Il professor Giorgio Palù, in un’intervista al
Corriere della Sera del 7 marzo,
e tornata a circolare in questi giorni, spiegava perché e come il Covid-19, prove alla mano,
potrebbe davvero essere nato in laboratorio a Wuhan.
“Lo spillover con salto di specie animale-uomo potrebbe essere stato compiuto per cause accidentali
da un virus del pipistrello sperimentalmente adattato a crescere in vitro”.
Secondo il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco,
“è suggestivo un dato, che andrà comunque confermato da ulteriori verifiche di altri ricercatori.
Il ceppo prototipo di Wuhan, quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite,
e tutte le varianti che ne sono derivate, anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale,
presentano una caratteristica affatto peculiare…”.
“Nel gene che produce la proteina Spike (quella che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare)
appare inserita
una sequenza di 19 lettere appartenente a un gene umano
e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali sinora sequenziati.
La probabilità che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione.
Una sequenza essenziale perché conferisce al virus la capacità di fondersi con le cellule umane e di determinare la malattia.
Si può ipotizzare una manipolazione effettuata per soli scopi di ricerca" .......
“Alcuni studi recenti, che usano la bioinformatica per indagare l’evoluzione del virus, ci orienterebbero in tal senso.
Manca però la prova regina che suffraghi l’origine naturale.
Da un lato, non si è ancora trovato l’ospite intermedio e dall’altro, RaTG13,
il virus del pipistrello Rhinolophus affinis il cui genoma è al 97% identico al Sars-CoV-2, ha scarsa capacità di infettarci”.