Non conosco la realtà di Taranto. L'hi vista solo in foto e filmati, ho però notato case nuove nei pressi dello stabilimento.
Conosco la realtà di Lecco.
Il ferro
Sulle rive dei tre torrenti che
attraversano Lecco, specialmente sulle rive del Gerenzone, più ripido e vicino alla Valsassina, sorsero le lavorazione del ferro greggio, proveniente dai forni di Pagnona, Premana e Cortenova in Valsassina. Lecco divenne nei secoli la più importante città del ferro del Ducato di Milano e poi della Lombardia. La ferrarezza, l'arte di lavorare il ferro, fu favorita dalla presenza di corsi d'acqua per il movimento di mantici e di magli. Lungo la vallata del Gerenzone, il torrente che attraversa la città, sorsero centinaia di fucine, opifici, stabilimentelli. Dal corso principale venivano deviati canali e rivoli che muovevano le ruote. Il più importante era la Fiumicella che esisteva già nel Duecento e correva da San Giovanni sino al borgo. Grande attenzione fu sempre prestata alle sue acque tanto che alcun
e norme degli statuti locali del 1300 si preoccupavano della dispersione di questa preziosa fonte di energia. "Tutti i mugnai presenti e futuri e tutti coloro che hanno sede e diritto di molare e di arrotare sul Fiumicella, sono tenuti a dover tenere il Fiumicella nel suo letto cosicchè l'acqua non scorra per via o nei campi. Se non faranno questo paghino ogni volta 5 soldi di terzoli per ogni mugnaio o avente diritto di mola e di arrotino dal cui serbatoio sia uscit la detta acqua". Nel 1668 risultarono operanti in Lecco: 84 tiraferro, 24 filere, 19 batador de ferro, 4 raspador de ferro, 2 brustolotti, 3 sbavarotti , 1 spadaro. Si sviluppò soprattutto la produzione di chiodetti (stacchette). Un operaio, lavorando tut
to il giorno, ne fabbricava circa 5.000. Il Sig.Giuseppe Badoni, approfittando della forza della Fiumicella, costruì a Castello sopra Lecco, uno stabilimento nel quale con sette macchine servite da sette operai otteneva una produzione giornaliera di 200.000 chiodetti. Lo stesso Badoni introdusse la prima fonderia. Tra il 1872 ed il 1873, nel rione di Malavedo sopra Lecco, si trasferisce da Dongo la famiglia di Enrico Falck, figlio di Giorgio che a Dongo aveva costituito un’impresa industriale.La famiglia costituisce insieme con un’altra, “i Redaelli”, un laminatoio. Purtroppo Enrico muore precocemente e le redini vengono prese dalla madre Irene Rubini Falck. Il figlio Giorgio Enrico, dopo aver frequentato il Politecnico di Zurigo ed aver acquisito pratica nelle ferriere della Ruhr, assume il compito di dirigere la fabbrica di un nuovo stabilimento a Gardone Valtrompia costruito dai soci “Re
daelli”. Nel 1893 viene nominato procuratore generale del laminatoio di Malavedo dove, per la prima volta in Italia, viene laminata la vergella di acciaio dolce. Grazie alla particolare capacità ed alla politica commerciale attuata, la produzione passa in pochi anni (1894-1896) da 50 a 70 tonnellate giornaliere. Considerato lo spazio esiguo che il territorio di Malavedo offre, nonché gli inutili tentativi di confederarsi con le altre iniziative sorte nella vallata, Giorgio acquista all’asta la Ferriera di Rogoredo. Grazie alla sua ostinazione nasce la FALCK, uno dei maggiori complessi industriali italiani. Nel 1896 nasce a Lecco la Ferriera del Caleotto, un’iniziativa consorziale tra le trafilerie del territorio e della Valsassina, che ben presto si doterà di due forni Martin-Siemens per la produzione di lingotti d’acciaio laminati e trasformati in vergella. In seguito sorgerà il laminatoio dell’Arlenico.
Queste 2 fabbriche sorgevano nei campi, oggi sono circondate da case e gli abitanti si lamentavano - perchè oggi sono praticamente chiuse - degli odori e del rumore generato dagli impianti.
Immagino che lo stesso - moltiplicato per 100 - sia accaduto a Taranto.