Tratto da finanza&affari di oggi
http://www.repubblica.it/supplementi/af/2006/02/20/finanza/033koin.html
FINANZA pag. 33
Più ipermercati e meno costi nei piani di Coin
PAOLO POSSAMAI
Nella tarda primavera dello scorso anno la famiglia Coin ha ceduto il controllo del gruppo ai fondi della francese Pai convenendo un valore di 2,17 euro per azione. L'Opa conseguente a tale manovra è poi avvenuta a un prezzo di 2,42 euro. Nei giorni scorsi il titolo è arrivato a Piazza Affari a quota 3,77 euro, mantenendo Pai assieme ai Coin il 69,5% del capitale, con la presenza forte di Centaurus (10%) e di Schroeder Investment (2,37%). Ma cosa è successo, dato che l'ultima riga di bilancio continua a portare segno negativo, come tradizione da anni a casa Coin? "Semplicemente abbiamo fatto quel che avevamo promesso, gli investitori se ne sono resi conto e stimano che l'azienda a questo punto abbia rilevanti potenzialità di sviluppo e di redditività" risponde Stefano Beraldo. L'amministratore delegato, insediato dalla fine di giugno 2005 a segnare il nuovo corso e l'uscita della famiglia dalla gestione, fa riferimento sia al piano di crescita che alla chiusura delle partite debitorie ereditate dal passato.
Il piano di crescita è sintetizzabile in una rapida serie di numeri. Il programma degli investimenti destina 20 milioni l'anno e 15 milioni rispettivamente alle insegne Oviesse e Coin per il rinnovamento dei negozi e per l'apertura di nuovi punti vendita. Riguardo alla catena Oviesse, in particolare, il piano prevede l'apertura di una decina di punti vendita all'anno per il prossimo quadriennio. Tenendo conto del fatto che da ciascun nuovo negozio è attesa una mole di ricavi di 45 milioni all'anno, come dice Beraldo "è abbastanza facile calcolare il fatturato incrementale automatico innescato dall'ampliamento della rete commerciale". E a riprova del fatto che i mercati hanno notato la coerenza fra strategie annunciate e concreta attuazione, sottolinea che nel 2005 Oviesse ha aperto 11 nuovi punti vendita, che sono andati a integrare un network che conta oltre 220 negozi di proprietà.
Un secondo fondamentale capitolo del piano industriale elaborato da Beraldo attiene al contenimento dei costi. In precedenza la base degli acquisti era prevalentemente italiana, il mix degli approvvigionamenti è oggi in gran parte proveniente dai paesi emergenti. "Cerchiamo le migliori opportunità su scala globale, combinando al meglio qualità e prezzo dice l'amministratore delegato Se vogliamo un buon cachemire andremo a Mauritius, la seta in Cina o in Italia, le decorazioni per i jeans in India. Il tutto in una logica di trasparenza e affidabilità nei riguardi dei fornitori". L'ultima frase di Beraldo ha a che fare con "l'opera di pulizia dei conti, dei rapporti, del magazzino" attuata dalla nuova gestione. Il top manager spiega che i fornitori lo scorso anno vantavano crediti per 60 milioni di euro e che i magazzini erano pieni di merce invenduta da tempo immemorabile. Per questo, nella relazione al bilancio del terzo trimestre 2005 chiuso al 31 ottobre compare un totale di oneri non ricorrenti pari a 28,6 milioni di euro. E per questo la posizione finanziaria netta è salita alla soglia di 270 milioni di euro, scontando appunto la pulizia dei magazzini e il pagamento dei creditori. Beraldo sottolinea che "un indice di indebitamento triplo rispetto al margine operativo lordo appare del tutto corretto e compatibile con le dimensioni dell'azienda e con la sua capacità di generare cash flow". Il manager segnala inoltre che anche alla luce dei provvedimenti assunti trovano ragione le linee di credito attivate dai principali istituti bancari, per un ammontare complessivo superiore a 600 milioni di euro.
In questo contesto trovano luce pure le valutazioni espresse da Deutsche Bank in un suo report del 13 febbraio, dove formula un target price di 4,3 euro per azione. La ricerca sottolinea che con i 40 nuovi stores programmati fra 2005 e 2008, unitamente a una più elevata efficienza può essere prudentemente stimata una crescita del 3% per i ricavi e un'espansione del 10% per l'utile operativo (Ebit). Deutsche Bank stima il fatturato 2005 a quota 1,042 miliardi, con un margine operativo lordo di 84 milioni (Ebitda), un Ebit di 38 milioni e una perdita di 14 milioni. L'esercizio in corso dovrebbe invece registrare un giro d'affari di 1,055 miliardi, un Ebitda pari a 91 milioni, un Ebit di 48 e un utile netto di 19 milioni. Beraldo commenta che "il gruppo accoglie con estremo favore le prudenti stime degli analisti". Un modo garbato per dire che le previsioni potrebbero essere superate dai risultati? "Dico semplicemente che ci sono le migliori condizioni per far bene risponde l'amministratore delegato perché il socio francese, attrezzando una motivata squadra di management, ha portato grande serenità dopo i tanti errori compiuti nel passato, dopo l'irrazionale e assurda internazionalizzazione attuata in Germania". I fondi Pai in effetti conoscono il settore, avendo investimenti in corso anche in catene retail in Francia (Vivarté) e Spagna (Cortefiel). Quanto a Beraldo, che figura pure nella compagine azionaria, ha un passato da amministratore delegato di De' Longhi e, in precedenza, è stato per cinque anni direttore finanziario dei supermercati Gs. Lo scorso anno Beraldo ha esaminato in parallelo la possibilità di entrare da investitore e da manager in RinascenteUpim e in Coin. Ha scelta la seconda, convinto che "ha maggiori possibilità di performance".
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