HUAWEI: CINA INDIRIZZA "PROTESTA SOLENNE" A USA PER BANDO SOCIETA'
Effetto domino del divieto Usa, giallo su stop Panasonic - La Cina ha indirizzato una "protesta solenne" a Washington sul trattamento di Huawei, inserita nella lista nera dagli Stati Uniti. Il portavoce del ministro del Commercio Gao Feng, nel briefing settimanale ha detto che la Cina prendera' provvedimenti per aiutare le sue aziende a migliorare la loro capacita' di far fronte ai rischi e spera che gli Stati Uniti si comportino razionalmente e correggano le azioni pericolose. Intanto la decisione di Washington di inserire Huawei nella lista nera delle societa' cui e' proibito vendere apparecchiature tecnologiche, ha provocato un effetto domino: diversi gruppi giapponesi e britannici hanno annunciato che per il momento interromperanno il loro legame con il produttore cinese di smartphone. Da ultimo Panasonic si e' unito all'elenco delle societa' che hanno annunciato lo stop alle forniture da Huawei attraverso un portavoce. Anche se sul sito cinese del gruppo l'azienda assicura che continuera' a fornire Huawei "normalmente".
Questo è un evento di grandissimo interesse però, al di là dell' episodio in sé.
Ci hanno tramortito per lustri coi mantra piddoliberisti su "quanto è bello il libero commercio senza barriere", "dove passano le merci non passano gli eserciti", "il mercato globale ci darà la pace eterna (e pure questo si può interpretare
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) e via ragliando a tutto volume.
Oggi vediamo come invece, all' interno di un sistema privo di contrappesi (e di almeno qualche catena produttiva autonoma), la sola decisione di un singolo attore di rilievo sia in grado di scatenare una reazione a catena a destabilizzare l' intero circuito degli scambi di fatto senza possibilità di essere arginata.
Ora, la domanda che sorge spontanea (a mio parere) è: ma
è meglio un sistema fondato su (un pur non statico) equilibrio dato dalla presenza di più attori ciascuno sufficientemente attrezzato per non dipendere in toto da terze parti,
oppure un circuito talmente interconnesso da consentire a un singolo protagonista, per quanto importante,
di fare saltare il banco dalla sera alla mattina
innescando una reazione di tipo virale ?
Può il mondo dipendere da una decisione di Google ? (Non importa influenzata da chi e come, è
il fatto in sé che comunque rileva, a prescindere dai perchè e percome)
O di qualunque altra megacap di quel centinaio che costituiscono il sistema nervoso centrale dell' apparato mondiale degli scambi commerciali e finanziari?
11 anni fa abbiamo visto che cosa può succedere in un mondo senza filtri nella finanza: qualche precario americano che non è stato in grado di rimborsare il mutuo (enfatizzo, ma poi neanche tanto) ha infettato tutto il sistema dalla finanza globale e scatenato una specie di armageddon. A me continua a venire alla mente il parallelismo con la crisi giapponese dell' 89, quando i Giappy facevano i mutui transgenerazionali a 100 anni per comprare casa. Allora, in un contesto ancora diviso in blocchi omogenei abbastanza aperti ma sufficientemente autonomi e non così interdipendenti, il disastro non è che non abbia avuto conseguenze, ma nel complesso ha generato le più rilevanti (e di gran lunga) in casa loro, non ha destabilizzato un pianeta come accaduto 20 anni dopo coi subprime.
Quale dei due ambienti è migliore (O semplicemente meno rischioso)?
Oggi abbiamo un assaggino di cosa può innescare un problema di qualunque natura in una delle diramazioni di questo "meraviglioso" organismo delle forniture globalizzate industriali.
Definirlo fragile è un eufemismo, a mio avviso.
Ma sarà la mia natura autarchicosovranista che non riesce a comprendere la profondità dei concetti che teccnici prepparati e indippendenti e politici dalle grandi visioni cercano disperatamente di trasmettermi.
Chiederò aiuto alla Bonafè o alla Bonino
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