Dl fiscale: Giorgetti; basta vedere complotti, così non va (Rep)
ROMA (MF-DJ)--"Io sono una persona per bene. Non consento a nessuno di alludere a complotti e trame oscure. con dichiarazioni così scomposte. Se si continua ad attaccare chi prova a tenere in piedi la baracca, il governo non andrà molto lontano. Spero Luigi Di Maio ci vada davvero, in procura. Scoprirà che la famosa "manina" è in casa loro. Ma occhio, così loro si vanno a schiantare".
Lo ha detto a Repubblica il sottosegretario alla presidenza, Giancarlo Giorgetti, spiegando l'iter che ha portato alla definizione del decreto fiscale. "La cosa è molto semplice: per dieci giorni al Ministero dell'Economia è stato discusso il passaggio della cosiddetta pace fiscale relativo alla dichiarazione integrativa. Ne hanno parlato approfonditamente i nostri Bitonci e Garavaglia -ha precisato Giorgetti. con la viceministra del M5S Castelli. Poi il presidente Conte con Salvini e Di Maio, nel vertice che precede il Consiglio dei ministri di lunedì, decidono di porre un limite di 100 mila euro e la norma è stata formulata nella sua interezza, nel testo che conoscete tutti".
Nella sua interezza vuol dire che tutti in Cdm hanno discusso e accettato anche la cancellazione dei reati. "Sarebbe stato assurdo non concedere l'ombrello di non punibilità per reati fiscali a chi accetta di venire allo scoperto e pagare", ha spiegato.
La manina, secondo l'accusa di Di Maio, sarebbe intervenuta dopo. A questo proposito Giorgetti ha precisato che "io ho seguito i lavori fino all'approvazione dell'articolo 6. La norma contestata è contenuta all'articolo 9. E lì non so cosa sia successo, non c'ero e non sono stato io a redigere il verbale. Non so chi lo abbia fatto. Da quel che mi è stato riferito il decreto è stato approvato dopo che il premier Conte ha supervisionato il testo apportando le modifiche ritenute necessarie".
La manovra, ha continuato il sottosegretario, non è stata inviata nemmeno al Quirinale e il decreto "non è andato nemmeno alla ragioneria generale per la bollinatura necessaria. Per due ordini di problemi. Uno legato proprio alla "non punibilità", ma qui credo che ci fossero delle perplessità anche dal Colle. Poi è scoppiato il finimondo scatenato da Di Maio".
Alla domanda se avessero sentore dell'attacco a freddo in tv, "lasciamo stare il fatto che non hanno ritenuto di comunicarci prima la cosa. Il fatto è che non hanno avvertito nemmeno il povero Conte: il premier si è ritrovato a Bruxelles in una situazione già non facile", ha affermato Giorgetti.
In merito alla possibilità di fare marcia indietro sul provvedimento, "è difficile tornare indietro se si preferisce andare in tv a dire cose del genere, per problemi esplosi al loro interno, piuttosto che parlare con gli alleati. Ecco, forse prima del Consiglio dei ministri andrebbe fatto un chiarimento. Io sono rimasto a Roma, ma Matteo è impegnato in Trentino e da quel che ho sentito non mi sembra molto intenzionato a cambiare i suoi programmi".
Se sia già in condizioni di pre-crisi, "non lo so. Credo che se non si danno una regolata, loro si andranno a schiantare presto. Ma da soli", ha concluso.
(END) Dow Jones Newswires
October 19, 2018 03:46 ET (07:46 GMT)
Il resto non lo commento perchè tanto non avrò mai gli elementi per farlo in modo sensato, ma su Conte ha ragione. Da vendere.
E vale anche per Salvini, che dovrebbe calmare l' ego e rispettare i ruoli. I cdm li convoca il Premier e quando li convoca i ministri obbediscono e ci vanno, a meno che
non abbiano la scarlattina o stiano in Groenlandia.
Fossi in Conte, francamente li piglierei entrambi a cavuci 'ntu culu, per dirla in goriziano stretto