GENOVA: poliziotti INFILTRATI TRA I BLACK BLOC? (2 lettori)

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tontolina

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Solange Manfredi
 

tontolina

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questa poi è davvero una sorpresa .... un inglese


G8 Genova: poliziotto inglese infiltrato tra i black bloc
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La foto del Guardian del 2013 che rivela la presenza di un poliziotto inglese infiltrato tra i black bloc

Dopo gli articoli del Guardian, Londra ammette in commissione inchiesta del ministero interni

15 aprile 2017 C'è una foto, nei giorni del G8 di Genova del 2001, che lo riprende davanti a una barricata. Rod Richardson ha un caschetto, una mascherina da saldatore e una maschera antigas. Sembra un perfetto "black bloc".

Nel 2013, dopo una serie di articoli del Guardian, la polizia inglese, incalzata da una commissione parlamentare d'inchiesta di Londra, a svelare la verità: Rod Richardson era un poliziotto infiltrato, che assunse l'identità di un bimbo morto e visse sotto copertura tra i movimenti anarchici inglesi per almeno quattro anni. La notizia è stata oggi ripresa da Il Secolo XIX.
È la prima volta dal 2001 che arriva una conferma ufficiale a quanto gli attivisti del Genoa Social Forum hanno sempre denunciato: erano presenti anche 'provocatori' mischiati tra i manifestanti del blocco nero, tra i quali appartenenti a forze dell'ordine.
Naturalmente esiste una sostanziale differenza fra infiltrati e provocatori. Se è vero, come è logico che sia, che ci fossero molti infiltrati (delle forze dell'ordine italiane o anche di quelle straniere a questo punto) va detto che la loro utilità è stata decisamente scarsa visto il quasi nullo apporto alle indagini per scoprire i black bloc. Specie quelli stranieri.

Resta da capire, ma a questo punto, a meno di fotografie o filmati che lo dimostrino senza ombra di dubbio, se l'infiltrato inglese abbia commesso atti di violenza contro persone o cose. Una ricerca sarebbe possibile nel database sterminato raccolto dalla procura di Genova per l'indagine per devastazione e saccheggio. Ma bisognerà vedere se in qualche modo l'indagine possa essere riaperta.

La rivelazione è il risultato di anni di lavoro della commissione guidata dal magistrato inglese Sir Christopher Pitchford, il cui mandato è di fare luce sull'uso disinvolto degli agenti undercover infiltrati dalla polizia britannica.
Cosa ha fatto durante gli scontri del G8 e che ruolo ha avuto Rod Richardson?
Ha coordinato o organizzato azioni violente?
E, in tutto questo, a chi riferivano e quale era la loro missione?
A queste domande la polizia metropolitana di Londra si è rifiutata di rispondere.
Così come la commissione si è vista negare l'accesso alla vera identità di Richardson. Il quotidiano inglese The Guardian ha però rintracciato la madre del vero Rod Richardson, nato il 5 gennaio del 1973 e morto lo stesso giorno al St George Hospital di Tooting, per problemi respiratori "Riteniamo che un ufficiale di polizia abbia rubato l'identità del bimbo - ha testimoniato l'avvocato della famiglia Jules Carey davanti alla commissione - e che sia stato impiegato sotto copertura almeno dal 2000 al 2003". Dopo quell'anno parte per un viaggio in Australia e nessuno ne sente più parlare.
A certificare il suo passaggio da Genova nei giorni del 2001 ci sono svariate testimonianze e alcune fotografie, fornite da alcuni ex compagni di lotta. Chi è davvero Rod Richardson, cosa ha fatto per le strade di Genova nel 2001 e a chi rispondeva?
La Procura di Genova è stata informata dei recenti sviluppi.
Non è escluso che il caso possa portare a nuovi accertamenti anche se dopo 16 anni il reato di devastazione e saccheggio, che prevede pene durissime, sia avviato alla prescrizione.

"L'avevamo detto subito sedici anni,fa in quelle tragiche giornate genovesi: 'Tra i Black Bloc ci sono infiltrati e agenti provocatori' _ dichiara Vittorio Agnoletto, all'epoca portavoce del Genoa Social Forum _ ora la conferma ufficiale proviene direttamente da Londra, da una commissione d'inchiesta presieduta da un magistrato. Tale ammissione è importante anche se giunge fuori tempo massimo quando i processi per quegli eventi si sono ormai conclusi; la tempistica non è casuale: gli eventuali reati commessi da Rod Richardson, il nome fittizio dell'agente che ha agito sotto copertura, sono ad un passo dalla prescrizione, anche in questo caso l'impunità è comunque garantita".
"Ma la notizia - aggiunge - ripropone comunque alcune domande di fondamentale importanza: certamente Richardson non era l'unico agente infiltrato, ve ne erano senza dubbio altri, inglesi, ma anche italiani e molto probabilmente di altri Paesi partecipanti al G8. Non risulta che tali infiltrati abbiano agito per bloccare le azioni dei gruppi nei quali si erano inseriti. Qual'era allora il loro reale obiettivo?"
E ancora "appurato che un agente straniero ha partecipato o perlomeno favorito o comunque fiancheggiato nel nostro Paese iniziative che la magistratura ha sanzionato con pene gravissime cosa aspetta il nostro governo ad emettere una nota ufficiale di protesta verso la Gran Bretagna e ad aprire un caso diplomatico?
Cosa si attende prima di chiedere l'estradizione dell'agente per sottoporlo ad un regolare processo in Italia, con l'obiettivo,per esempio di fare ulteriore chiarezza sulle zone buie che ancora permangono sui fatti di quei giorni?
Se nulla di tutto questo sarà fatto - conclude - sarà più che legittimo ritenere che il nostro governo e i nostri Servizi Segreti fossero da sempre informati di tali fatti e che anzi queste infiltrazioni fossero ampiamente concordate tra gli Stati nell'intento di creare una situazione che potesse giustificare una repressione violentissima contro tutto il GSF. In tal caso spetterebbe alla nostra magistratura appurare se nel comportamento dei vertici politici e istituzionali e dei responsabili apicali degli apparati dello Sato di allora non siano ravvisabili comportamenti penalmente sanzionabili. Verrà aperta un'inchiesta?".


G8 Genova: poliziotto inglese infiltrato tra i black bloc
 

tontolina

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Gabrielli, G8 catastrofe ma non ci sarà più un'altra Genova
A Bolzaneto fu tortura, ora chiudiamo ferita per guardare avanti

Gabrielli, G8 catastrofe ma non ci sarà più un'altra Genova © ANSA

Redazione ANSA ROMA
19 luglio 201714:35 News

"La nottata non è mai passata. A Genova morì un ragazzo. Ed era la prima volta dopo gli anni della notte della Repubblica che si tornava ad essere uccisi in piazza. A Genova, un'infinità di persone, incolpevoli, subirono violenze fisiche e psicologiche che hanno segnato le loro vite. E se tutto questo, ancora oggi, è motivo di dolore, rancore, diffidenza, beh, allora vuol dire che, in questi sedici anni, la riflessione non è stata sufficiente. Né è stato sufficiente chiedere scusa a posteriori. Dopo dieci anni e dopo le sentenze di condanna definitive per la Diaz e Bolzaneto".
Parla così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in una lunga intervista in apertura di prima pagina di Repubblica, e aggiunge anche: "Se fossi stato Gianni De Gennaro mi sarei assunto le mie responsabilità senza se e senza ma. Mi sarei dimesso. Per il bene della Polizia".
Gabrielli ricorda anche il caso di Bolzaneto. "Dove, lo dico chiaro, ci fu tortura". Ma se "fu una catastrofe", aggiunge che "non ci sarà mai più una nuova Genova: questo tempo non è passato invano, la nostra istituzione è sana, non deve temere leggi e controlli". Genova "fu semplicemente una catastrofe - argomenta con Repubblica il capo della Polizia - per una somma di fattori.
Innanzitutto per la scelta sciagurata da parte del vertice del Dipartimento di pubblica sicurezza di esautorare la struttura locale, la Questura di Genova, dalla gestione dell'ordine pubblico. Quindi, per la scelta infelice della città, che per struttura urbanistica rendeva tutto più complicato. E, da ultimo, perché si scommise sulla capacità dei 'Disobbedienti' di Casarini e Agnoletto di poter in qualche modo governare e garantire per l'intera piazza. Capacità che dimostrarono purtroppo di non avere. Insomma, la dico in una battuta. A Genova saltò tutto. E saltò tutto da subito. Fino alla scelta esiziale dell'irruzione nella Diaz"
. "Per il G8 di Genova - continua Gabrielli - abbiamo assistito a condanne esemplari per la Diaz e a condanne modeste per Bolzaneto, dove l'assenza di una norma che configurasse il reato di tortura e l'improvviso evaporare della catena di comando e di responsabilità che aveva posto le premesse per cui una caserma del reparto mobile della polizia si trasformasse in un 'garage Olimpo' ha fatto sì che oggi si continui a parlare di Diaz e pochi ricordino Bolzaneto". Ma "questi sedici anni non sono passati inutilmente", e "il nostro sistema di prevenzione e sicurezza è oggi quello che conosciamo anche perché c'è stata Genova. E da lì è cominciata la nostra traversata nel deserto", riflette Gabrielli. "Oggi, il nostro baricentro è spostato sulla prevenzione prima che sulla repressione".

G8: Scajola, 'De Gennaro si dimise, io non volli' - "La mattina successiva alla fine del G8 di Genova, il capo della polizia Gianni De Gennaro venne da me e mi presentò le sue dimissioni. Io le rifiutai, convinto, allora come oggi, che in quei momenti, assai delicati per la tenuta del Paese, le dimissioni del capo della polizia sarebbero state destabilizzanti per le istituzioni". Claudio Scajola, allora ministro dell'interno, racconta all'ANSA la sua versione dei fatti e, in riferimento all'intervista di Gabrielli al quotidiano la Repubblica, dice: "Con il senno di poi è troppo facile fare analisi". "Quando quella mattina De Gennaro venne da me - racconta Claudio Scajola - io valutai che, alla luce del clamore delle devastazioni, delle reazioni violente delle forze dell'ordine, della fibrillazione all'interno delle forze di polizia, della massiccia rappresentazione mediatica in un senso o nell'altro dei fatti, le dimissioni del capo della polizia sarebbero state uno sbaglio. Dissi quindi a De Gennaro che le rifiutavo e che solo a freddo avremmo potuto analizzare l'accaduto". "Avviai invece - prosegue - una commissione di inchiesta immediata e decisi la sospensione di alcune figure apicali del Dipartimento, tra cui La Barbera". "Ancora oggi sono convinto - dice ancora Scajola - che fu la scelta giusta, migliore del vuoto che si sarebbe creato con le dimissioni del capo della polizia". "E' indubbio - aggiunge - che si arrivò al G8 di Genova con una polizia impreparata a un evento di tale portata che nasceva nel peggiore dei modi: a un mese dalla nascita del governo Berlusconi, organizzato a Genova, città scelta dal governo D'Alema, ma assolutamente non adatta all'evento, con la prima visita in Europa del presidente Bush e l'arrivo di Putin. Un'occasione troppo ghiotta per chi voleva costruire una forte contestazione". Scajola racconta che ci si rese conto "di tutto ciò fino ad arrivare a pensare di spostare o annullare il G8 ma il costo di immagine per l'Italia a livello internazione sarebbe stato troppo alto". "Dunque arrivarono a Genova gruppi di persone tra i 300 mila manifestanti con il solo obiettivo di devastare. E' stata la prima volta per tutti e la polizia non era ancora preparata a queste forme di scontro". "E' indubbio - dice ancora - che ci furono episodi singoli da parte delle forze dell'ordine severamente censurabili. Quanto è successo a Genova è stato tristissimo ma ci ha insegnato, da allora, a garantire il diritto di tutti a manifestare in modo pacifico. Così come - conclude Scajola - fece capire a tutti che le forze di polizia lavoravano in pochi, sottopagati, con mezzi inadeguati e da allora per fortuna le cose sono molto migliorate".

Gabrielli, G8 catastrofe ma non ci sarà più un'altra Genova - Politica
 
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