ESM e la Dittatura Europea anti-italiana.

Ma non lo sa LUI che il furto è un rteato anche se è approvato dall'UE




Mea culpa di Dijsselbloem sul prelievo forzoso


Di Valentina Sorrenti

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Jeroen Dijsselbloem si assume la responsabilità delle decisioni prese sul pacchetto per il salvataggio di Cipro. Il presidente dell'Eurogruppo, in un'audizione davanti agli europarlamentari della commissione Affari economici, ha comunque precisato che la decisione dell'Eurogruppo di sabato "non è stata un fallimento, non condivido quest'analisi, anche se è stata bocciata dal parlamento di Cipro".

Dijsselbloem, inoltre, ha confidato di aver preferito che il prelievo forzoso sui depositi bancari fosse più equo, ovvero che pesasse meno di quanto poi è stato proposto (il 6,75%) sulle somme inferiori a 100 mila euro, e di più su quelle superiori (per cui era previsto il 9,9%). In ogni caso, ha puntualizzato, la soluzione alternativa che ora Cipro dovrà proporre non sarà molto diversa dalla prima versione del pacchetto, e conterrà "inevitabilmente" una prelievo sui depositi, anche se forse modulato meglio.

Il presidente dell'Eurogruppo si è poi rammaricato della confusione verificatasi nella percezione del
pubblico, secondo cui la tassa una tantum equivarrebbe a mettere in questione la garanzia sui depositi sotto i 100 mila euro prevista dalla legislazione comunitaria. "Si tratta di una misura fiscale comparabile a un'imposta patrimoniale, forse avremmo dovuto dedicare più tempo a spiegare la differenza", ha osservato.

Il politico olandese ha inoltre ammesso che la vicenda di Cipro presenta un rischio sistemico per l'Eurozona, come dimostra l'agitazione degli ultimi giorni, aggiungendo che "la situazione è ancora molto sensibile" e che "le settimane passate hanno rivelato quanto possa essere fragile la fiducia, anche se i danni sono stati molto contenuti".

Dijsselbloem ha però spiegato che la soluzione non può venire da un nuovo prestito da parte della Russia, perché aumenterebbe il debito pubblico dell'isola a livelli insostenibili: come deciso dall'Eurogruppo insieme al Fmi, non deve superare il 100% rispetto al pil per poter rimanere sostenibile.

Infine, ha difeso la decisione della Bce di interrompere lunedì 25 marzo l'attuale livello di assistenza di liquidità di emergenza alla Banca centrale di Cipro, se nel frattempo non sarà stato predisposto un nuovo piano di salvataggio che garantisca la solvibilità delle banche dell'isola. "Non si tratta di minacce, la Bce fa al meglio ciò che deve fare nel quadro del suo mandato, che prevede questo tipo di assistenza solo per le banche solvibili", ha concluso il presidente dell'Eurogruppo.
 
Ma non lo sa LUI che il furto è un rteato anche se è approvato dall'UE




Mea culpa di Dijsselbloem sul prelievo forzoso


Di Valentina Sorrenti

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Jeroen Dijsselbloem si assume la responsabilità delle decisioni prese sul pacchetto per il salvataggio di Cipro. Il presidente dell'Eurogruppo, in un'audizione davanti agli europarlamentari della commissione Affari economici, ha comunque precisato che la decisione dell'Eurogruppo di sabato "non è stata un fallimento, non condivido quest'analisi, anche se è stata bocciata dal parlamento di Cipro".

Dijsselbloem, inoltre, ha confidato di aver preferito che il prelievo forzoso sui depositi bancari fosse più equo, ovvero che pesasse meno di quanto poi è stato proposto (il 6,75%) sulle somme inferiori a 100 mila euro, e di più su quelle superiori (per cui era previsto il 9,9%). In ogni caso, ha puntualizzato, la soluzione alternativa che ora Cipro dovrà proporre non sarà molto diversa dalla prima versione del pacchetto, e conterrà "inevitabilmente" una prelievo sui depositi, anche se forse modulato meglio.

Il presidente dell'Eurogruppo si è poi rammaricato della confusione verificatasi nella percezione del
pubblico, secondo cui la tassa una tantum equivarrebbe a mettere in questione la garanzia sui depositi sotto i 100 mila euro prevista dalla legislazione comunitaria. "Si tratta di una misura fiscale comparabile a un'imposta patrimoniale, forse avremmo dovuto dedicare più tempo a spiegare la differenza", ha osservato.

Il politico olandese ha inoltre ammesso che la vicenda di Cipro presenta un rischio sistemico per l'Eurozona, come dimostra l'agitazione degli ultimi giorni, aggiungendo che "la situazione è ancora molto sensibile" e che "le settimane passate hanno rivelato quanto possa essere fragile la fiducia, anche se i danni sono stati molto contenuti".

Dijsselbloem ha però spiegato che la soluzione non può venire da un nuovo prestito da parte della Russia, perché aumenterebbe il debito pubblico dell'isola a livelli insostenibili: come deciso dall'Eurogruppo insieme al Fmi, non deve superare il 100% rispetto al pil per poter rimanere sostenibile.

Infine, ha difeso la decisione della Bce di interrompere lunedì 25 marzo l'attuale livello di assistenza di liquidità di emergenza alla Banca centrale di Cipro, se nel frattempo non sarà stato predisposto un nuovo piano di salvataggio che garantisca la solvibilità delle banche dell'isola. "Non si tratta di minacce, la Bce fa al meglio ciò che deve fare nel quadro del suo mandato, che prevede questo tipo di assistenza solo per le banche solvibili", ha concluso il presidente dell'Eurogruppo.
:down::down::down:
questa europa fa davvero schifo
 
Stupida capra nazista
:down::down::down:
questa europa fa davvero schifo
Cipro: il prelievo forzoso non è passato

Il prelievo forzoso dai conti correnti non è passato, il denaro dei ciprioti e di tutti coloro che avevano avuto fiducia in loro è salvo, almeno per il momento.

Molto interessanti i numeri della votazione del parlamento dell’isola: nessuno ha votato a favore, la maggioranza si è astenuta. E si tratta di uno schiaffo in piena faccia non per l’Europa, ma per una certa concezione di Europa imperante negli ultimi anni.
Insomma, ha perso l’Europa rappresentata da Wolfgang Schäuble che ha avuto il coraggio di dichiarare:

Chiunque investe i suoi soldi in un paese dove si pagano meno imposte si assume il rischio quando le banche di quel paese non sono più meritevoli di credito, è ovvio
Insomma, si trattava di una punizione collettiva per il popolo cipriota e per tutti coloro che avevano portato li i loro investimenti.
Ebbene, i ciprioti hanno riaffermato la loro sovranità fiscale. Il Parlamento ha fatto chiaramente notare che personaggi come Wolfgang Schäuble non hanno il potere di decidere quello che i ciprioti fanno all’interno delle loro frontiere.
Il fatto che un provvedimento del genere sia stato anche solo proposto avrà effetti devastanti sul sistema finanziario europeo ma il fatto che sia stato respinto ha evitato la vera e propria catastrofe.
In ogni caso il problema di fondo è: come potranno sentirsi tutelati i cittadini europei? Ricordiamoci che la crisi finanziazia venne arginata proprio perché gli stati europei decisero di dare una garanzia assoluta sui depositi bancari.
Ma se adesso gli stati con una mano garantiscono e con l’altra prendono i soldi dai conti correnti degli europei, le cose si potrebbero mettere male, molto male.

Continua
 
Come scrive ancora Bagnai nel suo libro, quando i partigiani andarono in montagna non si preoccuparono dell'inflazione, della perdita di potere d'acquisto, del mutuo in euro. Quando c'è da combattere si combatte, costi quel che costi. Noi non siamo ancora pronti. Siamo ancora come quelle famiglie ebree che nel '36 consegnavano l'oro, consegnavano i pianoforti, pensando che presto sarebbe finita e peggio di così non poteva andare. E invece, si è visto com'è andata.
Noi stiamo consegnando oro e pianoforti per paura dei finti mostri che ci hanno dipinto, e alla fine perderemo tutto senza avere più nulla per cui combattere. Vogliamo davvero ridurci così?L'Europa è una dittatura, bisogna uscirne il prima possibile. Senza chiedersi cosa sarà della bolletta della luce o della rata del mutuo, perché non ci lasceranno né luce né casa. Siamo in mano a dei pazzi furiosi e l'unica è svignarsela, le difficoltà successive le affronteremo poi, ci penseremo dopo come si sono detti i partigiani scalando la montagna. Ora il pensiero è uno, e uno solo, e questo dobbiamo chiedere con forza a chi ci rappresenta:
Fuggite, sciocchi!




Europa: sta nascendo una dittatura. Fuggite, sciocchi! - Crisis
 
Anche LIBERO si sveglia... meglio tardi che mai

Stangati e ristangati
Con la scusa dell'evasione fiscale ci prosciugano i nostri risparmi

Scatta il grande fratello bancario. Per colpa di Monti, Merkel e dei loro amici non possiamo più proteggere i nostri risparmi. E rischiamo una mega patrimoniale

Con la scusa dell'evasione fiscale ci prosciugano i nostri risparmi - grande, fratello, fiscale, anagrafe, tributaria, patrimoniale, monti, merkel - Libero Quotidiano

di Giuliano Zulin
Abbiamo capito tutto: ci hanno fregato. Monti, la Merkel, l’olandese Dijsselbloem, i vari Juncker, Rehn, Weidmann...tutti nomi che fino a due anni fa non sapevamo nemmeno che esistessero. E invece l’escalation della crisi finanziaria più grande dal 1929 in Europa ci ha costretto a inquadrare questi personaggi, che ufficialmente sono dei politici innamorati dell’Europa, ma che in realtà hanno un altro obiettivo: renderci schiavi dell’Unione sovietica del terzo millennio, ovvero la Ue.

Il piano è stato studiato a tavolino e fino al caso Cipro non avevamo capito bene il finale della tragedia. Hanno dipinto l’Italia come una terra di evasori incalliti, di gente che merita di essere bastonata perché vive al di sopra delle proprie responsabilità, tralasciando il fatto che siamo la seconda economia europea in campo manifatturiero e che il nostro debito privato è fra i più bassi al mondo. No, dovevamo soltanto essere sottoposti a un lavaggio del cervello per farci credere che siamo indegni di far parte dell’Unione. [ed io mi chiedo.... ma la stabilito il dottore che ne facciamo parte? Se non ci vogliono.. pace... usciamo dall'Euro come moneta unica.... la accetteremo con la doppia circolazione]

E così, con la scusa della guerra al nero, si è creato il mostro del grande fratello bancario: da ottobre l’Agenzia delle Entrate saprà vita, morte e miracoli dei movimenti sul nostro conto corrente e conoscerà anche quante volte andiamo ad aprire la nostra cassetta di sicurezza. Nulla rimarrà più segreto agli occhi dello Stato.
Lotta al contante, è stato il ritornello in questi mesi di autorevoli esponenti dell’esecutivo tecnico e di Milena Gabanelli, per estirpare la «piaga» dell’evasione dal Belpaese.
Il risultato però è stato l’opposto: è cresciuto il nero, gli evasori beccati sono sempre i soliti, il gettito recuperato è addirittura inferiore a quello degli ultimi governi Berlusconi e, nel frattempo, sono precipitati i consumi. Con un danno di ben un miliardo di euro per il solo quadrilatero del lusso milanese. Tutto, comprese le pensioni di mille euro, deve passare dal computer, col risultato che nessuno è più padrone dei suoi quattrini. Ci domandavamo: che senso ha obbligare un anziano ad avere un conto per incassare la pensione? C’è il rischio che evada? Eppure l’Inps, cioè lo Stato, sa quanto versa a ogni singolo percettore di assegno previdenziale. No, bisognava estirpare l’idea di poter usare i contanti. Perché? Vedi Cipro e poi muori.
Quello che è successo nell’isola mediterranea ha dell’inaudito: per salvare le banche spericolate si sono chiesti i soldi ai loro creditori. Chiudendo gli sportelli per una settimana, vietando grandi prelevamenti al bancomat, limitando la libera circolazione dei capitali all’interno della Ue.


Ora, finché tocca agli abitanti di Nicosia, viene da dire «chissenefrega», ma il guaio è che il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem, ha ipotizzato di replicare il modello Cipro anche in altri Stati dell’eurozona, salvo poi smentire tutto.

Tutto ok allora? No, perché la Bundesbank da giorni sta sfornando report dove sostiene che gli italiani sono più ricchi dei tedeschi. Due più due fa di solito quattro.

Ed ecco spuntare una notizia raggelante: la Commissione Ue ha annunciato la possibilità che i titolari di depositi bancari non assicurati di grande entità siano coinvolti in futuri salvataggi nell’ambito di una nuova bozza di legge. Tradotto: se domani bisognerà salvare un istituto italiano potrebbero imporre un prelievo forzoso fino al 40% sui grandi patrimoni.



Anche qui, qualcuno potrebbe obiettare che, in fin dei conti, se colpiscono i ricchi non c’è da mettersi a piangere. Peccato che da 103.000 euro in su (la soglia che lo Stato in teoria rimborsa in caso di un crac bancario) non si è dei nababbi. Se gli italiani sono primatisti mondiali in fatto di risparmio non dovrebbe essere una colpa, ma un vanto. Ma a quest’Europa senz’anima non importa: vogliono i nostri soldi. Punto. E se pensate di spostarli in Austria o in Germania, dove c’è la tripla A, non avrete scampo, perché gli eurocrati potranno arrivare anche là.
Le strade per bastonarci sono due:

1) con la scusa della crisi e dei precari da salvare, il prossimo governo impone una patrimoniale sui conti dei cosiddetti ricchi: una botta del 15%, come auspicava pochi giorni fa Commerzbank, in modo che lo Stato possa ripagare i Monti bond che stanno salvando Montepaschi ed eventuali altri istituti in rosso. Patrimoniale che lo stesso Alessandro Profumo, presidente di Mps, sognava non più di due anni fa.

2) Mega tassa di successione. Più indolore. In sostanza si tratterebbe di ripristinare un’imposta del 20% sul patrimonio degli italiani (circa 8mila miliardi), quindi principalmente a chi ha più di 50 anni. Con questa mossa si potrebbero recuperare circa 40 miliardi all’anno in 40 anni (il tempo massimo che ci mette un 50enne a passare a miglior vita), e abbassare il debito/Pil sotto il 100%.
Che dire... Ci hanno fregato.
 
che soluzioni dovremmo utilizzare noi per impedire la rapina
dove possiamo trasferire i risparmi
anche perchè fuggire dove se vogliono toglierti i soldi lo fanno in ogni modo
 
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Da Italia 40 miliardi all'ESM mentre le aziende chiudono
40 miliardi all ESM mentre le aziende muoiono: oramai siamo in una DITTATURA
Nell'anno appena trascorso il governo Monti, con il sostegno di Pd e PdL, ha versato al Fondo Salva Stati (MES) la bellezza di 40 miliardi di euro. Non sarebbe stato opportuno utilizzare queste risorse prima per soddisfare i fornitori, le aziende italiane? L'opinione di Paolo Cardenà

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Negli anni si e' gonfiato esponenzialmente il sostegno finanziario devoluto dai paesi dell'area euro al fondo salva stati EFSF e all'ESM.


ROMA (WSI) - Questo post è dedicato alla persone di buonsenso, a quelli che non vogliono farsi abbindolare, a quelli che hanno perso un lavoro o che lo stanno perdendo. E' dedicato agli imprenditori che resistono, e a coloro che hanno visto la propria azienda morire sotto i colpi di questa crisi e che, ogni giorno, sono vittime di uno Stato occupato (nel vero senso della parola) da incompetenti e cialtroni. E se trovate questo articolo pieno di demagogia, retorica populista, o non in sintonia con la vostra sensibilità, me ne scuso, ma, con tutto il rispetto a voi dovuto, vi invito a passare oltre: probabilmente state leggendo un sito che non fa per voi; potete sempre continuare a rifugiarvi nelle letture del gossip politico-finanziario.

La politica sta danzando una musica che ricorda quella suonata sui ponti di comando del Titanic, prima che affondasse. Si stanno contendendo lo scalpo di un essere già morto, dissanguato, inerme. Illusi che la poltrona che stanno difendendo a denti stretti, possa essere mantenuta anche dinanzi alla catastrofe che si sta già abbattendo. Non è così, si stanno sbagliando. Stanno solo perseverando l'illusione di poter mantenere lo status quo, i loro privilegi, le loro poltrone. E lo stanno facendo danzando un macabro rituale sul sangue di chi ha ceduto alla disperazione.

A quasi due mesi dalle elezioni, non sono riusciti neanche a formare qualcosa che somigli vagamente ad un esecutivo, neanche per sostituire un governo fantoccio dei banchieri di mezzo mondo, dimissionario, che sta operando ad interim allungando l'infinito elenco delle responsabilità che lo storia non tarderà ad addebitargli.

L'ultima, quella sul pagamento dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni verso i propri fornitori: una vera e propria farsa. Se leggeste il decreto, con una minima conoscenza della materia (cosa che chi governa, evidentemente, non ha), subito vi accorgereste che esso, in perfetto stile degno di un Paese in bancarotta, non tende minimamente a risolvere in tempi celeri un grande problema, ma a complicarlo con procedure macchinose e irrituali per un'ordinaria procedura di pagamento che, oltre a differire ulteriormente i tempi di pagamento rispetto ai ritardi già accumulati, rischiano di far naufragare sul nascere le speranze riposte da chi i soldi li deve avere: le imprese e conseguentemente anche le famiglie degli operai. [ci vogliono tutti morti suicisi]

Da che mondo è mondo, i debiti vanno pagati e se non sei stato diligente al punto da non avere i soldi per poterlo fare, te li fai prestare, e anche in tempi brevi. Tanto più se si trattano di soldi che tu devi dare ad aziende sul lastrico, che rischiano di fallire mettendo in mezzo alla strada milioni di persone, come sta avvenendo.

Voi dovete sapere che, nell'anno appena trascorso, il governo Monti, con il sostegno trasversale del PD e del PDL, ha versato al Fondo Salva Stati (MES) e alle varie altre forme di salvataggio, la bellezza di 40 miliardi di euro. I dati, ce li ha forniti la Banca d'Italia con il Supplemento al Bollettino Statistico pubblicato il 15 marzo scorso e sono riassunti in questo grafico.


La stessa cifra che oggi, dopo attese bibliche, si propone di pagare con il provvedimento adottato sabato scorso: 20 miliardi nel secondo semestre del 2013(forse), e altri 20 miliardi nel 2014 (forse). Nel versare i 40 miliardi nei vari salvataggi, il Governo lo ha fatto senza alcuno scrupolo, senza alcuna esitazione: neanche quella di chiedersi se sarebbe stato opportuno utilizzare queste risorse, prima per soddisfare i fornitori, le aziende italiane, e poi, eventualmente, gli impegni nefasti presi con l'Europa.

Per pagare i soldi al MES che, nel frattempo, sono stati utilizzati anche per salvare le banche spagnole e, conseguentemente, per salvaguardare gli interessi della Germania, lo Stato è ricorso al mercato per farsi prestare i soldi che non aveva. Lo ha fatto riconoscendo un lauto interesse agli investitori e senza porsi nessuno scrupolo sull'impatto che avrebbe avuto sul rapporto debito /PIL o sulla spesa per gli interessi. Scrupoli invece osservati quando si tratta di pagare le imprese italiane. Nessuno lo ha detto, nessun giornale, nessun programma televisivo ne ha parlato quando il Governo Monti, con precisione maniacale, è corso a staccare assegni all'Europa.

Quaranta miliardi di euro, e non finisce certamente qui. Soldi presi in prestito sui mercati, sottratti alle imprese che nel frattempo chiudevano a centinaia di migliaia e dati al MES, per salvaguardare gli interessi delle banche tedesche esposte nei paesi del sud Europa. Lo hanno fatto con il sostegno incondizionato del PD e PDL. Ossia quegli attori politici causa di questo disastro, che hanno dominato la scena politica italiana negli ultimi 20 anni, e che ora vorrebbero elevarsi a salvatori di una patria che non c'è più.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Vincitori e Vinti - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
 
Two Pack: l'ultimo atto della dittatura europea

In Italia la notizia non ha avuto risalto: l'approvazione di un pacchetto di regolamenti che prevede l'introduzione di nuove misure di controllo e di sorveglianza dei bilanci nazionali. Opinione di Paolo Cardenà

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Roubini ha rinnovato l'appello alle autorita' europee per interrompere le misure di austeriy e rigore, studiando invece un patto per la crescita.




ROMA (WSI) - La notizia è di qualche settimana fa, dei giorni precedenti le elezioni del 23 e 24 febbraio, ma non avendo goduto del giusto risalto nella stampa nazionale, ritengo sia utile riproporla e approfondire il tema, anche in considerazioni delle implicazioni che determinerà sul piano del controllo sui bilanci nazionali da parte degli organismi europei, e quindi sull’ulteriore cessione di sovranità nazionale.

Non deve stupire affatto se, in Italia, la notizia relativa l’approvazione del TWO PACK non abbia trovato il giusto risalto, e ciò per un motivo tanto ovvio quanto inquietante.
In effetti, da lì a poco, si sarebbero celebrate le elezioni politiche nazionali e, stando al serpeggiare di sentimenti contrari alle politiche europee, annunciare nel clou della campagna elettorale l’approvazione del TWO PACK, sarebbe stato elemento di maggiore destabilizzazione del consenso elettorale, proprio in quei partiti a connotazione fortemente europeista. Ma questo è il livello dell’informazione italiana con il quale ci dobbiamo confrontare, e non possiamo che prenderne atto e trarre le dovute considerazioni.

Ad ogni buon conto, ritornando al tema che ci occupa, avrete ben compreso che qualche settimana fa è stato trovato l’accordo tra Parlamento Europeo, Consiglio e Commissione Europea sull’istituto del TWO PACK, che mira ad introdurre nuove misure sul controllo e sulla sorveglianza dei bilanci nazionali. In buona sostanza si tratta di un pacchetto normativo composto da due regolamenti volti a rafforzare il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona. Invero, il primo recepisce misure speciali per il monitoraggio e la valutazione delle politiche economiche degli Stati alle prese con deficit eccessivi. Mentre il secondo tende a fissare i criteri d’intervento verso quegli Stati in difficoltà finanziaria.

In particolare, queste nuove misure, successivamente approvate dal Parlamento Europeo nei giorni scorsi, obbligheranno i singoli governi nazionali a presentare alla Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno e prima dell’approvazione da parte dei singoli parlamenti nazionali, le rispettive manovre di finanza pubblica al fine di consentire di verificare il rispetto degli impegni presi con le autorità europee nei primi sei mesi dell’anno (il così detto semestre europeo). In caso di mancato o carente rispetto degli accordi sottoscritti, la commissione europea potrà chiederne la modifica, seppur in assenza di diritto di veto. Nel caso in cui il paese dovesse disattendere le raccomandazioni, oltre a subire azioni legali, potrà incorrere in procedure per deficit eccessivo e nel caso anche in sanzioni economiche.

Inoltre, sempre la Commissione Europea (organo autoreferenziale privo di qualsiasi investitura democratica) potrà mettere sotto stretta sorveglianza i Paesi "minacciati da difficoltà finanziarie", obbligando governi a colmare e redimere le cause strutturali, sottoponendo il proprio operato a controlli trimestrali stringenti da parte di una taskforce dedicata. E qui, la mente tende subito ad evocare quanto è accaduto in Grecia in questi 3 anni, ma non solo.

Riassumendo, potremmo agevolmente affermare che il Two Pack costituisce un'ulteriore cessione di pezzi di sovranità nazionale verso strutture non elette ed autoreferenziali, in assenza di qualsiasi criterio solidaristico, di mutualità e senza alcuna contropartita.

Il TWO PACK, insieme al FISCAL COMPACT e al MES approvati appena un anno fa e al trattato di Lisbona, costituiscono (al momento) i principali strumenti di compressione della sovranità dei singoli stati, in nome della realizzazione di procedure di convergenze di politiche fiscali ed economiche dei paesi dell’Eurozona, secondo gli eurocrati, propedeutiche a colmare le divergenze strutturali delle varie economie europee.

Il FISCAL COMPACT, ad esempio, impone agli Stati appartenenti all’Eurozona il raggiungimento del c.d. pareggio di bilancio, connotando tale pareggio non oltre un disavanzo strutturale del -0,5%, depurato dagli effetti determinati di eventuali recessioni. Inoltre, il F.C., impone agli stati la riduzione dell’indebitamento di almeno 1/20 all’anno, per la parte eccedente il 60% del rapporto debito/pil, fino a convergere al livello previsto dal trattato di Maastricht, individuato, appunto, al 60%.

Tanto per offrirvi una banale idea dell’impatto che il Fiscal Compact potrebbe avere sulla nostra economia già alle prese con una profonda recessione, posto che il PIL è di circa 1500 miliardi di euro, se ne deduce che il limite massimo di indebitamento consentito dal trattato di Maastricht, allo stato attuale, sia di 900 miliardi (il 60% di 1500), e che l’Italia, avrebbe un eccesso di indebitamente di oltre 1100 miliardi da sanare entro i prossimi 20 anni. Quindi, circa 50 miliardi all’anno, in assenza di una crescita significativa del Pil tale da avvicinare il rapporto debito Pil al 60% indicato nei trattati. Come, vi chiederete? O aumentando il proprio PIL tale da ridurre il rapporto debito/Pil che tenderebbe a convergere verso quel 60% indicato, oppure ridurre l’indebitamento, ossia rimborsando il debito pubblico.

Arrivando al MES, meglio noto come fondo salva stati, altro non è che uno strumento attraverso il quale gli stati in difficoltà possono richiedere aiuti finanziari, cedendo, in cambio, sovranità nazionale ad organismi del tutto estranei a qualsiasi investitura democratica.

In un contesto come quello appena enunciato accade che i governi alle prese con la necessità di finanziare i debiti pubblici e al contempo ridurli entro parametri stabiliti dai trattati, in assenza di crescita economica che appare del tutto irrealizzabile negli obiettivi prefissati, dovranno verosimilmente invocare gli interventi di sostegno del fondo salva stati, cedendo sovranità nazionale ad un gruppo di oligarchi al soldo dei banchieri di mezzo mondo.

Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Vincitori e Vinti - che ringraziamo - esprime il pensiero dell' autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
 

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