FTSE Mib Futures Gli amici di Fibonacci - Cap. 1

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
prendo spunto dal northy per disegnare il grafico dei crucchi della divergenza ne avevo parlato anche io del reversal pure ora da aggiungerci l'ipotesi H&S e quel canale nero dove vedo punti fondamentali per il prezzo sulla sua parte bassa per cui mettiamo in campo per il lungo periodo un arrivo del prezzo sulla sua parte bassa

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Buona sera a tutti ,occhi aperti amici non so quanto passerà ma Spx e Dow faranno nuovi max seguendo il Nasdaq.....
mica è detto??????????????

Paradosso del mercato
8 marzo 2018
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Quale correzione ho chiesto ieri dato che molti indici e azioni chiave non mostrano alcuna correzione sugli intervalli di tempo più a lungo termine, così rapidamente è arrivato il rimbalzo che cancella praticamente tutte le perdite.

Ma la rapida ripresa genera preoccupazioni che possono essere descritte come un paradosso del mercato.

Innanzitutto, nota che il NDX $, guidato dai soliti sospetti, è in realtà vicino a tutti i massimi storici. La tecnologia continua ad essere forte e se vieni da una prospettiva rialzista potresti dimostrare che esiste un potenziale per un enorme modello rialzista qui, una tazza e una maniglia:



Sapendo che molti dei titoli tecnologici chiave non sono stati corretti in modo reale, sembra incredulo aspettarsi un altro massiccio rally sulla tecnologia, ma le società tecnologiche più importanti dominano tutto. Non solo, ma siamo al 10 ° anno di avanzamento ininterrotto e l'indice è follemente disconnesso dall'annuale 5 EMA.

Quale correzione?



Da considerare anche: $ NDX ha continuato a difendere la sua linea di tendenza superiore che ora è supportata:



Finché quella linea di tendenza superiore detiene $ NDX, il rialzo è rialzista.

Ecco una visione a lungo termine:



Tuttavia, vediamo anche questa incredibile e ristretta leadership in questi mercati che porta a una biforcazione molto pronunciata:



$ AMZN ovviamente domina tutto, ma mentre la tecnologia è super forte dai un'occhiata al $ DJIA:



È debole e in ritardo, ma ha anche spazio per affrontare nuovamente il 50MA se otteniamo forza, ma al momento della stesura di questo documento rimane notevole sotto il 50MA. Questo è il problema degli interni che ho evidenziato in Broken.

Cosa significa tutto questo? Rimane un mercato biforcato, ma soprattutto mette in risalto un paradosso: se $ NDX dovesse fare nuovi massimi, lo farebbe senza il resto del mercato.

E in questo contesto fare nuovi massimi su $ NDX potrebbe rivelarsi disastroso per questo mercato.

Ecco la chiave: se $ NDX raggiunge nuovi massimi qui a marzo, questi massimi si ripercuoterebbero su una massiccia divergenza settimanale negativa:



Stranamente è già successo prima. Una divergenza settimanale negativa su $ NDX a marzo in un momento in cui gli stock tecnologici non sarebbero rimasti bassi.

Ricorda:



L'anno era 2000.

E abbastanza divertente nel 2000 si è verificato un paradosso mentre il $ NDX ha marciato verso nuovi massimi: il $ DJIA non ha fatto nuovi massimi, anzi ha fatto un picco più basso:



... che è esattamente ciò che succederebbe questa volta se $ NDX dovesse fare nuovi massimi.

$ NDX deve ancora fare nuovi massimi, ma se lo fa, probabilmente lo farà da solo, il 10 ° anno di anticipo e oltre il 25% sopra il suo 5 EMA annuale con il $ DJIA in ritardo. Quindi tori tecnologici, fai attenzione a ciò che desideri, potresti semplicemente ottenerlo, ma potrebbe finire per essere un paradosso non adatto a ulteriori guadagni.
 
Quel gigantesco elefante nella stanza...
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di Francesco Simoncelli


È molto importante prendere spunto da quelle frasi che spesso ci risuonano nella testa per giorni prima che possiamo arrivare a dare una risposta coerente. Non sempre l'immediatezza della replica è sinonimo di preparazione. A volte la vastità dell'argomento rende necessario la dilatazione dei tempi per fornire un quadro generale esaustivo. Mi è capitato ultimamente dopo la pubblicazione del seguente articolo. Essendo l'articolo carente di una spiegazione più articolata del perché "nessuno" comprerà l'ondata di obbligazioni sovrane in arrivo, mi sono trovato nella situazione di dover sopperire a questa mancanza. Data la complessità dell'argomento, però, nessuna risposta poteva fermarsi a due semplici righe, così come nessuna richiesta poteva liquidare l'argomento riponendo fiducia nelle banche centrali. In questo articolo, quindi, sonderemo il perché gli acquirenti del passato non si presenteranno alle nuove aste dei titoli di stato.

Iniziamo col dire che secondo gli ultimi numeri del Tesoro USA, il debito federale (linea rossa nel grafico qui sotto) è aumentato di altri $50 miliardi rispetto ai $20,760 miliardi precedenti. In totale stiamo parlando di un aumento di $266 miliardi da quando è stato innalzato il limite del tetto del debito. Allo stesso modo è aumentato anche il rapporto debito/PIL (linea blu nel grafico qui sotto), arrivando alla percentuale sbalorditiva del 105%.



Ma ecco il problema che stanno affrontando la maggior parte delle economie mondiale: la crescita economica così come intesa al giorno d'oggi, ovvero, guardando i numeri del PIL, si basa esclusivamente sulla crescita del debito federale. Senza la spesa federale, l'economia si restringerebbe.

Il grafico qui sotto mostra la variazione annuale del PIL meno il deficit federale annuale. Dal 2008 la spesa annua in deficit è stata di gran lunga superiore all'attività economica che la prima ha contribuito a generare. La differenza netta è indicata nel grafico qui sotto dal 1950 al 2017, oltre alla stima fino al 2025 sulla base di una crescita media del PIL del 2.5% e $1,200 miliardi di deficit annuali. Non è una bella immagine e le cose non non stanno migliorando.



Anche se ipotizzassimo una crescita media del PIL del 3.5%, che gli Stati Uniti non avranno una recessione nei prossimi 15 anni e che avranno "solo" $1,000 miliardi di deficit annuali dal 2018 al 2025, gli Stati Uniti continueranno ancora a mostrare una performance economica critica. Perché? Perché questo è il risultato di quello che descrissi nel seguente articolo: legge dei rendimenti decrescenti.



L'impatto di tutti questi deficit è mostrato nel grafico qui sotto. Il debito federale (linea rossa) è di $20,800 miliardi e la spesa annuale per gli interessi su tale debito (linea blu) sta salendo, già adesso ben oltre i cinquecento miliardi di dollari. Il grafico mostra anche il probabile percorso del debito e degli interessi relativi fino al 2025, presumendo un tasso misto (molto modesto) del 4% su tutto questo debito.



Quindi, nonostante le apparenze dicano che gli Stati Uniti stanno andando avanti, in realtà stanno andando indietro. Prestate attenzione adesso, perché entrano in gioco i fondi pensione pubblici, praticamente delle idrovore per il debito pubblico. Infatti il governo degli Stati Uniti non solo ha trovato nel fondo fiduciario della previdenza sociale un compratore sicuro per il suo debito, ma allo stesso tempo ha inserito il surplus di suddetto nel suo budget. Con il mandato del Congresso di acquistare il debito degli Stati Uniti, dal 1970 al 2008 le Partecipazioni Intra-Governative (oltre la metà del surplus della previdenza sociale) hanno acquistato oltre il 45% di tutto il debito federale emesso. Ciò significa che "solo" il 55% del debito degli Stati Uniti era venduto all'asta, o il cosiddetto "debito negoziabile".

Ma il surplus annuale della previdenza sociale è diminuito del 90% (da oltre $200 miliardi all'anno nel 2007 a circa $20 miliardi quest'anno) e molto probabilmente si esaurirà entro il 2020 o 2021. Dopo questa data il compratore per eccellenza del pattume obbligazionario dello zio Sam "andrà in pensione". Non solo, ma ci sarà bisogno di emissioni aggiuntive per coprire le riserve della previdenza sociale e tutto il debito emesso sarà "negoziabile".

Il grafico qui sotto ci mostra il debito "in commercio" rispetto alle Partecipazione Intra-Governative dal 1970 al 2025. Suddette Partecipazioni hanno risucchiato quasi la metà del debito USA fino al 2008, ma da allora tale percentuale è scesa a poco più del 10%. In sintesi, le Partecipazioni Intra-Governative stanno per scomparire definitivamente, il che significa che il debito "in commercio" continuerà a salire.



Allora chi comprerà il debito del Tesoro degli Stati Uniti? Restano solo tre possibili gruppi: i Paesi esteri, la Federal Reserve e le fonti private nazionali (es. fondi pensione privati, banche, fondi comuni d'investimento, persone fisiche).



FEDERAL RESERVE

La Federal Reserve ha iniziato il suo piano per ridurre il proprio bilancio facendo in modo che i titoli in suo possesso arrivino a maturazione senza che ne vengano ricomprati di nuovi. Il piano è quello di dimezzare i possedimenti di titoli del Tesoro USA e MBS della metà, da $4,500 miliardi a $2,200 miliardi nel 2022. Per quanto riguarda i titoli del Tesoro USA, stiamo parlando di un'offerta di $250 miliardi all'anno in più che non troverà una collocazione "sicura". La FED e le altre banche centrali si sono intromesse pesantemente nei mercati del risparmio e del debito, come risultato l'effetto "crowding out" e l'aumento dei rendimenti (fonte di rettitudine fiscale nell'era pre-Greenspan) sono stati sospesi dai banchieri centrali keynesiani che hanno scoperto che la stampante monetaria è molto più efficace (per i loro scopi), almeno nel medio termine, rispetto alla domanda/offerta sui mercati dei capitali.

Ma indovinate un po'? Anche il medio termine è finito. Infatti è evidente che la FED abbia effettivamente fatto ricorso al QT (quantitative tightening), visto che nell'attuale trimestre intende portare a maturazione $12 miliardi al mese di debito del Tesoro USA e $8 miliardi di titoli delle GSE, che dal punto di vista dei prezzi equivale a vendere. Ciò che la FED non acquista quando i titoli nel suo bilancio giungono a maturazione equivale a nuove emissioni che devono essere comprate da altri con denaro reale. E questo vale anche per le altre banche centrali che intendono seguire la FED su questo percorso.





Non c'è uno straccio di prova che la legge della domanda e dell'offerta sia stata abrogata dall'enorme intromissione delle banche centrali nei mercati secondari dei bond sovrani. Quindi, dopo aver toccato un minimo all'1.36% l'otto luglio 2016, il rendimento del decennale USA ha già iniziato a salire in previsione del drenaggio di liquidità dai mercati. Non solo, gli stessi front runner che hanno anticipato le mosse delle banche centrali comprando oggi quello che loro avrebbero comprato domani, invertiranno le loro azioni vendendo oggi ciò che le banche centrali venderanno domani.

Inutile dire che nessun hedge fund, desideroso di sopravvivere alla tempesta finanziaria, vorrà sedersi pazientemente su una montagna di debito del Tesoro USA comprata a leva dopo che la propria piccola fetta di equity non varrà più niente e sarà richiesto al suo management di avere più garanzie. Al contrario, poiché il rendimento del decennale accelererà, è probabile che non solo comincino a vendere, ma anche a "shortare" quello che la FED ha annunciato che shorterà al ritmo di $600 miliardi all'anno a partire dal prossimo ottobre. Quando il decennale USA supererà la soglia del 3.03%, allora le cose andranno fuori controllo.



PAESI ESTERI

Poi ci sono i Paesi esteri, i quali attualmente detengono $6,300 miliardi di debito del Tesoro USA, ma da quando il QE è terminato alla fine del 2014 hanno rallentato drasticamente i loro acquisti, incamerando appena $150 miliardi in poco più di tre anni. Come si vede dal grafico qui sotto, i Paesi esteri hanno comprato titoli del Tesoro USA al ritmo di $160 miliardi l'anno tra il 2000 e il 2007, $540 miliardi all'anno tra il 2008 e il 2014, e $50 miliardi all'anno tra il 2015 e il 2017. Inutile dire, quindi, che anche questa figura che fino ad ora è stata un compratore di titoli del Tesoro USA sta tirando i remi in barca.



Solo tre acquirenti detengono oltre la metà (55%) di tutti i debiti detenuti dai Paesi esteri: Cina, Giappone, Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Isole Cayman e Svizzera. Dal 2000 al 2011 la Cina ha incamerato più di $1,200 miliardi in titoli del Tesoro USA, ma è stata un venditore netto da quando è iniziato il dibattito sul tetto del debito nel 2011. Il Giappone dal 2000 al 2011 ha acquistato più di $600 miliardi in titoli del Tesoro USA. Dopo che la Cina ha iniziato a smettere di comprare, il Giappone l'ha sostituita, ma nell'ultimo paio d'anni anche questo trend si è invertito. Belgio, Lussemburgo, Irlanda, Isole Cayman e Svizzera hanno accumulato più di $300 miliardi in titoli di stato USA dal 2000 al 2011. Sono questi ultimi Paesi che hanno mantenuto viva la domanda estera di pattume obbligazionario dello zio Sam dopo il 2011, con oltre $800 miliardi



In conclusione, la domanda estera dei titoli di stato USA si è sostanzialmente fermata. La Cina ha ben altri problemi a cui pensare, soprattutto il settore delle famiglie, e il Giappone ha smesso di comprare e ha iniziato a vendere. L'unica domanda estera rimanente proviene da un gruppetto di Paesi il cui movente pare proprio non essere il profitto, bensì fungere da stampella ad un Paese in bancarotta. Ma anche loro saranno costretti a tirare i remi in barca quando i problemi economici in Europa erutteranno di nuovo.

 
MAIN STREET

Senza Federal Reserve, fonti intra-goverantive e Paesi esteri, l'unica fonte che rimane per assorbire lo tsunami di cartaccia dello zio Sam di nuova emissione e quello che verrà venduto dalle precedenti categorie, è il settore privato interno. Quest'ultimo detiene al momento $6,000 miliardi in debito dello zio Sam e per tenere il passo tra le nuove emissioni ed i titoli venduti dovrebbe inglobarne altro al ritmo annuale di $1,500 miliardi. Se questo non accadrà, gli interessi sul debito saliranno ed il servizio del debito massacrerà le finanze degli Stati Uniti. La vera domanda è: possono permetterselo di sobbarcarsi questo onere? Se guardiamo ad un grafico riguardante la produttività, vediamo una forte correlazione con le bolle (dot-com e immobiliare 1995-2005) e le spinte speculative alimentate dallo stimolo monetario della banca centrale (2009-10). In assenza di bolle ed eccessi speculativi, la produttività affonda rapidamente.



Il grafico seguente, invece, ci illustra la linea di tendenza della produttività a lungo termine attraverso tutte e quattro le rivoluzioni industriali. Il declino concomitante con la quarta rivoluzione industriale (telefonia mobile, Internet, intelligenza artificiale, robotica, reti peer-to-peer, ecc.) e l'esaurimento del petrolio a basso costo.



La realtà è che l'economia sta cambiando in modi che non possono essere invertiti attraverso bacchette magiche o politiche economiche senza precedenti. Tutta quella liquidità fornita dalle banche centrali essenzialmente per mantenere in piedi quelle realtà protette dal loro cartello: stati e grandi banche commerciali, i mutuatari per eccellenza. Ed essendo tali il flusso di denaro necessario per tenerli a galla doveva essere a buon mercato, così le banche hanno simultaneamente spinto i tassi d'interesse ai livelli più bassi mai visti. Alcune banche centrali hanno addirittura applicato tassi d'interesse negativi. Il risultato è stato un enorme trasferimento di ricchezza a coloro già ricchi a spese di tutti gli altri.

Quelli con i mezzi e l'accesso ai prestiti sono stati in grado di ottenere essenzialmente denaro gratuito, mentre i risparmiatori e coloro che dipendono da redditi fissi sono stati danneggiati. L'ondata globale di stimoli economici ha sostanzialmente spinto il capitale nei mercati finanziari, facendo schizzare alle stelle i prezzi degli asset. Quindi coloro che hanno avuto accesso a tali mercati sono diventati sostanzialmente più ricchi, mentre tutti gli altri hanno visto drasticamente ridursi il proprio standard di vita poiché, piano piano, sono aumentati anche i prezzi di quasi tutto il resto. (Le tre bolle di questo secolo sono state micidiali e ogni volta sono state reflazionate impedendo un sano e completo deleveraging di Main Street; quindi non tutto il denaro è rimasto confinato a Wall Street, parte è fuoriuscito da quel circuito.)



Ma mentre i costi sono aumentati, i salari sono rimasti al palo, soprattutto se misurati in termini reali. I salari reali sono ora inferiori del 7% rispetto a quelli del 1973, e questo utilizzando le cifre del tasso ufficiale d'inflazione, che tutti sappiamo sottostimare enormemente il tasso d'inflazione reale. È una sorpresa se sia emerso un enorme divario di ricchezza tra l'1% e tutti gli altri?





In questo contesto, quindi, è a dir poco difficile risparmiare denaro. Infatti al giorno d'oggi circa il 39% degli americani potrebbe affrontare spese impreviste per un ammontare di $1,000, qualora questo numero fosse superiore si ritroverebbero in grossi guai economici e si ritroverebbero a dover andare oltre i loro mezzi. La maggior parte delle volte questo significa accendere un prestito. La domanda quindi è la seguente: come lo ripagano? Non è un caso, quindi, se la nuova bolla subprime (prestiti per auto) stia iniziando a mostrare i primi segni di cedimento, accumulando in serie una pletora di mutuatari sommersi. E come cercano di barcamenarsi? Accendendo nuovi prestiti. Questa ovviamente è la strada più sicura verso la bancarotta, quindi possiamo affermare con tranquillità che il settore delle famiglie è incapace di sopportare il peso delle nuove e vecchie emissioni del debito dello zio Sam.

E lo stesso lo si può dire per le imprese, le quali hanno visto levitare il prezzo delle loro azioni solo grazie all'ingerenza delle banche centrali. Ma cosa c'è alla base di questa apparente prosperità delle imprese? Ingegneria finanziaria. Essendo quindi il loro successo basato su fondamenta argillose e traballanti, e per niente forieri di innovazioni o scoperte spettacolari, la loro sopravvivenza dipende da quanto ancora riusciranno a mantenere in piedi questa farsa. Non tanto a giudicare da come si stanno mettendo le cose. In conclusione, quindi possiamo escludere anche il settore delle imprese.



CONCLUSIONE

In questo articolo ho risposto in modo esauriente alla domanda alla quale diversi lettori cercavano risposta: chi comprerà adesso il debito dello zio Sam? A meno che la Federal Reserve non faccia marcia indietro e riapra i rubinetti monetari, impegnandosi in una monetizzazione del debito infinita, nessuno è in grado di sobbarcarsi questo onere.

Ciò che invece quest'anno avrà molti compratori sarà proprio l'oro.

 
Che bello essersi liberati di zia Janet, la sua presidenza è stata un disastro totale (Parte 2)
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(Cliccate qui per leggere la Prima Parte: Francesco Simoncelli's Freedonia: Che bello essersi liberati di zia Janet, la sua presidenza è stata un disastro totale (Parte 1))


di David Stockman


Janet Yellen non merita l'adulazione che le viene conferita dalla stampa finanziaria generalista. In realtà, il suo regno sarà giudicato dalla storia come un fallimento spettacolare che ha lasciato Main Street tra atroci sofferenze economiche -- mentre ha completamente assuefatto Wall Street all'eroina monetaria, una specialità dei banchieri centrali keynesiani.

Di conseguenza potrebbero essere necessari una dozzina o più di episodi come il mini crash di febbraio per eliminare definitivamente la dipendenza dalla cosiddetta mania "buy the dips" ormai dilagante nei casinò azionari. In attesa di quel giorno, sicuramente Wall Street avrà tempo per capire che zia Janet non è stata affatto sua amica, ma il suo peggior incubo.

La verità è che era incompetente, ignorante e infatuata di modelli macroeconomici keynesiani che sono così estranei alla realtà da risultare assolutamente imbarazzanti. Allo stesso tempo, la sua ostinata incuranza per il gioco d'azzardo nei mercati finanziari è stata semplicemente patetica.

Un po' di tempo fa il venerabile veggente monetario autore di Grant's Interest Rate Observer ha affermato che denaro e finanza sono stati sottomessi al cosiddetto standard dei dottorati. Ricordiamo che Jim Grant si riferiva a Ben Bernanke, dottore di ricerca del MIT e studioso della Grande Depressione (in modo sbagliato però). Ma dopo febbraio 2018 possiamo dire che è stata Janet Yellen che alla fine ha portato il settore bancario centrale, guidato dai modelli matematici ed econometria, allo stadio terminale in cui langue adesso.

Questo è vero soprattutto perché, a nostra conoscenza, Janet Yellen non ha mai messo piede a Wall Street, ma soprattutto non ha la minima idea dei tipi pericolosi che si riuniscono lì. In una parola, sono scheggie impazzite: ambiziosi, arroganti, subdoli, avidi e sconsiderati.

La cosa peggiore che i banchieri centrali potessero fare, quindi, era quella di indebolire e infine distruggere i meccanismi naturali di autodisciplina del libero mercato. Tra questi meccanismi vi sono gli short-seller, i costi dei carry trade, le spese di copertura e le sorprese. Questi meccanismi tengono l'avidità sotto controllo e tengono viva la paura di rovinarsi.

In questo contesto, coccolare Wall Street come ha fatto la Yellen non poteva verificarsi in un momento peggiore. Cioè, il suo incarico come presidente della FED è andato dal mese #54 al mese #104 della ripresa post-crisi, o come si suol dire nel mezzo del ciclo economico. Questo è l'intervallo negli infiniti cicli della finanza in cui svaniscono i dolori dell'ultimo crash e in cui i grandi banchieri centrali del passato -- William McChesney Martin e Paul Volcker sono gli unici che mi vengono in mente -- erano pronti a chiudere il rubinetto monetario prima che la festa di Wall Street sfuggisse di mano.

Invece nel ciclo attuale la fase intermedia è stata caratterizzata dall'attacco completamente fuori luogo di Bernanke ad una "nuova" Grande Depressione che non è mai stata reale. Infatti le conseguenti "misure d'emergenza", come la follia della ZIRP e del QE, sono rimaste pienamente in vigore per anni. Al momento dell'arrivo della Yellen alla presidenza della FED, lo tsunami di liquidità, indebitamento economico ed operazioni di mantenimento dei prezzi finanziari si erano completamente ritorti contro i loro ideatori: non avevano fatto nulla per l'economia di Main Street -- andando invece a rigonfiare la bolla che era scoppiata nel settembre 2008.

Quindi all'inizio del 2014 era il momento di stroncarla sul nascere. Dopotutto, a quel punto non si poteva sostenere plausibilmente che l'economia fosse troppo debole per essere svezzata dal denaro a costo zero. Durante i sette trimestri dopo la nomina della Yellen, infatti, la crescita del PIL reale ha sfoggiato una buona crescita, aumentando di una media di poco inferiore al 3.0% su base annua.



Ciononostante la Yellen ha tentennato fino a dicembre 2015 e la ragione era evidentemente una mancanza di spina dorsale, non un'economia debole. Lei e la sua squadra erano terrorizzati da un crollo di Wall Street e hanno ammassato un mucchio di scuse keynesiane per evitare di aumentare i tassi. Queste includevano un'inflazione insufficiente e la scoperta che per la prima volta nella storia moderna il "tasso neutrale dei fondi" (l'equivalente finanziario di un unicorno) era misteriosamente sceso a zero.

Di conseguenza la fase intermedia del ciclo economico -- dopo che la liquidazione dei posti di lavoro e degli inventari era da tempo cessata -- è stata sprecata. L'imperativo di recuperare il tempo perduto e di far uscire la FED dal casinò azionario non è mai passata per la mente keynesiana della Yellen.

Nel 2014 era particolarmente urgente far uscire la FED dal mercato monetario, riconsegnando così i rischi ai carry trade, e ridurre rapidamente il suo gigantesco bilancio patrimoniale, consentendo in tal modo ai tassi d'interesse a lungo termine di trovare livelli di compensazione dettati dal mercato e permettere alle condizioni e alle prospettive macroeconomiche di modellare la curva dei rendimenti. Invece l'attività di acquisto di obbligazioni delle banche centrali e il front-running degli speculatori hanno influenzato mortalmente tutte queste cose.

Infatti se la Yellen avesse fatto la cosa giusta adottando un piano aggressivo di contrazione del bilancio (QT) nella primavera/estate 2014, non ci sarebbe mai stato il successivo programma di acquisto di obbligazioni da $5,000 miliardicondotto da Draghi e Kuroda nel 2015-2017. La seconda gobba blu scuro nel grafico qui sotto è il vero problema, eppure la timidezza e il disorientamento keynesiano di Janet Yellen sono stati la causa che l'ha resa possibile e che ha permesso alla speculazione di raggiungere intensità e dimensioni senza precedenti.

Al contrario, un rapido aumento dei rendimenti sui titoli del Tesoro USA e su altre obbligazioni demoninate in dollari avrebbe fermato la caccia globale a rendimenti decenti. E avrebbe anche impedito a Draghi e Kuroda di stampare $5,000 miliardi di credito fiat. Di fronte ad un dollaro rapidamente in ascesa, l'euro e lo yen sarebbero finiti in caduta libera.

Detto in modo diverso, gran parte della malizia, della follia e della speculazione spericolata ora impiantate nei mercati finanziari globali è avvenuta durante la fase di QE globale alimentata dalla Yellen nel 2014-2018. Durante questo periodo, ad esempio, l'emissione del debito societario ha fatto registrare un record di tutti i tempi. Ma come abbiamo documentato nella Parte 1, il ricavato è finito nell'ingegneria finanziaria e ha fatto salire il prezzo delle azioni a quote ridicole, non è finito in nuovo capitale per la crescita economica.

Allo stesso modo, la speculazione sui carry trade da parte dei front-runner ha toccato vette insensate, come il fatto che il decennale italiano fosse scambiato all'1.0% durante il 2016. Il fatto che il debito pubblico italiano fosse al 133% del PIL, che il suo il sistema fosse completamente disfunzionale e la sua economia inferiore del 10% rispetto a quanto era stata in precedenza in questo secolo, sono risultate tutte cose irrilevanti per il prezzo del suo debito; quest'ultimo è stato impostato dagli speculatori front-runner, i quali stavano comprando con una massiccia leva sui pronti contro termine quello che l'idiota banchiere centrale, Mario Draghi, avrebbe comprato anche lui successivamente.

Infatti, mentre la Yellen rinviava e ritardava l'urgente normalizzazione monetaria presso la FED, le altre banche centrali hanno avuto il permesso di espandere i loro bilanci collettivi ad un incredibile ritmo annuale di $2,200 miliardi durante gran parte del 2016-2017. Con gli imponenti caveau delle banche centrali che avevano le porte spalancate, non c'è da meravigliarsi se $15,000 miliardi in debito sovrano hanno iniziato ad essere trattati a rendimenti negativi.



E questa non è nemmeno la metà della storia. Uccidendo il rendimento dei bond sovrani, la Yellen e il suo convoglio di banchieri centrali keynesiani hanno obbligato i money manager a quello che presto sarebbe diventato evidente come un rischio assurdo per staccare rendimenti decenti.

Non solo le obbligazioni spazzatura europee hanno iniziato ad essere trattate nel range del rendimento del decennale USA, ma il mercato delle obbligazioni societarie è stato letteralmente inondato da un'esplosione di emissioni da parte dei gestori di fondi alla disperata ricerca di rendimenti decenti. Il ricavato, ovviamente, è finito quasi interamente a finanziare gigantesche e inutili operazioni di fusione e acquisizione, riacquisto di azioni proprie e altre forme di ricapitalizzazione finanziata col debito.

 
E questo ci porta al nostro punto fondamentale su una pseudo-ripresa economica che è il frutto delle manipolazioni della banca centrale. In parte lo stimolo monetario non ha funzionato perché, come abbiamo visto nella Parte 1, le famiglie avevano già raggiunto il Picco del Debito alla vigilia della crisi del 2008.

Ma ad aggiugnere la beffa al danno c'hanno pensato nove anni di ZIRP e QE, i quali hanno fatto impazzire i piani alti delle grandi aziende americane, trasformandoli in giunti di ingegneria finanziaria e quindi barriere all'investimento, alla crescita, all'occupazione e alle retribuzioni. Infatti l'America delle multinazionali sta venendo spogliata di liquidità e investimenti per alimentare prezzi in rialzo delle azioni e spese per le stock option.

Tuttavia il fatto che Yellen e il suo gruppo di stampatori di denaro siano stati inconsapevoli di questa dinamica distruttiva è anche in parte dovuto al fatto che hanno glissato su quanto sia orribile questa presunta ripresa. Infatti concentrandosi in modo ossessivo sulla versione del "mercato del lavoro" fornita dal rumore statistico del BLS, la Yellen ha completamente perso il quadro generale.

Ecco la verità e non è cambiata con il passaggio di un altro anno (2017). Nell'ultimo decennio, su base picco/picco, la crescita del PIL reale misurata dalle vendite finali (che elimina le fluttuazioni degli inventari a breve termine) ha una media di appena l'1.2% annuo. Ciò ammonta a malapena ad un terzo del tasso di tendenza negli anni '80 e '90, per non parlare dei tassi del 4% raggiunti negli anni '60.

Inoltre l'attuale ciclo economico è al suo inning finale -- quindi non c'è alcuna possibilità che persino un'ultima esplosione della crescita sulla scia delle chiacchiere di Trump possa migliorare in modo misurabile la media.

Peggio ancora, i successori keynesiani della Yellen si ritroveranno così compromessi dalle sue azioni che non avranno altra scelta se non avviare una campagna di dumping obbligazionario senza precedenti, la quale presto scioccherà i mercati con $600 miliardi all'anno di offerta.



Sicuramente il grafico qui sopra non è mai stato visto, o discusso, durante una riunione del FOMC, ma la sua pesante importanza fa saltare tutte le chiacchiere mensili dalla FED sulle condizioni del mercato del lavoro e gli indicatori macro di breve periodo. Se i nostri pianificatori monetari keynesiani avessero tolto la testa dai loro modelli DSGE (equilibrio stocastico dinamico generale), avrebbero riconosciuto che l'economia americana stava declinando e che il loro modello della vasca da bagno riguardo l'economia statunitense era tristemente obsoleto e irrilevante.

Il fatto è che, nell'attuale economia globale aperta, la "piena occupazione" e una "inflazione" interna sono concettualmente irrilevanti ed empiricamente non misurabili. Per esempio, in un mondo in cui (al margine) i salari sono fissati dai prezzi dei beni beni cinesi e dai prezzi dei servizi indiani, la tecnologia sostituisce il lavoro umano, e dove il part-time ha ricoperto un ruolo preponderante, le attuali metriche del BLS sono essenzialmente equivalenti a rumore statistico.

Di conseguenza l'attuale obiettivo della FED al 4.0% sul tasso di disoccupazione U-3 è decisamente ridicolo, soprattutto quando al nono anno della ripresa si contano ancora 102 milioni di adulti non nella forza lavoro, o ufficialmente disoccupati -- di cui solo la metà è in pensione e riceve prestazioni della previdenza sociale (OASI).

Allo stesso modo, il metodo computazionale U-3 conta come "impiegato" chiunque lavori solo poche ore alla settimana -- anche se il sondaggio istituzionale designa come "lavoro" ciascuno dei tre o quattro concerti in cui milioni di americani vanno a montare i palchi per far quadrare i loro conti.

In breve, ciò che si ottiene dai rapporti del BLS -- che la Yellen ha pedissequamente studiato -- è rumore statistico, puro e semplice. Il tasso di disoccupazione U-3 come proxy per la piena occupazione è semplicemente ridicolo.

Infatti l'offerta di lavoro inattiva degli Stati Uniti è enorme, tremendamente elastica e totalmente al di fuori della capacità di azione degli strumenti primari della FED: manipolare i tassi d'interesse ed espandere il credito fiat. Ci sono attualmente 210 milioni di americani adulti di età compresa tra i 16 ed i 68 anni -- per avere una misura plausibile della forza lavoro potenziale.

Ciò equivale a 420 miliardi di ore lavorative potenziali, se accettiamo la convenzione secondo cui tutti gli adulti sono in teoria in grado di svolgere un lavoro a tempo pieno (2,000 ore/anno).

Al contrario, nel corso del 2017 solo 250 miliardi di ore sono state effettivamente fornite all'economia degli Stati Uniti, secondo le stime del BLS. Tecnicamente, quindi, c'erano 170 miliardi di ore di lavoro disoccupate, il che significa che il tasso reale di disoccupazione era del 40.4%, non del 4.1%!

Sì, dobbiamo anche contare mogli che non lavorano, studenti, disabili, pensionati anticipati e bigliettai. Abbiamo anche vagabondi, mendicanti, coloro a libro paga del welfare, barboni, iscritti a programmi di formazione, persone che si prendono periodi sabbatici e molto altro.

Ma ecco il punto: ci sono dozzine di ragioni per le suddette 170 miliardi di ore di lavoro disoccupate, ma che la FED monetizzi o meno $80 miliardi di debito pubblico al mese, o che il tasso d'interesse del mercato monetario sia di 100 bps o di 135 bps, non c'entra nulla col lavoro adulto inattivo. Ciò che influenza nell'effettivo il nostro attuale tasso di lavoro inattivo è rappresentato dalle forze economiche globali di manodopera a basso costo e dalla nuova capacità produttiva in tutto il mondo in via di sviluppo, oltre a dozzine di fattori politici e culturali interni che influenzano la decisione di lavorare o meno.

Senza scandagliare tutti i dettagli, è ugualmente ovvia l'impossibilità di voler incidere sul "tasso di inflazione" fino alle due cifre dopo lo zero. Ora abbiamo un'inflazione monetaria globale e cicli di prezzi e ondulazioni che il FOMC non è riuscito a gestire in un solo mese.

Questo è abbastanza ovvio, ma la Yellen non ha solo sprecato quattro anni facendo finta di inseguire la "piena occupazione" e il 2% d'inflazione. Ha speso l'intera durata del suo incarico presso la FED intromettendosi nei mercati finanziari, i quali non hanno bisogno di aiuto da parte della FED per portare a termine la loro missione essenziale di determinazione onesta dei prezzi. Così facendo, ha contribuito a realizzare la falsificazione più sistematica e incessante dei prezzi degli asset finanziari nella storia.

Inutile dire che dopo che l'attuale delirio monetario inizierà a svanire, è probabile che gli affetti dalla mania "buy the dips" torneranno alla carica, accalcandosi in quegli stessi scambi che hanno fatto lievitare le medie azionarie a livelli veramente ridicoli. Eppure è solo una questione di tempo prima che l'attuale ciclo economico ceda alla prossima recessione e le debolezze strutturali sottostanti all'economia statunitense diventino palesemente evidenti a tutti.

Ciò che gli speculatori ed i robo-trader di Wall Street vedranno è una banca centrale senza spazio di manovra e impotente di fronte ad un'economia vacillante -- e proprio mentre i requisiti di indebitamento del Tesoro americano colpiranno i mercati obbligazionari. La conseguente conflagrazione non sarà un bello spettacolo da guardare.

Quindi invece di spalare soldi gratis ai fanatici dei carry trade ed a farsi ossessionare dal tasso di disoccupazione U-3 e dal deflatore della PCE meno cibo, energia e quant'altro fosse scomodo al momento, la nostra zia Janet avrebbe potuto passare meglio il tempo meditando sul grafico qui sotto.

La produttività americana è davvero colata a picco ed è colpa di Janet Yellen e dei suoi due immediati predecessori. Trasformando i mercati dei capitali in arene per il gioco d'azzardo, hanno in tal modo trasformato i piani alti delle grande aziende d'America in giunti dell'ingegneria finanziaria. E questo, alla fine, è ciò che ha guidato l'imprenditoria capitalista fuori dall'economia di Main Street.

 
HOLE HOUSE: POWELL…ASPETTANDO GODOT!
Scritto il 27 febbraio 2018 alle 07:11 da icebergfinanza

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Oggi incominciamo da qui, dalla meraviglia che le persistenti idiozie relative alle attese sull’inflazione sta realizzando, ovvero un’esplosione dei tassi sui mutui americani…

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Il risultato finale è una spettacolare esplosione nelle vendite di nuove abitazioni…

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Usa: -7,8% vendite case nuove a gennaio, peggio delle stime
A gennaio le vendite di case nuove negli Stati Uniti sono inaspettatamente calate. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Commercio americano, il dato è sceso del 7,8% rispetto al mese precedente al tasso annualizzato pari a 593.000 unità. Per il mese scorso gli analisti attendevano un rialzo del 4% a 650.000 unità. Il dato di dicembre è stato rivisto a 643.000 unità da 625.000. Rispetto al gennaio 2016, il dato è sceso dell’1%.

Il passo delle vendite di case nuove resta ben al di sotto dei livelli alti visti prima della crisi del 2007-2009. Le vendite di case nuove rappresentano circa un decimo del mercato immobiliare americano. Il picco risale al luglio 2005, quando sfiorarono quota 1,4 milioni. I minimi invece sono stati visti nel febbraio 2011 a 270.000. Per esaurire completamente le case disponibili per la vendita servirebbero 6,1 mesi, massimi della metà del 2014. Il prezzo mediano si è attestato a 323.000 dollari.

O si certo, il freddo, la neve, ma cosa cavolo osservano gli analisti che in media avevano previsto un aumento del 4 %? In un’azienda normale, questa gente verrebbe messa ad analizzare le toilette.

In fondo da + 4 a quasi – 8 non c’è tanta differenza!

A beneficio di chi ha la memoria storia corta, suggerisco quello che accadde nel 2013 quando i tassi sfiorarono il 4,80 % nel mese di settembre,,,

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Il contesto finale è abbastanza deprimente…

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Come ho scritto nel mio libro, dopo la mania arriva la fobia, le bille immobiliari di Germania e Giappone sono una pietra miliare da studiare attentamente, inoltre milioni di giovani escono dalle università con un regalino che non permette altri lussi…

Tremila default al giorno (+17%): studenti Usa strozzati dai debiti
Aggiungetevi pure che il lavoro stabile è pura illusione e i cosidetti “compratori principianti” ovvero single e giovani coppie, quelli che davano propulsione al mercato immobiliare, sono solo un ricordo del passato.

Ma veniamo alle attese odierne per l’intervento alla Camera, del nuovo governatore della FED, Powell

Fed: testimonianza semiannuale di Powell al Congresso anticipata al 27 febbraio

E’ stata anticipata di un giorno la testimonianza semiannuale che il governatore della Federal Reserve di turno deve tenere al Congresso per descrivere l’andamento dell’economia e la politica monetaria Usa. L’intervento di Jerome Powell, il primo nei panni di numero uno della banca centrale americana, era previsto il 28 febbraio prossimo alla commissione Servizi finanziari della Camera, che oggi ha annunciato di avere anticipato l’appuntamento al 27 febbraio alle 16 italiane. Salvo cambi di programma, Powell l’1 marzo si presenterà con la stessa testimonianza scritta alla commissione Servizi finanziari del Senato. A cambiare saranno chiaramente le domande dei legislatori e le relative risposte. Il governatore di turno della Fed è chiamato a presentarsi due volte l’anno al Congresso, generalmente a febbraio e a luglio, in quelle che sono chiamate le testimonianze Humphrey-Hawkins, in riferimento alla legge del 1978 che le richiede. Solitamente la testimonianze avvengono in due giorni consecutivi.

Loro nel frattempo si sono accorti che qualcosa non va e quindi cercano di raccontare la verità…

Tesoro Usa e Fed tranquillizzano (in modi diversi) i mercati sull’inflazione

L’amministrazione Trump è impegnata in una nuova missione: tranquillizzare chiunque tema che le sue politiche economiche e fiscali – in primis il taglio delle tasse e un budget che farà ampliare il deficit – portino a un aumento dell’inflazione, che potrebbe costringere la Federal Reserve ad alzare i tassi in modo più aggressivo del previsto. Il tutto mentre la banca centrale Usa, per motivi diversi, ha fatto capire di non condivire le preoccupazioni di Wall Street relative alle pressioni inflative sui salari.

Prima il presidente del Council of Economic Advisers della Casa Bianca, Kevin Hassett, aveva detto ieri che è possibile raggiungere una crescita del 3% [annuo] senza provocare un aumento dell’inflazione”.

Nessuna possibilità di avere una crescita intorno al 3 % ZERO ASSOLUTO!

Poi in una intervista a Bloomberg, il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto che “ci sono tanti modi per avere una economia in crescita. Si possono avere pressioni inflative sui salari ma non necessariamente un’inflazione in generale”.

Questo è uno che ha capito tutto della vita, l’ignoranza abbonda a Wall Street!

Secondo l’ex Goldman Sachs nonché ex produttore di Hollywood, non c’è dunque un nesso tra un aumento dei salari e un rialzo dell’inflazione, come a dire che gli investitori sono andati inutilmente nel panico quando dal 2 febbraio hanno fatto scattare un sell-off dell’azionario per via del balzo annuo dei salari di gennaio (+2,9%), il maggiore dal giugno 2009.

Non c’è alcun reale rialzo dei salari lo abbiamo dimostrato recentemente ma soprattutto non ci sarà alcun rialzo dell’inflazione senza inflazione salariale a smentire l’ignoranza di Mnuchin.

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A calmare gli animi sul fronte dei salari è stata oggi la Federal Reserve, che nel rapporto semestrale che deve presentare al Congresso ha detto di aspettarsi un rialzo “moderato” dei salari, tenuti a freno principalmente da “un passo debole della crecita della produttività”. La banca centrale Usa, inoltre, dubita che negli Stati Uniti i datori di lavoro siano generalmente in difficoltà a trovare personale specializzato: carenze concrete dei lavoratori desiderati si accompagnerebbero ad aumenti più forti dei salari. “Anche a livello industriale, è difficile vedere molte prove” di quelle carenze, recita il documento. Inoltre la Fed ha aggiunto che “vari fattori persistenti” potrebbero spiegare la limitata crescita dell’inflazione osservata nel 2017.

FED: L’INFLAZIONE AL PALO UN “MISTERO”, TREND “TRANSITORIO”

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) – New York, 23 feb – E’ da ormai cinque anni che negli Stati Uniti l’inflazione non cresce al tasso annuo del 2% fissato come target dalla Federal Reserve, che di questo ancora non riesce a capacitarsi. Nel suo ultimo Monetary Policy Report, i membri della banca centrale Usa hanno descritto i bassi dati core dell’inflazione – misurati dal personal consumption expenditures price index – registrati nel 2017 come un “mistero” e hanno offerto varie possibili spiegazioni del loro andamento: un livello piu’ basso del previsto della piena occupazione o delle aspettative sull’inflazione. Anche un aumento della competizione globale e il rialzo del retail online potrebbero spiegare la debolezza del dato cosi’ come l’invecchiamento della popolazione.

Credetemi mi sono commosso, quelli della Fed hanno compreso che i “fattori persistenti” che non permettono all’inflazione di arrivare a target sono autentiche BOMBE DEFLATTIVE, ovvero demografia, tecnologia, la distruzione del settore commerciale ad opera delle vendite on line, la globalizzazione e per prima hanno dimenticato quella più importante, ovvero le bolle finanziarie che contribuiscono a creare con la loro demenziale politica monetaria, che quando scoppiano sono come la bomba ad idrogeno, distruggono intere generazioni.

Non c’è nessuno mistero, al massimo il mistero è l’ignoranza di questi soloni, ma anche qui nessun mistero, sono pagati per far finta di nulla.

Fed: salari non visti crescere rapidamente.

La Federal Reserve continua ad aspettarsi un rialzo “moderato” dei salari, tenuti a freno principalmente da “un passo debole della crecita della produttività”. Con queste parole, la banca centrale Usa potrebbe tranquillizzare gli investitori che il 2 febbraio scorso avevano digerito male il rapporto sull’occupazione americana di gennaio, dal quale emerse il balzo maggiore dei salari orari dal giugno 2009 (+2,9% annuo).

Infine le attese sono tutte per quello che dirà il nuovo braccio destro di Trump, della Fed ad immagine e somiglianza di Trump, Powell.

La recente volatilità del mercato è stata attribuita alle pressioni inflazionistiche che costringono i mercati a riprendere le loro aspettative sul ciclo di crescita della Fed. Dopo l’esperienza del FOMC sulla “taper tantrum” nel 2013, sarà cauto nel gestire le aspettative del mercato. Alla sua cerimonia giurata Powell ha alluso alla recente volatilità del mercato, affermando che la Fed “resterà vigile” per i rischi di stabilità finanziaria presentati dalle rotazioni di mercato. “Ma sarà ugualmente energico nell’affermare che la Fed non si affretterà ad alzare i tassi contro ciò che crede sarà un’inflazione in aumento ma difficilmente accelerata”.

Alla fine si dovranno arrendere i “bond vigilantes” come nel 2013, nessuna possibilità per l’inflazione, nessuna possibilità che il rendimento sul trentennale sfondi DEFINITIVAMENTE la nostra linea Maginot.
 
THE END IS NEAR: PENDING HOME CRASH!
Scritto il 1 marzo 2018 alle 07:26 da icebergfinanza

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Prosegue la strepitosa scia previsionale degli analisti americani che restano per l’ennesima volta sorpresi dai pessimi dati in arrivo dall’economia…

Usa: scende a 61,9 punti indice Chicago Pmi a febbraio, minimi di agosto, sotto stime
L’indice Pmi di Chicago, che misura l’andamento dell’attività aziendale e manifatturiera nell’area di Chicago, ha decelerato il passo a febbraio portandosi sui minimi dello scorso agosto e deludendo gli analisti. Il dato si è comunque confermato a livelli associati a una fase positiva. Il dato si è portato a 61,9 punti da 65,7 punti di gennaio. Il dato è peggiore delle previsioni degli analisti, che attendevano un calo a 64 punti. America 24

Ma il vero e proprio crollo, la classica ciliegina sulla torta arriva dal mercato immobiliare con il collasso dei compromessi di vendita sulle case esistenti…

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Avevamo appena finito di scrivere ad inizio settimana che l’aumento dei tassi sui mutui avrebbe frenato sensibilmente le compravendite e subito arriva la conferma…

Usa: -4,7% numero compromessi case esistenti a gennaio, minimi di oltre 3 anni, sotto le stime
A gennaio il numero di compromessi per la vendita di case esistenti negli Stati Uniti è inaspettatamente calato portandosi sui minimi di oltre tre anni. Tutte le principali regioni hanno registrato declini su base mensile e annuale il mese scorso.

Il dato, reso noto dall’associazione di settore National Association of Realtors, è sceso del 4,7% a 104,6 punti rispetto a dicembre, quando il dato si era portato a 109,8 punti (rivisto al ribasso). L’indice è stato come detto inferiore alle previsioni degli analisti, che attendevano un +0,5%. Su base annuale il dato è sceso del 3,8% rispetto al gennaio 2016, minimi dell’ottobre 2014 (quando arrivò a 104,1 punti). Un valore di 100 punti, pari alla media del 2001, è considerato “normale” o equilibrato rispetto all’attuale popolazione americana.

Anche in questo caso il baraccone degli analisti americani è riuscito a fare una pessima figura, passando dalla fantasia per un aumento del 0.4 % ad un crollo reale di quasi cinque punti.

“L’economia è in ottima forma, molti dei mercati del lavoro locali sono molto forti e i redditi stanno lentamente salendo ma ci sono ben pochi dubbi che il ritracciamento del mese scorso nei compromessi si sia verificato per via di livelli incredibilmente bassi di case disponibili sul mercato e per via di un balzo improvviso dei tassi sui mutui”, ha detto Lawrence Yun, capo economista del Nar. Per lui, a farne le spese di più sono le persone meno abbienti. America 24

In ottima forma è solo l’umorismo di questi economisti da baraccone, l’economia invece sta decisamente rallentando.

A beneficio di coloro che credono alle favole, nel cerchietto quello che accadde all’indice Pending Home Sales nel 2013, quando i tassi esplosero…

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Nel frattempo nulla di interessante dalla seconda lettura del pil dell’ultimo trimestre, se non una revisione al ribasso della spesa dei consumatori e delle scorte e un piccolo rialzo nella spesa per investimenti nell’immobiliare. Il core PCE stabile a 1,9%.

Puntuale invece arriva la conferma a quello che scriviamo da sempre, ovvero che il debito è la più colossale ipoteca che la storia mette sul cammino della crescita e nel mese di dicembre esce il nuovo record storico negativo sulle carte di credito…

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Credit card debt could damage romantic relationships
Quella del debito killer delle relazioni ci mancava proprio, 3 americani su 4 considera il debito eccessivo una dinamica in grado di distruggere le relazioni.

Abbiamo visto alcune settimane fa che il potenziale esplosivo del debito delle carte di credito è vicino ai 12 miliardi di dollari, con un aumento delle insolvenze oltre 11 % nel quarto trimestre.

Oltre il 5 % è l’aumento anche delle insolvenze di chi ha contratto un mutuo ipotecario negli ultimi anni vicino ormai ai 56 miliardi di dollari.

Stanno rifacendo in grande stile gli stessi errori che hanno preceduto la Grande Recessione del 2007, stessi eccessi, questa volta alla leva demenziale, il tutto ovunque carte di credito, debito degli studenti, credito al consumo soprattutto nel settore automobilistico, credito ipotecario soprattutto commerciale ma anche privato.

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Pochi come noi, vi faranno osservare il crollo del credito bancario in America proprio come nel 2013, quando i tassi esplosero.

Ma davvero c’è ancora qualche fesso che crede che l’inflazione salirà e i tassi andranno chissà dove?

Suggerisco di rileggersi attentamente quello che abbiamo scritto nel nostro ultimo manoscritto, EPIC MOMENT 2018 a proposito di dove andranno i tassi e soprattutto di come la riforma fiscale produrrà una sensibile frenata del mercato immobiliare.

Più la Fed aumenta i tassi a breve e più i tassi finiranno in negativo!

L’aumento dei tassi di interesse sta già cominciando ad avere un significativo impatto sul mercato immobiliare e siamo solo al 3 % sul decennale, al 4,80 su mutui trentennali.

Ovunque stanno aumentando le inadempienze, ma non bisogna dirlo in giro, la festa deve continuare, sino a che l’orchestra suona.

Quando l’orchestra smetterà di suonare, la musica cambierà, sta già cambiando, il sottofondo è assordante, ma sta arrivando, la nuova tempesta perfetta questa volta non lascerà scampo a chi è in mare aperto. Buona Consapevolezza, nell’attesa… Treasure!
 
crucchi daily e i suoi rvrs sell ottimali

Vedi l'allegato 453171
dedichiamo ai crucchi un po di tempo, partiamo da quì era novembre........ad oggi possiamo affermare che il secondo segnale reversal ottimale è andato a buon fine, rileviamo sempre degli indiani sell in basso che aspettano il lro raggiungimento da parte del prezzo d è di poco sopra il tg dell'H&S ipotizzato prima dal Northy

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Ciao Iron, guardavo il reverse sell che si vede sul settimanale del dax... è quando è così "profondo" che lo definisci ottimale?

il segnale reversal è ottimale quando scende sotto 1 o nei suoi pressi, ciò non toglie che gli altri non possano portare il reversal ;)

Vedi l'allegato 450570[/QUOTE]
crucchi poi passiamo a questo segnale rvrs sell quasi ottimale sul settimanale e dove non possiamo non notare il quasi arrivo sull'indiano sell da recuperare. Purtroppo il minimo è nei pressi della parte alta della rialzista che al momento sembra portare supporto al prezzo

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Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

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