SINIBALDO
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IL CONTRATTO PER GARANTIRE IL CONTROLLO AGLI AGNELLI
Gianluigi Gabetti, presidente della Ifil. A destra, John Elkann, vicepresidente della Fiat.
Il primo con la faccia "torva" da vecchio..........."filibustiere" !!!!!!!!!!!!!!!
L'altro con........"l'angelica" espressione di chi ancora deve..........."crescere" per uguagliarlo.
Per il momento li accomuna solamente la..........."cravatta" ma
non temete è solo questione di........."tempo" !!!!!!!!!!!! (SINIBALDO) ___________________________________________________
Nove pagine «confidenziali». Dentro, la clamorosa soluzione che porterà soldi alle banche azioniste rafforzando insieme la leadership della famiglia. Complice la Merrill Lynch.
Per tutta l'estate è rimbalzato fra il fax torinese della Ifil, la finanziaria attraverso cui la famiglia Agnelli controlla il 30,6 per cento della Fiat, e quello londinese della banca d'affari Merrill Lynch.
Ogni volta una limatura, una correzione, una precisazione.
Fino a che il contratto, ha trovato la sua forma definitiva.
Sono nove pagine in tutto:
nove pagine che, a partire da martedì 20 settembre, potrebbero cambiare il destino della Fiat, quello della famiglia Agnelli e i conti delle banche che hanno sottoscritto il cosiddetto prestito convertendo a favore della casa automobilistica torinese.
Nove pagine «strictly confidential».
Tre anni fa un gruppo di banche italiane (Intesa, Unicredito, Capitalia, Sanpaolo-Imi, Mps, Bnl) e straniere (Bnp-Paribas e Abn Amro) aveva concesso alla Fiat un prestito di 3 miliardi.
Tecnicamente si trattava di un «mandatory convertible facility»:
in caso di mancato rimborso alla scadenza, il prestito si sarebbe automaticamente trasformato in capitale azionario della Fiat.
Ora quella scadenza è arrivata: il 20 settembre.
La Fiat ha da tempo annunciato che non rimborserà.
E ha varato un aumento di capitale a servizio della conversione per un importo analogo a quello del prestito, ovvero 3 miliardi di euro.
Il risultato di questa operazione è che le banche si troveranno in portafoglio il 26,7 per cento del capitale della Fiat.
E poiché la conversione fra prestito e titoli avverrà al prezzo di 10,28 euro per azione, gli istituti dovranno contabilizzare una minusvalenza teorica pari a circa 765 milioni.
L'Ifil, poi, ha dichiarato che si manterrà fuori dall'operazione e dunque la sua quota nel capitale della Fiat scenderà al 22 per cento.
In realtà le cose, se il contratto perfezionato nel corso dell'estate fra Ifil e Merrill Lynch verrà firmato, andranno in maniera completamente diversa.
Perché l'uovo del convertendo contiene una clamorosa sorpresa.
Che renderà felici i banchieri creditori.
Come si legge nel contratto, l'accordo datato 15 settembre 2005 ha un terzo contraente, oltre a Ifil e Merrill Lynch:
si tratta della Exor Sa, una società lussemburghese con due caratteristiche.
La prima è di essere una scatola piena di liquidità, circa 700 milioni di euro.
La seconda: essere posseduta totalmente dalla Ga&C. ovvero la Giovanni Agnelli & C., l'accomandita tramite cui la famiglia controlla la Ifil e, a cascata, la Fiat.
Secondo una clausola del convertendo le banche creditrici, una volta entrate in possesso delle nuove azioni Fiat, saranno tenute a offrirle «alle stesse condizioni a cui le hanno ricevute» agli attuali azionisti della società torinese.
In pratica è come se le banche dessero vita a un consorzio di collocamento.
Destinato però a non collocare nemmeno un'azione, perché il prezzo di borsa è inferiore quasi del 40 per cento rispetto a quello di conversione.
Ma ecco la sorpresa.
Sempre il 20 settembre, e sempre che il contratto sia stato onorato con le debite firme, la Ifil, che come tutti gli attuali soci sarà titolare di diritti di opzione per sottoscrivere le azioni di nuova emissione, li cederà alla Merrill Lynch.
E sarà la banca d'affari a sottoscrivere integralmente la quota di aumento di capitale di spettanza della finanziaria, ovvero il 30,6 per cento.
In questo modo si troverà ad avere un pacchetto di azioni pari a poco meno del 9 per cento del capitale ordinario della Fiat.
Quindi, da Londra, le azioni spiccheranno il volo verso la destinazione finale (almeno per il momento), la cassaforte lussemburghese della Exor.
Il contratto prevede che le diverse fasi dell'operazione (cessione dei diritti da Ifil a Merrill Lynch, sottoscrizione delle azioni da parte della banca d'affari, acquisto dei titoli da parte di Exor) avvengano simultaneamente.
E che i contraenti dell'accordo mantengano il segreto sui suoi contenuti.
Come si vede si tratta di un'operazione complessa.
Che si presta a diverse considerazioni e fa sorgere qualche interrogativo.
Nel contratto Ifil-Merrill Lynch-Exor è scritto che l'obiettivo è mantenere «inalterata» la quota del capitale ordinario della Fiat che fa capo alla Ga&C.
Ma questo risultato poteva essere ottenuto in modo più semplice e soprattutto meno costoso, visto che la Merrill Lynch chiederà salatissime commissioni per i suoi servizi.
Come?
Semplice: facendo sottoscrivere l'aumento di capitale alla Ifil, che dopo la cessione della Rinascente ha in cassa circa 1 miliardo di liquidità.
Una somma più che sufficiente.
Perché non è stata utilizzata?
Il fatto che questa montagna di denaro resti parcheggiata nella pancia della Ifil può significare che è già destinata ad altre operazioni.
Si può fare un'altra osservazione.
L'ingresso della Exor nell'azionariato della Fiat non allenta la presa della famiglia sul capitale, di cui continuerebbe a controllare il 30,6 per cento.
Anzi, per certi versi si potrebbe dire che lo rafforza, poiché la società lussemburghese, diversamente dalla Ifil, è controllata al 100 per cento dalla Ga&C.
Ma la differenza, rispetto all'assetto azionario precedente l'aumento di capitale, è sostanziale: perché un pacco azionario decisivo ai fini del controllo del gruppo torinese finirebbe all'estero.
Meglio:
in un paradiso fiscale come il Lussemburgo, assai lontano dagli sguardi della Consob.
Possibile sostenere che non cambi nulla?
Infine le banche coinvolte nell'operazione convertendo.
Da mesi, da quando cioè la Fiat aveva dichiarato ufficialmente quello che da sempre si sapeva ufficiosamente, ovvero che il prestito non sarebbe stato rimborsato, erano rassegnate a subire una dolorosa perdita.
L'operazione Ifil-Merrill Lynch-Exor consentirà loro di risparmiare poco meno di un terzo della minusvalenza prevista.
Corrado Passera e Alessandro Profumo, amministratori di Intesa e Unicredito, che con 650 e 625 milioni guidano la lista delle banche più esposte con Torino, hanno di che brindare.
(di A.Pergolini)
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SINIBALDO

Gianluigi Gabetti, presidente della Ifil. A destra, John Elkann, vicepresidente della Fiat.
Il primo con la faccia "torva" da vecchio..........."filibustiere" !!!!!!!!!!!!!!!
L'altro con........"l'angelica" espressione di chi ancora deve..........."crescere" per uguagliarlo.
Per il momento li accomuna solamente la..........."cravatta" ma
non temete è solo questione di........."tempo" !!!!!!!!!!!! (SINIBALDO) ___________________________________________________
Nove pagine «confidenziali». Dentro, la clamorosa soluzione che porterà soldi alle banche azioniste rafforzando insieme la leadership della famiglia. Complice la Merrill Lynch.
Per tutta l'estate è rimbalzato fra il fax torinese della Ifil, la finanziaria attraverso cui la famiglia Agnelli controlla il 30,6 per cento della Fiat, e quello londinese della banca d'affari Merrill Lynch.
Ogni volta una limatura, una correzione, una precisazione.
Fino a che il contratto, ha trovato la sua forma definitiva.
Sono nove pagine in tutto:
nove pagine che, a partire da martedì 20 settembre, potrebbero cambiare il destino della Fiat, quello della famiglia Agnelli e i conti delle banche che hanno sottoscritto il cosiddetto prestito convertendo a favore della casa automobilistica torinese.
Nove pagine «strictly confidential».
Tre anni fa un gruppo di banche italiane (Intesa, Unicredito, Capitalia, Sanpaolo-Imi, Mps, Bnl) e straniere (Bnp-Paribas e Abn Amro) aveva concesso alla Fiat un prestito di 3 miliardi.
Tecnicamente si trattava di un «mandatory convertible facility»:
in caso di mancato rimborso alla scadenza, il prestito si sarebbe automaticamente trasformato in capitale azionario della Fiat.
Ora quella scadenza è arrivata: il 20 settembre.
La Fiat ha da tempo annunciato che non rimborserà.
E ha varato un aumento di capitale a servizio della conversione per un importo analogo a quello del prestito, ovvero 3 miliardi di euro.
Il risultato di questa operazione è che le banche si troveranno in portafoglio il 26,7 per cento del capitale della Fiat.
E poiché la conversione fra prestito e titoli avverrà al prezzo di 10,28 euro per azione, gli istituti dovranno contabilizzare una minusvalenza teorica pari a circa 765 milioni.
L'Ifil, poi, ha dichiarato che si manterrà fuori dall'operazione e dunque la sua quota nel capitale della Fiat scenderà al 22 per cento.
In realtà le cose, se il contratto perfezionato nel corso dell'estate fra Ifil e Merrill Lynch verrà firmato, andranno in maniera completamente diversa.
Perché l'uovo del convertendo contiene una clamorosa sorpresa.
Che renderà felici i banchieri creditori.
Come si legge nel contratto, l'accordo datato 15 settembre 2005 ha un terzo contraente, oltre a Ifil e Merrill Lynch:
si tratta della Exor Sa, una società lussemburghese con due caratteristiche.
La prima è di essere una scatola piena di liquidità, circa 700 milioni di euro.
La seconda: essere posseduta totalmente dalla Ga&C. ovvero la Giovanni Agnelli & C., l'accomandita tramite cui la famiglia controlla la Ifil e, a cascata, la Fiat.
Secondo una clausola del convertendo le banche creditrici, una volta entrate in possesso delle nuove azioni Fiat, saranno tenute a offrirle «alle stesse condizioni a cui le hanno ricevute» agli attuali azionisti della società torinese.
In pratica è come se le banche dessero vita a un consorzio di collocamento.
Destinato però a non collocare nemmeno un'azione, perché il prezzo di borsa è inferiore quasi del 40 per cento rispetto a quello di conversione.
Ma ecco la sorpresa.
Sempre il 20 settembre, e sempre che il contratto sia stato onorato con le debite firme, la Ifil, che come tutti gli attuali soci sarà titolare di diritti di opzione per sottoscrivere le azioni di nuova emissione, li cederà alla Merrill Lynch.
E sarà la banca d'affari a sottoscrivere integralmente la quota di aumento di capitale di spettanza della finanziaria, ovvero il 30,6 per cento.
In questo modo si troverà ad avere un pacchetto di azioni pari a poco meno del 9 per cento del capitale ordinario della Fiat.
Quindi, da Londra, le azioni spiccheranno il volo verso la destinazione finale (almeno per il momento), la cassaforte lussemburghese della Exor.
Il contratto prevede che le diverse fasi dell'operazione (cessione dei diritti da Ifil a Merrill Lynch, sottoscrizione delle azioni da parte della banca d'affari, acquisto dei titoli da parte di Exor) avvengano simultaneamente.
E che i contraenti dell'accordo mantengano il segreto sui suoi contenuti.
Come si vede si tratta di un'operazione complessa.
Che si presta a diverse considerazioni e fa sorgere qualche interrogativo.
Nel contratto Ifil-Merrill Lynch-Exor è scritto che l'obiettivo è mantenere «inalterata» la quota del capitale ordinario della Fiat che fa capo alla Ga&C.
Ma questo risultato poteva essere ottenuto in modo più semplice e soprattutto meno costoso, visto che la Merrill Lynch chiederà salatissime commissioni per i suoi servizi.
Come?
Semplice: facendo sottoscrivere l'aumento di capitale alla Ifil, che dopo la cessione della Rinascente ha in cassa circa 1 miliardo di liquidità.
Una somma più che sufficiente.
Perché non è stata utilizzata?
Il fatto che questa montagna di denaro resti parcheggiata nella pancia della Ifil può significare che è già destinata ad altre operazioni.
Si può fare un'altra osservazione.
L'ingresso della Exor nell'azionariato della Fiat non allenta la presa della famiglia sul capitale, di cui continuerebbe a controllare il 30,6 per cento.
Anzi, per certi versi si potrebbe dire che lo rafforza, poiché la società lussemburghese, diversamente dalla Ifil, è controllata al 100 per cento dalla Ga&C.
Ma la differenza, rispetto all'assetto azionario precedente l'aumento di capitale, è sostanziale: perché un pacco azionario decisivo ai fini del controllo del gruppo torinese finirebbe all'estero.
Meglio:
in un paradiso fiscale come il Lussemburgo, assai lontano dagli sguardi della Consob.
Possibile sostenere che non cambi nulla?
Infine le banche coinvolte nell'operazione convertendo.
Da mesi, da quando cioè la Fiat aveva dichiarato ufficialmente quello che da sempre si sapeva ufficiosamente, ovvero che il prestito non sarebbe stato rimborsato, erano rassegnate a subire una dolorosa perdita.
L'operazione Ifil-Merrill Lynch-Exor consentirà loro di risparmiare poco meno di un terzo della minusvalenza prevista.
Corrado Passera e Alessandro Profumo, amministratori di Intesa e Unicredito, che con 650 e 625 milioni guidano la lista delle banche più esposte con Torino, hanno di che brindare.
(di A.Pergolini)
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SINIBALDO