"Infinita la colpa di Mussolini, sia diretta che indiretta: per quel tanto di deteriore che vent’anni del suo dispotismo avevano introdotto in tutte le direzioni delle singole branche dello Stato. Ma terribile e schiacciante la colpa, questa si incancellabile, di coloro che Mussolini avevano prodotto, ed accettato e sostenuto: di coloro che male intendendo la posizione Italiana nel mondo, l’avevano condotta irresponsabilmente sulla strada di una politica le cui conseguenze, al momento dato, non si potevano evitare. E di coloro che, quando le conseguenze sopravennero, non vi seppero neppure scorgere quel tanto di utile che se ne poteva pur trarre e che la sorte, imperscrutabilmente, offriva loro. Di coloro infine che, senza avere avuto il coraggio di sbarazzarsi di un uomo che essi stessi avevano creato, giudicarono che una guerra persa sarebbe stata un ottima cosa per raggiungere lo stesso fine. Senza accorgersi, ne ieri ne oggi, ( ne domani) che con lui si sarebbero fatalmente persi anch’essi, e la stessa nazione. Pensiero criminale non perché attentasse alla “sacra figura” del duce, come vogliono i fascisti di oggi ( e di domani) , ma criminale perché era lo stesso sul quale, come su un piatto d’argento, Mussolini era nato ed aveva trionfato.
Dopo guerra la figura di Mussolini si è rivelata di grandissimo comodo, almeno all’interno della nazione, tanto che se non fosse esistito, si sarebbe reso necessario inventarlo. Nessuna delle accuse che gli sono state mosse, nessuna delle biografie che di lui sono state stese, potrà mai rendere pienamente l’incredibile ottusità di quest’uomo nefasto: la sua totale ignoranza dei problemi anche superficiali della collettività, la fatuità e l’irresolutezza del suo giudizio, la sua completa dipendenza, di tipo psicanalitico, dalle pur mediocri personalità con le quali aveva da imbattersi. In un certo senso, una definizione esatta di colui che fu a capo della nazione per più di vent’anni non è neppure possibile, poiché il suo nome si è caricato, con gli anni, di significati che sono andati a far parte integrante della sua stessa personalità: e la stessa cosa può essere detta per tutti coloro che gli stettero intorno, sia che li avesse trovati all’alta direzione di questa o quella branca dello Stato, sia che se li fosse scelti: tutti, salvo rarissime eccezioni, a lui somigliantissimi nella leggerezza del pensiero, nella ignoranza dei fattori sostanziali sui quali erano pur chiamati ad operare, nella nessunissima cura dei veri e profondi interessi della Nazione.
Ma la condanna al fascismo non può rimanere isolata né a Mussolini né alla sua gente, poiché essi furono l’espressione, su un piano contingente e disgraziatamente troppo spettacolare, di movimenti profondi dell’anima nazionale, e la risultante storica di una sostanziale e costante incapacità di tutti nella comprensione dei fini perenni dello Stato, e dei limiti reali in cui esso era chiamato a vivere ed a continuare. Quasi che la Nazione fosse incapace ad esprimere dal suo tessuto i mezzi e gli uomini del livello minimo necessario a comprendere e a salvarla: e si fosse rassegnata, in difetto di questo, a sviluppare soltanto una grossolana furberia di terz’ordine e l’abitudine a giustificare disinvoltamente se stessa qualunque cosa potesse succedere."
Segue