Marchionne: "In Italia 12 mesi di inferno per Fiat"
La "cuccagna è finita". Così dice, senza mezzi termini, il numero uno del Lingotto. Se "fino a marzo ci siamo portati dietro i buoni risultati del 2009, adesso ci facciamo 9 mesi del 2010 e i primi 3 del 2011 d'inferno". "Il mercato è stato drogato per 24 mesi e poi è stata staccata la spina".
Il mercato auto in Italia continuera' ad essere negativo anche nel primo trimestre del 2011. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, sottolineando che "il mercato dell'auto italiano sta uscendo da un periodo di incentivi: l'avevo detto dall'inizio dell'anno e non mi sorprende. Il mercato sta cercando di ritrovare l'equilibrio".
Intervenendo a Los Angeles all'inaugurazione del Motor Village, il concessionario dei marchi Chrysler e Fiat, Marchionne spiega che "l'aver drogato il mercato per 24 mesi e poi aver staccato la spina, fa tornare tutto alla normalita' anche se ci vorra' del tempo: ci saranno 12 mesi di inferno".
Per l'Ad del Lingotto, infatti, "fino a marzo ci siamo portati dietro i buoni risultati del 2009, poi e' finita la cuccagna: adesso ci facciamo 9 mesi del 2010 e i primi 3 del 2011 d'inferno".
Precisando, "il mercato dell'auto in Italia - ha detto Marchionne conversando con i giornalisti - e' un mondo completamente diverso. Stiamo uscendo dal sistema di incentivi, lo sapevamo, lo avevamo detto dall'inizio dell'anno e non mi sorprende per niente anche la quota di mercato in Europa. Abbiamo una posizione cosi' forte in Italia che qualsiasi movimento dei volumi italiani va a impattare sulla quota europea. E' un mercato che sta cercando di ritrovare l'equilibrio.
A proposito dell'instabilita' politica, questa "e' un problema europeo e non soltanto italiano, e' una situazione non facile che va a impattare anche sull'atteggiamento dei consumatori e dei clienti. Si e' visto benissimo l'impatto a livello occupazionale in Italia. A Mirafiori e altri impianti ho sempre detto che avremmo adeguato la produzione alla domanda. C'e' un problema di sovracapacita' produttiva, nessun costruttore europeo sta guadagnando soldi".