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Fatih Birol/IEA: "Nel 2015 sbatteremo contro un muro
Fatih Birol è il Direttore degli Studi Economici all'IEA (1) , Agenzia Internazionale per l'Energia. Ed è proprio per la sua posizione autorevolissima nel mondo petrolifero/energetico che l'intervista che ha rilasciato a Le Monde (2) è davvero senza precedenti. "Senza l'Iraq, il mercato petrolifero sbatterà contro un muro nel 2015", titola appunto il quotidiano francese. Ma le parole di Birol pesano come pietre anche su altri aspetti della questione e sottintendono il picco come mai prima. Ecco alcuni estratti.
La "fine del petrolio" sta risalendo piano piano l'agenda dei Paesi OCSE. (...)
Da oggi al 2015, il mercato e l'industria petrolifera saranno messi duramente alla prova. A cominciare da ora, e per i prossimi cinque/dieci anni, la produzione fuori dall'OPEC raggiungerà il picco prima di cominciare a declinare, per mancanza di riserve sufficienti. Ogni giorno ci porta una nuova evidenza di questo fatto. E due eventi coincideranno: la caduta della produzione, e l'esplosione della crescita cinese. Il nostro sistema petrolifero sarà capace di rispondere a questa sfida? Ecco la questione.
Ce n'è anche per l'Arabia Saudita. Birol lascia finalmente intravedere il problema reale:
Gli unici Paesi che possono cambiare il corso degli eventi sono l'Iraq e l'Arabia Saudita. Ma sotto quali circostanze? C'è anche un enorme punto interrogativo: non conosciamo le reali riserve. Il governo saudita parla di di 230 miliardi di barili. Io non ho ragioni per dubitare di queste cifre. Ma in realtà, l'Arabia Saudita deve essere più trasparente in proposito. Il petrolio è critico per tutti noi, è nostro diritto sapere quanto ne è rimasto.
Dice proprio "rimasto", Birol. Il bicchiere è davvero mezzo vuoto. E ce n'è anche per il biodiesel:
Molto governi stanno incoraggiando l'uso dei biocarburanti, in Europa, Giappone e Stati Uniti. Ma queste politiche non hanno solide basi economiche: i biocarburanti sono molto costosi da produrre. E se anche non ci fosse questo problema, io penso che la porzione di energia mondiale proveniente da essi sarà solo del 7% nel 2030. E per raggiungere questo 7% avremo bisogno di un'area agricola equivalente a tutta l'Australia, la Corea, il Giappone e la Nuova Zelanda messe insieme.
Mentre sottolinea più volte il crescente gap tra domanda e offerta, l'economista dell'IEA trova modo di bacchettare anche i governi:
Si fa tanto parlare, ma pochi fatti. Spero davvero che le nazioni consumatrici comprenderanno la gravità della situazione e pongano in essere politiche radicali e drastiche per ridurre la domanda di petrolio.
Mi auguro di tutto cuore che i nostri addetti ai lavori, che tanto tengono all'opinione degli esperti (specialmente se economisti...) prendano sul serio le parole di Fatih Birol.
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/
Link: http://petrolio.blogosfere.it/2007/07/fatih-biroliea-nel-2015-sbatteremo-contro-un-muro.html
2.07.07
Fatih Birol è il Direttore degli Studi Economici all'IEA (1) , Agenzia Internazionale per l'Energia. Ed è proprio per la sua posizione autorevolissima nel mondo petrolifero/energetico che l'intervista che ha rilasciato a Le Monde (2) è davvero senza precedenti. "Senza l'Iraq, il mercato petrolifero sbatterà contro un muro nel 2015", titola appunto il quotidiano francese. Ma le parole di Birol pesano come pietre anche su altri aspetti della questione e sottintendono il picco come mai prima. Ecco alcuni estratti.
La "fine del petrolio" sta risalendo piano piano l'agenda dei Paesi OCSE. (...)
Da oggi al 2015, il mercato e l'industria petrolifera saranno messi duramente alla prova. A cominciare da ora, e per i prossimi cinque/dieci anni, la produzione fuori dall'OPEC raggiungerà il picco prima di cominciare a declinare, per mancanza di riserve sufficienti. Ogni giorno ci porta una nuova evidenza di questo fatto. E due eventi coincideranno: la caduta della produzione, e l'esplosione della crescita cinese. Il nostro sistema petrolifero sarà capace di rispondere a questa sfida? Ecco la questione.
Ce n'è anche per l'Arabia Saudita. Birol lascia finalmente intravedere il problema reale:
Gli unici Paesi che possono cambiare il corso degli eventi sono l'Iraq e l'Arabia Saudita. Ma sotto quali circostanze? C'è anche un enorme punto interrogativo: non conosciamo le reali riserve. Il governo saudita parla di di 230 miliardi di barili. Io non ho ragioni per dubitare di queste cifre. Ma in realtà, l'Arabia Saudita deve essere più trasparente in proposito. Il petrolio è critico per tutti noi, è nostro diritto sapere quanto ne è rimasto.
Dice proprio "rimasto", Birol. Il bicchiere è davvero mezzo vuoto. E ce n'è anche per il biodiesel:
Molto governi stanno incoraggiando l'uso dei biocarburanti, in Europa, Giappone e Stati Uniti. Ma queste politiche non hanno solide basi economiche: i biocarburanti sono molto costosi da produrre. E se anche non ci fosse questo problema, io penso che la porzione di energia mondiale proveniente da essi sarà solo del 7% nel 2030. E per raggiungere questo 7% avremo bisogno di un'area agricola equivalente a tutta l'Australia, la Corea, il Giappone e la Nuova Zelanda messe insieme.
Mentre sottolinea più volte il crescente gap tra domanda e offerta, l'economista dell'IEA trova modo di bacchettare anche i governi:
Si fa tanto parlare, ma pochi fatti. Spero davvero che le nazioni consumatrici comprenderanno la gravità della situazione e pongano in essere politiche radicali e drastiche per ridurre la domanda di petrolio.
Mi auguro di tutto cuore che i nostri addetti ai lavori, che tanto tengono all'opinione degli esperti (specialmente se economisti...) prendano sul serio le parole di Fatih Birol.
Fonte: http://petrolio.blogosfere.it/
Link: http://petrolio.blogosfere.it/2007/07/fatih-biroliea-nel-2015-sbatteremo-contro-un-muro.html
2.07.07