Per la serie "la classe non è acqua", Daniela Fini insegna filosofia al socio in affari (che occasionalmente è anche segretario del marito, vicepremier): «Marco, tu vai a rubare a casa dei ladri, ricordati questo... ricordati questo, che l'unica università che ho conosciuto io a differenza di te, è quella della strada, hai capito? Quella del marciapiede. Io ho conosciuto quella ... E con quella io ti spacco il culo!»
Miracoli della destra: c’è la signora Fini, convenzione-lampo per l’ambulatorio
Risonanze magnetiche rimborsate dalla sanità pubblica: l’11 febbraio 2005 la Panigea avvia le pratiche, una settimana dopo la giunta di Storace dà l’ok. Per gli altri ci vogliono mesi
di Alessandra Rubenni
È il febbraio del 2005 quando la “Panigea” imbocca come un razzo la corsia preferenziale, passa attraverso la macchina elefantiaca di una Asl, s’infila nei meandri della burocrazia e in tempi record riesce a ottenere il lasciapassare che consentirebbe a qualsiasi ambulatorio privato di ingrossare i propri guadagni. L’affare sta nel guadagnarsi l’autorizzazione per eseguire in convenzione con il sistema sanitario pubblico le risonanze magnetiche, uno degli esami più costosi. A dare il via libera deve essere la Regione, ma la trafila è una di quelle che dura mesi. Quando però a governare il Lazio c’è ancora Francesco Storace, l’iter si conclude felicemente in appena 7 giorni per il poliambulatorio che gli inquirenti collegano a due “soci” eccellenti che si occupano di sanità: Daniela Di Sotto, moglie di Gianfranco Fini, e Francesco Proietti Cosimi, ex segretario particolare del leader di An, ora seduto a Palazzo Madama, secondo i magistrati entrambi legati alle società “Panigea” ed “Emmerre”. Dall’inchiesta sul principe parte un rivolo che si aggroviglia intorno a loro e adesso, dopo le intercettazioni in cui la signora Fini parla con Proietti dell’agognato convenzionamento, saltano fuori altri documenti dai cassetti della Asl Roma C che riguardano il “Poliambulatorio Cave srl”, una struttura aperta già nel ‘79 e già convenzionata per analisi cliniche, radiografie e fisioterapia, che negli anni ‘90 viene rilevato dalla “Panigea”. Poi, nel febbraio 2005, la svolta: l’11 il poliambulatorio richiede il convenzionamento alla Asl, in quattro giorni la domanda - controfirmata dal manager della Roma C Menduni e dal direttore sanitario Vaia - viene inoltrata alla Regione e il 18 febbraio la giunta regionale, nel corso di una riunione in cui è assente Storace, sforna la delibera per concedere l’autorizzazione. Talmente in fretta, che a marzo “Panigea” dovrà integrare la documentazione che dovrebbe essere presentata in via preliminare. Pur non comparendo fra i soci di “Panigea”, secondo i pm Proietti e Daniela Fini a partire dal 2003 avrebbero investito nella società centomila euro a testa. E di nuovo tornano le intercettazioni, in cui l’ex segretario di Fini assicura la socia di aver fatto un buon investimento: la loro quota si rivaluterà, proprio grazie al giro d’affari legato alle prestazioni effettuate in convenzione. Ufficialmente invece la “Panigea” risulta in mano a Patrizia Pescatori, a sua volta moglie di Massimo Fini, fratello di Gianfranco, che smentisce il coinvolgimento della cognata: «Né lei né Proietti c’entrano niente con la società e per quanto ne so Daniela non si occupa di sanità». Ma poi aggiunge: «Io sono socia di “Panigea” da quando abbiamo rilevato il poliambulatorio, ma lavoro all’interno del centro solo da due anni e di ciò che è successo prima non rispondo». Intanto gli investigatori hanno ricostruito anche i rapporti fra Di Sotto e Proietti da una parte e Pescatori dall’altra. Parenti e rivali, con la Pescatori che al fine di acquisire il pieno controllo dell’ambulatorio «propone di scambiare la quota da lei posseduta in “Emmerre” con quelle della Di Sotto e di Proietti in “Panigea”». Un’offerta che non piace ai due “soci”, i quali «sebbene appaiano fermamente decisi a liberarsi della presenza della Pescatori in “Emmerre”, non intendono però dismettere le loro quote in Panigea, investimento che ritengono particolarmente vantaggioso». Poco dopo, a inasprire ancora di più le relazioni, arrivera un altro affare condotto da Proietti, che attraverso una società controllata dal nipote, la Keis srl, si aggiudica all’asta l’immbobile che ospita la Emmerre. «Occorre notare la singolarità - annotano gli inquirenti - che vede participare all’asta giudiziale un solo concorrente».
Daniela Fini era moglie di un tipo dei NAR da cui divorzio', mentre costui era in galera, per mettersi con Fini, allora un astro nascente del MSI.
e' molto piu' a destra del marito, si dice si ripassasse lo spogliatoio della Lazio, faceva parte del milieu "movimentista" del MSI con Alemanno, la Angelilli, la Mambro, Fioravanti, Alibrandi e compagnia.
negli ambienti romani la sua reputazione era conosciuta e Fini lo chiamavano "er cesto de lumache" per significare le corna