Un rapido post per segnalarvi una grossa incongruenza che potrebbe intrappolare molti risparmiatori.
In questi giorni si è parlato molto del petrolio, crollato a livelli mai visti prima. Per molti è una buy opportunity visto che il suo costo oggi è pari a circa 0,11 € al litro. Magari comprando un bell’ETF sull’OIL.
Occhio però. Guardate questo grafico e questa slide. (
PREMESSA: sto scrivendo questo post alle
h 00.45 di lunedi 20/04/2020 e quindi nelle prossime ore non mi sorprenderei di ritrovarmi addirittura dei dati fortemente diversi proprio a causa di questa anomalia di mercato).
(…) Le storture sembrano derivare soprattutto da attività condotte dallo US Oil Fund, costretto da «condizioni del mercato e richieste dei regolatori» ad operare alcuni aggiustamenti del portafoglio, come spiega in una comunicazione alla Sec: finora investiva solo nella prima scadenza dei futures, il front month, ma da venerdì 17 ha cominciato a spostare il 20% del portafoglio sul contratto del mese successivo. In pratica vende Wti per maggio (contribuendo al crollo delle quotazioni) e compra Wti per giugno. Movimenti banali, salvo che a compierli è il classico elefante nella cristalleria. Lo US Oil Fund – meglio conosciuto dai trader come USO, dal ticker con cui è quotato – era già il più grande Etf sul petrolio del mondo. Ma oggi è diventato davvero gigantesco, al punto da controllare un quarto delle posizioni aperte sul Wti: un dominio senza precedenti, benché favorito dalla ridotta liquidità sul mercato. (…) [
Source]
E rieccola qui, la finanza passiva che può devastare il mercato. E in questo caso torniamo a parlare di una nostra vecchia conoscenza, il rollover.
L’ETF ha come sottostante un contratto future. Il contratto più vicino è quello per maggio (il future in scadenza domani) che costa infatti BEN 7 $ meno di un barile per giugno, a causa del “rollaggio” sul contratto successivo. E chi subisce il rollover, con una curva in contango così pauroso, significa problemi con prezzi distorti e forte volatilità.
E poi occhio anche ai contratti successivi. Il gap resta sempre ampio. Maneggiare con cura. E se poi proprio vogliamo investire sul petrolio, magari buttare un ochcio al più “coerente” Brent del Mare del Nord.