Ho conosciuto ...

Sessant’anni fa il nascente mercato delle stampe artistiche (“le litografie” si diceva) in provincia di Venezia ruotava intorno a un funzionario delle B.Arti, che chiameremo Y, il quale in grazia della sua posizione e preparazione poteva procurarsi materiale, soprattutto nostrano, da rivendere, diciamo, al doppio. De Chirico, Marino, ma anche Sciltian, Guidi, Paulucci e via con gli italiani di moda in quel periodo. Un discreto business privato. Non voglio dimenticare di dire che aveva sposato una solida donna solare di cui io, bimbetto di 4 anni razzolante in Piazza San Marco, ero innamorato perdutamente e senza speranza ovviamente: lei lavorava in una agenzia di viaggi e ogni tanto mi regalava delle coloratissime “reclame”, che io però chiedevo solo per aver occasione di vederla. Ammetto che anche oggi il ricordo mi imbarazza.

Il caso vuole che egli fosse amico dei miei genitori, cosicché il giovane liceale amante dell’arte andò a chiedere materiale in prestito per clienti extra-zona che inevitabilmente sarebbero saltati fuori. Ricordo ancora l’apprensione con cui questo gentiluomo dai modi felpati mi vedeva partire in bicicletta con una cartella enorme piena di preziosa carta fin allora tenuta alla perfezione in ordinate cartelle. Ebbene, non ebbe mai a pentirsene, perché dietro al mio confuso energico operare vi era un angelo custode stakanovista, cosicché mai mi successe di rovinare un foglio, magari sfuggito dal mazzo: nel caso, l’angelo lo faceva posare nel posto più asciutto e pulito della strada e i danni erano irrilevanti. Il povero guardiano sembra attivo anche ora, ma certo i suoi valori di colesterolo o bilirubina sono saliti ad un livello più che allarmante.

Come detto, i suoi autori erano gli italiani di moda all’epoca, che però a me interessavano poco. Pertanto, con viaggi in Europa, riuscìi ad aggiungervi autori come Corneille, Appel, Matta, Alechinsky, che iniziai a comprare scontati senza problemi (bastava dichiararsi mercante e prenderne un po’) con denaro, inizialmente, di famiglia. Molti anni dopo mi fece molto piacere quando ebbe a dirmi: vedi Baleng, avevi ragione tu: oggi i miei autori valgono poco, i tuoi invece sono i più importanti. Si trattava di una inaspettata quanto scorata forma di passaggio delle consegne, di cui gli fui grato.

Il rapporto si interruppe un giorno che gli portai un’acquaforte di Marino perché la comprasse (sì, ormai il rapporto si era ampliato e reciproco). Dopo una estenuante trattativa, in cui era maestro mi offrì, mi pare, 250.000 lire. Io accettai, ma subito dopo disse che era troppo e si offerse di pagare 240.000. Ecco, per me sono cose che non si fanno, tanto più che le trattative con lui erano lunghe e sfiancanti: dovetti accettare, soprattutto per bisogno, ma smisi di affacciarmi al suo appartamento, senza peraltro dargliene spiegazione. E poi, ero ormai autonomo quanto basta.

La fine della storia, per me, almeno, è che ovviamente ripresi i contatti, ma solo a livello umano, e così un giorno telefonai e mi rispose la moglie: Y non c’è più. Non c’è più con la testa.

So che un malato grave di Alzheimer, per esempio, può sopravvivere ancora molti anni, per la gioia e il tormento della famiglia: ma lui per me da quel momento non c’era più, e da allora non ebbi il coraggio di farmi udire di nuovo. Chissà dunque se vive ancora, ma sarebbe solo una sopravvivenza più o meno vegetale. Di lui rimane qualcosa di più su internet, per qualche attività del passato.
 

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