esulo, claire, neraluce...

Sono in pensiero.

Per Ceccotti, non x a poiana
Magari era per strada e gli è sopraggiunto un pensiero stupendo :mumble:

Pollo-arrosto-50813-3.jpg
 
eccolo!
Quando sono tornato sono andato direttamente a dormire.

Resoconto:
con lo stesso vecchio giaccone la copro e si immobilizza, la rimetto nel sacco e vado.
Appena arrivo non c'è un'anima ma il cancello è solo accostato, provo a citofonare e a telefonare, niente.
Bah.
Entro, e subito, da un gruppo di alberi sulla sinistra parte un falco e mi passa davanti.
"Ammazza, qua i rapaci, come se piovesse" penso.

Mi addentro, vedo una porta aperta, no sono i cessi.
Giro dietro l'edificio e finalmente sento voci.
La dottoressa parlava con gli uccelli, visto che era l'unica umana.
Un turbante rosa, ciabatte una verde e una rosa, un abito informe a fiori.
Però estremamente efficiente, circondata da una quantità di gabbie, distribuiva cibo e parole a tutti gli esseri viventi di cui aveva cura.
Vedi che sti fricchettoni comunisti a qualcosa possono anche servire?
Entro. "Sono quello della poiana, se è una poiana, ci siamo sentiti prima"
Senza una parola, agli uccelli sì, a me no, vabbe, apre il sacco, cala le mani dentro senza la minima esitazione e la tira fuori.

"Una poiana, giovane, quant'è magra".
E comincia a tastarla.
"Ha un'escoriazione sull'ala, ma non è spezzata".
Nel frattempo la posiziona fra se e il tavolo tenedola ferma fra il corpo e il tavolo, una mano a tenerle ali e zampe, e con l'altra mano da una ciotola prende dei pezzetti di carne con una pinzetta e glieli schiaffa in fondo alla gola.
"Mo' l'ammazza" penso da quanto glieli spingeva in profondità.
Gliene da 3 e basta casomai vomita.

"Giovane, magrissima, dovrebbe riprendersi"
Maschio, femmina, non mi dice.
La mette in uno scatolone con i buchi, "dopo le trovo una gabbia".

Mi fa firmare il modulo di consegna, ora sono schedatoi come consegnatore di uccelli, saluto e vado, mi accompagna fuori ed esclama "un falco!"
"Sì, mi è volato davanti quando sono entrato".
Intanto, la gatta puntava il falco, il falco davanti, la gatta dietro e la dottoressa fricchettona in ciabatte che correva dietro a tutti e due gridando alla gatta di lasciarlo stare.
Insomma lo prende.
"Magrissimo".
E due.

Saluto e vado.
"Mi telefoni se vuole sapere notizie".
"Non mancherò, grazie".

Arrivo a casa e crollo che ero in piedi dalle 4.

Minchia che pippozzo alla Claire che ho scritto alle 4 di mattina.

Vado che il nuovo giorno mi attende, se trovo altri rapaci li metto in forno.
Con le patate.
La morte sua.
 
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eccolo!
Quando sono tornato sono andato direttamente a dormire.

Resoconto:
con lo stesso vecchio giaccone la copro e si immobilizza, la rimetto nel sacco e vado.
Appena arrivo non c'è un'anima ma il cancello è solo accostato, provo a citofonare e a telefonare, niente.
Bah.
Entro, e subito, da un gruppo di alberi sulla sinistra parte un falco e mi passa davanti.
"Ammazza, qua i rapaci, come se piovesse" penso.

Mi addentro, vedo una porta aperta, no sono i cessi.
Giro dietro l'edificio e finalmente sento voci.
La dottoressa parlava con gli uccelli, visto che era l'unica umana.
Un turbante rosa, ciabatte una verde e una rosa, un abito informe a fiori.
Però estremamente efficiente, circondata da una quantità di gabbie, distribuiva cibo e parole a tutti gli esseri viventi di cui aveva cura.
Vedi che sti fricchettoni comunisti a qualcosa possono anche servire?
Entro. "Sono quello della poiana, se è una poiana, ci siamo sentiti prima"
Senza una parola, agli uccelli sì, a me no, vabbe, apre il sacco, cala le mani dentro senza la minima esitazione e la tira fuori.

"Una poiana, giovane, quant'è magra".
E comincia a tastarla.
"Ha un'escoriazione sull'ala, ma non è spezzata".
Nel frattempo la posiziona fra se e il tavolo tenedola ferma fra il corpo e il tavolo, una mano a tenerle ali e zampe, e con l'altra mano da una ciotola prende dei pezzetti di carne con una pinzetta e glieli schiaffa in fondo alla gola.
"Mo' l'ammazza" penso da quanto glieli spingeva in profondità.
Gliene da 3 e basta casomai vomita.

"Giovane, magrissima, dovrebbe riprendersi"
Maschio, femmina, non mi dice.
La mette in uno scatolone con i buchi, "dopo le trovo una gabbia".

Mi fa firmare il modulo di consegna, ora sono schedatoi come consegnatore di uccelli, saluto e vado, mi accompagna fuori ed esclama "un falco!"
"Sì, mi è volato davanti quando sono entrato".
Intanto, la gatta puntava il falco, il falco davanti, la gatta dietro e la dottoressa fricchettona in ciabatte che correva dietro a tutti e due gridando alla gatta di lasciarlo stare.
Insomma lo prende.
"Magrissimo".
E due.

Saluto e vado.
"Mi telefoni se vuole sapere notizie".
"Non mancherò, grazie".

Arrivo a casa e crollo che ero in piedi dalle 4.

Minchia che pippozzo alla Claire che ho scritto alle 4 di mattina.

Vado che il nuovo giorno mi attende, se trovo altri rapaci li metto in forno.
Con le patate.
La morte sua.


son magri non mangi molto...
 

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