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Border Nights, puntata 137 (11-11-2014) | Border Nights | Spreaker
d ve si accenna a questo episodio che ricerco subito e trovo
 Dodici donne un solo assassino 
   
  
Dodici donne un solo assassino. Da Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni.
Il  libro di Otello Lupacchini e Max Parisi (edizioni Koinè) prende in  considerazione dodici delitti irrisolti nella Roma degli anni 80. Dieci  morti e due sparizioni, tra cui quella di Emanuela Orlandi, dietro cui  ci sarebbe un’unica mano. La mano è quella di una persona che viene  chiamata “l’uomo della Ferrari”, o anche “l’uomo della Avon”.  Quest'uomo, che secondo gli autori ha un nome e cognome ed è ancora  libero di uccidere, fu individuato dagli inquirenti, ma 
la pista venne  “misteriosamente” abbandonata.
Si tratta di una persona – ben  individuata - che avrebbe avvicinato tutte queste donne prima della loro  morte o della loro scomparsa, con la scusa di farle collaborare per una  nota marca di cosmetici.
Il libro delinea molto bene i depistaggi,  l’incuria, la mancata volontà (sia dei giornalisti che degli inquirenti)  nell’individuare veramente il colpevole, nonostante in tutti questi  delitti ci fossero delle analogie così forti da indurre ben più di  qualche sospetto.
Diamo brevemente conto dell’interessante libro dei  due autori (un magistrato e un giornalista RAI) aggiungendo alcune  nostre considerazioni.
Riepiloghiamo i fatti e le vittime,  tralasciando la scomparsa di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, che ci  porterebbe a complicare troppo la questione.
7.4.1982 
Rosa  Martucci. Strangolata. Colpita ripetutamente con un oggetto contundente  che non viene trovato. La perizia accerta che la vittima è stata uccisa  in un luogo diverso da dove fu ritrovato il cadavere, senza violenza  sessuale. Mancano alcuni vestiti che l’assassino ha portato con sé, tra  cui uno stivale. I giornali diranno che era una drogata, ma la notizia  si rivela non vera.
Nei mesi successivi e con le stesse modalità  moriranno: 
Augusta Confaloni, Bruna Vattese, Lucia Rosa, Giuliana  Meschi, Fernanda Durante, Caterine Skerl, Cinzia Travaglia, Marcella  Giannitti, Giuditta Pennino. E, infine, Simonetta Cesaroni.
Non  viene trovata l’arma del delitto, la vittima è sempre uccisa in un  luogo diverso dal ritrovamento e, cosa molto importante, i delitti  avvengono nella stessa zona di Roma.
Tutte queste morti presentano  un’altra particolarità. 
Le vittime, dati i colpi che ricevono, perdono  una quantità notevole di sangue, ma per la maggior parte di esse non  vengono trovate tracce di sangue nei dintorni, in certi casi il cadavere  sembra addirittura “lavato”, come dicono gli autori.
Lupacchini e Parisi giustamente individuano
 un movente rituale in questi delitti. Ma resta da individuare il rituale.
A  nostro parere risulta evidente che si tratta di 
delitti rituali  dell’organizzazione massonica ed esoterica chiamata Rosa Rossa.
Per fare questo dobbiamo fare il calcolo del valore numerico delle date, e analizzare altri dati.
Premettiamo che nella ritualistica massonica, i numeri da collegare agli omicidi sono in genere i seguenti:
- 
7, il numero perfetto. Che è anche il numero di elezione della Rosa Rossa.
- 
8 (che nella Cabala simboleggia la giustizia, quindi uccidere qualcuno significa fare giustizia),
- 
 11 (che ha assunto lo stesso significato dell’otto nella ritualistica  rosacrociana della Golden Dawn, l’ordine magico ed esoterico al cui  interno è nata la Rosa Rossa),
- 
13 (che simboleggia la morte e la trasformazione)
-  infine quasi tutti i multipli di 11, in particolare il 33, che oltre ad  essere il numero 11 moltiplicato per tre, è anche il numero del massimo  grado dell’iniziazione massonica. E ricordando che, a parte i multipli  dell’ 11 e il numero 13, tutti gli altri numeri vanno sempre ricondotti a  un numero di una cifra (cioè 8 o 7; ad esempio se il valore numerico di  una data è 24, occorre poi sommare nuovamente 2 e 4, quindi il totola  che ne risulta è 6).
Ora, calcolando il valore numerico delle singole date, vedremo che ogni data ha un significato rituale. Infatti:
14.8.1982. Augusta Confaloni. Valore numerico della data: (1+4+8+1+9+8+2) =33.
19.2.1983. Bruna Vattese. Valore numerico: 33
5.7.1983. Tea Stroppa. Valore: 33.
14.7.1983. Lucia Rosa. Valore. 33.
31.10.1983.  Fernanda Durante. Il valore numerico della data questa volta è 8. C’è  una particolarità: qui viene ritrovata l’arma del delitto. L’altra cosa  curiosa è che i giornali sbagliano l’età della vittima. Non dicono 53  anni ma…. 33. Il cadavere è colpito con 35 coltellate ma non vengono  trovate macchie di sangue, come se la vittima fosse stata uccisa in un  altro posto. “Sembrava lavato”, scrivono gli autori del libro.
Per  chi non è abituato al calcolo dei numeri, spieghiamo che non è sempre  possibile uccidere in una data il cui valore sia 33. Ad esempio nel 2008  nessun giorno ha questo valore. Nel 1983, a partire dal mese di  ottobre, nessuna data avrebbe potuto avere questo valore, quindi  necessariamente doveva farsi ricorso ad una simbologia numerica diversa,  quindi 8 o 11.
21.1.1984. Caterine Skerl. Valore: 8.
28.6.1984. Cinzia Travaglia. Valore: 11.
21.10.1984. Marcella Giannitti. Valore: 8.
14.9.1986. Giuditta Pennino. Valore: 11.
7.8.1990.  Simonetta Cesaroni. Qui il valore numerico è 
sette. Forse perché sette è  il numero perfetto. Il numero che si riferisce alla legge del  settenario, a cui, nel sigillo di Salomone, conducono le somme di tutti  gli altri numeri e che chiude tutti gli altri delitti (Oswald Wirth, I  Tarocchi, pag. 84; vedere anche Papus, La scienza dei numeri, pag. 90).  Forse è solo una coincidenza. Certo però che troppe sono le altre  coincidenze, 
come il lavaggio del corpo, la posizione ritualistica del  cadavere, e ancora una volta, 
il collegamento con l’uomo della Ferrari.
Veniamo  al libro. Gli autori non prendono in considerazione l’ipotesi che i  delitti in questione siano delitti rituali dell’organizzazione esoterica  e massonica denominata Rosa Rossa.
Eppure per chi conosce, sia pure poco, questa organizzazione, la cosa è di tutta evidenza.
Quanto al sangue, non fu trovato perché, trattandosi di delitti rituali, la vittima è stata uccisa da un’altra parte.
E’  stata uccisa lentamente perché una regola di questi riti è che la  vittima deve soffrire, affinché il sangue e l’arma del delitto siano  impregnati dell’energia e della paura della vittima.
Se le nostre  premesse sono giuste, allora, 
il cadavere non è stato semplicemente  “lavato”, ma il sangue è stato prelevato per essere usato nei riti  esoterici dell’organizzazione .
L’omissione degli autori è  abbastanza logica in realtà. Quella ipotizzata da noi è una visione  quasi fantascientifica, per chi non conosce questa 
organizzazione, e non  sa che essa è ramificata fino ai vertici più alti dello stato. Così  come pare fantascientifica l’idea di rituali fatti col sangue e le parti  anatomiche delle vittime.
D’altronde, in un dialogo ipotetico con gli autori chiederei loro quale delle due ipotesi è più fantascientifica:
1)  che un solo uomo la faccia franca dodici volte in dodici delitti  diversi, che gli investigatori siano tutti incapaci, che i giornali  volutamente evitino SEMPRE di indagare su una notizia che – in fondo –  potrebbe pure essere interessante da esplorare dal punto di vista  giornalistico….
2) Oppure è più fantascientifico parlare di  un’organizzazione complessa, che copre sempre e sistematicamente tutti i  delitti commessi dai loro affiliati, e con ramificazioni tanto in alto  da arrivare ai massimi vertici delle istituzioni?
Scrivono gli  autori del libro: “Affinché qualcuno ci possa convincere che furono  coincidenze fortuite, si prepari a fornirci argomenti ponderosi (pag.  145)”.
La stessa cosa diciamo noi. Affinché qualcuno ci possa  convincere che la mancata individuazione dei colpevoli, il lavaggio del  sangue, i depistaggi, ecc. sono solo una coincidenza, si prepari a  fornirci argomenti ponderosi. E chi è esperto in matematica, ci dica  quante possibilità esistono che, prendendo in considerazione alcuni  delitti a caso, senza nessun nesso tra loro, possano ricorrere gli  stessi valori numerici i quali – guarda caso – sono anche numeri  simbolici per la massoneria.
Vi consigliamo di acquistare il  libro perché non solo offre un buon quadro di insieme degli apparati  investigativi e dell’informazione in Italia, ma fornisce anche numerosi  spunti e 
collega questi delitti a quello di Emanuela Orlandi, offrendo  motivi di riflessione molto interessanti a chiunque non si accontenti  della verità preconfezionata dei giornali e delle televisioni.
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PS.  Questo libro mi ha fatto tornare in mente una poesia sulla Rosa Rossa  che gira in Internet. Inizio a pensare che sia stata composta da  qualcuno che la Rosa Rossa la conosce bene, e che non sia solo uno  scherzo. Una poesia che si intitola "L’Ordine della Rosa Rossa" e che  dice:
13 morti romane e misteriose
13 degli apostoli le accuse
13 il numero di Fatima e del suo segreto
13 i livelli della piramide, alla cui cima il veto
la rosa rossa cospira per governare nel sangue. Ecc…
Vero  che secondo gli autori del libro le morti sono dodici, ma pure gli  apostoli, a quanto ci è stato tramandato, erano dodici. E, a meno che la  poesia non sia un falso come quello di Modigliani, magari un  significato ce l’ha.