Governo con ottime referenze massoniche

i leghisti Claudio Borghi presidente della commissione Bilancio e Alberto Bagnai presidente della Commissione Finanze

La carica dei nuovi e dei leghisti anti-euro nelle commissioni che si occuperanno della manovra finanziaria, il primo banche di prova del governo. Dunque le presidenze delle commissioni parlamentari rispecchiano l’andamento del nuovo esecutivo gialloverde. Su 28 neopresidenti ben dieci sono alla loro prima esperienza in Parlamento. Alcuni erano stati indicati come possibili ministri da Luigi Di Maio e poi non essendoci riusciti sono stati ricompensati con la poltrona più alta dalla commissione in cui siedono. Altri parlamentari sarebbe dovuti entrare nel sottogoverno, ma anche in questo caso, non avendola spuntata, ecco il dirottamento sulle presidenze. Ed è il caso dei leghisti Claudio Borghi (Bilancio) e Alberto Bagnai (Finanze), troppo estremisti per stare nella squadra dell’esecutivo ma funzionali per questo incarico. (…) Negli organi che si occupano dei temi economici c’è stata un’equa divisione degli incarichi, ma la Lega ha schierato due fedelissimi del segretario che non hanno mai nascosto le loro idee in contrasto con la moneta unica. Alla Bilancio della Camera è stato eletto presidente il leghista Claudio Borghi, alla sua prima legislatura ma molto vicino ai vertici. (…) Alberto Bagnai, alla sua prima legislatura, ma da molto tempo vicino alle idee della Lega, è invece il numero uno in commissione Finanze a Palazzo Madama. (…) [Source]
 
Migranti, Salvini: «Non andiamo a Bruxelles con compitino già scritto»
Migranti, Salvini: «Non andiamo a Bruxelles con compitino già scritto» - Corriere TV
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“CIO’ CHE RENDE PERICOLOSO SALVINI”
Maurizio Blondet 22 giugno 2018 6 commenti


Il parere di Wolfgang Munchau, condirettore del Financial Times, primo commentatopre per gli affari dell’Unione Europea:


W. Munchau
“La paura dell’isolamento ha conformato la posizione dell’Italia nella UE. Ciò che rende Salvini così pericoloso non è il suo estremismo, ma la sua assenza di paura.

La paura dell’isolamento [nella UE] resta nel DNA dei commentatori politici italiani.

La vera minaccia viene da un’improvvisa mancanza di paura. E’ la paura dell’isolamento che ha mantenuto l’Italia in riga durante i decenni, e prona ad accettare normative che erano manifestamente contro l’interesse del paese, come il bail-in [che fa pagare ai depositanti il fallimento delle banche, ndr.] e anche il Fondo Salva Stati [a cui l’Italia contribuisce per 60 miliardi] .

Ciò che rende Matteo Salvini così pericoloso per la UE è la sua totale mancanza di paura. E’ una categoria di politico insubordinato che Angela Merkel non ha ancora mai incontrato all’interno della UE.

Abbiamo visto due importanti nomine che hanno stupito alcuni osservatori. Quella di Claudio Borghi alla Commissione Bilancio e qulla di Alberto Bagnai alla Commissione Finanze. Sono due euroscettici. Hanno scritto e pubblicato molto sull’uscita dell’Italia dall’euro.

Se si contemplerà una riforma del trattato, come minimo questo governo italiano chiederà la fine del fiscal compact e delle restrizioni connesse.

L’Italia sta approntando, senza paura delle conseguenze, una vera guerra diplomatica. “Sappiamo che potremmo non ottenere niente, ma siamo convinti che non arretreremo, anche a costo di isolarci”
.

—-

“Il vero pericolo per la UE dall’Italia non è un ipotetico piano per uscire dall’euro, o una presa di posizione più dura sull’immigrazione: queste sono categorie di pericolo già note.

La vera minaccia è invece la improvvisa perdita della paura. È la paura dell’isolamento che ha tenuto in riga l’Italia nel corso dei decenni e l’ha portata ad accettare misure palesemente contrarie all’interesse del Paese, come la direttiva sulle banche o il Meccanismo Europeo di Stabilità, almeno per come è costruito. Ciò che rende Matteo Salvini così pericoloso per l’Ue è la sua completa mancanza di paura...” (da Eurointelligence di Munchau, Financial Times, 22 giugno 2018. Segnalato dal Prof. Sergio Cesaratto).


E così ieri:

“La UE non può più dare per scontato che l’Italia continui a sottoscrivere accordi che non sono nel miglior interesse del paese, come il Meccanismo Europeo di Stabilità o la direttiva bancaria. La situazione è mutata.”

(da Eurointelligence di Munchau, Financial Times, 21 e 22 giugno 2018
 
A QUELLI CHE CAPISCONO IN RITARDO
Maurizio Blondet 23 giugno 2018 31 commenti




“Era di maggio”, come dice la canzone. Ossia solo un mese fa: non potete non ricordare. Saltò fuori che Claudio Borghi, il neo-eletto parlamentare della Lega, aveva più o meno detto che la banca centrale poteva “cancellare” 250 miliardi di debito italiano. Non potete non ricordare gli urli strilli, cachinni, ringhi e soffi di rabbia, di indignazione, di stupore con cui l’idea fu accolta: “Dilettanti allo sbaraglio!”. Gli economisti del Principe, in prima linea: “Folle illusione di un falò da 250 miliardi di debito”, strillava La Voce.Info, fondata da Tito Boeri e dove scrivono decine di economisti, fra cui Giavazzi. Renato Brunetta: “Siamo alla follia pura”. “Borghi ha fatto crescere lo spread!”, eccetera eccetera.

Un dotto articolo di 24 Ore si degnava di spiegare a noi ignoranti, che rischiavamo di cadere negli inganni fanta-economici di Borghi,

Perché è impossibile per la Bce «cancellare» 250 miliardi di BTp

Perché è impossibile per la Bce «cancellare» 250 miliardi di BTp

Era il 16 maggio, non si può aver già dimenticato. Soprattutto nonn può averlo dimenticato 24 Ore. Invece devono averlo dimenticato, perché il 22 giugno, hanno stampato questo titolo:



PRIMO PIANO
Monetizzare e cancellare il debito. I Paesi che lo fanno
e come funziona

di Vito Lops
22 Giugno 2018



Dove veniamo informati che

La Federal Reserve di Saint Louis dedica un focus approfondito sull’argomento. Le passività di un governo possono essere di tre tipi: 1) moneta; 2) le riserve delle banche centrali; 3) debito del Tesoro. «Storicamente – si legge sul sito della Fed – la moneta e le riserve delle banche centrali sono considerate denaro, mentre il debito del Tesoro no. L’atto di convertire il debito in denaro è spesso etichettato come “monetizzazione del debito”».



Il testo è tipico di 24 Ore, complicato da tecnicismi inutili e menanti il can per l’aia, per far intendere che stanno parlando da esperti per esperti. Potete anche saltarlo, e rileggervi invece un mio pezzo dove riportavo il parere di un vero e grande economista, De Grauwe:

A QUELLI CHE CAPISCONO IN RITARDO - Blondet & Friends


Ma comunque, 24 dice:

“…Quindi in sostanza si può parlare di monetizzazione quando vengono utilizzati i primi due strumenti (moneta e riserve delle banche centrali) per finanziare il terzo (debito pubblico). Quindi la monetizzazione avviene nel momento in cui la politica monetaria si incrocia con la politica fiscale.

«Tecnicamente la monetizzazione avviene quando si utilizzano i due strumenti di politica monetaria – che sono pensati per agevolare l’economia nel suo insieme, la valuta per accomodare gli scambi e le riserve delle banche centrali per regolare i prestiti a famiglie e imprese da parte delle banche private – per finanziare il debito – spiega Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos -. Ma bisogna anche aggiungere che ci sono varie sfumature, e quindi diverse tipologie di monetizzazione».

“La monetizzazione del dopoguerra
«Uno dei modi più violenti ed “efficaci” di monetizzazione del debito è quando questo viene alleggerito da una fiammata improvvisa di inflazione – continua Fugnoli . Cosa che è successa a diversi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, dopo la Seconda Guerra mondiale, quando una fiammata dell’inflazione distrusse oltre la metà del debito a tasso fisso». Senza dimenticare, e qui sconfiniamo nel concetto più estremo di cancellazione del debito, il debito dimezzato alla Germania. Tra i Paesi che decisero allora di non esigere il conto c’era l’Italia di De Gasperi, padre fondatore dell’Europa, e anche la povera e malandata Grecia. «Senza quel regalo – scrive l’ex ministro degli Esteri tedeschi Joschka Fischer – non avremmo riconquistato la credibilità e l’accesso ai mercati. La Germania non si sarebbe ripresa e non avremmo avuto il miracolo economico».

“Il quantitative easing è una monetizzazione?
Dal 2009 le banche centrali hanno iniziato a finanziare sul mercato secondario indirettamente gli Stati acquistando titoli di Stato già emessi (quindi debito circolante e non creato ex novo). Questa politica non convenzionale, conosciuta come quantitative easing, può essere considerata una forma di monetizzazione? «In senso tecnico no – argomenta Fugnoli . Dal momento che una monetizzazione del debito a tutto tondo deve essere permanente mentre il Qe è una forma di sostegno temporaneo, più vicino quindi a un prestito. Resta da capire però come verrà gestito il tema del reinvestimento dei titoli che vanno in scadenza. È vero che la Fed ha smesso di comprare nuovi titoli e che la Bce interromperà gli acquisti da gennaio ma entrambe continuano a reinvestire i titoli che vanno in scadenza. Se ciò accadesse all’infinito si potrebbe parlare di monetizzazione».

In questo senso potremmo semplificare la definizione di monetizzazione: essa corrisponde a quanta quota di titoli pubblici che hanno le banche centrali in bilancio senza avere l’intenzione di ricollocarli.

“E il Qe della Bank of Japan? «Il Qe del Giappone non ha limiti quantitativi e viene attuato per mantenere il livello dei tassi a livello desiderato, cioè 0 per la scadenza a 10 anni. In sostanza – prosegue lo strategist – la BoJ fa una manutenzione della curva del debito comprando sul secondario titoli per un controvalore molto vicino al deficit annuo, 6-7% del Pil. In questo caso il Qe alla giapponese può essere accostato al concetto di monetizzazione».

“Riepilogando, mentre Fed e Bce tecnicamente non stanno monetizzando il debito (lo farebbero solo nel caso reinvestissero per sempre i titoli detenuti che vanno in scadenza, il che non è da escludere) la BoJ difatti monetizza il deficit acquistando titoli senza limiti per la quantità che occorre a controllare il tasso di interesse. Dalle parti di Tokyo non c’è più un confine tra politica monetaria e politica fiscale.

“Tecnicamente anche l’Inghilterra lascia la porta aperta alla riappacificazione tra governo e banca centrale (a partire dagli anni ’70 le più grandi economie, l’Italia nel 1981, hanno formalmente sancito un divorzio tra le due entità). In Inghilterra esiste la formula dell’anticipazione della banca centrale al Tesoro: in questo caso non vengono acquistati titoli di Stato ma la Banca centrale dà direttamente i soldi al Tesoro per comprarli. E’ previsto dalla clausola overdraft della Bank of England.

“Spendere senza creare nuovo debito?
C’è poi un’altra forma di monetizzazione: spendere all’origine senza creare debito. Ne ha anche scritto l’attuale ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in questo articolo di qualche mese fa . «L’unica strategia che sembra possibile, oltre che necessaria, è quella di uno stimolo fiscale finanziato attraverso la creazione di moneta. In altri termini, ciò che si propone è la monetizzazione di una parte dei deficit pubblici, destinata a finanziare, senza creazione di debito aggiuntivo, un ampio e generalizzato programma di investimenti pubblici». Un’opzione del genere, rilanciata a più riprese anche dall’economista Paul de Grauwe, è tutta politica. Perché a quel punto bisognerebbe evitare di inserire nel calcolo del debito la componente destinata agli investimenti.

«Nell’era attuale del fiat money (la moneta non ha valore intrinseco come in passato quando era agganciata all’oro ma esclusivamente fiduciario, ndr) questa strategia è praticabile. Ma dipende dalla politica. Del resto – conclude Fugnoli – l’unico vincolo del fiat money è l’inflazione. Funziona finché non produce inflazione».

twitter.com/vitolops”

Qui finisce 24 Ore.



Che dire? Un twitterologo riporta questa frase di Borghi, risalente al 2016.



Ricordiamocelo, perché adesso tutti gli economisti del Principe (Oligarchia), e i politici di sinistra, si congratulano con la Grecia, perché è uscita dalle grinfie della Troika ed ha riconquistato la libertà di indebitarsi sui mercati. Gentiloni addirittura si intenerisce: “Tsipras ha salvato il suo paese scommettendo sull’Europa“, twitta lo sciagurato. Chissà se capirà quel che hanno capito i non-oligarchi:

Gentiloni non ha letto “Voci dall’Estero“, e il suo titolo:


I furbastri
La Germania ha guadagnato 2,9 miliardi di euro grazie alla crisi della Grecia, dal 2010

Di Henry Tougha – Giugno 21, 2018

La Bundesbank ammette di avere accumulato circa 2,9 miliardi di euro di profitti dai titoli di stato greci, i cui tassi di interesse erano esplosi nel 2010 con la crisi economica e la speculazione finanziaria. La notizia è stata rilasciata a seguito di un’inchiesta avviata dal partito tedesco dei Verdi. Da un certo punto di vista sembra disdicevole che la Germania consolidi il proprio bilancio pubblico approfittando degli elevati tassi di interesse imposti alla disastrata Grecia, dall’altro questo è esattamente ciò che i rapporti di forza determinati dalle vigenti regole europee consentono.

http://vocidallestero.it/2018/06/21...euro-grazie-alla-crisi-della-grecia-dal-2010/

Preferiamo citare un altro twitterologo:

Solo un matto può pensare che un’Europa che strangola i suoi Stati membri quando attraversano una crisi, che impone tagli draconiani della spesa sociale, che rifiuta di gestire flussi migratori gestibilissimi, meriti d’essere conservata. O cambia o genererà solo fascismi.

e un altro, Aureliano Ferri:

‏@AurelianoFerri

La Grecia entra nel 2010 nel “programma di aiuti” UE col rapporto debito/PIL al 146% e tutti col ditino alzato; ne esce oggi al 180% e tutti festeggiano. Però il problema è il debito pubblico.

Già, interessante considerazione: il debito pubblico italiano al 130% rende l’Italia a rischio fallimento, e invece il debito della povera Grecia, spolpata fino all’osso, indica che invece può andare a chiedere ai mercati di comprare il suo debito? Non sarà che i mercati non c’entrano niente? E il debito pubblico di uno Stato può anche salire al 230%, come quello giapponese, senza suscitare angoscia sulle “spread”? (Avete mai sentito qualcuno preoccuparsi dello spread del Giappone?) .

Posto il video definitivo di Marco Valli, eurodeputato del 5 Stelle:




M5S Europa

✔@M5S_Europa


Germania e Francia hanno guadagnato milioni di euro dalla crisi greca.
Ecco a cosa sono serviti i tagli a sanità, pensioni, stipendi dei greci.
I sacrifici di milioni di cittadini si sono trasformati in lauti affari per i governi della Troika.@MarcoValliM5S #m5s #troika #euro

15:26 - 22 giu 2018
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Da queste citazioni e spunti, mi pare che il lettore possa giungere ad una conclusione: che i Lega-5Stelle dicono le cose giuste “prima” degli economisti del Principe, dei giornalisti e dei media strillanti ed urlanti – che poi, mesi dopo, in ritardo, riconoscono fra le righe che quei “dilettanti allo sbaraglio”, folli e incompetenti, avevano ragione. Dunque non è il caso di riconoscere che gli incompetenti e gli arretrati, quelli che non capiscono le cose a tempo, sono i media mainstream? Che i reazionari, gli ignoranti disinformati e provinciali, i pieni di pregiudizi che li rendono incapaci di capire il nuovo sono i politici da talk show, i servi delle oligarchie che strillano da tutte le tv?
Calma. Capiranno le cose dopo.
Adesso per esempio esultano perchè il ministro Tria “ha frenato Di Maio sul reddito di cittadinanza“, ha rallegrato e tranquillizzato i commissari UE, tipo Dombrovski, rassicurandoli (“ha ribadito l’impegno a ridurre il debito”) – ora, non immaginate nemmeno quanto quelli della UE abbiamo bisogno di sentirsi tranquillizzati, con i rovesci che stanno subendo su tutti i fronti, Trump, la crisi di governo in Germania, il gruppo di Visegrad, i migranti da espellere senza dirlo…Insomma hanno accolto Tria come il poliziotto buono che li difende dal poliziotto cattivo sovranista. Io sono convinto che Tria sa esattamente quello he fa, tendendo una mano a quegli ansiosi deliranti sciagurati, e quali vantaggi ne strapperà per l’Italia. Posso sbagliarvi, ma segnatevelo. E conservate questo articolo:

Il discorso di Giovanni Tria alla Camera è la prima bella notizia di questa legislatura - Linkiesta.it

Io intanto vi dò una tabella pescata sui tweet, so come sia stato disastroso l’euro per l’Italia – ed anche per la Francia:


Segnatevelo, per quando vi spaventeranno sulle tragedie che ci attendono se usciamo dall’euro, per cui dobbiamo accettare la Troika – che tanto bene ha fatto alla Grecia. Le tragedie, le abbiamo già vissute.

e a proposito di accoglienza:
E ve ne offro un altro sulla popolazione africana. Perché su questo punto, gli immigrazionisti dell’accoglienza, quelli che capiscono le cose in ritardo, sono partitolarmente pericolosi. Capire quando è troppo tardi, non è perdonabile. Il problema non è “salvataggi in mare sono obbligatori, morali, cristiani”. Il problema è un altro.


Crescita della popolazione fra il 2000 e il 2018.
 
Spuntano carte e prove bollenti, crolla l’impero di Napolitano: TG e media di regime nascondono la verità agli italiani sullo spread - Blondet & Friends
Maurizio Blondet 22 giugno 2018 19 commenti
(MB: Non ci posso credere. Ci sarebbe dunque un giudice a Milano?)
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Alla sbarra i responsabili del crollo finanziario dell’Italia, per favorire il commissariamento del paese con la regia di Giorgio Napolitano? La prima banca tedesca, Deutsche Bank, con alcuni dei suoi ex top manager è indagata dalla Procura di Milano per la mega-speculazione in titoli di Stato italiani effettuata nel primo semestre del 2011. Operazione che contribuì a far volare lo spread dei rendimenti tra i Btp e i Bund tedeschi e a creare le condizioni per dimissioni del governo Berlusconi, a cui subentrò l’esecutivo di Mario Monti, con in tasca la ricetta “lacrime e sangue” per l’Italia, dalla legge Fornero sulle pensioni al pareggio di bilancio in Costituzione. Secondo l’“Espresso”, che ricostruisce la vicenda svelandone i dettagli, l’ipotesi di reato è la manipolazione del mercato, avvenuta attraverso operazioni finanziarie finite sotto la lente dei pm per un totale di circa 10 miliardi di euro

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Affari realizzati da Deutsche Bank dopo il crac della Grecia, quando la crisi del debito pubblico cominciava a minacciare altri paesi mediterranei, tra cui Italia e Spagna, scrive Marcello Zacché sul “Giornale”.

A onor del vero, scrive Zacché, l’indagine sul gruppo bancario di Francoforte è vecchia di due anni, avviata dalla Procura pugliese di Trani (già attivasi in altri procedimenti finanziari come per esempio quello contro le agenzie di rating). E nel settembre scorso è arrivato l’avviso di conclusione delle indagini, con i magistrati pugliesi pronti a chiedere il rinvio a giudizio di cinque banchieri che guidavano il gruppo nel 2011 (tra cui l’ex presidente Josef Ackermann e gli ex ad Anshuman Jail e Jurgen Fitschen) e della stessa Deutsche Bank. Poi però non se n’era saputo più nulla.
Ora invece si apprende che l’indagine è stata trasferita a Milano dalla Corte di Cassazione, per motivi di competenza territoriale, su richiesta dei difensori della banca.
«Come noto – ricorda il “Giornale” – la vicenda riguarda la forte riduzione negli investimenti in titoli di Stato italiani avvenuta nei primi sei mesi del 2011, quando Deutsche Bank smobilitò 7 dei circa 8 miliardi dei Btp che deteneva, comunicando tutto soltanto il 26 luglio». Una notizia bomba, tanto che il “Financial Times” titolò in prima pagina sulla «fuga degli investitori internazionali dalla terza economia dell’Eurozona».

Ora l’indagine che i pm milanesi hanno riaperto ricostruisce l’intera serie di operazioni decise dalla banca tedesca. E, secondo l’accusa, emergerebbe che già alla fine dello stesso mese di luglio del 2011, Deutsche Bank aveva ripreso a comprare Btp (per almeno due miliardi) senza annunciarlo, mentre altri 4,5 miliardi di titoli italiani erano posseduti da un’altra società tedesca acquisita nel 2010 dalla stessa mega-banca. Il 26 luglio, dunque, «Deutsche Bank comunicò le vendite avvenute entro il 30 giugno, ma non gli acquisiti successivi», avendo quindi «venduto prima del crollo dei prezzi, e ricomprato dopo». Una speculazione «che sembra aver fatto perno sulla crisifinanziaria italiana, causandone poi anche quella politica».
Mario Monti, incaricato da Napolitano, ha così avuto modo di fare quello che i “mercati” (la Germania) chiedevano da tempo: demolire la domanda interna del paese, il cui Pil è crollato di colpo del 10% insieme alla produzione industriale, calata vertiginosamente del 25% aprendo la porta all’acquisto, a prezzi di saldo, di alcune tra le migliori firme del made in Italy.

Spuntano carte e prove bollenti, crolla l’impero di Napolitano: TG e media di regime nascondono la verità agli italiani sullo spread
 
Primo errore, capitale: il Pd ha preso per cretini gli italiani spaventati dalla crisi. «Salvini invece li ha saputi ascoltare», dice Calenda, «e questo è il suo grande merito». Infatti, per Gioele Magaldi, il vero progressista sulla scena, oggi, è proprio il leader della Lega.
“I Progressisti devono capire la gente: il Mondo va verso situazioni molto dure e le persone chiedono, giustamente, protezione. Invece, sino ad oggi, il PD ha trattato le persone che hanno paura come se fossero imbecilli…”


il futuro di Renzi è irrilevante. L’ex premier fiorentino? «E’ un personaggio che, con un po’ di smalto comunicativo, ha coperto la continuità sostanziale con i governi che da Monti a Gentiloni si sono susseguiti nella storia di questo paese», dice Magaldi ai microfoni di “Colors Radio”, fotografando la crisi di un centrosinistra che ormai è tale solo di nome. «L’unica cosa che Renzi potrebbe fare – aggiunge Magaldi – sarebbe dimettersi, magari anche da senatore, e passare un intenso periodo di studi». Un consiglio? «Studi l’astrologia......


Leader carismatico e nuova narrativa? Eccoli: Matteo Salvini e la sua Lega, che porta in Parlamento l’economista progressista Alberto Bagnai e prova a riscrivere l’agenda europea, archiviando l’orrore neoliberale del rigore fin qui sostenuto dal centrosinistra, Pd in testa........




«E’ osceno che un partito e una coalizione di centrosinistra poi sposino le teorie neoliberiste che sono classiche dell’ultra-destra economica». Per contro, «è strano, stravagante, che partiti accreditati come “di centrodestra”, come la Lega, si dotino di un paradigma economico e programmatico post-keynesiano, che è tipico, semmai, in termini novecenteschi, proprio dei partiti della sinistra socialista, democratica, liberale». Quindi è in atto un capovolgimento assoluto, sintetizza Magaldi, «e la gente vuole sentire parlare di sostanza – non di etichette». Matteo Renzi? «Riposi in pace, con Martina e gli altri: vadano a farsi un giro di pista». .......
 
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