era in corso una simulazione… ma i morti sono veri

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Forumer storico
Anche a San Bernardino era in corso una simulazione…

Maurizio Blondet 5 dicembre 2015


Nel nostro centro si sono esercizi di simulazione ‘active shooter’ tutti i mesi!”: così si lamentava in un messaggino una infermiera che lavora al Centro Disabili dove è avvenuta la sparatoria.

L’infermiera si chiama Dorothy Vong, e la sua testimonianza è stata riportata dal Los Angeles Times.
Le esercitazioni “active shooter” (sparatore attivo) sono appunto simulazioni in cui si suppone che gli agenti di polizia,Guardia Nazionale e soccorritori sanitari diventano esperti, per così dire, come trattare gli stragisti che sparano in scuole e simili istituti. Siccome le sparatorie omicide in America sono una routine, anche le esercitazioni sono una routine.

Allo Inland Regional Center di San Bernardino, i pazienti disabili e i loro familiari vengono ogni mese coinvolti in queste esercitazioni, insieme al personale, e ne sono alquanto irritati.



L’esercitazione è cominciata”: così l’infermiera Dorothy Vong manda un messaggino al marito verso le 11 di quel giorno.
Si avvicina alla finestra e filma un video degli agenti ed altri funzionari che accorrono verso l’edificio “. “Oh, fa’ paura”; dice una voce – una voce calma dietro di lei. Probabilmente un altro dipendente o paziente che guarda alla finestra.
..E sono tutti bardati!”, dice qualcun altro: “fucili e tutto..”-.
Qualcuno, dietro, ridacchia. Non hanno ancora capito che l’esercitazione è diventata reale.

Finalmente Dorothy rimanda un sms al marito: “Ehi, è vero”. E qualche minuto dopo: “Siamo in un ufficio chiuso a chiave”.
Nel pomeriggio il marito, Mark Vong, che è corso al centro e sta dietro della polizia, racconta tutto ciò ai reporters e aggiunge: “Ho detto a mia moglie di stare calma e di non cadere nel panico. Sono addestrati per questo. Sanno che può succedere”.
E certo, come no.
La prima conclusione che le autorità adottare è che quelle continue esercitazioni active shooter sono del tutto inutili. A meno che non servano a coprire i preparativi di un attentato deciso dall’alto.


In ogni grande false flag, l’abbiamo spesso ripetuto, s’è saputo che era in corso una qualche esercitazione di polizia, pompieri, paramedici che simula esattamente la tragedia che deve avvenire.


A Londra 2005, vi fu il fondato sospeto che i quattro “terroristi” che fecero esplodere i loro zaini nelle quattro stazione del metrò, potessero essere degli ignari ingaggiati per una esercitazione, che poi è diventata “live” a loro insaputa.



Per quanto orrenda questa ipotesi, anche la tragedia di San Bernardino
Si veda questa foto:
Se era ammanettato, perché l’hanno ucciso?
Riprende il corpo del marito ‘terrorista’ Syed Farook , appena ucciso dalla polizia. E’ ammanettato.

E’ stato ammanettato da morto? E perché?

Si ammanettano i vivi pericolosi.

Ma una volta ammanettato, Farook non poteva più essere pericoloso.
Perché la polizia l’ha ammazzato?


E poi: perché prima di fare la strage i due hanno ritenuto necessario vestirsi con abiti tattici neri, in divisa da terroristi?
Ma nessun dubbio tocca i nostri media:
“C’è il marchio dell’Isis sulla strage – la moglie di Farook giurava fedeltà al Califfo”.

Già: esiste un messaggio che la moglie e neo-mamma Tashfeen Malik ha postato su Facebook “in cui giura fedeltà al Califfo”.

E quando l’ha postato?
Il giorno stesso. Anzi, durante la sparatoria.
Ha postato il materiale alle 11 sotto un altro account alle 11 del matino”, raccontano i giornali: “all’incirca nell’ora in cui son cominciate ad arrivare le chiamate al 911” (il numero d’emergenza, tipo 113).
Bonnie & Clyde? E’ credibile che la neo-mamma in tuta nera, mentre sta sparando, manda un messaggio di fedeltà all’ISIS?
E perché sotto “un altro account”?
E da dove è venuta questa notizia?

Da un “dirigente di Facebook” (a Facebook executive) che “parla sotto condizione di anonimato perché per direttiva aziendale non può essere citata per nome.
Il”Profilo Faceobook” è stato rimosso.

Ma è il profilo della signora, oppure il profilo dell’altro account, il falso nome?
Un altro funzionario che parla sotto condizione di anonimato dice che Malik (la neo-mamma) esprimeva ‘ammirazione’ per Al Baghdadi “ in quel messaggio rimosso,
“e che non c’era alcun segno che chiunque altro affiliato all’ISIS le abbia risposto, né che abbia ricevuto istruzioni operative”.

Un messaggio d’amore puro e semplice.
Solo a posteriori l’ISIS ha rivendicato: lo ha scoperto, come al solito, Rita Katz.[agente del Mossad]



Ora, non bisogna essere dei maestri del sospetto per capire che
1) o il messaggio non è mai esistito (“E’ stato rimosso”) o

2) Qualcuno l’ha postato su Facebook mentre la signora era impegnata a massacrare 17 persone, conosciute per lo più dal marito.
Non è poi così difficile postare un falso profilo su Facebook a nome di un altro. Specie se l’altro non protesterà mai più.


Anche le munizioni e gli esplosivi trovati nella loro abitazione possono esserci stati messi dopo.

Niente di più facile: l’FBI ha ovviamente fatto irruzione ed ispezionato ogni angolo della casa.
Poi – e questo invece è molto insolito – ha consentito che il proprietario dell’appartamento lasciasse entrare i giornalisti; che come un’orda vergognosa hanno pesticciato, fotografato, frugato nei cassetti, insomma sporcato la cosiddetta “crime scene”.
L’orda dei media saccheggia la scena I federali hanno anche fatto diramare questa notizia, ovviamente sotto anonimato: “Negli anni, uno dei presunti sparatori di San Bernardino, Syed Farook, è stato in qualche tipo di contatto con diverse persone che erano sotto i radar dell’FBI per possibili allarmi di terrorismo, secondo molteplici fonti”.
San Bernardino Shooter Had Contact With People on FBI's Radar, Sources Say - ABC News


A posteriori, lo FBI dice che sapeva già tutto prima.

O aveva dei sospetti.

E si osservi il fraseggio: c’è stato “Qualche tipo di contatto”. Quale?


E poi arriviamo ai familiari di Farook: “Non ci sembra una cosa plausibile”, hanno ripetuto davanti a tutte le telecamere.

Syed Farook, il preteso terrorista, non solo era un benestante e una persona mitissima, ma era impegnato politicamente col partito Democratico (era registrato come votante), lavorava per il governo della Contea, era un militante ecologista. Non esattamente il ritratto di un aspirante alla barbarie di tagliagole.
LiveLeak.com - SHOCKING: San Bernardino Shooter Was Registered Democrat Worked For County Govt.


Quanto al fratello maggiore, Syed Raheel, sposato e con due figli, è un decorato di guerra della Marina militare Usa.
San Bernardino gunman Syed Rizwan Farook's brother is a Navy veteran | Daily Mail Online
La famiglia s’è subito presa un avvocato, David Cheesley, che davanti alle telecamere ha ripetuto: “Ci son troppe cose che non tornano. Non è plausibile che questa donna (la neo-mamma) così minuta, si faccia coinvolgere in una cosa folle, iper-caricaturale, tipo Bonnie and Clyde. Non avevano avuto addestramento militare…e lui ammanettato a testa in giù…”: Ci sono treoppe cose sconnesse, ripete, come a Sandy Hook.


A Sandy Hook, nel dicembre 2012, il solito assassino solitario (Adam Lanza, 20 anni) irruppe in una scuola e sterminò 20 bambini e sei maestre, per poi togliersi la vita. Sulla vicenda ci sono molti pesanti dubbi: “Non che non ci sia stata , ma che non sia avvenuta come racconta la polizia”, precisa l’avvocato.
San Bernardino gunman's family lawyer says they don?t believe account of massacre | Daily Mail Online


L’avvocato dubita della versione ufficiale. I nostri media naturalmente no.

Fatto curioso: lo stesso giorno, a New Orleans, c’è stata un’altra sparatoria in un luogo pubblico, venti feriti, parecchi bambini – o media non se ne sono occupati. Erano troppo occupati a montare il terrorismo islamico di San Bernardino, la signora che “aveva giurato fedeltà al Califfo” mentre sparava, insomma a bersi tutto ciò che raccontano le autorità cosiddette.
Senza domandarsi come mai il povero Farook sia stato ammanettato “e poi” ammazzato – o prima ammazzato e poi ammanettato, ma perché?

Perché non li prendono mai vivi e dopo averli ammanettati, dovono ucciderli?


Senza domandarsi se non sia più preoccupante la rivelazione del New York Times, che giorni fa ha parlato di aerei carichi di armi, proprietà del Katar, spediti agli islamisti della Libia (quelli che le nostre forze armate dovranno affrontare) attraverso una agenzia della Cia..
Aerei del Qatar pianificati dagli Usa per fornire armi a formazioni islamiste in Libia e in Siria. La denuncia del NYT - World Affairs - L'Antidiplomatico
Non sarebbe il caso di domandare al “nostro grande alleato” perché la Cia arma i ribelli libici?
O anche segnalare questo fatto: “I due terzi dei decolli dei bombardieri Usa contro l’ISIS si sono fatti senza le bombe”, per “restrizioni del budget”.

US Air Force Weapons Stockpiles Running Low in Anti-Daesh Strike Campaign
Praticamente per mesi i bombardieri dell’USAF sono decollati dalle basi turche, hanno sorvolato le posizioni del Califfato in Siria e Irak, e poi sono tornati senza lanciare le bombe. Per risparmiare sui bilanci, è ovvio. Potevano risparmiare ancora di più non decollando nemmeno, dato quel che costa un’ora di volo di un F-16…. Ma forse è anche questo un false flag?





E anche la Francia non sta bombardando…La sua portaerei Charles De Gaulle è rimasta senza bombe; ne aveva ordinato ben 600, ma non sono arrivate. A chi le aveva ordinate? Agli Stati Uniti, che non ne ha nemmeno per sé.


E allora la sola portaerei francese è stata ri-collocata: dal Mediterraneo orientale deve andare nel Golfo persico. Ordine degli Stati Uniti, che l’hanno praticamente requisita. Deve andare a rimpiazzare la portaerei Usa Theodore Roosevelt, che deve essere ritirata per restrizioni del budget….Hollande era atterrato proprio ieri sulla nave della patria ed ha annunciato: “Combattere Daesh in altro modo”.

Come la Francia e la Germania, partecipiamo anche noi alla coalizione voluta dagli Usa, di cui fanno parte 65 paesi – diversi dei quali sostengono l’ISIS e lo armano invece di combatterlo .

Non sarà una intera alleanza false flag?
Ma no, è vera.
Solo che il nemico è diverso.
Mentre scrivo, arriva la notizia che 1200 soldati turchi e diversi carri armati sono penetrati in Irak, nel nord presso Mossul, “ufficialmente per addestrare gruppi iracheni, senza la richiesta o l’autorizzazione delle autorità federali irachene”, ha dichiarato il governo di Baghdad: “Una grave violazione della sovranità».

Il governo ne chiede il ritiro immediato. Insomma, Erdogan allarga ancora un po’ la sua guerra, vuole incamerarsi la zona petrolifera dei curdi.


Credete che sia il solo?
No.
Londra ha trionfalmente votato di far la guerra all’ISIS: E manda in Siria – o davanti – i sommergibili atomici Tiphoon.

Ora, non pare che il Califfato abbai una marina da guerra per contrastare la quale bisogna ingaggiare i sottomarini della guerra atomica, armati di missili a testata atomica. Forse Londra ha in mente un altro avversario: quello che sta distruggendo l’ISIS a suon di bombe?
Dev’essere una esercitazione. Una simulazione, come tutto. .





Anche a San Bernardino era in corso una simulazione... - Blondet & Friends
 
L’ultima crociata contro le armi ci dice molto dell’America di Obama. E dei rischi che corriamo

Di Mauro Bottarelli , il 9 dicembre 2015 15 Comment






Immagino che nessuno di voi sia all’oscuro del fatto che domenica sera Barack Obama abbia tenuto un accorato discorso tv alla nazione dopo la strage di San Bernardino. Se lo foste, eccovi il passaggio in cui il presidente chiede, per l’ennesima volta, un intervento del Congresso sulle armi da fuoco: “Bisogna rendere più difficile per la gente comprare fucili d’assalto come quelli usati nell’assalto di San Bernardino, a partire dall’approvazione di una legge che impedisca a chi si trova già sulla lista nera di quanti non possono salire un aereo – perché considerati pericolosi – di comprare armi”.
Dunque, partiamo da qui e facciamolo in punta di diritto.
Alla faccia del secondo emendamento, Obama arriva a forzare così tanto la mano sull’emergenza terrorismo da chiedere che a un cittadino ritenuto troppo pericoloso per volare ma non abbastanza per essere arrestato, venga negata la possibilità di comprare armi.
Ora, al netto del fatto che un terrorista i mitra non li compra comunque da Walmart presentando un documento, dove vuole davvero arrivare Obama?
Cosa c’è sotto a questa campagna anti-armi?

Partiamo da alcuni dati, relativi proprio alla no-fly list.
La coppia responsabile della strage di San Bernardino era su questa lista? No.

I responsabili dei principali omicidi di massa avvenuti negli ultimi anni negli Usa lo erano? No.


Di più, dei nomi presenti nella Terrorist Screening Database, da cui sono selezionati i cittadini destinati a finire nella no-fly-list, oltre la metà non ha alcuna connessione con nessun gruppo terroristico conosciuto. Ma, stranamente, da quando Obama è arrivato alla Casa Bianca, il numero di cittadini finiti su quella lista è decuplicato, arrivando a 47mila persone e stracciando anche il record raggiunto da George W. Bush.

Risultati contro terrorismo e stragi? Zero.

Controllo sociale? Molti.


C’è quindi un’agenda nascosta dietro la forsennata politica emergenziale che sta contraddistinguendo Obama in questi ultimi giorni?
Prima di mettere insieme qualche fatto, vi offro una carrellata di grafici che chiarificano in parte il rapporto tra Usa e armi da fuoco.
Direte voi, la strage di San Bernardino ha colpito tutti. E avete ragione, l’opinione pubblica è l’unico barometro della politica, di questi tempi.

Peccato che come ci mostra questa tabella

da inizio anno negli Usa ci siano state 355 sparatorie di massa (intese con più di quattro morti) in 336 giorni, insomma praticamente un qualcosa di quotidiano. Anzi, più volte al giorno e questo grafico mette le cose in prospettiva!



Ma dopo Parigi, si sa, tutto ha assunto connotati diversi.
Questi altri grafici,





ci mostrano però come l’America abbia un problemino con le armi, visto che troneggia nel numero di omicidi per mezzo di armi da fuoco tra le nazioni ricche, vede i lassi di tempo tra una sparatoria di massa e l’altra pressoché azzerati e, soprattutto, già nel 2013 aveva battuto il record di Paese con più armi da fuoco che abitanti, per l’esattezza 357 milioni tra fucili e pistole per 317 milioni di abitanti. Ma questo grafico

è ancora più interessante, poiché ci mostra come a fronte di 7,13 miliardi di abitanti del pianeta, gli statunitensi rappresentino solo il 4,43% del totale. In compenso, gli Usa detengono il 42% di tutte le armi in uso a civili al mondo! Insomma, innegabile che girino parecchie armi. E questo grafico

ci mostra come lo scorso mese di novembre gli statunitensi abbiano tentato di fare incetta di altre pistole e fucili, visto l’aumento esponenziale dei background check, ovvero i controlli che in molti Stati i negozianti devono fare sul compratore prima di vendergli un’arma e che vengono tracciati dall’FBI. E se questo grafico

sembra smontare tutte le emergenze obamiane rispetto all’utilizzo di armi, visto che non appare esserci una correlazione tra pistole in circolazione e numero di omicidi, quest’altro grafico

ci mostra come da quando il buon Barack siede alla Casa Bianca non solo siano aumentati i backgroung check dell’FBI ma anche le volte in cui le armi sono divenute notizie di prima pagina sui media.
Come mai questa correlazione così stretta?

Obama davvero vuole bandire le armi dalla libera e troppo facile vendita oppure vuole arrivare ad altro?
Di certo il suo intervento in prima persona ha già sortito un effetto, ovvero ha portato lunedì scorso la Corte Suprema a rigettare la richiesta di sospensiva del bando alle vendite di fucili d’assalto semi-automatici in vigore in Illinois, con una motivazione molto politically correct:

il secondo emendamento non è violato, perché ci si può armare con altre armi non vietate.
Lapalissiano e molto sulla notizia, visto che tra i fucili che resteranno banditi nei negozi di Chicago c’è anche l’M&P 15 della Smith&Wesson utilizzato proprio nella strage di San Bernardino (e acquistato regolarmente, visto che non c’è divieto in California).


Ma c’è anche un altro effetto, ovvero quello rappresentato da questi due grafici,



i quali ci mostrano le performance di Borsa delle due grandi aziende di armi quotate negli Usa, ovvero proprio la Smith&Wesson e la Sturm Ruger, negli ultimi sei mesi e da inizio anno, in quest’ultimo caso comparate a quella del gigante Netflix.

Lunedì, ovvero il primo giorno di trading dopo il discorso di Obama, Smith&Wesson ha chiuso a +7,75% (miglior risultato da quattro mesi) e Sturm Ruger a +8,25% (al top da otto mesi).
Il motivo?
Apparentemente semplice, ovvero il fatto che la gente, temendo un bando o comunque restrizione sulle vendite, farà incetta di armi prima che il Congresso possa legiferare sulla vicenda.
Ma nell’industria delle armi si parla chiaramente di “Obama surge”, ovvero un pattern di vendite in costante aumento da quando il presidente è entrato in carica nel 2009, minacciando ogni giorno leggi ad hoc ma fallendo miseramente per sei anni di fila, anche dopo il drammatico massacro nella scuola elementare di Newtown in Connecticut nel dicembre 2012.

Insomma, paradossalmente Obama è stata una benedizione per chi fabbrica e vende armi.
Ora, parliamoci chiaro: a vostro modo di vedere, il Congresso – in piena emergenza terrorismo, con un presidente a fine mandato e a meno di un anno dalle elezioni – si metterebbe a legiferare su un argomento simile, rischiando di inimicarsi la potente National Rifle Association (NRA)? La quale, tanto per capirci, vanta questi numeri a livello di lobbying politico.






Di più, pensate che con un candidato di fatto in pectore come Donald Trump, il quale l’altro giorno ha proposto nientemeno che lo stop agli immigrati musulmani negli Usa, il Grand Old Party non si metterebbe di traverso su ogni possibile proposta di bando? Tanto più che questi due grafici





ci mostrano plasticamente le reazioni del Congresso alle stragi con armi da fuoco, sia come citazioni dei fatti nei discorsi un mese dopo che sono avvenuti che come loro presenza nelle rassegna stampa: il nulla, si parla e basta.

La NRA è troppo potente e, soprattutto, la gente in America vuole armarsi.

Non sarà che Obama, con tutta la sua retorica, stia facendo con le armi quello che ha fatto con Wall Street?
Ovvero, accusarle di ogni nefandezze a parole ma poi fare soltanto il loro bene nei fatti?
Sorge il dubbio, anche perché non pare proprio il momento adatto a fare le pulci all’industria bellica, visto che proprio ieri il capo delle Forze aeree Usa, il generale Mark Welsh, ha detto chiaramente che “negli attacchi contro l’Isis, la nostra aeronautica sta utilizzando più bombe di quante possiamo rimpiazzarne. I B-1 hanno sganciato bombe in numero record e gli F-15 sono ancora in combattimento solo perché possono utilizzare un range più ampio di armamenti.

E’ un’esigenza critica, abbiamo bisogno di finanziamento per poter combattere una lunga battaglia”.

Lunga battaglia, un moltiplicatore del Pil fantastico: e pensate che Obama davvero si metterà a fare il pacifista proprio adesso?




Magari ci penserà Hillary Clinton, candidata a succedere a Obama alla Casa Bianca, a fare sua questa causa da qui al voto del 2016? Credeteci, se volete. Al riguardo, tanto per darvi un’altra bella dimostrazione di cosa sia l’addentellato potere-media nell’America di oggi, vi cito un altro passaggio del discorso di Obama, quello relativo proprio alla lotta contro l’Isis. “Chiedo al Congresso di autorizzare l’uso continuato della forza militare contro i terroristi, anche se non saremo trascinati in una guerra lunga e costosa. Questo è quello che vuole l’Isis. La strategia di adesso e la collaborazione con le truppe locali che lottano per riprendersi il controllo del Paese, è così che raggiungeremo una vittoria più sostenibile… L’Isis non parla per l’Islam. Sono solo dei criminali e degli assassini e rappresentano una parte piccolissima dei musulmani. Siamo dalla parte giusta della storia. E dobbiamo ricordare che la libertà è più forte della paura”.


Dunque, smentito il generale Welsh, nessuna lunga guerra.

Sicuri?

E poi smentito anche un altro pezzo da novanta delle forze armate Usa, nientemeno che il generale Wesley Clark, responsabile delle operazioni alleate durante la guerra in Kosovo, quando era Alto comandante della Nato. Il quale ha una diversa idea rispetto all’Isis, visto che intervistato dalla CNN la scorsa settimana, ha detto questo: “Siamo molto chiari: l’Isis non è solo un’organizzazione terroristica, è un’organizzazione terroristica sunnita che colpisce obiettivi sciiti. E questo significa che serve gli interessi di Turchia e Arabia Saudita, anche se formalmente si pone come una minaccia per quei Paesi. Non ci sono buoni e cattivi in questa faccenda, perché è una lotta di potere per il futuro del Medio Oriente”.



E si può fare guerra a chi protegge l’Arabia Saudita, nazione dalla quale – tra l’altro – tornavano nel luglio del 2014 proprio i killer di San Bernardino, come ci mostra la foto?

Hillary Clinton lo farà, se in qualità di candidata alla Casa Bianca dovrà dire la sua? Difficile, visto che nel 2011 il Dipartimento di Stato sovraintese a un enorme accordo commerciale tra un consorzio di contractor della difesa Usa, capitanato da Boeing e proprio il governo saudita per la fornitura di jet da combattimento per un valore di 29 miliardi di dollari. Il tutto, nonostante il non limpido curriculum saudita rispetto ai diritti umani e alla loro tutela.
E nell’anno precedente alla nomina di Hillary Clinton a segretario di Stato, l’Arabia Saudita contribuì con una donazione da 10 milioni di dollari alla causa della Clinton Foundation. Ma non solo, due mesi dopo la firma dell’accordo commerciale, Boeing donò casualmente 900mila dollari sempre alla Clinton Foundation.



Ecco cos’è l’America obamiana, il trionfo dell’ipocrisia.
Una nazione dove ci si indigna per le armi da fuoco ma le si compra e non vuole leggi speciali, come ci mostra l’ultimo sondaggio Gallup al riguardo,

dove si supporta l’esportazione di democrazia verso Paesi che nemmeno si conoscono ma al tempo stesso ci si lascia abbindolare dalle sirene del politically correct, come in questo caso.

Ovvero il fatto che il 40% dei cosiddetti “millennials”, cioé chi ha tra i 18 e i 34 anni, sarebbe favorevole a un bando governativo delle affermazioni pubbliche offensive nei confronti delle minoranze!

Lo Stato mi vieta per legge di dire ciò che penso, ancorché poco ortodosso ma magari domani quello stesso Stato sarà retto da Donald Trump, il quale vuole vietare l’ingresso negli Usa ai musulmani!
E che ieri, tra le altre cose, ha promesso un giro di vite sull’utilizzo di Internet, tanto per farvi capire cosa potenzialmente ci potrebbe attendere.
Non a caso, tra chi ha un grado di istruzioni inferiore al liceo, il supporto alla censura di Stato ha il 9% di sostegno in più.
Aprite gli occhi, siamo nel pieno della più grande e pericolosa pantomima della storia, un “Wag the dog” su scala globale.
Peccato che in palio ci sia un prezzo da pagare, le nostre libertà civili.
Sono Mauro Bottarelli, Seguimi su Twitter! Follow @maurobottarelli
 

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