Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro le donne: 25 novembre 2011

Ecco qua, gli appunti presi a Torino, sulla "Normalità della violenza" a cura proprio del blog "Maschile plurale" che ha realizzato il secondo video che ho linkato nel primo post.

I due relatori erano Michele Poli e Daniela Danna
Lui psicologo presso il carcere, lei sociologa.

Ha preso la parola per primo Poli.
Ha sottolineato come sia utile parlare di violenza, perché essa esiste ed è inutile negarlo.
Ha poi aggiunto che avrebbe parlato "al maschile" perché statisticamente la maggior parte delle violenze sono commesse da uomini: nelle carceri, nell'esercito e anche nelle relazioni tra generi.

Ha provato a spiegarci come mai gli uomini si siano storicamente sempre interrogati poco sulla violenza. Ha spiegato che gli uomini, con la loro modalità e la loro violenza hanno talmente inciso sui rapporti sociali e sulla realtà, che interrogarsi sulla violenza procurerebbe tali devastanti conseguenze psicologiche, da far letteralmente mancare la terra sotto i piedi, perché la società è fatta da violenze di vario genere, è una società NON democratica. E insorgerebbero moltissimi problemi che riguardano la libertà, i diritti umani, la politica, la divinità, in pratica si formerebbe uno squarcio in tutto il pensiero di un uomo, in tutto quello che egli ha sempre pensato, vissuto e condiviso. Tutto entrerebbe in crisi e quindi l'uomo evita di guardare dentro se stesso.

Inoltre l'atteggiamento di un uomo nei confronti della violenza è di rimozione, ha difficoltà ad avvicinarvisi, perché la vuole dimenticare, sia che la subisca, sia che la compia.

Ci sono degli ambiti in cui la violenza è coltivata:
- esercito (gerarchia forte, uomini che riducono altri uomini ad oggetti, vengono eliminati i sentimenti)
- medicina (nella quale la violenza viene mascherata e chiamata scienza)

Abbiamo perso la capacità di sentire nausea, di "rigurgitare" di fronte alla violenza, perché essa è vissuta come "normale"
Se riuscissimo a provare nausea di fronte alla violenza, riusciremmo anche a dire di no, come il neonato che rigurgita il latte quando non ne può più.

Per far scattare la nausea di fronte ad un comportamento violento, occorre entrare nel dettaglio della violenza. (Esempi vari. Un conto è dire: ho strangolato una persona, un altro conto è dire: ho afferrato una persona, le ho messo le mani intorno al collo, l'ho vista respirare con difficoltà sempre maggiore, l'ho vista diventare cianotica, sbarrare gli occhi e cadere prima di vita e afflosciata a terra).

Daniela Danna è intervenuta, guardando la violenza dal punto di vista sociale.

Purtroppo la violenza presso di noi è vista come normale, perché portata avanti dal modello culturale dominante.
La prevaricazione è vista come normale, non problematica.
Siccome le relazioni sono tutte sfalsate, sono tutte "impari", ci si inserisce in queste dinamiche senza porsi troppo problemi.

Anche le stesse ragazze accettano la violenza, specialmente quando è insita nelle usanze della cultura alla quale appartengono.

Anche il linguaggio giornalistico contribuisce a rendere normale la sopraffazione e la violenza.

Anche le autorità troppo spesso avallano la normalità della violenza, (nello specifico si parlava di violenza di uomini sulle donne), ponendo, troppo spesso, ad una donna che si reca a denunciare, domande come quelle che citavo prima.

La carcerazione per le violenze in famiglia non è un rimedio efficace, perché spesso il colpevole in carcere ci sta pochissimo. Sarebbe meglio che venisse attuato sempre l'ordine di allontanamento.

E' poi intervenuta una ragazza del pubblico che ha sottolineato come sui giornali e nei media in genere, quando accadono episodi di violenze di uomini su donne, le immagini e le rappresentazioni del fatto siano sempre "stonate", mal fatte.

Ed ecco un video che illustra bene quel che diceva questa ragazza.

[ame]http://www.youtube.com/watch?v=aU0tVZlS-8Q[/ame]
 
Ultima modifica:
Sì penso che tu abbia ragione Claire!
C'era una bella trasmissione ieri sera credo fosse Matrix
(non ricordo precisamente) sulla violenza fatta alle donne
e al perchè s tessero in silenzio, riecheggiavano i discorsi fatti da te
non ho esperienze di questo genere, ma credo tu abbia ragione in toto


la mia era una provocazione ...

La puntata di Matrix che dicevi era qualla con la Bongiorno e la Hunzicker?

Non l'ho vista, ma ne ho trovato un riassunto dettagliato nel web...:wall::wall::wall:

Lo posto?
Lo posto, lo posto :Y
:down::down::down::down:

Tante sono le iniziative che saranno realizzate in ogni città. Ovviamente in televisione o nei media si moltiplica anche il messaggio di “sensibilizzazione” sull’argomento perché se ne parla sostanzialmente attorno al 25 novembre, data internazionale contro la violenza maschile sulle donne, e poi quasi mai, ché anzi per il resto dell’anno è tutto un fiorire di programmi e articoli che giustificano i violenti e gli concedono microfoni e interviste, a quelle persone lì, condannati, processati, indagati, rei confessi, presunti assassini, un sacco di bella gente insomma.

C’è però chi proprio non ce la fa a illustrare la questione dalla parte delle vittime, neppure in questi giorni, che anzi vengono usati perché l’attenzione è più alta e allora far galleggiare un po’ di sano negazionismo tra le righe non guasta mai.

Abbiamo visto, nostro malgrado, su canale cinque, la puntata di Matrix di ieri sera, tutta dedicata al video realizzato dall’associazione della Hunziker e la Bongiorno, Doppia Difesa, accompagnati per l’occasione da Roul Bova.

Il presentatore del programma all’apparenza, ma solo all’apparenza, non sembra propriamente una cima e già in altre occasioni si destreggiava tra maschilisti che giustificavano delitti e quegli altri che parlavano di minori e di separazioni imputando alle madri le cose peggiori.

Noi lo sappiamo che tenta di fare del suo meglio. E’ il programma che fa schifo, in generale. Comunque vi facciamo un riassunto della puntata a partire da commenti intercettati qui e là per il web.

Comincia la proiezione del video, poi una testimonianza di una donna che dichiara di aver subito violenza ma di aver scelto di restare con il marito. Il messaggio arriva chiaro e suona pressappoco così: le donne dovrebbero restare con i mariti per non farsi ammazzare!

La Bongiorno dice che la capisce e aggiunge che oggi come oggi il consiglio non può più essere “vai” perchè servono soldi per allontanarsi, serve un luogo presso cui andare, e allora bisognerebbe suggerire – secondo lei – che prima è necessario sistemare un po’ di cose e poi potrà allontanarsi.

La domanda che le viene rivolta in una discussione su facebook è la seguente: una referente di una associazione contro la violenza sulle donne non dovrebbe dire che le donne devono SUBITO andarsene per salvarsi la vita? non dovrebbe parlare dei centri antiviolenza e dire che poi, i centri o i gruppi come il suo sono tenuti ad aiutare le donne a trovare lavoro, casa, quello che serve? altrimenti in cosa consiste esattamente l’attività dell’associazione? assistenza psicologica e legale? e se nel frattempo, mentre la donna tenta di trovare disperatamente soldi e alternative per scappare, lui la uccide?

Il presentatore a quel punto insiste e sottolinea la scelta della donna “ha reagito rimanendo” – dice – e ci sfugge di quale genere di reazione si parli quando una donna che subisce violenza si ritiene costretta a subire un ricatto, a non allontanarsi, a restare acquattata a non respirare, a fingere di essere niente, schiava della paura, invece che andarsene ed esigere libertà. Oltretutto ci sfugge come questo possa costituire davvero qualcosa da definire quale fosse un atto di eroismo, una scelta coraggiosa, quasi che le altre, quelle che invece se ne vanno e vogliono liberarsi, siano delle debosciate, delle irresponsabili, quasi che cercassero e fossero responsabili della loro morte, quasi che fosse giudicato normale cedere al ricatto di un sequestratore, di un aguzzino, di qualcuno che ti tiene in ostaggio.

Segue lo psichiatra, tale Morelli, che parla della fragilità degli uomini. Il tono è pietoso. Se ne deduce che la vittima è lui, il violento, e non la donna che subisce violenza.

Interviene di nuovo la Bongiorno che dice, più o meno, che la legge sullo stalking non garantisce nulla giacchè gli uomini presi, finanche condannati, comunque sono liberi di fare ciò che vogliono. Poi parla della violenza come conseguenza della concezione della donna come essere inferiore, come oggetto di possesso e su questo siamo d’accordo. Non comprendiamo quale proposta sia in ballo sulla questione dello stalking perché lei non fa che parlare di certezza della pena e ricorre l’invito alla denuncia.

Viene concessa la parola, per par condicio (?!?!), a quello che viene definito uno “stalker pentito”. Già dalle prime parole si capisce che si autodefinisce in quanto vittima.

Nella descrizione piuttosto confusa del perché e del percome egli fu arrestato e condannato parla di coltelli (il presentatore, sveglissimo, chiede cosa mai avrebbe voluto farci!), del desiderio di vedere morire la sua ex, di tutta una serie di cose molto gentili e carine e in tutto ciò si permette anche di pontificare sulla soluzione a questi fenomeni. Lui era incerto, confuso, non accettava la separazione e dunque avrebbe avuto bisogno, egli dice, di punti di appoggio, adatti a “mediare” la fine della storia, di modo che lui fosse preparato gradualmente al distacco.

L’ospite stalker (pentito) comunque insiste e dice che avrebbe perseguitato la ex moglie perché posseduto dalla parte cattiva che risiedeva in lui.

Il presentatore lo aiuta in questa patologizzazione del fenomeno e qui entriamo nel campo dell’occulto perché si prefigura uno scenario in cui il delirio si compone di uno stalker, di alcune voci, e dello sguardo mistico del conduttore televisivo che chiede “lei sentiva una voce dentro… che diceva morta lei io starò meglio…”. Poi la “voce dentro” diventa un “campanello”. In definitiva siamo passati a descrivere l’istigazione all’omicidio in stereofonia. Tutto fuorché acquisire un dato fondamentale ovvero che gli uomini violenti non sono “malati” ma sono semplicemente violenti e a furia di accordare loro ipotesi tipo “raptus” e varie giustificazioni che in tribunale diventano “incapacità di intendere e volere” con conseguente diminuizione della pena, questi tirano fuori la faccetta delle vittime del sistema ogni volta che vengono scoperti a fare danno alle donne.

In generale parrebbe che lo stalker sia un uomo sensibile che subisce uno sdoppiamento di personalità a causa di donne cattive che non l’hanno capito, e lui, da eroe, riesce a resistere all’impulso di uccidere la donna in questione a costo di soffrirne. Bisognerebbe fargli una statua, non c’è che dire!

La frase che compone la spiegazione di tutto: “è l’amore che fa questo” – chiude il quadro di mistificazioni, almeno per la prima parte. Segue la Hunziker che invece che arrabbiarsi perché a lui sia stato dato tanto spazio per dire tutte quelle sciocchezze, pericolose perché arrivano nelle case delle persone e le educano a ritenere che in fondo quelli come lui sono vittime, lo ringrazia per il “coraggio” e qui ci sentiamo davvero di ringraziarla questa show girl che quando ha subito violenza aveva comunque la possibilità di essere protetta dai bodyguard, cosa che alle donne comuni non è concessa.

Vanno oltre: lo stalker viene legittimato perfino a parlare di ”correttivi alla legge sulla violenza”. Cioè, come noi abbiamo scritto mille volte, si permette ad un carnefice di parlare di una legge che dovrebbe tutelare le vittime, vittime di uomini come e peggio di lui.

Specifica che “non si può bloccare una persona senza dargli la possibilità di chiarire le cose”. Vale a dire che quando lo bloccarono con un coltello mentre esibiva il chiaro intento di ammazzare la ex moglie non avrebbero dovuto fermarlo ma avrebbero dovuto lasciargli il tempo di spiegarsi? E come ci si spiega con un coltello in mano, di grazia? E se lei non vuole parlarti, perché mai sarebbe doveroso da parte sua lasciare che ti spieghi? Spiegare cosa?

Interessante la quasi conclusione di questo passaggio in cui tutti concordano sul fatto che una nuova legge dovrebbe contenere l’obbligo di una specie di Tso, quindi una terapia psicologica obbligatoria per lo stalker in sostituzione alla pena detentiva. Deciso dunque che si tratterebbe di una malattia mentale e non di un male sociale e culturale che riguarda individui e chiunque li legittimi e offra loro appigli, omertà e giustificazioni.

Parla infine Francesca Baleani, la donna sopravvissuta all’ex marito, che dopo averla quasi uccisa l’ha chiusa in un sacco e l’ha mollata nell’immondizia dalla quale è stata salvata da un ragazzo che ha sentito il suo flebile lamento.

Le concedono uno spazio brevissimo dopo aver lasciato un tempo infinito allo stalker. Fare parlare una sopravvissuta evidentemente non è così fondamentale come fare parlare uno stalker. Immediatamente passano la parola allo psichiatra che inizia l’intervento definendo come si sente lei. Troviamo curioso che si parli di Francesca in terza persona come se non fosse in grado di definire il suo sentire dato che lei è lì. Comunque lo psichiatra continua a parlare dell’assassino come di una povera vittima. Sostiene che un assassino non diventa mai tale all’improvviso, il che è possibile, ma poi aggiunge che bisognerebbe cogliere i segnali e prevenire. Dunque, chiediamo, la colpa sarebbe della donna che non ha il dono della preveggenza?

Poi aggiunge che non esistono uomini che rivelano sinceramente la propria fragilità in televisione e non crede ai violenti pentiti. E almeno su questo, per quanto tale affermazione sia contraddittoria rispetto alle altre, siamo d’accordo.

Si apre un altro capitolo “testimonianza” e intervistano una donna che parla di uno stupro mai denunciato. Lei è ovviamente di spalle, non mostra il viso, ha un cappuccio in testa, totalmente infagottata, come se si vergognasse, a dare la sensazione che le donne che combattono non abbiano la forza di stare a schiena dritta ad affrontare il proprio carnefice. Una brutta modalità comunicativa che non restituisce alle donne nulla a proposito del coraggio e della forza che invece manifestano ogni giorno nelle loro lotte contro la violenza subita.

La donna stuprata parla male dei centri antiviolenza e fa uno spot all’associazione Doppia Difesa in parecchi passaggi in cui la conclusione era che se ti rivolgi al centro antiviolenza non ti prendono in considerazione e invece Doppia Difesa si fa in quattro. Acqua al proprio mulino a costo di delegittimare una importante rete di sostegno territoriale sulla quale le donne devono poter contare.

Infine intervistano una donna che parla dell’assassinio della figlia per mano di un uomo che quest’ultima aveva rifiutato. Il tono è sempre abbastanza morboso e la chiacchiera prosegue più o meno sullo stesso schema. Tutti molto sensibili al problema e impegnati a combatterlo. Tutti degnamente rappresentativi di questa lotta e noi a guardare quello scempio di comunicazione da media mainstream con una grande sensazione di impotenza e la certezza che tutto ciò sia profondamente sbagliato.

*********

Questo è un articolo di un blog molto schierato, chiaro, si capisce. Ma, per me, è giusto essere MOLTO SCHIERATI in questi campi.
Perché la violenza NON HA GIUSTIFICAZIONE.
Non deve esistere MAI un contento in cui si dica: "E' vero, è violento, ma..." "In effetti ha ucciso, però..."
MA e PERO' non hanno ragione di esistere.
:down::down::down::down:
 
Un'altra forma di violenza da combattere.
Credo che, se fosse di sabato, ci andrei
Qui a BS fanno un flash mob, ma ridicolo, in confronto a quello di Torino, che segnalo qui.

[ame=http://www.youtube.com/watch?v=skpPkod5R0Q&feature=share]25-11-11 flash mob NOI DONNE NON ABBIAMO PAURA! - YouTube[/ame]
 
Se provo a dare uno strattone a mia moglie a casa mia, i piatti comincian a volare come i dischi volanti.:D

Però è anche vero che anche lei c'ha i suoi precedenti... :(
 
La puntata di Matrix che dicevi era qualla con la Bongiorno e la Hunzicker?

Non l'ho vista, ma ne ho trovato un riassunto dettagliato nel web...:wall::wall::wall:

Lo posto?
Lo posto, lo posto :Y
:down::down::down::down:

Sì era quello... anch'io sono rimasto un po' perplesso nella visione di quel programma
che faceva intendere che sia meglio per una donna che subisce violenza
di restare a casa , perché ci sono la famiglia i figli , la paura che andandosene
possa essere anche peggio perché lui ... non la mollerebbe tanto facilmente
Va detto che Matrix come tutti i programmi di canale 5
non è un granché, il qualunquismo scorre a fiumi ...Mai una ipotesi controcorrente
mai un v ero giornalismo... Ti chiederai perché l'ho seguito?
Beh forse non avevo niente di meglio da fare... Ed ero incuriosito dall'argomento
 
Anche le vittime della violenza sono in prevalenza uomini. In italia, nel 2010 il 70% degli assassinati sono uomini. (Source delittimperfetti.it )
 

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