sempre dal Cap II
In proposito, sempre su Internet, trovai anche una intervista ad un
altro ex gladiatore, datata 1995:
USTICA: COLPITO, AFFONDATO.
Intervista esclusiva a Guglielmo Sinigaglia, supertestimone della strage.
La sua versione vale quattro attentati e una vita distrutta.
di Gianluca Neri e Antonio Riccobon
Guglielmo Sinigaglia dorme sotto un portico ai margini di un giardinetto pubblico dietro ad una delle questure milanesi. Notizia spicciola da trafiletto in cronaca, se non fosse che Sinigaglia è uno dei testimoni chiave di Ustica, ed ha una verità scottante da
raccontare che vale quattro attentati alla sua vita, e una vita da marciapiede.
E' una realtà che tenta di divulgare da parecchio tempo, ma la sua è una verità sconvolgente, al punto che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontarla per intero. Abbiamo incontrato questo controverso personaggio quasi per caso, perché spinto dalla necessità di uscire allo scoperto chiedendo la solidarietà dei media.
Vive come un barbone, ma si definisce un "nuovo povero".
"Si usano molto liberamente i termini barbone e clochard - dice -, ma non è questa la terminologia corretta. Il barbone è uno che per scelta dorme per strada, ma è capace di fare nella sua vita una barca di soldi e la sera andare al ristorante.
Poi ci sono gli altri, i nuovi poveri.
Il nuovo povero è uno che non accetta la sua situazione, che non è capace di andare davanti ad una persona, fermarla, e chiedere: per favore, mi dai cento lire. L'unica cosa che riesce a fare un nuovo povero è chinare la testa e sedersi in un angolo, e se qualcuno vuole mette dentro mille lire.
Purtroppo l'arte del chiedere ce l'hanno i clochard, non i nuovi poveri.
Considerando che l'italiano è una bella lingua, sarebbe giusto attuare questi distinguo".
Questa distinzione semantica esiste già per sua fortuna nella realtà che lo circonda: infatti Sinigaglia non ha bisogno di chiedere.
E' una sera di marzo più fredda del dovuto, e conversiamo con lui per tre ore, seduti sulla panchina di un giardino pubblico. La gente della zona lo riconosce, lo saluta, e ad un certo punto arriva addirittura una signora con una pizza calda. Alle otto e mezza di sera abbiamo la necessità di fotocopiare la mole di documenti che ci mostra. Alle
nostre spalle c'è una copisteria, chiusa, vista l'ora.
Mentre Sinigaglia parla, il titolare torna a prendere le chiavi di casa che ha dimenticato in negozio; ha una certa fretta, ma gli chiediamo se può farci il favore, e ci dice: "Se sono per la storia di Guglielmo allora sono gratis". E si parla di trecento fotocopie.
Il nuovo povero Guglielmo Sinigaglia si presenta con una dignità insospettabile, per il genere di vita alla quale è costretto, se lo si vede avulso dalla sua realtà quotidiana, lo si può scambiare tranquillamente per un vecchio gentiluomo, sobriamente vestito.
"Vedi - dice -, là in un sacchetto ho il mio cappotto di cachemere, il mio buon vestito, la mia buona camicia e la mia buona cravatta, che indosso quando devo incontrare persone di una certa importanza, perché l'immagine ha una sua importanza. Ho uno scopo, voglio arrivare a qualcosa, e posso anche sopportare questa situazione per un po'. Ma nel momento in cui raggiungerò il mio bersaglio, o riuscirò finalmente
a sistemarmi, o mi fanno fuori subito".
SCENARIO DI GUERRA
Da quando il 27 giugno 1980 il DC9 Itavia con 81 passeggeri a bordo è precipitato in mare è stata fatta ogni sorta di ipotesi, dall'incidente all'abbattimento volontario. Fino al novembre 1990 su Ustica e il suo dramma sporadicamente vengono date notizie che
sembrano più illazioni. La più ripetuta è quella che a bordo del DC9 vi fosse un terrorista neofascista, per cui venne collocata una bomba a bordo. Nel 1990 l'inchiesta passa dal giudice Vittorio Bucarelli al giudice Rosario Priore, che inizia una nuova opera investigativa:
dispone un nuovo recupero dei rottami del relitto affidandolo non più alla società francese "Infremer", ma ad una inglese, sicuramente non collegata ai servizi segreti.
Con le nuove audizioni fatte dal giudice Priore non si parla più di "tragedia" di Ustica, ma di "strage".
Il testimone che permette questa svolta è Guglielmo Sinigaglia, che in cinque giorni di testimonianza traccia un panorama di guerra, puntualizza e motiva lo scenario, dando corpo a fatti che in precedenza erano circolati solo come illazioni.
Priore trova anche altri testimoni che gli permettono di incriminare 36 alti ufficiali con reati pesantissimi, tra cui l'alto tradimento.
Guglielmo Sinigaglia - tenente colonnello del SISMI, addestrato nella
legione straniera ed ex guardaspalle di Komeini, sabotatore di prima
linea a fianco dei ribelli afghani - afferma che quella notte era in
corso l'operazione "Eagle Run to Run", mascherata da un'esercitazione
militare denominata "Sinadex", che aveva lo scopo di abbattere l'aereo
presidenziale del colonnello Gheddafi e favorire l'insediamento di un
presidente filo occidentale in Libia.
Sinigaglia però si spinge più in là, e sostiene che l'aereo non fu abbattuto per errore e che non esplose in volo, ma riuscì ad ammarare.
* Che ruolo ha avuto nell'operazione?
"Io ero a bordo di un velivolo denominato Nimrod, a capo di una squadra "presidenziale" composta da 2 italiani del GOS (Gruppo Operazioni Speciali), 2 francesi dell'SSE e 2 inglesi del SAS (Special Air Service), che aveva il compito di scortare il nuovo presidente libico che si sarebbe insediato al momento dell'insurrezione.
Tutti gli uomini della squadretta indossavano tenute da combattimento completamente anonime ed armate non convenzionalmente, per cui in caso di morte o cattura sarebbero stati individuati come mercenari.
Ho partecipato a tutta la pianificazione, e ho condotto in prima persona l'operazione "Tobruk 1", che aveva lo scopo di armare gli insurrezionisti. Ho testimoniato cose che ho vissuto in prima persona.
Il fatto che io sappia le dislocazioni di tutto e di tutti è perché io e il colonnello De Marol dovevamo saperlo ai fini operativi, dal momento che eravamo le due persone preposte a questa operazione".
* Lei a quale titolo è stato reclutato?
"Io non sono mai stato reclutato. Qui si parla di una carriera. Questi sono i lavori che ho sempre fatto. Che si trattasse di interventi in Iran, Centro Africa, Uganda, Libia o Libano, questa comunque era la mia vita. [NOTA: un tratto comune dei colpi di stato che il governo italiano organizzava all'estero, su ordinazione USA, era che poi gli
studenti di alcune famiglie borghesi dei paesi colpiti venivano a studiare in Italia, come ad esempio nel caso della Grecia e dell'Iran.
Tra gli studenti che l'Italia ospitava, per fare bella figura, c'erano anche delle spie di medesima nazionalità che avevano lo scopo di monitorare eventuali dissidenti]. La gente che entra in Vacant Cosmic non viene contattata. Viene estrapolata dai corsi dell'accademia.
Scelgono loro. Hanno preteso due lauree da noi, una in Economia e Commercio con tesi su diritto internazionale, e una in Ingegneria elettronica".
* E questo tipo di vita è finita dopo Ustica?
"No, è finita nel '90, non nell'80. Infatti nell'82 a Beirut perdo un dito. La mia carriera non finisce con Ustica; finisce quando Andreotti, due giorni dopo dall'inizio della mia testimonianza, fa dichiarare illegale Vacant Cosmic, la più alta sezione dei servizi segreti in Europa, e automaticamente diventa illegale il nostro lavoro. Per la prima volta qualcuno, davanti alla magistratura, aveva parlato di Stay Behind, e quindi di Vacant Cosmic, che ne è la più alta espressione".
* E tutto questo succede dopo la sua testimonianza a Priore?
"Quelli come me rispondono soltanto se toccati. Non siamo mai noi a fare la prima mossa. è lo stupido a fare la prima mossa, non la avoca mai a sé. Anche se questa non era una partita di scacchi".
INTRIGO INTERNAZIONALE
* Quali erano le nazioni che hanno preso parte all'operazione?
"Quattro: Italia, Francia, Germania e Inghilterra. Ognuna con un suo compito particolare, con bersagli ben precisi. La Germania Occidentale partecipò con le Teste di Cuoio; il loro compito era quello di addestrare gli insurrezionisti all'uso delle armi e alle strategie destabilizzanti. L'Italia partecipò con le proprie stazioni radar e
una squadra navale composta dalla Vittorio Veneto, oggi "Tuttoponte" Garibaldi, dislocata al largo di Ustica, e dagli "Sparvieri", imbarcazioni estremamente veloci, armate di missili in grado di colpire unità nemiche fino a 70 chilometri. I centri radar interessati all'operazione erano quelli di Martina Franca, Otranto, Iacotenente,
Siracusa, Sigonella, Licola, DecimoMannu, e il centro Nato Verona AFFI.
La Francia partecipò con il GOLE (Groupement Opérationnel Légion Etrangère), che aveva il ruolo operativo di guidare la presa di Tripoli da parte degli insurrezionisti; il REI (Régiment Etrangère de Infanterie), battaglioni con il compito di impedire la ritirata delle forze libiche dal Ciad; il GIRLE (Groupement d'Intervention Rapide Légion Etrangère), i cui obiettivi erano la cattura di Jallud e la distruzione del centro nucleare libico; e il FOCH, una squadra navale composta da 2 sottomarini dislocati al largo della Sicilia orientale. [Nota: Michele Sindona sosteneva che il programma nucleare libico era stato assistito dall'Italia]
L'Inghilterra era presente con l'SBS (Special Boat Service), una compagnia composta da 156 uomini e 27 ufficiali, divisi in 5 squadre ciascuna, un sommergibile e due velivoli Nimrod, posizionati uno tra Cipro e Creta per sorvegliare i movimenti della squadra navale sovietica e l'altro a largo di Ustica.
"Sinadex" era poi un'operazione di copertura Radar elaborata dal centro aeronautico di Borgo Piave, sotto il diretto controllo del centro radar di Verona AFFI. Nessuno aveva mai detto prima di me che sotto terra, sotto i campi di grano c'era una base in grado di fare queste cose. Gli inquirenti rimasero colpiti dall'esistenza di strutture come quelle di Borgo Piave e della base silana, e dell'interconnessione di esse con la "Synadex". Rilevante è il fatto che vi sia una pista per velivoli da guerra in una zona ostica come la Sila. [NOTA: la base sigint di Borgo Piave si chiamava SMA,
Segnalamento Marittimo Aereo. Era stata costruita dall'impresa edile di Milano "Armando Folli Spa" con sede in Foro Buonaparte 67, che riportava delle foto della SMA nel suo catalogo distribuito ai clienti. La società, dove per sei mesi risulta dipendente Silvio Berlusconi, andò in concordato preventivo e mutò denominazione in "Novimpresa 2000".