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L’ORDIGNO RUDIMENTALE DEFLAGRATO OGGI A ROMA, IN VIA BRITANNIA, RICHIAMA ALLA MENTE IL FAMOSO PANFILO INGLESE. SOLO CASUALITA’?
Questa mattina, come riportano tutti i mezzi di informazione, intorno alle ore 5.30, è scoppiata una “bomba dimostrativa” a Roma, in via Britannia, zona San Giovanni, davanti alla caserma dei carabinieri
(clicca per leggere). Immediatamente saltano agli occhi alcune evidenze che difficilmente possono essere archiviate alla voce “beffarde casualità”. In primo luogo l’attentato è avvenuto in zona San Giovanni, un santo particolarmente amato dai diversi “mondi latomistici” che, notoriamente, aprono i lavori massonici proprio sulle pagine del Vangelo di San Giovanni. Nella chiesa di San Giovanni, inoltre, scoppiò una delle bombe romane del 1993, gemella rispetto a quella deflagrata nella chiesa di San Giorgio, entrambe presuntivamente contenenti messaggi occulti indirizzati ai presidenti delle Camere dell’epoca
Giovanni Spadolini e
Giorgio Napolitano. Di poi, e questo è forse l’elemento più interessante e suggestivo, la bomba odierna è stata piazzata in via “Britannia”, nome che richiama alla mente il famoso panfilo inglese, di proprietà della regina Elisebetta, dove il 2 giugno del 1992- pochi giorni dopo l’omicidio del giudice
Giovanni Falcone- manager italiani e banchieri anglosassoni pianificarono la successiva svendita dei beni pubblici italiani, orwellianamente definite “privatizzazioni” dalla grande stampa collusa di casa nostra. In realtà sul Britannia i presenti si limitarono solo a ratificare decisioni già prese in separate sede da alcuni eminenti personaggi desiderosi di disintegrare il benessere italiano attraverso la sapiente e luciferina esasperazione del “problema del debito”, menzogna ancora oggi brandita senza fantasia da pochi furbacchioni in compagnia di molti ingenui creduloni. Ma chi c’era sul famoso e regale “panfilo Britannia” che veleggiava dolcemente al largo di Civitavecchia? Oltre al “fior fiore” della economia italiana insieme ai vertici dei principali centri finanziari globali, “a bordo” c’era soprattutto il venerabile Maestro
Mario Draghi, all’epoca dirigente generale del Ministero del Tesoro, destinato ad una brillantissima carriera. Per l’Italia, allora fra le principali economie industriali al mondo, cominciò quindi una lenta agonia non ancora conclusasi. Chi volesse cogliere le sfumature che caratterizzarono quella stagione infame, disgustoso saccheggio di beni pubblici finiti nelle mani di pochi predatori privati e apolidi, legga un bel libro di
Biagio Marzo “
Fatti e Misfatti delle privatizzazioni”. E’ simpatico sottolineare come quella “allegra svendita”, supervisionata dai “prestigiosissimi”
Mario Draghi, Giuliano Amato e
Carlo Azeglio Ciampi, venne giustificata dai media (alcuni dei quali di proprietà di gente che beneficiava delle attese regalie) quale indispensabile rimedio per abbattere il “fardello del debito pubblico che opprime il Paese e rallenta la crescita”. Oggi, spolpata l’Italia fino all’osso, il debito pubblico italiano è perfino più alto di allora. In compenso però, probabilmente per una mera casualità, tutti i principali garanti di quella mastodontica svendita pubblica hanno fatto (e fanno ancora) fulgide carriere private. Fortunatamente, passati 25 anni dall’apertura di quella miserabile stagione politica, il quadro geopolitico sembra finalmente mutare. La vittoria di
Trump in America, la “Brexit” inglese e il ritorno dei russi, di nuovo protagonisti nella “grande scacchiera internazionale”, hanno certamente cambiato qualche carta in tavola. E magari i tanti “ascari” italiani, le cui fortune personali sono spesso inversamente proporzionali ai drammi collettivi che investono il nostro Paese, cominciano a sentirsi le spalle meno coperte di prima. D’altronde, finito
Obama e claudicante la
Merkel, l’ultimo “peso massimo” rimasto a difesa del “fortino illuminato, eurocratico e globalista” è proprio
Mario Draghi, il “fuoriclasse sul Britannia” ora a capo della Bce. Gli italiani, a breve, saranno chiamati al voto in clima da “fine impero”, stretti tra l’agonia di un vecchio e malvagio mondo che disperatamente tenta di resistere e il “nuovo” che ancora fatica a nascere. Quando alcuni uomini coraggiosi, siano essi magistrati, giornalisti, politici o uomini delle istituzioni in genere, troveranno la forza e il coraggio di ricostruire e la sapienza di collegare i diversi aspetti riguardanti il biennio ’92-’93- vera scatola nera della seconda Repubblica- l’Italia tornerà a finalmente a respirare libertà.
Francesco Maria Toscano
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