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Forumer storico
E' nelle liste la prima Caporetto di Veltroni
Le liste del Partito Democratico rese note da Veltroni tra ieri e oggi sono una vera Caporetto per tutte le ambizioni di rinnovamento che avevano accompagnato la fusione tra Ds e Margherita. Così dalle grancasse della propaganda veltroniana escono fuori delle listarelle senz’arte né parte: colme dell’ira e della delusione degli esclusi, di piccoli e grandi compromessi, di finte novità.
Le facce nuove sono per lo più i portaborse o gli assistenti di ex ministri o boss di partito. C’è la capo ufficio stampa di Prodi, Sandra Zampa; il portavoce del Pd, Piero Martino; la segretaria particolare di Fioroni, Paola Pedoti, il portavoce del governo, Silvio Sircana. Se poi cercate i giovani troverete la ventiseienne figlia dell’ex ministro Cardinale e Veronica De Laurentiis, figlia di Dino e Silvana Mangano, oltre alla tanto lodata e ben introdotta Marianna Madia. E per restare in tema di parentele, ci sono anche la moglie di Bassolino, Annamaria Carloni, e quella di Fassino, Anna Serafini (grazie ad una deroga).
Poi ci sono le sconfitte personali del segretario Veltroni, come il posto di capolista di D’Alema in Campania a tutela e protezione del governatore Bassolino. E’ qui, nella terra dei rifiuti, che il ministro degli Esteri prepara la sua riscossa anti-veltroniana, se le elezioni andranno come lui spera. Anche l’esclusione dalle liste di Peppino Caldarola può essere registrata dalla parte delle sconfitte per Veltroni e delle vittorie di D’Alema.
Il capitolo delle esclusioni è affollato e significativo. Assieme a Caldarola, perde il posto anche Umberto Ranieri, e viene così falcidiato lo sparuto drappello dei filo-israeliani e in genere filo-occidentali dentro il Pd. Escluso anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, uno di quelli che aveva creduto possibile il dialogo istituzionale con il centro-destra. Indebolita anche la piccola schiera dei riformisti con un posto in bilico per Nicola Rossi, contrapposto alle candidature del numero due della Cisl e del mariniano Giampaolo Scanu, due baluardi della conservazione del pubblico impiego.
Una debacle anche per i cattolici che vedono penalizzati gli esponenti dell’ex Ppi, escluso anche il popolare Gianfranco Morgando. Feroce la reazione della Bindi: “Davanti a me non hanno messo facce nuove ma solo praticanti di partito”. Senza contare la furba mossa di Veltroni che, spostando tutti i cosiddetti “teodem” dal Senato alla Camera, ha di fatto sterilizzato il loro peso politico. Tanto che il loro portavoce Carra, capita l’antifona ha annunciato che nella prossima legislatura si occuperà d’altro.
E’ vero infine che non ci sarà De Mita, 80 anni, ma non mancherà Sergio Zavoli, che ne ha 84.
Le liste del Partito Democratico rese note da Veltroni tra ieri e oggi sono una vera Caporetto per tutte le ambizioni di rinnovamento che avevano accompagnato la fusione tra Ds e Margherita. Così dalle grancasse della propaganda veltroniana escono fuori delle listarelle senz’arte né parte: colme dell’ira e della delusione degli esclusi, di piccoli e grandi compromessi, di finte novità.
Le facce nuove sono per lo più i portaborse o gli assistenti di ex ministri o boss di partito. C’è la capo ufficio stampa di Prodi, Sandra Zampa; il portavoce del Pd, Piero Martino; la segretaria particolare di Fioroni, Paola Pedoti, il portavoce del governo, Silvio Sircana. Se poi cercate i giovani troverete la ventiseienne figlia dell’ex ministro Cardinale e Veronica De Laurentiis, figlia di Dino e Silvana Mangano, oltre alla tanto lodata e ben introdotta Marianna Madia. E per restare in tema di parentele, ci sono anche la moglie di Bassolino, Annamaria Carloni, e quella di Fassino, Anna Serafini (grazie ad una deroga).
Poi ci sono le sconfitte personali del segretario Veltroni, come il posto di capolista di D’Alema in Campania a tutela e protezione del governatore Bassolino. E’ qui, nella terra dei rifiuti, che il ministro degli Esteri prepara la sua riscossa anti-veltroniana, se le elezioni andranno come lui spera. Anche l’esclusione dalle liste di Peppino Caldarola può essere registrata dalla parte delle sconfitte per Veltroni e delle vittorie di D’Alema.
Il capitolo delle esclusioni è affollato e significativo. Assieme a Caldarola, perde il posto anche Umberto Ranieri, e viene così falcidiato lo sparuto drappello dei filo-israeliani e in genere filo-occidentali dentro il Pd. Escluso anche il costituzionalista Stefano Ceccanti, uno di quelli che aveva creduto possibile il dialogo istituzionale con il centro-destra. Indebolita anche la piccola schiera dei riformisti con un posto in bilico per Nicola Rossi, contrapposto alle candidature del numero due della Cisl e del mariniano Giampaolo Scanu, due baluardi della conservazione del pubblico impiego.
Una debacle anche per i cattolici che vedono penalizzati gli esponenti dell’ex Ppi, escluso anche il popolare Gianfranco Morgando. Feroce la reazione della Bindi: “Davanti a me non hanno messo facce nuove ma solo praticanti di partito”. Senza contare la furba mossa di Veltroni che, spostando tutti i cosiddetti “teodem” dal Senato alla Camera, ha di fatto sterilizzato il loro peso politico. Tanto che il loro portavoce Carra, capita l’antifona ha annunciato che nella prossima legislatura si occuperà d’altro.
E’ vero infine che non ci sarà De Mita, 80 anni, ma non mancherà Sergio Zavoli, che ne ha 84.