Oggi è morto Franco Zeffirelli, un grande regista italiano.
Noto alle cronache per le sue sfuriate contro la Juventus (lui era della Fiorentina), politicamente di destra (fu senatore per Forza Italia), come regista Zeffirelli fu davvero allievo di Luchino Visconti: la perfezione formale dei suoi lavori, infatti, è quasi assoluta.
Questo film è bellissimo
Romeo e Giulietta
Il film su Romeo e Giulietta fu girato nel 1968: mentre il mondo si metteva in moto a "sinistra", mentre i giovani scendevano in piazza per combattere il sistema, nell'epoca in cui il collettivo, il "pubblico", inglobava e divorava l'individuale, il "privato", Zeffirelli girò un film su una storia d'amore archetipica.
L'amore raccontato da Zeffirelli ambiva a una purezza religiosa, in contrasto evidente con lo spirito del tempo: si trattava di un amore assolutamente poetico (infatti, come diceva Leopardi, "Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte ingenerò la sorte").
La sua opposizione con l'epoca del '68 è evidente.
Tuttavia,
Romeo e Giulietta resta, secondo me, il capolavoro di Zeffirelli.
Quando mi accingevo a vedere il film, se devo essere sincero, ero molto diffidente: credevo di assistere alla rappresentazione di una storia già conosciuta, alquanto noiosa.
Invece la visione fu davvero splendida: la forma del film è curatissima, perfetta (qui si sente la lezione di Visconti, il regista di "Senso"), e il senso di tragedia è reso in tutta la sua immediatezza dalle splendide musiche di Nino Rota e dall'età giovanissima dei protagonisti (che, ai tempi, fece un certo scalpore).
Zeffirelli volle raccontare la purezza proprio nel momento in cui il Dopoguerra perdeva l'innocenza: proprio per questo egli fu, nell'arte, uno degli ultimi custodi della Forma.