno triste per chi credeva nella costruzione di un area integrata, solidale, unita dai valori comuni. Ieri abbiamo visto una penosa riunione di condominio con liti personali ed emersione di rancori che covavano da tempo, anche tra Schaeuble e Draghi.
Abbiamo assistito a spaccature che fanno pensare che l’Eurozona non esiste più, se non formalmente. Non è un risultato di cui andare fieri.