COMUNICATO STAMPA
Napoli, 1 dicembre 2012
IL VOTO SULLA PALESTINA ALLE NAZIONI UNITE RENDE EVIDENTE CHE L'UNIONE EUROPEA NEL DIRITTO INTERNAZIONALE NON ESISTE.
ORA DOVREMMO SOLO RENDERCI CONTO CHE IL MONDO E' REGOLATO DAL DIRITTO INTERNAZIONALE E NON POTREBBE MAI ACCETTARE CHE UNO 'STRANO' SISTEMA REGIONALE (UE) SI PONGA AL DI SOPRA DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI
Dario Ciccarelli (www.dariociccarelli.org), ex diplomatico, dal 2003 al 2007 membro della Delegazione Permanente Italiana presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio di Ginevra ed oggi Direttore dell'Istituto di studi internazionali per gli scambi, ha commentato la decisione relativa alla Palestina assunta alle Nazioni Unite lo scorso 29 novembre.
'Alle Nazioni Unite, è stata assunta la decisione, storica, di accordare alla Palestina lo status di 'Stato osservatore non-Membro delle Nazioni Unite'. L'Italia ha votato a favore; la Repubblica Ceca contro; undici nazioni europee, tra cui Germania e Regno Unito, si sono astenute. C'è da chiedersi quale contributo l'Italia, la Germania, il Regno Unito stiano dando, da decenni, alla pace in Medio Oriente, all'incontro armonioso tra le fedi e tra i popoli, alle più grandi questioni che affliggono il mondo. La risposta è drammatica e non può non allarmare tutti: in nome dell'europeismo, in nome cioè dell'esigenza di simulare l'esistenza di uno Stato europeo che non esiste, da decenni le grandi sensibilità nazionali tedesca, francese, britannica, italiana sulle questioni mondiali non si esprimono affatto, come fossero sterilizzate, silenziate, nascoste. Il 2 Ottobre 2009 (documento ufficiale: WT/L/770 del 6 ottobre 2009) la Rappresentanza della Palestina alle Nazioni Unite e alle altre Organizzazioni Internazionali presentò la richiesta dello status di 'Osservatore' in un'altra Organizzazione Inter-nazionale, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, dove, stupidamente, da 18 anni si cerca di far credere che gli italiani, i tedeschi, i britannici, i cechi ed altri popoli possano essere rappresentati dalla Commissione Europea.
La Verità è davanti a noi, ma sembra spaventare troppo. La globalizzazione ha visto il trionfo del diritto inter-nazionale e delle Organizzazioni Inter-nazionali ed entrambi si fondano sulle Nazioni. Con l'art. 11 Cost. i Padri costituenti stabilirono che 'la pace e la giustizia' nel mondo è un interesse nazionale italiano, un interesse dunque che l'Italia ha l'obbligo giuridico di curare in tutti i modi legittimamente ammessi. Molti ignorano che quando, nel 1994, fu firmato il Trattato istitutivo dell'Organizzazione Mondiale, i funzionari della Commissione Europea - probabilmente comprendendo che il nuovo Trattato, nell'attribuire ad una nuova Organizzazione la funzione di regolare il mercato globale in armonia col diritto internazionale abrogava i trattati comunitari - operarono ogni sforzo per evitare l'inevitabile: così, nel 1994 la Commissione Europea tentò, senza successo, di impedire che gli Stati (Italia, Francia, etc.) sottoscrivessero il Trattato OMC. Nata l'OMC, dal 1 gennaio 1995 la Commissione Europea tenta in quella sede, con successo, di convincere le burocrazie degli Stati a non esercitare il proprio diritto-dovere di rappresentare gli interessi nazionali e di rappresentare i propri popoli. Dal 1 gennaio 1995 la Corte di Giustizia delle Comunità Europee, dal canto suo, asserisce, per provare a tenere in vita gli organi comunitari, che il diritto internazionale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio non esistono o comunque non riguardano le nazioni europee ('è giurisprudenza costante che, tenuto conto della loro natura e della loro economia, gli accordi OMC non figurano in linea di principio tra le normative alla luce delle quali la Corte controlla la legittimità degli atti delle istituzioni comunitarie', caso C-377/02, 1 marzo 2005). In poche parole: consapevoli di essere stati azzerati dall'Organizzazione Mondiale del Commercio e dal diritto internazionale, gli organi comunitari tentano di 'apparire' ancora vivi negando l'esistenza del diritto internazionale stesso. Sul punto, seppure a bassa voce, negli anni qualche autorevole posizione è stata espressa. Renato Ruggiero scrisse 'Dobbiamo recuperare la indiscussa primazia del sistema commerciale multilaterale ... All'inizio del GATT, gli accordi commerciali preferenziali erano l'eccezione. La principale fonte degli accordi preferenziali era la Comunità Europea ... Stiamo 'deglobalizzando' il sistema commerciale internazionale?' (Intervento al Simposio OMC, Ginevra, 20 aprile 2005). Giuseppe Tesauro, oggi giudice costituzionale, scrisse: 'Ciò che si ricava con sufficiente chiarezza, soprattutto dalla lettura congiunta della sentenza banane (sent. 5 ottobre 1994, causa C-280/93, Germania c. Consiglio ..) e della sentenza del latte (Sent. 10 settembre 1996, causa C-61/94, Commissione c. Germania ..), è un dato non tanto giuridico quanto soprattutto di opportunità o di politica istituzionale, se si preferisce. In sostanza, si vuole lasciare alle istituzioni politiche, cioè alla Commissione ed al Consiglio, la interpretazione e più in generale la 'gestione' delle norme convenzionali che ci occupano, ieri GATT ed oggi OMC (..) si dovrebbe, anche indipendentemente dall'effetto diretto, fare in modo da consentire agli Stati membri di contestare la legittimità di atti comunitari rispetto al parametro delle norme OMC. Ritengo invero inaccettabile, questo sì, l'idea che l'idoneità delle norme OMC, e già del GATT, a fungere da parametro della legittimità della norma comunitaria nazionale configgente sia condizionata all'effetto diretto della norma stessa, così come la Corte di giustizia ha fino ad oggi affermato' ('I rapporti tra la Comunità europea e l'OMC, Milano, 5-7 giugno 1997). U. Everling ha scritto: 'Il GATT non è la caricatura di un accordo internazionale, ma è obbligatorio per la Comunità ed i suoi Stati Membri. Esso va quindi preso sul serio dalle istituzioni e dalla Corte' (Everling U., 'Will Europe slip on bananas? The bananas judgment of the Court of Justice and National Courts', in Comm. Mark. Law Rev., 1996). Antonio Tizzano ha scritto: '... almeno parte della nostra dottrina si è da qualche tempo posta in termini più concreti e quindi più produttivi, abbandonando finalmente la pretesa .. di poter tutto semplicisticamente risolvere deducendo dalle solite generiche considerazioni sulla cd. sopranazionalità e quindi sulle finalità e le caratteristiche del processo d'integrazione comunitaria ... [I fautori della 'primauté' del diritto comunitario] .. peccando ancora una volta di ... troppo amore comunitario, essi sono sembrati unicamente ispirati dall'ansia di 'privilegiare' a tutti i costi i trattati europei, per farne una sorta di supertrattati, di valore inusitato e di forza irresistibile, in nome non tanto di rigorose valutazioni scientifiche o di indiscutibili dati normativi, quanto di apodittiche proclamazioni di 'novità', 'diversità', ecc. direttamente connesse alla dichiarata superiorità e assolutezza dei fini politici ultimi perseguiti ... [Va] sottolineato che quelle tesi .. finiscono col provocare ingiustificate e pericolose discriminazioni tra le norme internazionali pattizie sotto il profilo della loro efficacia negli ordinamenti statali ... Può dunque concludersi che la tendenza della nostra giurisprudenza .. non appare giustificata. Nessun argomento decisivo, invero, risulta provare la pretesa diversità di 'posizione' tra le norme immesse nell'ordinamento italiano in osservanza dei trattati internazionali, secondo che ci si riferisca a quelli comunitari o agli altri' ('Pretesa diversità di effetti del G.A.T.T. e dei Trattati comunitari nell'ordinamento italiano', in 'Il Foro Italiano', 1973, n. 9, I, p. 2443-2452).
Il 6.12.2005 e' stato adottato il primo, finora unico, emendamento agli Accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Si tratta di un emendamento in materia di farmaci salva-vita (cd. 'TRIPs amendment') volto a salvare migliaia di vite umane. L'emendamento, adottato a Ginevra il 6 dicembre 2005, non è mai stato portato all'attenzione del Parlamento italiano ai fini della ratifica, come ben evidenziato sul sito web dell'Organizzazione Mondiale del Commercio: http://www.wto.org/english/tratop_e/trips_e/amendment_e.htm Sfidando il diritto, la democrazia e la memoria di quanto accaduto nel 1994, gli organi comunitari tentano nuovamente la disperata impresa di travestirsi da Stato.
Se si rispettasse l'art. 11 Cost., se ci si ricordasse che il mondo è stato rivoluzionato dall'ingresso, nel 2001, della Cina nell'Organizzazione Mondiale del Commercio, se si sapesse che le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio offrono notevoli leve a Paesi come l'Italia per tutelare (dazi, clausole di salvaguardia, tutela del made in; eccezioni extracommerciali ex art. XX GATT, norme a tutela della sicurezza, della salute, del consumatore, etc.) la produzione manifatturiera di qualità e l'occupazione, se si avesse chiaro che il mondo e il diritto sono fondati sulla categoria di Nazione, allora la Verità non spaventerebbe più. La Verità è che l'Italia partecipò attivamente alla fondazione, nel 1957, delle Comunità Europee perché si ritenne, giustamente, che a quel tempo la pace mondiale fosse perseguibile promuovendo il commercio tra le nazioni che avevano causato la guerra mondiale. Ma ormai il mondo è cambiato: a promuovere e a regolare il commercio ci pensa, in tutto il mondo, l'Organizzazione Mondiale del Commercio e la guerra ormai si fa altrove. In nome degli stessi fini che la portarono ad istituire la CEE; in nome dell'art. 11 Cost., oggi l'Italia ha l'obbligo giuridico di tornare a svolgere il suo ruolo nel mondo e a riconoscere che l'Unione Europea non esiste più. La Verità è che i trattati comunitari sono stati abrogati il 15 aprile 1994 e che l'Italia, in quanto Membro a pieno titolo delle Organizzazioni Internazionali, deve solo riprendere ad esercitare, dopo aver mancato di farlo per 18 anni, i propri diritti di Nazione, così perseguendo tutti i propri interessi nazionali. Le follie europeiste, ivi compresi l'euro e gli anacronistici obiettivi di Maastricht e del Fondo Europeo di stabilità, sono soltanto il prodotto di un'utopia demoniaca, contra-legem, senza senso e senza speranza'.