Parmalat (PLT) I promessi sposi: Lucia Parmalat e Renzo Lactalis (3 lettori)

salcatal

Come i Panda
In effetti ci avevo pensato. Poi mi son detto: incremento MPS

:D

Pessima scelta.

Sharpe ti sculaccerebbe, così non riduci il rischio specifico.:wall::wall::wall:

E perdi una grossa possibilità.

Poichè è statisticamente impossibile che falliscano lo stesso giorno.

Quindi prima fallisce una e poi l'altra.

Quindi perdi la possibilità - medio tempore - di recuperare qualcosa vendendo il titolo della società più resistente.:D:D:D:D
 

dariomilano

novellino
Parmalat , prezzo opa lactalis non congruo - consigliere

PARMALAT , DA CDA NESSUNA INDICAZIONE DI PREZZO - CONSIGLIERE



è fantastico come danno le notizie questi qui :D


COMUNICATO STAMPA
Il Consiglio di Amministrazione approva il comunicato ex art. 103 TUF
Il Consiglio di Amministrazione di Parmalat S.p.A., riunitosi in data odierna, ha esaminato il
documento d'offerta di SOFIL s.a.s.. Il Consiglio di Amministrazione ha ritenuto, all'unanimità, anche considerata l'analisi svolta dall'advisor finanziario Goldman Sachs International, che il corrispettivo offerto non rappresenti il valore del capitale economico di Parmalat nel contesto di un'operazione di presa di controllo.

Milano, 17 maggio 2011

Parmalat S.p.A.
 
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salcatal

Come i Panda
Buonasera.

Che C.R.:D:D

Non mi trovavo con i conti, ho controllato e mi hanno accreditato il dividendo di K+S.

Chissà quando ha staccato, sono un superficiale.:(:(

1 € tondo, falcidiato per 1/3 dalle imposte.:wall::wall:

E sono due.

Già quest'anno ci sono rimasto con Siemens.

Ma poco male sono tutti soldi in più.:-o:-o


Per quanto riguarda Parmalat nessuna novità.

Non sono neanche interessato più di tanto a leggere la fairness opinion di GS, che sarà una stronz... megagalattica, of course.

Dirà stupidaggini colossali tipo 2,6 valore economico +10% per il controllo, fair value 2,86 o giù di lì.

Tutte cose che lasciano veramente il tempo che trovano e che non possono certo "incentivare" gli azionisti a non consegnare i titoli in OPA.

Infatti quello che conta sono i fatti.

E questi raccontano che l'OPA Lactalis è ampiamente a premio per un titolo che da tre anni a questa parte, e fino a inizio anno, ha sempre quotato sotto i 2,00.

Che poi lo abbia fatto perchè gli advisor dei Francesi lo tenevano inchiodato, essendo all'opera sul titolo da anni, come ho sempre sospettato, non cambia la sostanza.

Penso che tutti sappiate che i Francesi hanno cominciato ad accumulare Parmalat proprio quando ho iniziato io, cioè a ottobre 2008.:D:D


Diverso sarebbe stato se avessero evidenziato, come detto qualche post addietro, elementi non pienamente noti al mercato e, pertanto, non valorizzati dallo stesso prima dell'OPA Parmalat, tipo la possibilità di rientrare in possesso dei marchi in Brasile.:wall::wall::specchio::specchio::titanic::titanic:

Sempre più convinto, quindi, di puntare sui warrant, se solo stornassero un pò.

A 1,4 ne farei una prima scorta. Ora ne ho un quantitativo minimo.
 

salcatal

Come i Panda
Ecco una degna compagna di Dario Di Vico. Che sia un'allieva?

Buongiorno.

Era dai tempi delle portaerei di Dario Di Vico, verso il quale fra l'altro ho un debito di gratitudine perchè ho mutuato il termine portaerei nella stesura della mission di un cliente, che non leggevo tante stupidaggini condensate in un solo articolo.:wall::wall:

Ora non ho il tempo di elencarle perchè sono troppe, ma quest'articolo è un segnale inequivocabile che il titolo, e ancor di più il warrant, va comprato.:titanic::titanic:


Buona lettura e dichiaro aperta la caccia all'errore.



Al mercato non conviene giocare alla minoranza


Il prezzo non è congruo in presenza di cambio del controllo: la valutazione del consiglio di amministrazione di Parmalat sull'Opa di Lactalis è stata unanime. Ma il parere del board di Collecchio non è vincolante e il presidente di Lactalis Italia, Antonio Sala, alla vigilia aveva già messo le mani avanti: «Il prezzo è quello». Cioè 2,6 euro per azione, corrispondente al prezzo medio pagato dai francesi per mettere assieme il primo pacchetto del 28,9% che dà al gruppo di Laval la ragionevole aspettativa di poter esprimere la maggioranza degli amministratori alla prossima assemblea del 28 giugno, chiamata anche a rinnovare il cda.
L'Opa è volontaria – e dunque il prezzo lo decide l'offerente – ma non spontanea, perchè senza l'intervento delle autorità italiane (Tesoro in testa) non sarebbe probabilmente mai stata lanciata. Lactalis, prima di decidersi all'oneroso passo (l'Opa è tutta a debito con pegno sulle azioni), aveva ribadito più volte che le bastava restare sotto la soglia del 30% per portare avanti il suo piano industriale. L'obiettivo è quello di gestire Parmalat conferendole le proprie attività nel latte (17% del fatturato del gruppo) per farne il polo europeo del settore con testa in Italia. Per comprare società, utilizzando la cassa – 1,4 miliardi di liquidità – non c'è bisogno del passaggio in assemblea: basta l'assenso del consiglio. Teoricamente, quindi, Lactalis non avrebbe nemmeno interesse ad aumentare il suo peso nel capitale di Collecchio rispetto alla quota già raggiunta e dunque nemmeno ad alzare il prezzo dell'offerta la cui conseguenza sarebbe quella di incentivare la consegna delle azioni, aumentando così l'onere del debito.
Infatti, in caso di adesione plenaria all'Opa, già a 2,6 euro il rapporto net debt/Ebitda del gruppo allargato a Parmalat (che apporta cassa e non debito) salirebbe allo scomodo valore di 4,1 volte. Un ritocco a 2,8 euro, lo stesso prezzo riconosciuto ai fondi Skagen, MacKenzie e Zenit per il loro 15,3%, farebbe aumentare il conto di 260 milioni, portando l'esborso massimo da 3,375 miliardi a 3,635 miliardi. L'indebitamento finanziario netto del gruppo allargato, nell'ipotesi di un'offerta tutta a debito che raccolga le adesioni del 100% del capitale, peggiorerebbe da 5,65 a 5,9 miliardi, con il rapporto net debt/Ebitda che salirebbe a 4,3 volte, sopra il limite dei covenant finanziari che comportano l'obbligo di mostrare una leva inferiore a 4,25 volte per fine 2011.
Al raggiungimento del 55% del capitale, soglia alla quale è vincolata la validità dell'offerta (con riserva dell'offerente di rinunciare alla condizione), l'indebitamento finanziario netto di gruppo sarebbe invece limitato a 3,5 miliardi con una leva, decisamente più gestibile, di 2,6 volte. Controllando l'assemblea straordinaria, che delibera con la maggioranza qualificata dei due terzi dei presenti, potrebbe poi proporre la fusione tra Parmalat e Lactalis Italia, compensando la cassa dell'una con i debiti dell'altra (805 milioni di indebitamento finanziario netto a fine 2010), operazione che al momento non è prevista ma non è nemmeno esclusa.
In definitiva, Lactalis ha tutto l'interesse a limitare l'esborso e al limite a restare dov'è, sotto il 30%: se le adesioni non consentissero di arrivare al 55%, avrebbe la "scusa" legale per non ritirare i titoli, tornando al piano A che aveva studiato all'inizio. Con tutta probabilità la proposta all'azionista sarà perciò un secco "prendere o lasciare". Cosa conviene fare?
Senz'altro aspettare fino all'ultimo: l'Opa partirà lunedì prossimo 23 maggio per concludersi l'8 luglio. Ma se anche il prezzo dell'Opa non dovesse essere ritoccato verso l'alto, non converrebbe mantenere i titoli in portafoglio nella posizione di azionista di minoranza. Varrebbe piuttosto la pena di considerare la vendita dei titoli sul mercato se il prezzo salirà sopra i 2,6 euro dell'Opa (ieri la quotazione finale di Borsa era di 2,61 euro), consegnando altrimenti le azioni all'offerta. A operazione conclusa, Parmalat avrà infatti comunque un nuovo "padrone" e non godrà più dell'appeal della contendibilità, il flottante si ridurrà rendendo il titolo meno liquido, non è più da attendersi un'extra-cedola dalle cause legali che son in via di esaurimento, e il peso del debito assorbirà cash-flow. C'è una considerazione di base per immaginare che il prezzo dell'Opa non si rivedrà più per un bel pezzo. Il valore di una società, l'enterprise value, è la somma di debito più equity. Oggi il valore del titolo Parmalat è solo equity (di cui 83 centesimi spiegati dalla cassa), ma domani con l'aumento del debito il valore dell'equity – e dunque il prezzo di Borsa – si ridurrà di conseguenza: tanto più salirà il debito, tanto più scenderanno le quotazioni.:wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::-?:-?:-?:-?:-?:-?:-?:-?


:help::help::help::help::help::help:

Qualcuno ci salvi da questi giornalisti da tanto al chilo.

:help::help::help::help::help::help:

:):D:rolleyes:



Al mercato non conviene giocare alla minoranza - Il Sole 24 ORE
 
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dariomilano

novellino
Buongiorno.

Era dai tempi delle portaerei di Dario Di Vico, verso il quale fra l'altro ho un debito di gratitudine perchè ho mutuato il termine portaerei nella stesura della mission di un cliente, che non leggevo tante stupidaggini condensate in un solo articolo.:wall::wall:

Ora non ho il tempo di elencarle perchè sono troppe, ma quest'articolo è un segnale inequivocabile che il titolo, e ancor di più il warrant, va comprato.:titanic::titanic:


Buona lettura e dichiaro aperta la caccia all'errore.



Al mercato non conviene giocare alla minoranza


Il prezzo non è congruo in presenza di cambio del controllo: la valutazione del consiglio di amministrazione di Parmalat sull'Opa di Lactalis è stata unanime. Ma il parere del board di Collecchio non è vincolante e il presidente di Lactalis Italia, Antonio Sala, alla vigilia aveva già messo le mani avanti: «Il prezzo è quello». Cioè 2,6 euro per azione, corrispondente al prezzo medio pagato dai francesi per mettere assieme il primo pacchetto del 28,9% che dà al gruppo di Laval la ragionevole aspettativa di poter esprimere la maggioranza degli amministratori alla prossima assemblea del 28 giugno, chiamata anche a rinnovare il cda.
L'Opa è volontaria – e dunque il prezzo lo decide l'offerente – ma non spontanea, perchè senza l'intervento delle autorità italiane (Tesoro in testa) non sarebbe probabilmente mai stata lanciata. Lactalis, prima di decidersi all'oneroso passo (l'Opa è tutta a debito con pegno sulle azioni), aveva ribadito più volte che le bastava restare sotto la soglia del 30% per portare avanti il suo piano industriale. L'obiettivo è quello di gestire Parmalat conferendole le proprie attività nel latte (17% del fatturato del gruppo) per farne il polo europeo del settore con testa in Italia. Per comprare società, utilizzando la cassa – 1,4 miliardi di liquidità – non c'è bisogno del passaggio in assemblea: basta l'assenso del consiglio. Teoricamente, quindi, Lactalis non avrebbe nemmeno interesse ad aumentare il suo peso nel capitale di Collecchio rispetto alla quota già raggiunta e dunque nemmeno ad alzare il prezzo dell'offerta la cui conseguenza sarebbe quella di incentivare la consegna delle azioni, aumentando così l'onere del debito.
Infatti, in caso di adesione plenaria all'Opa, già a 2,6 euro il rapporto net debt/Ebitda del gruppo allargato a Parmalat (che apporta cassa e non debito) salirebbe allo scomodo valore di 4,1 volte. Un ritocco a 2,8 euro, lo stesso prezzo riconosciuto ai fondi Skagen, MacKenzie e Zenit per il loro 15,3%, farebbe aumentare il conto di 260 milioni, portando l'esborso massimo da 3,375 miliardi a 3,635 miliardi. L'indebitamento finanziario netto del gruppo allargato, nell'ipotesi di un'offerta tutta a debito che raccolga le adesioni del 100% del capitale, peggiorerebbe da 5,65 a 5,9 miliardi, con il rapporto net debt/Ebitda che salirebbe a 4,3 volte, sopra il limite dei covenant finanziari che comportano l'obbligo di mostrare una leva inferiore a 4,25 volte per fine 2011.
Al raggiungimento del 55% del capitale, soglia alla quale è vincolata la validità dell'offerta (con riserva dell'offerente di rinunciare alla condizione), l'indebitamento finanziario netto di gruppo sarebbe invece limitato a 3,5 miliardi con una leva, decisamente più gestibile, di 2,6 volte. Controllando l'assemblea straordinaria, che delibera con la maggioranza qualificata dei due terzi dei presenti, potrebbe poi proporre la fusione tra Parmalat e Lactalis Italia, compensando la cassa dell'una con i debiti dell'altra (805 milioni di indebitamento finanziario netto a fine 2010), operazione che al momento non è prevista ma non è nemmeno esclusa.
In definitiva, Lactalis ha tutto l'interesse a limitare l'esborso e al limite a restare dov'è, sotto il 30%: se le adesioni non consentissero di arrivare al 55%, avrebbe la "scusa" legale per non ritirare i titoli, tornando al piano A che aveva studiato all'inizio. Con tutta probabilità la proposta all'azionista sarà perciò un secco "prendere o lasciare". Cosa conviene fare?
Senz'altro aspettare fino all'ultimo: l'Opa partirà lunedì prossimo 23 maggio per concludersi l'8 luglio. Ma se anche il prezzo dell'Opa non dovesse essere ritoccato verso l'alto, non converrebbe mantenere i titoli in portafoglio nella posizione di azionista di minoranza. Varrebbe piuttosto la pena di considerare la vendita dei titoli sul mercato se il prezzo salirà sopra i 2,6 euro dell'Opa (ieri la quotazione finale di Borsa era di 2,61 euro), consegnando altrimenti le azioni all'offerta. A operazione conclusa, Parmalat avrà infatti comunque un nuovo "padrone" e non godrà più dell'appeal della contendibilità, il flottante si ridurrà rendendo il titolo meno liquido, non è più da attendersi un'extra-cedola dalle cause legali che son in via di esaurimento, e il peso del debito assorbirà cash-flow. C'è una considerazione di base per immaginare che il prezzo dell'Opa non si rivedrà più per un bel pezzo. Il valore di una società, l'enterprise value, è la somma di debito più equity. Oggi il valore del titolo Parmalat è solo equity (di cui 83 centesimi spiegati dalla cassa), ma domani con l'aumento del debito il valore dell'equity – e dunque il prezzo di Borsa – si ridurrà di conseguenza: tanto più salirà il debito, tanto più scenderanno le quotazioni.:wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::wall::-?:-?:-?:-?:-?:-?:-?:-?


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Qualcuno ci salvi da questi giornalisti da tanto al chilo.

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Al mercato non conviene giocare alla minoranza - Il Sole 24 ORE

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