Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: 25 novembre 2011

Claire

ἰοίην
Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono torturate, massacrate a colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L'assassinio delle sorelle Mirabal è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana.

Le donne sono facili vittime, sia in guerra che in pace. Stupri, violenze in famiglia, assassini, violenze psicologiche.

Il diritto internazionale dei diritti umani ritiene che tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino: tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, nella comunità o nella società, durante i conflitti armati.

Di fatto, ben poche sono le azioni positive messe in atto, anche nel nostro paese. Con la crisi in atto i tagli che primi sono stati fatti dalle amministrazioni locali sono quelli ai centri antiviolenza.

DANNATO SILENZIO - YouTube!

Da uomo a uomo - lettera aperta sulla violenza maschile on Vimeo

Dicono le donne dell'UDI:

Adrienne Rich è una scrittrice e poeta femminista che ha scritto parole non convenzionali sulla condizione delle donne, sull’onore, sulla menzogna, sui rapporti tra i sessi e su molto altro. Lo ha fatto con un linguaggio che, per la sua originalità e per il suo acume, è profondamente radicale. Noi abbiamo isolato alcune frasi. Lo abbiamo fatto per varie ragioni. Intanto, perché molte parole delle femministe sono state o dimenticate oppure ritenute superate, e invece sono ancora molto attuali. Poi, c’è una ragione più profonda. Alla radice di molte violenze ci sono questioni culturali, legate ai rapporti tra i generi che spesso tendiamo senza volerlo a sottovalutare. Oppure, peggio, alcuni fatti vengono liquidati come barbarie e inciviltà lontane dal nostro modo di vivere progredito e occidentale. Noi pensiamo che ci sono situazioni, che pure nella diversità di forme con cui vengono affrontate, dalla lapidazione al marchio d’infamia alla vergogna all’isolamento, hanno comunque e ovunque lo stesso segno.

E allora, pensiamo che accanto all’orrore e alla condanna che vede uniti oggi donne e anche uomini, occorre dire con forza alcune cose che forse possono apparire datate nella forma - come nel caso della scelta delle parole di Adrienne Rich - ma non solo sono ancora valide nella sostanza, sono soprattutto dirompenti, perché svelano la radice di ogni violenza. Occorre soprattutto che prendiamo più fiducia in noi stesse e nel nostro genere, che si moltiplichino ovunque, in Italia come in ogni angolo del mondo, le occasioni per parlare di questo e per far sì che le donne non siano né sole né isolate. Perché all’origine di ogni violenza ci sono la solitudine, la colpevolizzazione, la riduzione a corpi inermi privi di ogni cittadinanza, privi di ogni diritto umano.

“… Se noi riusciremo , con le nostre parole, a rompere silenzi storici, liberando noi stesse dai nostri problemi, questo sarà già un nuovo modo di agire.
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In che modo ascoltiamo? Come possiamo aiutare un’altra donna a rompere il suo silenzio?
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La vecchia, maschile, idea di onore. La “parola” di un uomo – ad altri uomini – è garanzia sufficiente.
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L’onore maschile ha qualcosa a che fare con l’uccisione.
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L’onore maschile come qualcosa che bisogna vendicare: da cui, il duello.
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L’onore delle donne, in ogni modo, qualcos’altro: la verginità, la castità, la fedeltà al marito. L’onestà nelle donne non ha mai avuto molto peso.
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E siamo state premiate per aver mentito.
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La sincerità non è mai stata importante per una donna, a patto che si mantenesse fisicamente fedele ad un uomo, oppure casta.
*
Per noi era naturale mentire con i nostri corpi: decolorando o tingendo, stirando o arricciando i nostri capelli; strappando le sopracciglia, rasando le ascelle, imbottendoci in dati luoghi, o imprigionandoci in corsetti, camminando a passi brevi, mettendo lo smalto alle unghie delle mani e dei piedi, indossando indumenti che esaltano la nostra debolezza. “

Perpetuando le mutilazioni dei genitali femminili e ogni perversa deformazione del corpo.
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“Ci è stato chiesto di mentire in diversi modi, a seconda delle occasioni e di ciò che gli uomini volevano sentire.
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Ci hanno negato la verità dei nostri corpi, alterandola.
Siamo state tenute nell’ignoranza delle nostre zone più segrete.
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La menzogna del “matrimonio felice”, la vita domestica – siamo state complici, abbiamo recitato la parte di una vita ben spesa, fino al giorno in cui siamo andate in tribunale a testimoniare stupri, violenze fisiche, crudeltà psichiche, umiliazioni pubbliche e private.
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Contro di noi, il reato di falsa testimonianza.
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E dunque dobbiamo considerare seriamente la questione della sincerità tra donne, della sincerità verso le donne.
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Nella lotta per la vita, mentiamo. Ai capi, ai carcerieri, alla polizia, agli uomini che hanno potere su di noi, che legalmente possiedono noi e i nostri figli, agli amanti che hanno bisogno di noi come prova della propria virilità.
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Noi comunque abbiamo verso noi stesse un obbligo: di non indebolire il reciproco senso della realtà per amor di convenienza, di non fare vittime di noi stesse.
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Le donne che sono rimaste fedeli alla verità della propria esperienza, hanno spesso rischiato la pazzia.
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Il nostro futuro risiede nel nostro equilibrio individuale.
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Il semplice fatto di dividere un’oppressione non costituisce un mondo comune.
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Il femminismo inizia con la consapevolezza di essere donna, ma non si esaurisce in essa. Non termina neppure con lo scoprire le ragioni della propria rabbia, o della volontà di cambiar vita, di riprendere a studiare, di rompere un matrimonio (sebbene, in ogni singola vita, tali decisioni possano essere di grande importanza e richiedere un grande coraggio).
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Ci vuole più del nostro talento individuale e della nostra intelligenza per procedere, con gli atti e col pensiero, nel mondo comune degli uomini e nelle professioni.
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Siamo state invitate a separare il “personale” (la nostra intera esistenza di donne) dal “colto” o “professionale”.
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Lavorando fianco a fianco, tessendo con pazienza le nostre reti anche dentro le istituzioni patriarcali, noi donne possiamo mettere a confronto i problemi dei rapporti con le madri che ci hanno generato, con le sorelle costrette a dividere con noi il mondo, con le figlie che amiamo e temiamo.
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Possiamo anche sfidarci, o ispirarci a vicenda, gettare luce sulle zone oscure, accompagnare e incoraggiare il doloroso formarsi delle nostre intuizioni.
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In primo luogo dobbiamo prenderci sul serio.
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(Dobbiamo) riconoscere le fondamentali responsabilità che ogni donna ha verso di sé, senza le quali rimarremmo sempre l’Altra, la definita, l’oggetto, la vittima.
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(Dobbiamo) essere convinte (…) del valore e del significato dell’esperienza, delle tradizioni e delle intuizioni femminili. Considerandoci per quello che siamo, non più come dei ragazzi, né come esseri neutri, o androgini, ma come donne.
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Se esiste un concetto errato è proprio quello “dell’istruzione” mista: coltivare la convinzione che uomini e donne stiano ricevendo lo stesso tipo di istruzione, solo per il fatto che siedono nelle stesse aule, ascoltano le stesse lezioni, leggono gli stessi testi ed eseguono identici esperimenti di laboratorio.
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Uomini e donne non ricevono un’educazione uguale per il semplice fatto che appena fuori dalle aule, le donne vengono considerate prede, non esseri sovrani.
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Più subdolo e frequente dello stupro è l’abuso verbale che colpisce quotidianamente le donne.
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Infine, lo stupro della mente. La maggior parte delle giovani donne prova una profonda umiliazione quando si trova ad essere oggetto di seduzione da parte di uomini che hanno il potere di dare voti, di raccomandare e dare accesso alle scuole superiori, o di offrire una cultura e una preparazione specialistiche.
*
Questi atteggiamenti, anche se respinti, non sono altro che stupri mentali, e tendono a distruggere l’ego di una donna. Sono atti di dominio, altrettanto spregevoli quanto le molestie di un padre verso una figlia.
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La capacità di pensare autonomamente, di assumersi rischi intellettuali, di imporsi culturalmente è inscindibile dal nostro modo fisico di stare al mondo, dal nostro senso di integrità personale.
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Guardate una classe: osservate le mille differenze dei visi delle donne, le loro posizioni, e le loro espressioni. Ascoltate le voci delle donne. Ascoltate i silenzi, le domande non formulate, i vuoti. Ascoltate le piccole voci che spesso coraggiosamente tentano di prendere la parola, voci di donne cui è stato insegnato nell’infanzia che i toni decisi, di sfida, di rabbia o di arroganza sono poco armonici e non femminili.
*
Guardate la faccia di chi sta zitta e di quella che parla.
*
Ascoltate una donna che sta cercando un linguaggio adatto per esprimere i propri pensieri, una donna cosciente che il proprio linguaggio non può essere quello strutturato dal discorso accademico, e quindi tenta di adattare il suo pensiero ad una dimensione di discorso non previsto (in quanto non sta bene che una donna parli in pubblico) o che legge i suoi appunti ad una velocità supersonica, mangiandosi le parole e sacrificando così il proprio lavoro a un pregiudizio: Non merito di polarizzare tempo e spazio su di me.
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Non è facile pensare femminilmente in un mondo maschile, nel mondo della competizione.
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Pensare come donne (…) significa ricordare che ogni intelletto abita in un corpo; significa conservare la responsabilità dei corpi femminili in cui viviamo; e la verifica costante delle ipotesi con le esperienze vissute.
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Significa una costante critica del linguaggio.
*
E significa la cosa forse più difficile di tutte: cercare nell’arte e nella letteratura, nelle scienze sociali e in ogni descrizione che ci è stata offerta del mondo, i silenzi, le assenze, l’inesprimibile, il taciuto, il non catalogato, perché è lì che troveremo la vera cultura delle donne.
*
Rompendo quei silenzi, chiamandoci per nome, scoprendo le realtà nascoste, incominceremo a tracciare i contorni di una realtà che risuonerà per noi, che sarà testimone del nostro essere: vale a dire, iniziare ad assumerci il peso delle nostre esistenze.”

Da Women and Honor: Some Notes on Lying (Donne e onore: brevi note sul mentire) di Adrienne Rich, 1975


Alcuni link

GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE | Noi Donne .org
Decalogo per la sicurezza - Proposte | Noi Donne .org
Bologna 4 Dic 2011 "Il Cav. che resta in noi"
 
Mi accorgo che sono stata molto molto prolissa....
Per favore leggete con calma e guardate i video. Cliccate i link e leggete.
:)

Tutto questo MI riguarda. Tutto questo VI riguarda. CI riguarda.
 
Al minuto 3.18 circa del video di Maschile plurale.... quell'uomo ha parlato a Torino. Io l'ho ascoltato e visto dal vivo :)
 
ciao Claire, inutile dire che condivido in pieno il senso della giornata.


Io credo che una vera rivoluzione debba nascere da voi donne.

Ciao
 
Ultima modifica di un moderatore:
ciao Claire, inutile dire che condivido in pieno il senso della giornata.

Una riflessione però amara.

In un Paese che fino a ieri è stato governato da un cultore del bunga bunga con la sua corte di olgettine, come possiamo sperare nell'evolversi di questa Società ?

Io credo che una vera rivoluzione debba nascere da voi donne.

Ciao

Certo. Ma servono istituzioni che ascoltino e che, dopo aver ascoltato, si interessino davvero al tema.
Quindi: far rispettare le leggi che già ci sono e crearne di nuove, in primis.

Questo un decalogo che non ho redatto io, ma che condivido al 100%, sul piano istituzionale. A noi private non resta che investire sull'educazione che diamo ai nostri figli. Ci si sta impegnando, chi nel piccolo e chi nel "grande" affinché questo venga realizzato:

1. Formazione specifica degli operatori delle forze dell’ordine, della magistratura, dei medici di famiglia, di pronto soccorso, nelle professioni di aiuto, degli operatori socio-sanitari, psicologi, delle insegnanti.

2. Attivazione di partnership inter-istituzionali, a livello locale, regionale e nazionale, per la prevenzione della violenza contro le donne, attraverso progetti organici che coinvolgano gli esperti e le esperte del settore.

3. Garantire continuità anche economica ai centri anti violenza e alle case rifugio per le vittime di violenza.

4. Recepire immediatamente le indicazioni ministeriali del progetto POLITE - Pari Opportunità nei LIbri di Testo, rimaste ignorate dal 1996 a oggi, ed estenderle eventualmente anche a tutti i libri per l’infanzia coinvolgendo gli editori e le associazioni di categoria.

5. Promuovere in tutti i comuni l’approvazione di delibere contro le pubblicità lesive dell’immagine della donna, recependo la Risoluzione 2038 del Parlamento europeo del 3 settembre 2008 sull'impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini.

6. Favorire politiche di integrazione con sperimentazioni innovative, che promuovano il dialogo e il confronto tra culture, religioni, provenienze (ad esempio attraverso l’educazione alla risoluzione creativa dei conflitti) e che mettano in risalto la cultura di genere e il rispetto reciproco come elementi fondamentali e trasversali a tutti i diritti.

7. Creazione di un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere e sulle buone pratiche di contrasto a ogni forma di violenza e condivisione con le realtà associative di un piano nazionale per la prevenzione della violenza contro le donne e per il sostegno alle vittime.

8. Istituzione di fondi di solidarietà per il patrocinio legale alle donne vittime di violenza e maltrattamenti.

9. Informazioni precise e complete, rivolte sia alla popolazione che agli operatori del settore, sui servizi esistenti.

10. Certezza della pena e rieducazione dei condannati.
 
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perché rovinare un thread?
perché rovinare un paese ? :D


Seriamente il tema della violenza sulle donne è un tema importante
si calcola che una donna su 3 in Italia abbia subito violenza fisica
o sessuale , è una percentuale altissima
Dato che spesso succede fra le mura domestiche, mi viene da pensare
ma voi donne come li scegliete i compagni?
Non dico come scegliete fratelli e padri,solo perché NON SI SCELGONO
ma neppure starsene in silenzio aiuta
 
Conte, il problema del silenzio è un problema enorme.
Ma non è perché le donne si scelgono cattivi compagni.
Ho visto e conosciuto tantissime donne vittime di violenza (in senso generale, ovvio, non solo sessuale).
La prima volta che ti succede, anche solo di essere strattonata con violenza, ti dici: "Era arrabbiato, in fondo non mi ha fatto niente".
La seconda volta, magari protesti, ma lui "si pente", ti chiede scusa, magari piange, invoca il tuo perdono.
E magari tu hai figli, non hai un lavoro, o ne hai uno che non ti consente di stare tranquilla, lo ami, hai passato anni con lui...

Fino a che non diventi una schiava.
E finisci per credere davvero di meritare quel che lui ti fa.

La maggior parte delle donne che ho conosciuto io hanno smesso di tacere quando il cuore di mamma ha avuto il sopravvento e lui ha iniziato a fare il violento anche con i figli.

La maggior parte delle donne che ho conosciuto io, quando ha provato a rivolgersi alle istituzioni, si è sentita rivolgere queste domande: "Ma lei, è sicura di voler sopportare un processo?" "Davvero vuole che a suo marito possa capitare di andare in galera?" "Vuole veramente che i suoi figli crescano senza padre, con un padre in prigione?"
E tu sei annientata, non hai più valore, nemmeno ai tuoi occhi e, di fronte a queste domande ti senti ancora meno "capace", meno forte.

E poi hai vergogna e la vergogna ti blocca.
E hai paura, e anche la paura ti paralizza.

E lo dice una che ha visto e "lavorato", da ragazza, in una onlus che supportava donne un difficoltà.

Il livello culturale a volte aiuta, a volte meno.

Conoscevo da molto vicino una ragazza che aveva pur una famiglia vicina e solidi principi, un'atmosfera d'amore intorno a sé, tante persone che avrebbero dato un braccio per aiutarla, ma che, quando a 18 anni subì, con la sorellina quindicenne, un tentativo di stupro, non lo disse a nessuno, perché aveva paura di turbare i delicati equilibri di coppia dei suoi genitori che in quel periodo si stavano separando.
E si tenne paura e rabbia dentro per molti anni.

Le ragioni del silenzio sono tante.
La principale è, come sempre, culturale e sociale.
Si vive tanto immersi nella violenza che pare quasi normale, vedasi il thread sulla guerra, per esempio.
Se ne è parlato a Torino.
Magari ci torno su, più tardi, ripescando gli appunti di quella giornata.
 
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Sì penso che tu abbia ragione Claire!
C'era una bella trasmissione ieri sera credo fosse Matrix
(non ricordo precisamente) sulla violenza fatta alle donne
e al perchè s tessero in silenzio, riecheggiavano i discorsi fatti da te
non ho esperienze di questo genere, ma credo tu abbia ragione in toto


la mia era una provocazione ...
 

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