Un governo irritante perché continua a fare l’esatto contrario sia del necessario, sia di quello che promette,
incosciente perché nel senso letterale non ha preso coscienza della vera gravità economica,
pericolosamente inquietante perché viste le due ragioni precedenti alla fine dell’estate potrebbe esserci il far west.
Parliamoci chiaro basterebbe riascoltare tutte le dichiarazioni di Conte e dei ministri, dall’inizio della crisi,
e confrontarle con quelle del giorno dopo, per capire gli aggettivi, ma se questo non fosse sufficiente
si potrebbero leggere i provvedimenti per fugare il dubbio.
Dal rischio minimo che il paese fosse colpito dal virus, all’invito agli aperitivi,
dalla certezza della preparazione ad ogni evenienza, alla malattia che era poco più di un’influenza,
allo stanziamento iniziale di 3 miliardi ritenuti capienti, alla valanga di miliardi a tutti e rapidamente.
Dai prestiti in banca in 24 ore, alla richiesta dell’atto d’amore, dall’affidamento all’Inps delle erogazioni
perché già pronto alle elargizioni, al fallimento del click day, dalla garanzia sulle semplificazioni ,
al groviglio delle autocertificazioni, dalla lotta alla burocrazia, alla scrittura di un dpcm da pazzia,
dal nessuno sarà trascurato, ad un numero imprecisato di settori produttivi dimenticato.
Dagli scontri con le regioni, al balletto sulle riaperture, dall’invito al centrodestra a partecipare alle proposte finite nel cestino,
dai bonus pronti sul tavolino, ai ritardi che ancora oggi sono un teatrino,
dai brindisi sui soldi della Ue come fossero già concessi, all’ammissione che dipenderà da trattative molto lunghe e soprattutto complicate.
In mezzo a questo ben di Dio per non sbagliare c’è stato il circo delle mascherine,
del plexiglass in spiaggia oppure a scuola, delle multe a chi disperato è sceso in piazza civilmente e distanziato,
ad una madre che ha baciato il figlio, ad un barista che ha portato due caffè di fronte.
Parliamo di un governo che senza idee, pensate voi, è ricorso a cervelloni per elaborare un piano che non sarà seguito,
un esecutivo che non ha spostato le scadenze fiscali come se il paese fosse in condizioni normali,
che ha affrontato una crisi all’ennesima potenza sprecando miliardi in assistenza,
che ha proposto migliaia di assunzioni statali, trascurando il problema dei licenziamenti a valanga di tutto il settore produttivo che così non sfanga.
Parliamo di un esecutivo che stima la perdita del Pil dell’otto percento
ed è convinto che i suoi provvedimenti porteranno grandi miglioramenti,
quando tutti gli organismi previsionali indicano numeri ben peggiori
e comunque più vicini al meno 12 percento ammesso che vada bene.
Parliamo infine di un governo che annuncia di voler ristorare le imprese, gli artigiani, i commercianti, le partite iva,
ma non paga i 50 miliardi di debiti pregressi né autorizza l’ampliamento della compensazione,
nè restituisce le accise non dovute come da sentenza della cassazione.
Come se non bastasse il cdm dall’inizio della crisi ha non solo continuato a spendere per il gigante statale,
ma addirittura ne ha ampliato i costi come fossimo in espansione,
eppure chiunque, ribadiamo chiunque, avrebbe immediatamente fatto una draconiana revisione della spesa
per recuperare svariate decine di miliardi ad invarianza di bilancio.
Insomma su una spesa pubblica di valanghe di centinaia di miliardi l’anno,
sia strutturalmente e sia temporaneamente a recuperarne svariate decine vista l’emergenza nazionale
oltreché possibile sarebbe normale non fosse altro che per evitare di andare in Europa alla canna del gas
come stiamo facendo e ancora il peggio non è arrivato, perché tra poco con i costi assurdi che sopportiamo, la ragioneria batterà cassa.
Non ci si rende conto che a settembre tra il calo forte dei consumi, la mancanza di fatturato,
di liquidità a fondo perduto, le scadenze trasferite da onorare, le attività che non potranno continuare,
i licenziamenti conseguenti e i fallimenti, sarà un inferno, altroché fisco da pagare, mutui da recuperare,
leasing da onorare, contributi da saldare, bollette e costi aziendali pregressi da quietanzare, con quali soldi?
Quali aiuti dello stato? Quali ristori adeguati?
Ecco perché ha ragione Bonomi, ha ragione il centrodestra a protestare, le altre associazioni di categoria,
le confederazioni autonome, ha ragione Tremonti, Savona, Ichino, Giavazzi, Bazoli, Draghi, Ricolfi
e una quantità di altri che seppure da diverse angolature concordano sugli sbagli, i ritardi, le omissioni, le confusioni,
i rischi e le impreparazioni nelle azioni del governo.
Ecco perché, absit iniuria verbis e senza nulla di personale, noi scriviamo, irritante, incosciente e pericolosamente inquietante,
chi vivrà vedrà e ne assumerà la responsabilità politica di fronte al paese.