Caro direttore,
Ormai si deve parlare proprio di ossessione antifascista, di una sorta di delirio
che sta rapendo l’anima e la mente di tutti coloro che, nella Sinistra, annidati nelle assemblee elettive
o in enti e istituzioni più o meno importanti, pensano di attendere onorevolmente ed efficacemente alle loro funzioni,
agendo contro le vestigia ancora esistenti del Ventennio.
Buon ultimo, ad allinearsi ordinatamente in questa fila di esagitati neo-partigiani, il rettore dell’Università, Francesco Ubertini,
il quale – pare – avrebbe pensato, pur senza clamori, di rimuovere dal Rettorato il busto di Alessandro Ghigi,
suo predecessore per 13 anni, dal 1930 al 1943, deputato e senatore del Regno d’Italia, nonché esponente del Pnf bolognese.
Ora, se è indubbio che Ghigi fu fascista, altrettanto non discutibili sono i suoi meriti accademici nel campo delle Scienze naturali,
tanto che anche Walter Bigiavi, il rettore dell’Alma Mater che nel ’68 rimosse il ritratto di Goffredo Coppola dal Rettorato,
non pensò mai di toglierne l’effige marmorea. Per altro, a Bologna si pensava che col gesto significativo e nobile di Fabio Alberto Roversi Monaco
– di sicuro, il migliore tra i rettori del dopoguerra, il quale rimise al suo posto anche il ritratto di Coppola,
assassinato a Dongo insieme agli altri gerarchi catturati ed insigne filologo -, si fosse definitivamente chiusa
la stagione della “guerra di memorie”, con un sereno rapporto di tutti col passato.
Al contrario, sono stati sufficienti un ciclo di inconsistenza progettuale e un paio di batoste elettorali per far sì che il Pd
e tutti i movimenti alla sua sinistra scatenassero una nuova ondata di “antifascismo militante”, nel disperato tentativo
di restituire un senso alla loro esistenza, fortemente minata dalla disaffezione del popolo e dell’elettorato.
E a farne le spese, di tutto ciò, sono stati i morti: quelli ricordati nelle strade, nelle piazze, con statue e busti,
in una sorta di “necromachia” che meriterebbe, più che risposte politiche, analisi psichiatriche.
Il rettore Ubertini, al diffondersi della notizia e alle reazioni stupite dei più, ha dichiarato che il busto di Alessandro Ghigi
è semplicemente in restauro e che tornerà presto al suo posto. Si vedrà, ma resta la sensazione che, priva di argomenti,
la sinistra italiana aneli a rigettare l’Italia nel clima che precedette gli anni di piombo, quando,
dagli slogan antifascisti ossessivamente ripetuti, si mise mano prima alle spranghe, poi alle pistole.