lupoalberto66
Forumer storico
Direi che i russi hanno il medesimo problema.. Ucraina Ossezia Transnistria Bosnia, Siria, paesi baltici mare artico isole contese nel oceano pacifico.
Sanno anche che la loro forza militare è inferiore a quella USA anche se nel loro caso non garantirebbero agli USA nessun tipo di dominio ne nel mare ne nel cielo ne sulla terra ma la loro inferiorità è data anche dal tipo di investimenti militari che negli usa risulta di centinaia di miliardi quello russo in decine con investimenti massici nell'arma acquatica asimettrica per eccellenza i sommergibili che non garantiscono nessun controllo dei mari ma che serve a negare la libertà di movimento all'avversario.
E comunque nel periodi sovietico se ne contavano 240 ora ne hanno 56.
L'enfasi alla minaccia russa in europa viene data anche dai paesi dell'europa centrale per oscillare amabilmente tra europa e USA ed usufruire al meglio degli investimenti ora di una parte ora dell'altra alfine di beneficiare al meglio della loro posizione di cuscinetto tra le due realtà che tanto fa interesse USA..
La loro economia poi al momento non è riuscita ancora a diversificarsi dalle materie prime e con la necessità di tutti i paesi produttori di sostenere il proprio stato sociale ora molto più oneroso che nel passato ne renderebbe necessaria una diversificazione che i russi stanno portando avanti ma con fatica.
Comunque sulla visione russa della geopolitica nell'ultimo numero di Limes c'è un interessante intervista a Vitaly Tretjakov che ti consiglio perché esprime opinioni dal punto di vista russo che hanno una loro interessante logica, a mio parere non tutte condivisibili ma che spiegano diverse dinamiche attuali.
Il budget russo per spese militari ammonta a circa 66-67 bn $ contro i 700 bn $ di quello americano, recentemente innalzato da Trump di una quarantina, se non erro.
Chiaro che un confronto sulle masse è improponibile, ma la politica USA degli ultimi 15 anni ha "regalato" ai russi la possibilità di rendersi tecnologicamente indipendenti
(con investimenti diretti pluriennali in R&S di una decina scarsa di bn/anno che hanno reso molto bene e in parte con partenariati specifici coi cinesi) e le ristrettezze in termini di
risorse hanno aiutato il massimo efficientamento organizzativo di tutta la filiera militare del paese.
E' vero che, a parte la tecnologia legata all' apparato militare (che comunque è un bel passo avanti) e alle materie prime non hanno molto e questo li renderebbe i partner ideali
per gli europei, noi, krauti e franchi in testa. Grazie alla solita lungimiranza americana e al ridicolo apporto del circo equestre eurota, la maggior parte dei vantaggi (anche
politici, ovviamente) li sta raccogliendo la Cina, fatto salvo qualche tentativo da parte dei birrai e dei galli di eludere le stesse regolette sanzionatorie che hanno votato e imposto
al resto della compagnia continentale. Una disunione tarlata fino al midollo dai nazionalismi che condanna sé stessa all' irrilevanza politica e al castigo economico (di alcuni).
Grazie per la segnalazione dell' intervista , la leggerò con interesse