Gloria ai Bastardi - Cap. 1

Stato
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..detto fatto....:d:

:ciao:...un saluto da influencer :cool:.....nel senso che so' influenzato:depresso:....oggi un po' meglio ma fino a ieri stavo 'na chiavicao_O...
e poi maglio cosi'....se stavo a seguire il monitor succedeva un kaz...cosi' i nvece se so' stappati...:D....presente quelle volte che si guadagna di piu' a farsi i kazzi propri e a stare in vacanza che seguire le contrattazioni col dito pronto...? ecco stessa sensazione ..:cool::rotfl:.......ma vaccagher:-o

...vabbe' appena riacquisto un po' di lucidita' torno...state bene va....e cmq nuovo max relativo un po' in ritardo..ma riccila e rivitalizza la struttara..e quindi tutto bene......finche ' la barca va......mo' vado a magnarmi un bella pasta in brodo...:eek::vado::ciao:


...ti sei ammalato perchè non frequenti più certa gente...una volta...quando uscivi con Nog e Unlui eri un martello pneumatico :dietro:
 
Il concetto di Patria è stato distrutto tanto tempo fa.
Tratto da Tecnica della sconfitta di Franco Bandini, uscito ancora nel lontano 1963

"Di tutte le nazioni entrate nel conflitto, l’Italia è l’unica che vi sia passata con la persuasione che fosse affare che non la riguardava, ne da vicino, ne da lontano: simile alla signora che uscendo con gli abiti spiegazzati da una rissa di ubriachi, si domandi perplessa per quali mai ragioni la fortuna l’abbia costretta a passare proprio di lì.

Ci fu ancora una conseguenza. Circostanze apparentemente favorevoli e mai giudicate come sempre fecero ritenere che la guerra fosse possibile e perfino desiderabile, dopo la caduta della Francia. Un minimo di capacità politiche, ed un più esatto apprezzamento militare, avrebbero consigliato ad un’altra nazione, dotata di maggior senso di responsabilità una entrata in guerra “ contemporanea” all’inizio delle operazioni tedesche sul fronte occidentale: ma quand’anche si voglia ammettere che questa decisione era impossibile, e fuori dalla portata degli umani apprezzamenti, sta di fatto che quando entrammo in guerra la persuasione che essa in fondo riguardasse effettivamente una rissa tra ubriachi nella quale non avevamo nulla a che fare, fu tale che non la facemmo. Grandi occasioni furono perdute per questa sostanziale incapacità a realizzare politicamente i termini veri del conflitto: e vennero inflitte alla nazione perdite, sacrifici e vergogne che erano evitabilissime. Quando attorno a noi si estendeva un deserto nel quale il nemico era rimasto improvvisamente sprovvisto non solo di qualsiasi forza d’attacco , ma anche delle più elementari difese: quando sarebbe stato possibile impostare le operazioni in modo da fornire a se stessi per qualunque avvenire, garanzie e vittorie che avrebbero pesato sia sul tavolo di una eventuale pace, sia a quello di un probabile armistizio. Quando la bilancia della sorte oscillò per la prima volta incerta e parve persino possibile che il corso della Storia si decidesse veramente a seguire un’altra direzione, l’irresponsabilità della direzione politica e militare Italiana fu tale da chiudere alla nostra disgraziata nazione, non solo ogni possibilità e speranza di vittoria, ma anche, ed è ciò che più conta, ogni qualsiasi avvenire politico in Europa e nel mondo. Quasi accasciato sotto il peso di oscure e terribili colpe, ridotta alla più totale paralisi della volontà da una decisiva malattia dello spirito, una nazione di quaranta milioni di abitanti cominciò in quel momento a seguire la china fatale della propria dissoluzione nazionale, indifferente al proprio destino, rassegnata alla propria morte."

Segue
 
"Infinita la colpa di Mussolini, sia diretta che indiretta: per quel tanto di deteriore che vent’anni del suo dispotismo avevano introdotto in tutte le direzioni delle singole branche dello Stato. Ma terribile e schiacciante la colpa, questa si incancellabile, di coloro che Mussolini avevano prodotto, ed accettato e sostenuto: di coloro che male intendendo la posizione Italiana nel mondo, l’avevano condotta irresponsabilmente sulla strada di una politica le cui conseguenze, al momento dato, non si potevano evitare. E di coloro che, quando le conseguenze sopravennero, non vi seppero neppure scorgere quel tanto di utile che se ne poteva pur trarre e che la sorte, imperscrutabilmente, offriva loro. Di coloro infine che, senza avere avuto il coraggio di sbarazzarsi di un uomo che essi stessi avevano creato, giudicarono che una guerra persa sarebbe stata un ottima cosa per raggiungere lo stesso fine. Senza accorgersi, ne ieri ne oggi, ( ne domani) che con lui si sarebbero fatalmente persi anch’essi, e la stessa nazione. Pensiero criminale non perché attentasse alla “sacra figura” del duce, come vogliono i fascisti di oggi ( e di domani) , ma criminale perché era lo stesso sul quale, come su un piatto d’argento, Mussolini era nato ed aveva trionfato.

Dopo guerra la figura di Mussolini si è rivelata di grandissimo comodo, almeno all’interno della nazione, tanto che se non fosse esistito, si sarebbe reso necessario inventarlo. Nessuna delle accuse che gli sono state mosse, nessuna delle biografie che di lui sono state stese, potrà mai rendere pienamente l’incredibile ottusità di quest’uomo nefasto: la sua totale ignoranza dei problemi anche superficiali della collettività, la fatuità e l’irresolutezza del suo giudizio, la sua completa dipendenza, di tipo psicanalitico, dalle pur mediocri personalità con le quali aveva da imbattersi. In un certo senso, una definizione esatta di colui che fu a capo della nazione per più di vent’anni non è neppure possibile, poiché il suo nome si è caricato, con gli anni, di significati che sono andati a far parte integrante della sua stessa personalità: e la stessa cosa può essere detta per tutti coloro che gli stettero intorno, sia che li avesse trovati all’alta direzione di questa o quella branca dello Stato, sia che se li fosse scelti: tutti, salvo rarissime eccezioni, a lui somigliantissimi nella leggerezza del pensiero, nella ignoranza dei fattori sostanziali sui quali erano pur chiamati ad operare, nella nessunissima cura dei veri e profondi interessi della Nazione.

Ma la condanna al fascismo non può rimanere isolata né a Mussolini né alla sua gente, poiché essi furono l’espressione, su un piano contingente e disgraziatamente troppo spettacolare, di movimenti profondi dell’anima nazionale, e la risultante storica di una sostanziale e costante incapacità di tutti nella comprensione dei fini perenni dello Stato, e dei limiti reali in cui esso era chiamato a vivere ed a continuare. Quasi che la Nazione fosse incapace ad esprimere dal suo tessuto i mezzi e gli uomini del livello minimo necessario a comprendere e a salvarla: e si fosse rassegnata, in difetto di questo, a sviluppare soltanto una grossolana furberia di terz’ordine e l’abitudine a giustificare disinvoltamente se stessa qualunque cosa potesse succedere."

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"In quel terribile 1940 l’Italia parve preda ad una bufera di follia collettiva. Come festuche nel vento tutti si mossero in direzioni contrastanti e grottesche, creando sulla leggibile lavagna nera della realtà, un febbricitante mondo di ombre smisuratamente allungate. Agendo con l’angosciosa demenza dell’ubriaco che ripicchia sempre contro lo stesso albero, ritiene alla fine di essersi smarrito in una foresta: adottando, senza altro metro che la propria ignoranza, soltanto quelle soluzioni militare e politiche, che più sicuramente e celermente potevano condurci alla sconfitta, politica, diplomatica e sul campo. Una “tecnica della sconfitta” che il fascismo non solo non spiega , e sulla quale dobbiamo chinarci pensosi se desideriamo veramente che il passato insegni qualcosa. Una catastrofe che impone la maggiore spietatezza verso noi stessi. Una vergogna del pensiero e delle capacità nazionali che occorre cancellare a tutti i costi, col sacrificio, la rinunzia ai veli dell’ipocrisia, e con l’assunzione delle responsabilità collettive delle quali tuttavia, non si vede ad oggi (ndr meno che mai domani 2019) il minimo segno. Tutto fatalmente, ricomincia sempre.

Quando la Francia cadde, con gigantesco rumore, l’Inghilterra rimase sola e praticamente nuda contro le due potenze dell’Asse: non aveva uomini, non aveva mezzi, non aveva alcuna idea sul come fronteggiare la crisi che l’aveva colta di sorpresa ed in modo così grave. L’unica cosa sulla quale poteva giocare era l’insipienza del nemico, soprattutto di quello nuovissimo, che si era pertinacemente procurata nel Mediterraneo. Giocò questa carta e vinse.

Nello stesso momento veniva creata da noi, ed alimentata con tutti i mezzi, la più colossale mistificazione storica mai messa in atto nella ricerca spasmodica di coprire le proprie incapacità: quella di un Italia disarmata contro un potentissimo nemico che era follia soltanto pensare di battere. Venti anni prima il nazionalismo aveva creato la leggenda della “vittoria mutilata” e dell’Italia che aveva vinto per tutti. Ora le stesse forze varavano un'altra leggenda, alla quale avrebbe arriso la stessa comoda fortuna: ma erano leggende entrambe. Abbiamo scontato la prima con la perdita della nazione. Possiamo chiederci con che cosa dovremmo scontare la seconda, semmai venisse il momento."

Si poneva questa domanda l'autore nel 1963, adesso possiamo anche rispondergli anche se lui non potrà sentirci perchè passato a miglior vita:
O la liquefazione di questo Paese all'interno dell'USE a guida Carlolingia, o una sua divisione in due o tre Stati, il sud colonia angloamericana, il nord a guida tedesca.
 
"Infinita la colpa di Mussolini, sia diretta che indiretta: per quel tanto di deteriore che vent’anni del suo dispotismo avevano introdotto in tutte le direzioni delle singole branche dello Stato. Ma terribile e schiacciante la colpa, questa si incancellabile, di coloro che Mussolini avevano prodotto, ed accettato e sostenuto: di coloro che male intendendo la posizione Italiana nel mondo, l’avevano condotta irresponsabilmente sulla strada di una politica le cui conseguenze, al momento dato, non si potevano evitare. E di coloro che, quando le conseguenze sopravennero, non vi seppero neppure scorgere quel tanto di utile che se ne poteva pur trarre e che la sorte, imperscrutabilmente, offriva loro. Di coloro infine che, senza avere avuto il coraggio di sbarazzarsi di un uomo che essi stessi avevano creato, giudicarono che una guerra persa sarebbe stata un ottima cosa per raggiungere lo stesso fine. Senza accorgersi, ne ieri ne oggi, ( ne domani) che con lui si sarebbero fatalmente persi anch’essi, e la stessa nazione. Pensiero criminale non perché attentasse alla “sacra figura” del duce, come vogliono i fascisti di oggi ( e di domani) , ma criminale perché era lo stesso sul quale, come su un piatto d’argento, Mussolini era nato ed aveva trionfato.

Dopo guerra la figura di Mussolini si è rivelata di grandissimo comodo, almeno all’interno della nazione, tanto che se non fosse esistito, si sarebbe reso necessario inventarlo. Nessuna delle accuse che gli sono state mosse, nessuna delle biografie che di lui sono state stese, potrà mai rendere pienamente l’incredibile ottusità di quest’uomo nefasto: la sua totale ignoranza dei problemi anche superficiali della collettività, la fatuità e l’irresolutezza del suo giudizio, la sua completa dipendenza, di tipo psicanalitico, dalle pur mediocri personalità con le quali aveva da imbattersi. In un certo senso, una definizione esatta di colui che fu a capo della nazione per più di vent’anni non è neppure possibile, poiché il suo nome si è caricato, con gli anni, di significati che sono andati a far parte integrante della sua stessa personalità: e la stessa cosa può essere detta per tutti coloro che gli stettero intorno, sia che li avesse trovati all’alta direzione di questa o quella branca dello Stato, sia che se li fosse scelti: tutti, salvo rarissime eccezioni, a lui somigliantissimi nella leggerezza del pensiero, nella ignoranza dei fattori sostanziali sui quali erano pur chiamati ad operare, nella nessunissima cura dei veri e profondi interessi della Nazione.

Ma la condanna al fascismo non può rimanere isolata né a Mussolini né alla sua gente, poiché essi furono l’espressione, su un piano contingente e disgraziatamente troppo spettacolare, di movimenti profondi dell’anima nazionale, e la risultante storica di una sostanziale e costante incapacità di tutti nella comprensione dei fini perenni dello Stato, e dei limiti reali in cui esso era chiamato a vivere ed a continuare. Quasi che la Nazione fosse incapace ad esprimere dal suo tessuto i mezzi e gli uomini del livello minimo necessario a comprendere e a salvarla: e si fosse rassegnata, in difetto di questo, a sviluppare soltanto una grossolana furberia di terz’ordine e l’abitudine a giustificare disinvoltamente se stessa qualunque cosa potesse succedere."

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Con la premessa che devo ancora leggere il libro "M"...ma ho ascoltato diverse recensioni di coloro che l'anno letto e che non sono politicamente schierati; le recensioni su questo libro sono positive, nel senso che finalmente si può avere una lettura storica, didascalica e personale di Mussolini come mai era accaduto prima, dove in molti passaggi ciò che emerge del Personaggio in questione, risulta molto distante da tutte le pubblicazioni e testimonianze avute sin qui.

La storia la scrivono i vincitori e questo è sempre bene tenerlo a mente...ovviamente se si è predisposti ed intellettualmente onesti per avvicinarsi a capire com'è andata la storia e come si è sviluppata la persona.
 
Il concetto di Patria è stato distrutto tanto tempo fa.
Tratto da Tecnica della sconfitta di Franco Bandini, uscito ancora nel lontano 1963

"Di tutte le nazioni entrate nel conflitto, l’Italia è l’unica che vi sia passata con la persuasione che fosse affare che non la riguardava, ne da vicino, ne da lontano: simile alla signora che uscendo con gli abiti spiegazzati da una rissa di ubriachi, si domandi perplessa per quali mai ragioni la fortuna l’abbia costretta a passare proprio di lì.

Ci fu ancora una conseguenza. Circostanze apparentemente favorevoli e mai giudicate come sempre fecero ritenere che la guerra fosse possibile e perfino desiderabile, dopo la caduta della Francia. Un minimo di capacità politiche, ed un più esatto apprezzamento militare, avrebbero consigliato ad un’altra nazione, dotata di maggior senso di responsabilità una entrata in guerra “ contemporanea” all’inizio delle operazioni tedesche sul fronte occidentale: ma quand’anche si voglia ammettere che questa decisione era impossibile, e fuori dalla portata degli umani apprezzamenti, sta di fatto che quando entrammo in guerra la persuasione che essa in fondo riguardasse effettivamente una rissa tra ubriachi nella quale non avevamo nulla a che fare, fu tale che non la facemmo. Grandi occasioni furono perdute per questa sostanziale incapacità a realizzare politicamente i termini veri del conflitto: e vennero inflitte alla nazione perdite, sacrifici e vergogne che erano evitabilissime. Quando attorno a noi si estendeva un deserto nel quale il nemico era rimasto improvvisamente sprovvisto non solo di qualsiasi forza d’attacco , ma anche delle più elementari difese: quando sarebbe stato possibile impostare le operazioni in modo da fornire a se stessi per qualunque avvenire, garanzie e vittorie che avrebbero pesato sia sul tavolo di una eventuale pace, sia a quello di un probabile armistizio. Quando la bilancia della sorte oscillò per la prima volta incerta e parve persino possibile che il corso della Storia si decidesse veramente a seguire un’altra direzione, l’irresponsabilità della direzione politica e militare Italiana fu tale da chiudere alla nostra disgraziata nazione, non solo ogni possibilità e speranza di vittoria, ma anche, ed è ciò che più conta, ogni qualsiasi avvenire politico in Europa e nel mondo. Quasi accasciato sotto il peso di oscure e terribili colpe, ridotta alla più totale paralisi della volontà da una decisiva malattia dello spirito, una nazione di quaranta milioni di abitanti cominciò in quel momento a seguire la china fatale della propria dissoluzione nazionale, indifferente al proprio destino, rassegnata alla propria morte."

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Non ha alcun senso tirar fuori gli anni 40 ogni volta che si parla del post 45. Ciò che è avvenuto prima del 8 settembre è una cosa, quello che è avvenuto dopo è un'altra. Prima c'è stata una guerra mondiale convenzionale, dopo una guerra mondiale fredda. Sono tempi non paragonabili con attori diversi.

Aggiungo, grazie al cielo che quella guerra l'abbiamo persa, anche perchè non era la nostra guerra, noi avevamo solo il problema inglese.
 
Poi, scusa, la vittoria mutilata c'è stata, per Noi come per i giapponesi i quali, poracci, chiedevano solo di essere riconosciuti come "razza", cosa che gli inglesi e i francesi non vollero. E' proprio dal non riconoscere i "diritti" di chi ha vinto nel 1° conflitto che son nati i semi per il secondo ovvero come mandare in braccio a satana alleati e sapete chi è satana.
 
Titolo: Dazi: Trump, fiducioso che prossimo incontro con Xi sia decisivo
Ora: 25/02/2019 15:17
Testo:
MILANO(MF-DJ)--Il presidente Usa Donald Trump ha riferito di essere
fiducioso che il prossimo incontro con il leader cinese Xi Jinping sia
quello decisivo per la firma dell'accordo commerciale.

Trump ha affermato che i due Paesi hanno compiuto "progressi
sostanziali", e aveva gia' annunciato una proroga da parte degli Stati
Uniti della scadenza prevista per inizio marzo, dopo la quale sarebbero
aumentate le tariffe sulle merci cinesi.
cat
 
Stato
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