vecchio frank
could be worse...
Quella che dovrebbe essere la funzione di un museo ce l'aveva chiara in mente Igor Savitsky (1915-84). Mi sono imbattuto nella sua storia leggendo il libro "Sovietistan" della giornalista norvegese Erika Fatland. Il libro parla delle cinque repubbliche ex-sovietiche dell'Asia Centrale divenute indipendenti nel 1991: Kazakihstan, Turkmenistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan. La caratteristica che hanno in comune, a parte il nome terminante in "stan", è che sono tutte quante dittature dove hanno preso il potere ex-funzionari del partito e non l'hanno più mollato (Putin docet). Unica, parziale eccezione, il Kirghizistan, dove però negli anni '90 e ancora nel 2005 c'è stata la guerra civile. Erika Fatland le ha girate tutte e cinque in lungo e in largo, e nell'Uzbekistan si è imbattuta nella Repubblica autonoma del Karakalpakstan (sfido chiunque a dire che l'aveva sentita nominare prima) dove, a Nukus, sorge un museo fondato appunto da Igor Savistky, un russo che arrivò qui nel 1950 per documentare con i suoi disegni una spedizione archeologica, si innamorò della regione e non si mosse più. Savitsky iniziò a collezionare tappeti, costumi tradizionali, lavori di gioielleria e altro, compresi i disegni e i dipinti degli artisti locali e, in seguito, anche quelli dell'avanguardia russa perseguitata dal regime, in ciò favorito dalla lontananza dai centri del potere.
La sua storia e quella del Museo Statale d'Arte del Karakalpak sono narrate qui, una lettura che vi consiglio (non dimenticate di dare un'occhiata alla Gallery):
Welcome to the Savitsky Collection
La sua storia e quella del Museo Statale d'Arte del Karakalpak sono narrate qui, una lettura che vi consiglio (non dimenticate di dare un'occhiata alla Gallery):
Welcome to the Savitsky Collection