Fondi_comuni Gli investimenti azionari ed il caso (4 lettori)

Habanero

Nuovo forumer
gipa69 ha scritto:
http://www.itulip.com/realdow.htm

Ti ringrazio: certi grafici fanno riflettere.

Non credo che si considerino i dividendi, ma nel Dow la botta negli anni inflattivi è stata grande: se non erro, circa il 70% in termini reali… spero di aver frainteso.

E spero che si sbagli pure l’autore nel suo ipotetico trend regressivo verso la media del rendimento reale annuo dell’1,64%.

Se lo desideri, in quanto esperto di dinamiche macro e fondamentali, gradirei un tuo autorevole commento al riguardo.

Grazie
 

f4f

翠鸟科
gipa69 ha scritto:
http://www.itulip.com/realdow.htm

grafico bellissimo

ma

non so fino a che punto significativo
secondo me, l'economia si è trasformata radicalmente rispetto agli anni 1920-1945
l'Italia era un paese agricolo, per esempio, con bassa produttività

e una altra grossa discontinuità è data dall'avvento del computer
che sicuramente ha aumentato la produttività di molti settori

ergo

grafici così di lungo hanno una utilità,
ma descrivere il 'ritorno alla curva' mi sembra eccessivo
 

Habanero

Nuovo forumer
f4f ha scritto:
gipa69 ha scritto:
http://www.itulip.com/realdow.htm

grafico bellissimo

ma

non so fino a che punto significativo
secondo me, l'economia si è trasformata radicalmente rispetto agli anni 1920-1945
l'Italia era un paese agricolo, per esempio, con bassa produttività

e una altra grossa discontinuità è data dall'avvento del computer
che sicuramente ha aumentato la produttività di molti settori

ergo

grafici così di lungo hanno una utilità,
ma descrivere il 'ritorno alla curva' mi sembra eccessivo


Spero che tu abbia ragione, ma gli anni di rendimento reale negativo peggiore del Dow sono stati quelli che vanno dal 1965 al 1983. Non sono un’economista, ma imo quegli anni non erano del tutto privi di utili societari. C’erano invece due fattori fondamentali che hanno fatto precipitare i rendimenti reali:

1) un basso moltiplicatore degli utili (P/U) ai minimi storici intorno a 8 (credo), che è circa la metà di adesso (e ci sembra già basso)

2) un’inflazione galoppante che erodeva il valore di tutti gli asset finanziari (l’oro raggiunse un picco di 850 dollari l’oncia proprio a fine periodo)

Purtroppo qualcuno inizia ad intravedere sintomi per un nuovo ciclo del genere…

Incrociamo le dita.

Ad maiora
 

f4f

翠鸟科
Habanero ha scritto:
Spero che tu abbia ragione, ma gli anni di rendimento reale negativo peggiore del Dow sono stati quelli che vanno dal 1965 al 1983. Non sono un’economista, ma imo quegli anni non erano del tutto privi di utili societari. C’erano invece due fattori fondamentali che hanno fatto precipitare i rendimenti reali:

1) un basso moltiplicatore degli utili (P/U) ai minimi storici intorno a 8 (credo), che è circa la metà di adesso (e ci sembra già basso)

2) un’inflazione galoppante che erodeva il valore di tutti gli asset finanziari (l’oro raggiunse un picco di 850 dollari l’oncia proprio a fine periodo)

Purtroppo qualcuno inizia ad intravedere sintomi per un nuovo ciclo del genere…

Incrociamo le dita.

Ad maiora

condivido la tua analisi :up: anche se non sono così pessimista... as yet ...
ma stavo commentando il procedimento, non i risultati :)
 

gipa69

collegio dei patafisici
Habanero ha scritto:
Ti ringrazio: certi grafici fanno riflettere.

Non credo che si considerino i dividendi, ma nel Dow la botta negli anni inflattivi è stata grande: se non erro, circa il 70% in termini reali… spero di aver frainteso.

E spero che si sbagli pure l’autore nel suo ipotetico trend regressivo verso la media del rendimento reale annuo dell’1,64%.

Se lo desideri, in quanto esperto di dinamiche macro e fondamentali, gradirei un tuo autorevole commento al riguardo.

Grazie

Anche in quel grafico non si considerano i dividendi e buy back ma la discesa in termini reali di quegli indici è stata di oltre il 70%.
Purtroppo la storia dei rendimenti è ancora abbastanza breve per trarre cocnlusioni definitive sulle statistiche che si possono estrapolare e poi essendo i mercati autoadattivi tendono a ristampare sul proprio dna queste statistiche ed ad assorbirne le componenti positive e negative.
L'esplosione inflattive degli anni 70
ebbe due cause che al giorno d'oggi ancora all'orizzonte non si vedono (anche se alcuni ne temono il ritorno...).

Da una parte la forte contrazione dell'offerta energetica che causò un violento spike del petrolio e difficoltà di approvigionamento.
Nella fase attuale l'offerta è comunque abbondante ed è la pressione della domanda (unita ad interventi speculativi) che ha visto salire il prezzo.
La salita del prezzo del petrolio e dei suoi derivati spinta dalla domanda rappresenta la forza dell'economia attuale.
Solitamente la spinta della domanda tende ad aggiustarsi al raggiungimento di determinati prezzi e tende a causare rallentamenti dell'economia per aggiustare il rapporto domanda ed offerta ma non crolli improvvisi in quanto in quel caso il prezzo tenderà ad aggiustarsi di conseguenza.
In realtà qualche timore è venuto dalla forte pressione speculativa che ne ha caratterizzato i movimenti degli ultimi mesi e c'è molta divisione su quale sia il premio che questa speculazione ha dato al prezzo del petrolio.
Il secondo fenomeno importante che ebbe un impatto considerevole sull'economia dell'epoca fu il crollo del sistema monetario legato a Bretton Woods e delle reazioni iniziali ad un sistema monetario nuovo e considerato selvaggio.
Il fatto che le Banche Centrali erano abbastanza libere di stampare moneta senza più vincoli monetari creò almeno inizialmente il panico di molti operatori che vedevano in quell'atteggiamento senza controllo (legato anche alle necessità militari della guerra fredda) un pericolo di inflazione infinita se non regolato con una certa decisione dalle autorità monetarie.
L'attuale espansione del credito (a dir la verità il timore sono legati agli squilibri nazionali che questa espansione del credito comporta) pone timori per un possibile redde rationem futuro sebbene attualmente le considerazioni sono per la capacità di controllo da parte delle autorità monetarie di questa situazione attraverso le leva monetarie a loro disposizione ed un comportamento coordinato delle politiche.
Vi sono molti analisti che optano per scenari più o meno inflazionistici nel prossimo futuro compreso il mio ispiratore analitico ed operativo.
In questo caso però non condivido questa posizione e ritengo più facile che le spinte monetarie inflazionistiche attuali avranno un effetto maggiormente deflazionistico sul lungo periodo e soprattutto quando queste perderanno in parte la loro efficacia. (non sulle risorse naturali però....se non alla fine del ciclo)

Ma questo esula l'argomento del thread.....

Tornando al grafico del link in realtà il processo di reversione sta già avvenendo in quanto negli ultimi 6 anni il rendimento dello spoore è stato praticamente nullo ed anche un ritorno sui massimi entre un paio di anni non cambierebbe sostanzialmente le cose.
E' vero che molti indicatori di lungo periodo mostrano un atteggiamento ascendente che sembrerebbe confermare quanto detto da f4f sul cambiamento dei mercati ma come abbiamo già avuto modo di dire tra di noi una riduzione di volatilità e probabilmente proporzionale dei rendimenti avrebbe gli stessi effetti di ritorno alla normalità e di riavvicinamento al trend di lungo di cui sopra. (stiamo parlando di lunghissimo periodo)
 

cybercat56

Nuovo forumer
Habanero ha scritto:
Ho letto velocemente, ma credo di ricordare l’esperimento:

durata un anno, ovvero 52 settimane, con aggiornamento ogni 5 settimane, sono circa una decina di "trading": e dieci eventi non sono statisticamente significavi.

A livello di errore: 1 su radice di 10 fa circa il 30%.

Nel nostro caso si ritiene significativo un evento con intervallo di confidenza al 5% (circa 400 eventi)…

Comunque le conclusioni di Sassetti sono imo in larga parte condivisibili.

Ad maiora.

Mmmhh, allora facciamo questo calcolo:

10 trade x 10 gestori x 4 anni = 400 trade.

Si veda l'ultimo articolo sul tema che aggiorna il pamphlet al link:

http://www.soldionline.it/SOL_Editoriale.nsf/alldocs/C8954B6D0E0FC13BC12571D900362EA5/

Cybercat
 

cybercat56

Nuovo forumer
Habanero ha scritto:
Ho letto velocemente, ma credo di ricordare l’esperimento:

durata un anno, ovvero 52 settimane, con aggiornamento ogni 5 settimane, sono circa una decina di "trading": e dieci eventi non sono statisticamente significavi.

A livello di errore: 1 su radice di 10 fa circa il 30%.

Nel nostro caso si ritiene significativo un evento con intervallo di confidenza al 5% (circa 400 eventi)…

Comunque le conclusioni di Sassetti sono imo in larga parte condivisibili.

Ad maiora.

Mmmhh, allora facciamo questo calcolo:

10 trade x 10 gestori x 4 anni = 400 trade.

Si veda l'ultimo articolo sul tema che aggiorna il pamphlet al link:

http://www.soldionline.it/SOL_Editoriale.nsf/alldocs/C8954B6D0E0FC13BC12571D900362EA5/

Cybercat
 

f4f

翠鸟科
gipa69 ha scritto:
E' vero che molti indicatori di lungo periodo mostrano un atteggiamento ascendente che sembrerebbe confermare quanto detto da f4f sul cambiamento dei mercati ma come abbiamo già avuto modo di dire tra di noi una riduzione di volatilità e probabilmente proporzionale dei rendimenti avrebbe gli stessi effetti di ritorno alla normalità e di riavvicinamento al trend di lungo di cui sopra. (stiamo parlando di lunghissimo periodo)

sulla riduzione 'strutturale' della volatilità
consiglio di leggere '' il rischio di Maverick'' :D
 

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